Home > Case del Popolo, dal comunismo allo strip
Documentario sui luoghi del film con Benigni «Berlinguer ti voglio bene»
Firenze, solo uno dei cinque circoli è sopravvissuto. «Ora l’unica attività
rimasta è la tombola»
FIRENZE - Dalle utopie del comunismo alla entreneuse russe. Da «Berlinguer
ti voglio bene» di Benigni allo streap tease con cena erotica e lap dance.
Due immagini per capire cosa sta succedendo tra le Case del Popolo nella
rossa provincia di Firenze.
Il 22 dicembre scorso il night club Showgirls (locale specializzato in cene
erotiche e lap dance) di Campi Bisenzio, grande comune a ovest di Firenze, è
stato chiuso dalla polizia dopo la scoperta che le metà delle
intrattenitrici provenienti dai paesi dell’Est non potevano lavorare nello
strip club perché arrivate in Italia o con un visto turistico o non in
regola con il permesso di soggiorno. Fin qui non molto di nuovo.
Di nuovo invece c’è che il locale in questione è di proprietà della Casa del
Popolo «Rinascita» di Campi Bisenzio che l’ha dato in affitto (4.150 euro al
mese) a una società che l’ha trasformato nel «più grande locale di lap dance
della Toscana», come si legge nel sito web. «La Casa del Popolo non c’entra
niente con la gestione del locale» ha subito precisato Remo Romolini, detto
«il sovietico», il presidente. A chi gli chiedeva se non trovasse
imbarazzante che una Casa del Popolo avesse affittato dei locali dove poi si
fa lap dance con giovani ballerine ha aggiunto: «La cosa ha suscitato delle
discussioni al nostro interno sulle opportunità ma è da vent’anni che
s’affitta quell’immobile...Poi le gestioni sono cambiate, però finché sono
in regola con i permessi noi che dovremmo fare? Imbarazzante?...Non è mica
il primo caso del genere...».
In effetti non è l’unico. Anzi. Sembra che ci sia una vera e propria corsa
tra Case del Popolo e circoli Arci a Firenze e dintorni ad affittare locali
che poi vengono adibiti a lap dance, sexy show e erotic dinner, in quella
che è diventata una vera e propria guerra tra locali hard in Toscana. Quella
che un tempo era la grande sala da ballo della Casa del Popolo di San
Donnino, ad esempio (siamo ancora nel comune di Campi Bisenzio), oggi è
diventanta il Sexy disco Excelsior (un altra volta ristorante erotico, lap
dance e sexy show, etc etc); a cinque chilometri, a Signa nei locali della
Società ricreativa Donizzetti (Arci) è stato aperto il 22 dicembre sorso un
altro locale erotico con lap dance così come a Quarrata, altri dieci minuti
d’auto, nei locali della Casa del Popolo dove un tempo c’era la pista di
pattinaggio oggi si fanno gli spogliarelli. In una manciata di chilometri
quadrati, quattro Case del Popolo hanno affittato i propri locali a società
che organizzano spettacoli ed eventi hard. Il partito c’entra poco. Il
comunismo ancora meno (anche se, per uno strano scherzo del destino, molte
delle ragazze che si spogliano vengono proprio da paesi ex comunisti). Solo
una questione di soldi. E di tempi che cambiano.
«Sono cambiate molte cose e sono cambiate anche le Case del Popolo» dice
Fabrizio Nucci, giornalista di Campi Bisenzio ed esperto di storia locale
che insieme a Bruno Santini ha girato qualche mese fa un documentario
finanziato dalla regione Toscana dal titolo «Sulle rotte di Berlinguer ti
voglio bene», un viaggio in quei luoghi e in quelle Case del Popolo tra
Firenze, Prato e Pistoia dove Giuseppe Bertolucci girò trentanni fa il film
cult con Roberto Benigni per vedere cosa è rimasto dello spirito e delle
persone di allora e cosa è cambiato. Insieme a loro e al regista anche due
attori del film: Sergio Forconi e Carlo Monni, quest’ultimo uno degli amici
storici di Benigni, grande frequentatore e cultore da sempre di Case del
Popolo, uno degli ultimi veri cantori a braccio di poesia e finocchiona
(oltre che di Dante), «diamante grezzo della comicità toscana» che con
Benigni ha recitato anche in Tu Mi Turbi e Non ci resta che piangere (il
mitico Vitellozzo).
