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Caselli e Borsellino

Publie le venerdì 20 luglio 2007 par Open-Publishing

"!30 anni fa la mafia ha celebrato a suo modo l’anniversario di Via d’Amelio, dando fuoco e una decina di ettari coltivati a grano, pronto da mietere, a Portella delle Ginestre.

Cominciava una strategia di aggressione alle Cooperative di quei giovani coraggiosi che lavorano le terre confiscate alla mafia. In un territorio dove l’egemonia mafiosa impedisce ogni regolare sviluppo dell’economia, violentando il futuro di intere generazioni, queste Cooperative esprimono una gran voglia di riscatto, sono la tangibile speranza di un forte rinnovamento sociale e culturale.

E’ per ricacciare indietro riscatto e speranza che gli attacchi (incendi e danneggiamenti) cominciati 3 anni fa si sono intensificati ed estesi.

Ecco che la belva mafiosa ci insegna che non teme i proclami ma le azioni positive, come le Cooperative. Perche’ l’olio, il vino e la pasta prodotti coltivando terre confiscate ai mafiosi sono antimafia robusta e concreta, la dimostrazione che la legalita’ puo’ essere piattaforma di lancio per diritti, opportunita’, migliore qualita’ della vita. Quei prodotti sono sintesi di dignita’ e indipendenza conquistate col lavoro.

Sono il recupero delle ricchezze rapinate dalla mafia alla collettivita’ mediante il sistematico drenaggio delle risorse e la vampirizzazione del tessuto economico legale a forza di estorsioni, usure, truffe, appalti truccati, tangenti, riciclaggio..
Un modo serio per fare memoria di Borsellino e di tutti i morti ammazzati dalla mafia, un segno d’amore per chi ha dato la vita per noi, e’ sostenere queste Cooperative sui beni confiscati in base ad una legge voluta da Don Ciotti con un milione di firme.

Poco giorni prima di essere ucciso, Borsellino disse ai ragazzi dell’Agesci:

“La lotta alla mafia non deve essere solo repressione, ma un movimento culturale e morale e anche religioso, che coinvolga tutti, che aiuti tutti a sostituire il fresco profumo della liberta’ al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della complicita’”.
Oggi quel puzzo lo si sente ancora, ci sono politici, amministratori, imprenditori, medici… che intrattengono proficui rapporti d’affari o di scambio con mafiosi. Queste vergognose complicita’ dovrebbero far rizzare i capelli in testa a tutti. Invece quelli che si indignano sono sempre meno. E chi e’ preso con le mani nel sacco puo’ contare sempre su amici compiacenti. Come se la verita’ e certa politica fossero diventate incompatibili. Come se certa politica, autoassolvendosi sempre, volesse cancellare le frontiere tra morale e immorale, lecito e illecito.

Cosi’ si disperde la ricchezza che nasce dalla morte di Borsellino. E le mafie prosperano

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