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Caro Tiziano, nel Partito si resta anche quando si è in disaccordo
Publie le lunedì 23 febbraio 2009 par Open-Publishing2 commenti
Caro Tiziano, nel Partito si resta anche quando si è in disaccordo
di Gilberto Volta
Caro Tiziano,
mi hai procurato un grande dolore, oltre che una amarissima sorpresa, perché non solo ti sei dimesso da Segretario, ma anche sei uscito dal Partito.
Ho già detto altre volte che se io avessi dovuto uscire dal Partito ogni volta che non mi trovavo in sintonia con esso avrei avuto moltissime occasioni, non ultima quella di quando ci è stata indicata la porta o di quando Bertinotti ha legittimato lo sgancio di due bombe atomiche sul Giappone ormai vinto o quando decise di entrare ne “l’Unione” di Prodi senza i cosiddetti “paletti” o quando decise di partecipare alle “primarie” senza ancora avere un programma o quando ha voluto “la Sinistra, l’Arcobaleno”, eccetera, eccetera.
Comprendo la tua delusione di vedere bocciata dal Cpf la tua scelta politica (di considerare che non vi sono le condizioni nemmeno per un confronto – non accordo! – col Pd) perché ho visto il tuo impegno, direi totale, per il Prc. Ma mi viene da pensare che il tuo ripudio sia paragonabile a quello di un padre, che, di fronte ad un figlio ammalato, decide di ucciderlo invece di fare tutto il possibile per guarirlo.
Vorrei dirti, fra l’altro, che rifiutare il confronto col Pd perché lo consideri il nostro carnefice e poi uscire dal Partito mi pare proprio fare il suo gioco: cercare di distruggere il Prc!
Vorrei anche dirti che il Pd (“vocazione maggioritaria”) e prima i Ds e il Pds (“voto utile”) hanno sempre cercato di eliminarci per raggiungere non tanto il bipolarismo quanto il bipartitismo (americanizzazione): perché non abbiamo rifiutato da subito il confronto ed evitato di fare gli accordi?
Vorrei chiederti: saresti stato contento se, a risultati delle votazioni rovesciati, me ne fossi andato dal Partito? Per andare dove, poi?
Ho visto un lancio di agenzia (DIRE, 19 febbraio) su una tua conferenza stampa tenuta al bar “la Linea”, in cui consideri “mandante” Paolo Ferrero e “killer” Gianluigi Pegolo e spari “a zero”, assieme agli “altri fuoriusciti”, sulla “nuova leadership del Partito, favorevole al nuovo accordo col Pd”.
Tu sai benissimo che nessuno vuole fare come Bertinotti per entrare ne “l’Unione” aprioristicamente, senza condizioni, ma si vuole un confronto – non un accordo: magari si potesse raggiungere! – affinché tutta la città veda su quale programma si è eventualmente trovata l’intesa o perché su quali punti qualificanti del nostro programma non si è trovata. Certo, le elettrici e gli elettori non possono ritenerci responsabili di un mancato accordo (che magari faccia vincere Guazzaloca o Cazzola: cosa che è molto probabile anche nel caso di confronto, che non raggiunga l’accordo) solo perché ci siamo rifiutati di parlare col Pd! Non parlare col Pd: ma da quando in qua, come comunisti, ci siamo sottratti a un colloquio con chiunque (salvo che con i fascisti)?
Vedo, poi, che era presente Valerio Monteventi di cui dici che “è colui che mi è stato più vicino, con lui ci siamo messi davanti alle ruspe quando altri stavano a commentare dai loro uffici”.
Valerio Monteventi è, però, anche colui che è stato eletto più volte nelle liste del Prc e che ora, con grande gratitudine, si fa la sua lista (Bologna Città Libera) in piena alternativa al Partito che lo ha più volte eletto unendosi a due convinti anticomunisti come Bifo e Sansonetti (non so degli altri).
E’ con lui che vorrai andare?
Caro Tiziano, ci sarebbero da dire tante altre cose, ma mi fermo qui.
Sappi, comunque, che – anche se non condivido la tua posizione politica e, soprattutto, la tua uscita dal Partito, per il quale hai dato tutto te stesso – io rispetterò le tue decisioni (anche quella – auspicabile per me – di un tuo ripensamento e, quindi, di un tuo voler permanere nel Partito
Cordiali saluti da un comunista.
Messaggi
1. Caro Tiziano, nel Partito si resta anche quando si è in disaccordo, 23 febbraio 2009, 23:43, di Enrico Biso
Non capisco cosa voglia dire:restare nel partito anche se si è in disaccordo. Non lo capisco soprattutto se Loreti ritiene che la dirigenza di questo partito si è adoperata per favorire un percorso politico che mette in discussione l’autonomia politica e organizzativa della classe di riferimento. Troppe sono le dinamiche, i fatti che mettono in discussione la presunta svolta a sinistra del prc. Dopo l’Abruzzo, la Sardegna,dopo lo sbarramento del 4% alle europee, dopo precarietà,privatizzazioni,missioni di guerra e prove alla mano di come il pd gestisca DAP-PER-TUT-TO gli enti locali ( a Bologna il modo dello sceriffo cofferati è sotto gli occhi di chi vuol vedere),prestarsi a coprire accordi dei comunisti con il pd è puro masochismo politico. Come si fa a non capire che di fronte abbiamo due modelli (pd e pdl) non alternativi,ma molto,molto simili? A cosa serve perseverare,se non a coprire una linea politica che tenta di riproporre la minestra riformista,cucinata in mille salse tutte assolutamente indigeste e fallimentari? Bifo sarebbe un anticomunista,ma è al di fuori di giochi di rappresentanza della casta politica borghese. I dirigenti del pd e delle stampelle alla sua sinistra invece sarebbero polticamente possibili compagni di viaggio? Non sarà per questo che centinaia di migliaia di compagni/e si sono rifugiati nel non voto? A cosa serve un partito comunista se non è alternativo IN TOTO all’andazzo che ha riportato al governo la mummia berlusconi ? Il partito,il comunismo, non sono un feticcio, non sono una bandiera incolore,una rincorsa a poltrone,a poltroncine,a sgabelli o a trespoli. L’obbedienza a queste logiche non è una virtù,ma l’esatto contrario. Ai tanti Tiziano,delusi,incazzati, indignati si può chiedere una sola cosa, non andate a casa,autorganizzatevi,trovate compagni/e di percorso e continuate ad operare per il socialismo. La battaglia per costruire una sinistra anticapitalista non abita più nel prc se questo partito persevera nella collaborazione di classe. Movimenti spontanei,associazioni e/o sindacati di base,mille e più di mille sono le forme per lottare,per creare mobilitazione e conflitto sociale,per operare nei territori,per arrivare ad avere una organizzazione comune di chi non vuole avere per orizzonte il tristissimo riformismo, Mai più un voto anticapitalista per politiche riformiste. Se lo metta in testa chi vuole riproporre la sconfitta come meta.
2. Caro Tiziano, nel Partito si resta anche quando si è in disaccordo, 24 febbraio 2009, 06:52, di kalos
caro tiziano, cari voi tutti,
caro scrivente cari lettori,
a leggere post di questo genere mi rendo subito conto del perché la sinistra comunista non riesce ad unirsi,
poiché il dibattito di fondo non viene mai affrontato e vi dilettate, come tanti scolaretti, a "dissertare" su temi quasi personali o su astratti ideali...
continuando cosi’ il Berlusca si assicura 100 anni di potere...
che tristezza ! ! !