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Caro Nichi, abbassiamo i toni e rispettiamo la verità

Publie le giovedì 29 maggio 2008 par Open-Publishing
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Rifondazione: VII congresso

di Paolo Ferrero

Caro Nichi, sono d’accordo che occorre ridurre il grado di conflittualità interna. Sia per il rispetto delle persone sia perché questo partito, questa comunità di uomini e di donne, deve essere preservata. Il congresso deve servire a definire la linea politica, non a smontare il partito.

Propongo quindi a tutti di abbassare i toni e per quanto mi riguarda lo farò unilateralmente.

La scelta di abbassare i toni della polemica per essere efficace deve essere in primo luogo una scelta di verità e per questo colgo l’occasione per segnalarti quattro cose.

Io mi sono sentito dare del golpista, del doroteo, di avere pratiche che puzzano di stalinismo, di cercare il capro espiatorio della sconfitta. Una fila di contumelie che si è unita alla sistematica distorsione della posizione politica che sostengo, dove la ricostruzione della sinistra e della sua unità a partire dal sociale e dall’opposizione al governo Berlusconi, viene etichettata come la riproposizione di “logiche puramente minoritarie”.

Disarmo unilaterale significa quindi togliere di mezzo ogni vittimismo, perché come diceva quel signore mediorientale 2000 anni fa: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

In secondo luogo io credo che per riportare sui binari giusti il dibattito congressuale è bene ristabilire la verità sui motivi della divisione del gruppo dirigente. Noi non ci siamo divisi sulle responsabilità della sconfitta elettorale. Come ho avuto modo di dire al Comitato Politico Nazionale e in ogni sede pubblica dove mi sia capitato di parlare o di scrivere, io sono responsabile della sconfitta come tutto il gruppo dirigente di maggioranza.

Questa storia della ricerca del capro espiatorio è una balla priva di fondamento e forse sarebbe bene smettere di raccontarla per svelenire il clima.

Noi ci siamo divisi perché in campagna elettorale Fausto ha autorevolmente proposto di superare rifondazione per costruire un soggetto unico della sinistra in cui il comunismo fosse una tendenza culturale. Ci siamo divisi perché nelle ultime settimane di campagna elettorale una parte del gruppo dirigente che ha firmato la tua mozione, senza averne mai parlato in nessun organismo dirigente, raccoglieva firme all’esterno di Rifondazione Comunista su un appello per lanciare la costituente della sinistra. Ci siamo divisi perché ancora dopo la batosta elettorale il segretario ha proposto di accellerare il processo che “porti alla nascita del nuovo soggetto politico della sinistra”, “con chi ci stà”.

Non quindi sulla assurda ricerca di un capro espiatorio di una sconfitta che è collettiva e politica ci siamo divisi, ma sull’opportunità o meno di superare Rifondazione Comunista in una Costituente per una nuova forza politica. Un buon modo per svelenire il dibattito è quello di ripartire dai fatti per come sono avvenuti e dire con chiarezza cosa si intende fare. Per questo nel primo documento abbiamo scritto che rifondazione comunista ci deve essere per l’oggi e per il domani. Perché i compagnie e le compagne nel congresso devono potere scegliere una linea politica chiara, non dare una delega in bianco ad un gruppo dirigente.

Da ultimo due proposte. Io ed altri compagni e compagne abbiamo chiesto in tutte le salse di fare il congresso su un unico documento a tesi in modo da dare un segnale unitario. Tu e altri compagni e compagne avete rifiutato. Dopo di che abbiamo proposto di scrivere nei documenti - e lo abbiamo scritto a chiare lettere nel nostro - che ci si impegnava dopo il congresso ad una gestione unitaria. Ritengo vitale per il partito una gestione unitaria perché il congresso decide la linea politica ma deve anche ricostituire la comunita dei compagni e delle compagne: tutti devono partecipare alla gestione del partito.

Al Congresso di Venezia, con la logica che “chi vince prende tutto”, abbiamo sbagliato, perché il partito è di tutti e non della maggioranza del gruppo dirigente che ha vinto il congresso. Dobbiamo evitare che il sacrosanto percorso democratico congressuale si trasformi in un meccanismo di esclusione perpetuo di una parte dei compagni e delle compagne. La mozione di cui sei il primo firmatario non propone la gestione unitaria; perché non la proponi ora? sarebbe un segnale importante della volontà di preservare e rilanciare questa comunità politica.

In secondo luogo, per evitare che il congresso si avviti su se stesso, occorre ridislocare da subito il partito nella società, a fare politica. Per questo ho proposto al Comitato Politico Nazionale un ordine del giorno che lanciava la proposta di costruire il coordinamento di tutte le forze di sinistra - partiti, associazioni, comitati, ecc - per costruire immediatamente l’opposizione al governo Berlusconi. Perché non ci impegnamo tutti in questa costruzione, sul lavoro, sul nucleare, sulle grandi opere, sulla sicurezza, in modo che i giornali non abbiano solo da scrivere sui retroscena delle nostre beghe interne ma sul fatto che in Italia rinasce l’opposizione?