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Caro Marino, ma quale questione morale. Siete sudditi di Caltagirone…
Publie le giovedì 23 luglio 2009 par Open-Publishing1 commento
Dura e argomentata accusa alle vere colpe del Democrat Party romano. L’altro, 17 luglio 2009
Ignazio Marino, candidato numero tre alla segreteria nazionale del Pd, ha perso un’occasione d’oro. L’altro giorno, quando fu arrestato il giovane accusato di aver stuprato alcune giovani donne romane e si è saputo che era coordinatore di una sezione periferica del Pd, lo sprovveduto candidato ha chiassosamente dichiarato che nel partito si era aperta una grave questione morale. L’occasione persa è che non era quella la questione morale da denunciare, ma la sudditanza del suo partito agli interessi della proprietà fondiaria, com’è apparso evidente a tutti nella vicenda del vincolo di tutela proposto dalla soprintendente Federica Galloni su circa 2.700 ettari dell’agro romano fra la via Ardeatina e la Laurentina, su terreni di proprietà dei fratelli Caltagirone e altri. Qui non interessano i retroscena che alludono a uno sgarbo del ministro Sandro Bondi al sindaco Gianni Alemanno, un piccolo segnale in vista delle elezioni regionali del 2010, e sono scontate le reazioni negative dell’amministrazione capitolina e dei più autorevoli esponenti del Pdl.
Scandalizzano invece le scomposte reazioni del Pd, del presidente della provincia Nicola Zingaretti, del vice presidente della regione Esterino Montino, del capogruppo capitolino Umberto Marroni, che hanno raccolto “il grido di dolore dei costruttori romani” e hanno sollecitato la maggioranza a stabilire una linea comune contro l’invasione di campo della soprintendenza. Come osa una funzionaria mettere in discussione gli affari e le intese stipulate all’ombra del piano regolatore firmato Walter Veltroni? Silenzio assordante dal resto della sinistra, come ha scritto Anna Pacilli su eddyburg.
L’episodio dimostra con indiscutibile chiarezza che la sonora sconfitta del centro sinistra e della sinistra alle elezioni amministrative dell’anno scorso non è servita a nulla. La protesta e la contestazione di centinaia di comitati, di associazioni, di circoli, le denunce di urbanisti, intellettuali, scrittori, le inchieste di report, i libri di Paolo Berdini e Walter Tocci: tutto ciò non è servito a nulla. Mi limito qui a ricordare che il piano regolatore del centro sinistra ha sepolto l’agro romano sotto 15 mila ettari di nuova espansione e sotto 70 milioni di metri cubi di nuova edificazione (che la nuova amministrazione sta incrementando). Nella città storica e nella prima e seconda periferia ci sono sempre meno abitanti sostituiti da uffici, commercio, alberghi, altre attività. Le nuove famiglie, quelle che possono, trovano casa sempre più lontano, in remote, irraggiungibili periferie e nei comuni della cintura, senza servizi adeguati, condannate a ore di pendolarismo, di stress, d’inquinamento.
Quando, finalmente, una benemerita iniziativa della soprintendenza sembra mettere in discussione il permanente scempio urbanistico di Roma, ci aspettavamo che il centro sinistra e la sinistra cogliessero l’occasione per avviare una riflessione seria e autocritica su uno sviluppo comandato solo dal mattone, e sull’implicita questione morale. Invece no. Ieri si sono trovati tutti insieme Pd e Pdl, ministero, comune, provincia e regione per raccogliere il grido di dolore dei costruttori e trovare una via d’uscita che ripristini le vecchie regole del gioco. Auguri
Vezio De Lucia - architetto ed urbanista
Messaggi
1. Caro Marino, ma quale questione morale. Siete sudditi di Caltagirone…, 24 luglio 2009, 19:00
NO AL PACCHETTO EDILIZIO DELLA REGIONE LAZIO
DIRITTO ALLA CASA, ALL’ABITARE, DIFESA DEL TERRITORIO
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MANIFESTAZIONE LUNEDI’ 27 LUGLIO ORE 10.00 AL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO VIA DELLA PISANA
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La Giunta Regionale ha approvato il testo attuativo dell’accordo stipulato nella conferenza Stato Regioni in materia del c.d. “pacchetto edilizio”.
Così come altre Regioni nei mesi scorsi, anche la Regione Lazio si appresta, utilizzando l’emergenza abitativa, ad avviare nuove colate di cemento.
Anzi, la Giunta Marrazzo riesce addirittura a fare peggio, aumentando in maniera considerevole i premi di cubatura annunciati da Berlusconi, estendendoli non solo per quantità ma anche a edifici esclusi dall’accordo Stato Regione ( esercizi commerciali, turistici, alloggi ater ad esempio).
Non è previsto inoltre nessun serio intervento per fronteggiare l’emergenza abitativa che ormai, anche a causa della crisi economica, colpisce fasce sociali un tempo immuni.
Infatti, il provvedimento rilancia il c.d Housing sociale ( qui denominato edilizia sociale), senza precisare quali siano i destinatari di questi interventi e senza impostare una programmazione e finanziamenti pubblici, ma perseguendo una logica di scambio con i costruttori.
Noi, movimenti per il diritto all’abitare, comitati di quartiere, associazioni, singoli cittadini, sindacati, urbanisti, abbiamo un’altra idea.
Crediamo che il diritto alla casa vada inserito dentro una programmazione pubblica di una città vivibile, con una mobilità sostenibile e non invasiva, con tutela ambientale e storica del territorio, con spazi di socialità e cultura realmente fruibili da tutti.
Crediamo che si debba creare nuova occupazione avviando un nuovo ciclo di recupero e riqualificazione anche dal punto di vista ambientale del costruito, la realizzazione di nuovi servizi e di una rete di trasporto pubblico comunale e regionale su ferro, efficiente ed efficace.
Una città come bene comune.
Per questo ci siamo battuti contro il piano “regolatore” di Veltroni e sosteniamo i vincoli con cui la sovrintendenza ai beni architettonici del comune di Roma vuole tutelare quel che resta dell’agro romano già massacrato dal cemento, poiché la difesa del territorio non può che prevalere sugli egoismi dei costruttori.
Una idea di città che può essere realizzata solo con il contributo e la partecipazione dei cittadini.
Per questo, abbiamo scritto una legge di iniziativa popolare sul diritto all’abitare che contiene i principi, i valori e i provvedimenti concreti per garantire il diritto all’abitare e la difesa del territorio.
Una legge che rilancia una stagione di programmazione e finanziamento pubblico anzitutto con la rilevazione del reale fabbisogno puntando sul recupero dell’esistente pubblico e privato, il censimento e l’utilizzo dell’immenso patrimonio demaniale disponibile, la riqualificazione delle periferie e il ripopolamento del centro storico, nonché sulla realizzazione delle abitazioni dove già esistono trasporti e servizi pubblici.
Una legge che prevede la realizzazione in 8 anni di 100.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, che è la risposta necessaria a chi vive il bisogno abitativo, anche proponendo l’innalzamento e la modifica dei criteri di accesso all’ERP in modo da garantire tutte le fasce del disagio ( single, precari, giovani coppie, migranti).
Manifestiamo sotto la Regione Lazio per ottenere un’inversione di tendenza. Chiediamo di incontrare i capogruppo delle forze politiche regionali e che il consiglio regionale non approvi il testo della Giunta prima di aprire un confronto pubblico con i movimenti e la società civile.
Carovana Città Bene Comune, Rete dei movimenti per il diritto all’abitare, Rete di Mutuo Soccorso, Unione Inquilini
Per info 3200855289, 3497117095, 3490757804