«Siamo stati nelle cinque Case del Popolo utilizzate come set nel film -
dicono Nucci e Santini - l’unica che continua a fare la stessa cosa di
trent’anni fa è quella di Galciana, dove fu girata la scena della tombola. E
infatti ancora oggi la tombola è il motore che tiene in moto il circolo. Nei
locali di quella di Quarrata ora c’è la lap dance. Quella di Vergaio
vivacchia, la pista da ballo all’aperto è intatta ma c’è intorno una corona
di gru che non promette nulla di buono». «Nelle case del Popolo ora ci sono
i vecchietti - prosegue Nucci - non ci sono più i ragazzi. Soprattutto non
c’è più tutta quella gente che faceva spontaneamente da comparsa e da
protagonista nel film di Bertolucci. Le attività sono ridotte. Ci sono i
videopoker e Sky che trasmette le partite di A e di B. Questi circoli hanno
locali enormi, difficili da mantenere per i costi troppo alti. E così capita
che per necessità vengano anche affittati a società che li trasformano in
locali di lap dance. La ragione del distacco della gente? I partiti hanno
ceduto di schianto. Negli ultimi dieci anni, dopo tangentopoli, si sono
rinchiusi nella stanze e si è spenta la fase propulsiva degli anni ’70. Le
Case del Popolo sono diventate dei grandi gusci vuoti. E anche le attività
che vengono fatte ancora oggi all’interno si sono staccate completamente dal
partito».
Anche troppo, sembra di capire almeno da quello che è successo alla casa del
Popolo «Rinascita» di Campi Bisenzio, edificio costruito nel lontano 1955
grazie al lavoro gratuito dei «compagni» che hanno donato tempo, braccia e
sudore per erigere quella che doveva essere davvero, nei loro intenti, una
casa per il popolo, quello con la P maiuscola. Ce ne sono tante in Toscana,
terra di associazionismo e di volontariato, tutte con la stessa storia: 280
nella provincia di Firenze, 1.100 in tutta la regione.
Una Casa del Popolo quella di Campi - ora tornata alla ribalta per la
vicenda di cronaca delle entreneuse con il visto turistico - per anni luogo
di ritrovo e di divertimento gratuito, di partite di carte, biliardo e
bevute, di animate e interminabili discussioni politiche con annesse
leticate notturne, di attività culturali (biblioteca, cineforum, scuola di
ballo, corsi di recupero per studenti e altre ancora), sportive (boxe,
calcio, arti marziali e chi ne ha più ne metta) e ricreative delle più
varie: dalla tombola alla sala da ballo che negli anni’70 prese il nome di
«Milleluci» ed era frequentata da tanti ventenni di allora (tra cui i
giovani Monni e Benigni), alla trasformazione in discoteca negi anni ’80,
(il «Manila»), da cui sono passati anche Panariello, Pieraccioni e Carlo
Conti. In quel locale oggi si possono invece trascorrere serate con
«bellissime ragazze in streap integrale» che ballano intorno a un palo.
Serate ovviamente «tariffate»: 15 euro per l’ingresso, poi 50 euro ogni
dieci minuti per stare nel privé con la ragazza rumena o russa, bevande
escluse.
Niente di illegale se non - secondo le accuse - i contratti delle
giovanissime entreneuse che venivano sostituite ogni 15-20 giorni e che
lavoravano malgrado il visto per il turismo. E che - secondo gli
investigatori - arrivavano a guadagnare fino a 400 euro a sera.
Dentro quegli stessi locali che - come dice Bertolucci nel documentario
«Sulle rotte di Berlinguer ti voglio bene» - «trent’anni fa erano una
palestra di democrazia diretta, una grande palestra, la più grande mai
esistita in Italia». «Berlinguer ti voglio bene è l’ultimo sussulto di una
cultura che stava scomparendo - prosegue Bertolucci - Il linguaggio di Cioni
Mario (il ruolo interpretato da Benigni nel film ndr) seguiva una sorta di
doppio registro: da una parte c’era la metafora genitale quasi ossessiva
sempre però coniugata con una dimensione molto alta che era quella
dell’utopia comunista. E’ da questo contrasto, da questa sorta di cocktail
impossibile tra metafora genitale e un mondo sognato tutto da realizzare che
nasce la poeticità del personaggio Cioni. Oggi Cioni Mario non esiste più ma
io sono felice di averlo raccontato quando esisteva ancora». «Forse se ci
fosse ancora - dice Marcello Brotto, il presidente del Circolo Arci di
Quarrata in una scena del documentario girata alla casa del popolo dove al
posto della pista di pattinaggio ora c’è il locale sexy - oggi il Cioni
sarebbe qui: a spendere tutti i soldi che guadagna con le ballerine di lap
dance. E sarebbe più emarginato di prima».