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Cash for trash: il capitalismo americano alle corde
Publie le mercoledì 24 settembre 2008 par Open-PublishingCash for trash: il capitalismo americano alle corde
di Fulvio Lo Cicero
Non c’è forse migliore immagine linguistica in grado di definire la situazione attuale del capitalismo nord-americano: “Cash for trash”, “contanti per la spazzatura”. È quello che il piano di salvataggio predisposto dalla Fed e approvato da Bush in persona prevede: un impegno di 700 miliardi di dollari per farsi carico delle rilevanti (e non ancora del tutto chiare) perdite delle banche e di altri istituti finanziari sui mutui senza garanzia, poi immessi sul mercato tramite creazione di titoli (cartolarizzazioni). Lo Stato compra la spazzatura per salvare il mercato mondiale.
Non sono pochi gli analisti che giudicano negativamente il piano di salvataggio. Secondo Paul Krugman, uno dei principali esperti di economia e borsa, ad esempio, sarebbe necessario che, a fronte di un’immissione di liquidità di quelle proporzioni, lo Stato americano acquisisse quote di proprietà delle istituzioni finanziarie in default, in modo da evitare che proprio da tale liquidità le banche che sono responsabili del crac dei mercati incamerino altri profitti (o extra-profitti) sulle spalle dei contribuenti, che finanziano l’operazione.
Ma, dopo una giornata di euforia, con le borse in fibrillazione, già da ieri i mercati hanno mostrato tutto il loro scetticismo. Wall Street ha accusato perdite superiori al 2%. Ed oggi non sembra andare meglio. Il governatore della Bce ha sottolineato l’esigenza di permanere in uno stato di massima allerta, soprattutto perché non è ancora chiaro quanto possano essere esposte le banche europee nei confronti di “Lehman Brothers” (quelle francesi pare siano esposte per un totale di 1,5 miliardi).
Ma l’Europa non vuole seguire il nuovo interventismo statale nord-americano. Piuttosto, il progetto è quello dir rafforzare le regole di condotta dei mercati, degli intermediari finanziari e delle agenzie di rating, per obbligarli a comportamenti più trasparenti. “Spero che l’iniziativa del sottosegretario americano Henry Paulson riporti un po’ di fiducia sui mercati finanziari, attenuandone il nervosismo” ha commentato il commissario Almunia ed ha voluto precisare che la situazione del vecchio continente è differente da quella americana.
Ma sarà proprio vero?
L’Unione europea è consapevole delle difficoltà odierne, “ma la Bce è sempre impegnata nel perseguire la stabilità dei prezzi, che è la sua priorità principale” ha sottolineato il presidente Trichet, smentendo in questo modo un intervento al ribasso sui tassi di interesse, mentre ancora Almunia ha invitato i governi a superare “le forti e persistenti divergenze macroeconomiche tra i membri della zona euro in termini di sviluppo, inflazione e saldo commerciale”.
La crisi induce comunque a porre dei freni ai mercati. La Consob, seguendo un’indicazione proveniente dalla sua omologa americana, la Sec (“Security Exchange Commission”), vara una decisa serie di limitazioni contro le vendite allo scoperto, quelle vendite, cioè, di titoli di cui non si ha il reale possesso, per speculare sulla loro quotazione entro un certo periodo di tempo. Queste pratiche sono all’origine del crac dei mercati finanziari. La Consob ha annunciato di aver deliberato che “la vendita di azioni di banche e imprese di assicurazioni quotate nei mercati regolamentati italiani e ivi negoziate debba essere assistita dalla disponibilità dei titoli da parte dell’ordinante al momento dell’ordine”.
La disposizione è entrata in vigore dalla mezzanotte scorsa fino al 31 ottobre e si è resa necessaria perché altri membri dell’Unione europea avevano posto un divieto simile. Se l’Italia non l’avesse fatto, sarebbe diventata teatro di speculazione per gli operatori europei.
dazebao