Home > Caro Nichi, non ho proprio capito perché dovrei lasciare Rifondazione comunista

Caro Nichi, non ho proprio capito perché dovrei lasciare Rifondazione comunista

Publie le venerdì 23 gennaio 2009 par Open-Publishing

Caro Nichi, non ho proprio capito perché dovrei lasciare Rifondazione comunista

di Romano Ferretti

Care compagne e cari compagni che vi siete dati convegno a Chianciano, chi si rivolge a voi con questa lettera, è un compagno che al congresso ha votato per la mozione Vendola e che ora vede disatteso l’impegno che tutti coloro che avevano sostenuto tale mozione avevano pubblicamente affermato, respingendo con sdegno le accuse di quanti andavano dicendo che i sostenitori di quella mozione si proponevano di lasciare il Prc.

Ora molti compagni, a pochi mesi dalla conclusione del congresso, hanno dichiarato di considerare superata l’esperienza del partito nel quale hanno militato anche con ruoli di direzione politica. A questo punto, come debbo considerare il vostro atteggiamento?

A questa domanda io cerco di non rispondere con quello che di primo acchito mi viene in mente, però chiedo a voi: potrei ancora fidarmi di simili dirigenti? Direi proprio di no. Ora mi pongo un’altra domanda: per quale motivazioni politiche dovrei partecipare ad affossare una esperienza politica nella quale ho militato per 20 anni?

Vi è un’alternativa valida per un militante di sinistra? Ho partecipato a molte assemblee indette a Reggio Emilia da coloro che parlano di una nuova sinistra, a queste sono stati chiamati vari compagni di livello nazionale per tenere relazioni che avrebbero dovuto chiarire i fondamenti sui quali si dovrebbe costruire una sinistra, che loro chiamano moderna: debbo dire che da queste riunioni uscivo ogni volta sempre più dubbioso.

Ora, chiederei che perlomeno mi si chiarissero alcuni motivi per i quali io dovrei abbandonare il Prc, motivi seri per favore, che vadano oltre l’accusa di essere tra coloro che si ritengono guardiani di un simbolismo fuori dal tempo, anche perché, ad uno che era uscito dal vecchio Pci nel 1973 sotto la spinta dell’esperienza dil Manifesto, questa accusa pare almeno anacronistica.

Il Prc, in questi anni ha avuto, pur isolato, la capacità di criticare questa società, che vedeva nell’attacco alla condizione dei lavoratori l’unico strumento per salvare la competitività del sistema Italia. Siamo stati gli unici che si sono opposti al cosiddetto pensiero unico… I comunisti sono stati dentro la Cgil, seppure in minoranza, per tentare di costruire un argine ad un riformismo che era solo restaurazione; siamo stati l’unico partito che si è opposto alla guerra alla Jugoslavia; abbiamo partecipato in modo significativo alla nascita del movimento no-global.

Abbiamo sicuramente fatto anche errori, altrimenti la sinistra non si troverebbe nelle condizioni in cui si trova oggi, errori e ritardi sui quali anche coloro che oggi si mettono in cattedra dovrebbero riflettere. Ecco perché trovo anacronistico e sbagliato lasciare ora il Prc, anche se si è in minoranza.

Se è stata tenuta aperta una possibilità per la sinistra è soprattutto perché vi è stata, e vi è Rifondazione comunista. Superiamo i limiti che abbiamo dimostrato, anche di democrazia interna, ma va salvaguardato l’impegno di migliaia di compagni e compagne durato 20 anni, che tanto hanno dato, senza chiedere ami niente e che credono che la soluzione per superare anche queste difficoltà sia in un rinnovato impegno militante in Rifondazione comunista. Un invito ai compagni che vogliono lasciare il Prc: restate nel partito, e battiamoci per cambiare le cose che non vanno.

Dimostriamo di accettare democraticamente l’esito del congresso, cerchiamo di essere compagni consapevoli che una forza comunista ha ancora un compito importante da svolgere e che un suo indebolimento non serve a nessuno, sarebbe un altro colpo inferto a tutti coloro che vogliono cambiarlo questo paese…