Home > Carla’s song, un sorriso per Carla (Casalini)

Carla’s song, un sorriso per Carla (Casalini)

Publie le martedì 11 novembre 2008 par Open-Publishing

L’una a Terni accanto a genitori vecchî e malati ; l’altro ’artigliato’, ’al chiodo’ a Parigi, preso dentro i postumi della battaglia per salvare Marina dalla crudeltà di una « macchina del tempo » che avrebbe voluto come cancellare vent’anni di vita e riportarla alla casella di partenza, lontana quasi – per darne una misura – il tempo della durata del regime mussoliniano, o quello intercorso tra il 25 aprile del ’45 e quello del ’68 (pòstumi, in cui ci si confronta con l’emergere di un populismo penale come forma di Governo, con « la Politica » che produce passioni che, cosa assai rivelatrice, scoppiano in ritardo e vanno ’in crescendo’ — contro ogni esperienza umana sui tempi dell’oblìo, o di una memoria rivisitata elaborando i lutti) – Lucia ed io veniamo a sapere della morte di Carla solo oggi. Lo leggo sul numero del manifesto arrivato al solito in gruppo con altri con qualche giorno di ritardo, e la prima reazione è, come spesso in questi casi, lo sbigottimento, il « no !, non può essere… ».

Nel caso di Carla, il de mortuis nisi bene non costa alcuna fatica, sgorga ’di sorgente’. Bisogna dire, che il buco esistenziale è nostro, anche di chi la vedeva una volta ogni qualche anno, e significativamente per caso (e dirò quali, e la dicono lunga…). Si sapeva che Carla c’era, ed è sempre questo che conta. Così come il fatto che, in casi così, è su noi, è di noi che piangiamo, chè ci sentiamo, e siamo, un po’ più soli : lei, Carla, quali che siano le ipotesi che si fanno sul cosiddetto « al di là », in tutti i casi di figura piangere…no, ’su questo non ci piove’.

L’avevamo conosciuta a Milano, epicentro-Alfa, sere di discussioni accanite fumose affollate nel bar del flipper di Umberto eco, bar-Oreste di piazzaMirabello. Conosciuta all’epoca del fidanzamento, un po’ reciprocamente furbesco un po’ interessante (come la vita nella maledizione hjddish che la augura tale), fra Potere Operaio e il gruppo il manifesto : fidanzamento celebrato in tendoni di circhi, con grandi speranze accese da Comitati politici operai, e poi infrantosi, come l’amore per Majakowskij nell’ultimo poema a Lily Brik, sugli scogli della vita, intesi come ’dissapori’ , ad esser eufemistici, a proposito di « Champagne-molotov, per l’insurrezione », per cominciare ; e in particolare d’un grappolo di ’’bocce ’’ poteroperaiste che avevano messo in fuga fino a piazza Colonna cordoni di polizia che avevano osato voler interdire a un corteo del movimento l’entrata in via del Corso…

Con quella sua mascheratura ’vaporosa’ ridente e in apparenza spensierata, che prendeva al laccio la ’fessaggine’ di chi ci cascava credendola ’svampita’, la ragazza-Carla (ho letto col nodo alla gola la poesia di Tommaso Di Francesco : col quale, da Szbrenjca in giù, ho incrociato a sua insaputa armi mentali – chissà se gli sono telepaticamente ’’fischiate le orecchie’’… —, combattendo tenzoni neanche logomachiche perché restate in testa prim’ancora che ’nel calamo’, come sovrappensieri ; e forse, ora, dopo quella canzone prima o poi gli scriverò) — la ragazza-Carla, dicevo, era animata non solo da un autentico pathos, da un’empatìa con la lotta, per cominciare operaia, ma da una feroce azpplicazione a pensare e ripensare, a capire, capire per farne qualcosa, di questa intelligenza di fatti e cose.

Aggiungo qui ora solo una cosa, che penso dover dire. Dopo non esserci visti per anni, Carla era ricomparsa, in un passaggio assai drammatico della nostra vita, e – con la solita aria lieve e come niente fosse, ci aveva dato un aiuto non comune per la nostra fuga, che credevamo allora più « senza fine » di quanto poi la « zattera » francese a quel momento inimmaginabile abbia permesso. Conserviamo, di quel suo aiuto, da qualche parte – del cuore, del cervello…— un ricordo.

Della sua pratica, di quell’etica di donna, compagna si riparlerà, tornerà spesso in mente ; Lucia soprattutto potrebbe parlare meglio, anche a moi nome. Carla l’avevo rivista negli ultimi tempi due volte : alla stazione di Nizza dopo le giornate di scontri dell’inizio-dicembre 2000 contro la fortezza-Europa , e alla stazione di Vicenza alla grande manifestazione sul « Dalmolin » del marzo 2007. Come sempre con quell’entusiasmo ridente e fuggitivo. Appunto : nel tempo di nostra vita mortale.

Parigi, 9 Novembre, Oreste con Lucia