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"Casa rossa" senza mattoni

Publie le giovedì 6 dicembre 2007 par Open-Publishing

di Emiliano Sbaraglia

Bertinotti spariglia le carte, creando panico più a sinistra che nel Pd. Ma se il presidente della Camera annuncia di essere già "oltre l’Unione", nelle altre formazioni che andranno a comporre il nuovo soggetto politico si cerca di tergiversare quanto ancora possibile, pur nelle diverse posizioni, in vista dell’appuntamento dell’otto e nove dicembre per gli "Stati generali". Ai quali potrebbe partecipare lo stesso Fausto, tornato "il rosso"

"Non è che paragonandolo al "poeta morente" Cardarelli, Fausto Bertinotti abbia in realtà augurato lunga vita al governo Prodi?" La boutade arriva dalla "Velina rossa", il foglio di simpatie dalemiane, che in questo modo cerca di abbassare la temperatura su una tenuta di governo, che ormai pare essere arrivata veramente alle strette.

Il manifesto di questo ulteriore cambiamento di scenario politico è ovviamente l’intervista rilasciata dal presidente della Camera al quotidiano "Repubblica", che con il passar delle ore si è progressivamente trasformata in un vero e proprio spartiacque tra il "prima" e l’eventuale "dopo" governo Prodi. Sempre la "Velina rossa", infatti, evidenzia quanto possa apparire "incomprensibile" che si giunga "alla chiusura di una fase politica attraverso la concessione di una intervista".

A supportare le parole di Bertinotti ci ha pensato il segretario Prc Franco Giordano, che ha definito l’intervista "di carattere strategico", avvertendo che "non va letta in un’ottica congiunturale", prima di aggiungere che è "inutile nascondersi: al governo c’è un problema, se è vero com’è vero che Dini vale più di un terzo dei parlamentari. Ora c’è la possibilità di riaprire un confronto politico, ma è evidente che c’è stato un cambio di fase". Cambio di fase, va bene;: ma nel titolo dell’intervista firmata da Massimo Giannini si recupera un passaggio della terza carica dello Stato deciso quanto dirimente: "Noi siamo già oltre l’Unione".

Per la verità, la sorprendente e repentina posizione assunta da Bertinotti (che sembra non essere stata affatto discussa con il gruppo dirigente di Rifondazione), ha aperto la crisi e aumentato la preoccupazione più tra le stesse fila della sinistra, che nel Partito democratico.

Tra i primi a reagire è stato Fabio Mussi, molto diretto nella sua analisi: "Può capitare che una grande forza politica debba stare all’opposizione, per forza di numeri o per libera scelta. Ma non esiste, voglio dirlo a Fausto Bertinotti, grande forza politica che non parta sempre da un’ambizione di Governo. Che sinistra vogliamo cominciare a costruire l’8 e il 9 dicembre, questo fine settimana? Certamente non residuale o protestatoria". Il nodo esiziale di questi giorni, e non potrebbe essere altrimenti, riguarda in effetti l’appuntamento di sabato e domenica prossimi, che nelle sue tappe di avvicinamento, però, piuttosto che crescere di importanza sembra svuotarsi di senso.

A Mussi risponde ancora Giordano: "Governo e opposizione non sono di per sé valori o disvalori. Il problema è ricostruire l’autonomia della sinistra e legare il governo a ipotesi di trasformazione dell’esistente". C’è poi un riferimento all’attuale esecutivo, e alla sua teorica spinta riformatrice. Giordano non nasconde il proprio pessimismo a riguardo: "Non è nel novero delle cose possibili. Io ora dal governo Prodi mi aspetto il minimo, cose concrete, iniziative sulla precarietà e sui salari". Chiusura sulla garanzia promessa dal premier in materia di riforma elettorale: "Io avrei preferito che si facesse garante su cose importanti e delicate come i temi economici e sociali". Il ministro dell’Università e ricerca replica, in un serrato battersi di agenzie, sul terreno della pratica politica: "Dare per finito il Governo e morta l’Unione vuol dire offrire un’occasione d’oro ai teorici delle "mani libere" e ai cultori del bipartitismo".

Completando il quadro dei quattro partiti di sinistra formalmente pronti (in qualche modo) incontrarsi l’8 e 9 dicembre presso la nuova Fiera di Roma, dai Verdi arrivano soltanto vaghi riferimenti a un Fausto "il rosso", tornato a discutere sì di politica, dopo numerosi silenzi di carattere istituzionale, ma tacciato di "ingenerosità" da Pecoraro Scanio e i suoi; mentre, sul fronte dei Comunisti italiani, Diliberto ricorda, nella circostanza molto pragmaticamente, che "l’unità della sinistra è il presupposto per pesare di più sulla scena politica e per potersi candidare, con maggiore ruolo, in un sistema di alleanze, al governo del paese". Ma il segretario Pdci non perde l’occasione per rimarcare le costanti identitarie del suo partito: "E’ la vocazione ad essere "partito di governo" non autocondannato all’opposizione a prescindere, che ha sempre caratterizzato la storia dei comunisti italiani". E a chi gli chiede del futuro della sinistra italiana, la risposta è laconica: "Noi stiamo lavorando per l’unità della sinistra. Convintamente".

E adesso? La prossima tappa è la riunione dei quattro segretari di partito, già convocata per mercoledì cinque, visto che doveva trattarsi di un incontro di preparazione per gli "Stati generali" di sabato e domenica. Verosimilmente, ora potrebbe trasformarsi in un vero e proprio faccia a faccia "doppio", nel quale tentare di risolvere in extremis il groviglio creatosi in particolare in questi ultimi giorni: groviglio che a questo punto appare davvero inestricabile.

C’è chi dice che, sorpresa delle sorprese, Bertinotti si presenterà alla due giorni della "Cosa rossa"; la quale, almeno nei fatti, dovrebbe trasformarsi in una "Casa rossa".

Ma costruire una casa senza mattoni è esercizio alquanto impervio, oltre che improbabile.

http://www.aprileonline.info/5383/casa-rossa-senza-mattoni