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Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI
Publie le venerdì 4 settembre 2009 par Open-Publishing8 commenti
Nel caso Boffo, mi sembra che alcuni stiano perdendo di vista il punto essenziale, trascinati da un odio personale contro la Chiesa che sovrasta tutto, facendo alla fine fa il gioco di B.
Oggi la posta in gioco e’ la libertà di stampa che deve restare uno dei maggiori punti della democrazia e per cui dovremmo tutti combattere, uno dei nostri ideali massimi e dei nostri massimi diritti, senza cui non c’e’ democrazia e cessiamo di essere cittadini per diventare i sudditi di uno stato fascista.
E se oggi la vittima e’ il direttore del quotidiano della CEI, gli odi personali dovrebbero passare in secondo piano di fronte all’attentato cannibalico che si sta facendo dell’informazione.
In uno Stato civile nessuno deve aver la presunzione di attentare alla stampa costringendo alle dimissioni con calunnie infami un giornalista, e il fatto che uno possa avere un odio personale anche giustificato contro le campagne che Avvenire ha svolto contro i diritti civili e le liberta’ italiane dovrebbe passare oggi in secondo piano.
Le liberta’ civili sono una cosa troppo importante perche’ possano essere discriminate solo per antipatia alla vittima di oggi.
Noi rivendichiamo i diritti civili per i nostri amici e per i nostri nemici, perche’ i diritti civili, e la liberta’ di stampa innanzi tutto, sono qualcosa che non deve valere ora si’ e ora no, si’ per me ma non per te, ma e’ un diritto fondamentale che deve valere sempre e per tutti, in un quadro indissolubile senza il quale non esiste il valore della liberta’ per nessuno.
Per questo ritengo che la soddisfazione personalistica di veder cadere uno come Boffo sia fuori luogo di fronte all’indignazione che dovrebbe prevalere nel vedere calpestata con arrogante diffamazione la liberta’ di stampa, valore che deve valere per tutti.
In primo piano ci deve essere, oggi, solo il fatto che la dittatura ha fatto una vittima, e che questa sara’ solo la prima, segnale gravissimo di una caduta irreversibile che travolgera’ interamente l’intero paese se non verra’ arrestata.
masadaweb.org
Messaggi
1. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 4 settembre 2009, 09:21
Nessuna particolare simpatia per la CEI ... anzi ....
Ma sono d’accordo con Viviana sul fatto che qui la questione è un’altra, è l’attacco alla libertà di espressione.
L’atteggiamento di chi "si rallegra in odio alla CEI" fa il paio con quello, molto più diffuso, di chi da posizioni di presunta sinistra è riuscito a magnificare anche qua sopra la politica estera del Berlusca nei confronti di Putin o Gheddafi "in odio agli Usa e/o all’Inghilterra".
La verità è che ormai si sono persi i "fondamentali" ......
E la cosa è assai triste !
Raf
1. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 4 settembre 2009, 11:18, di lu
ed intanto (anche) attorno a questa cosa stanno ponendo le basi per il nuovo grande centro... Fini e Casini sono già stati convocati...
2. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 4 settembre 2009, 11:22
Ti dirò in tutta franchezza che sarebbe sempre meglio - o più compiutamente meno peggio - della situazione attuale.
E’ triste dirlo ma mi sembra un dato oggettivo.
Raf
3. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 4 settembre 2009, 13:31
Il delitto è compiuto
di GIUSEPPE D’AVANZO
DINO BOFFO, direttore dell’Avvenire, si è dimesso e non tiene conto discutere del sicario. È stato pagato per fare il suo sporco lavoro, se l’è sbrigata in fretta. Ora se ne vanta e si stropiccia le mani, lo sciagurato. Appare oggi più rilevante ricordare come è stato compiuto il delitto; chi lo ha commissionato e perché; quali sono le conseguenze per noi tutti: per noi che viviamo in questa democrazia; per voi che leggete i giornali; per noi che li facciamo.
Dino Boffo è stato ucciso sulla pubblica piazza con una menzogna che non ha nulla a che fare - né di diritto né di rovescio - con il giornalismo, ma con una tecnica sovietica di disinformazione che altera il giornalismo in calunnia. Il mondo anglosassone ha un’espressione per definire quel che è accaduto al direttore dell’Avvenire, character assassination, assassinio mediatico. Il potere che ci governa ha messo in mano a chi dirige il Giornale del capo del governo - una sorta di autoalimentazione dell’alambicco venefico a uso politico - un foglio anonimo, redatto nel retrobottega di qualche burocrazia della sicurezza da un infedele servitore dello Stato. C’era scritto di Boffo come di "un noto omosessuale attenzionato dalla Polizia di Stato". L’assassino presenta quella diceria poliziesca come un fatto, addirittura come un documento giudiziario.
È un imbroglio, è un inganno. Non c’è alcuna "nota informativa". È soltanto una ciancia utile al rito di degradazione. L’assassino la usa come un bastone chiodato e, nel silenzio degli osservatori, spacca la testa all’errante. L’errore di Boffo? Ha criticato, con i toni prudentissimi che gli sono propri e propri della Chiesa, lo stile di vita di Silvio Berlusconi. Ha lasciato che comparissero sulle pagine del quotidiano della Conferenza episcopale l’amarezza delle parrocchie e dei parroci, il disagio dei credenti e del mondo cattolico più popolare dinanzi all’esempio di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto.
Ora che c’è un morto, viene il freddo alle ossa pensare che anche una prudente critica, una sorvegliata disapprovazione può valere, nell’infelice Paese di Berlusconi, il prezzo più alto: la distruzione morale e professionale. Ma soltanto le prefiche e gli ipocriti se ne possono meravigliare. Da mesi, il presidente del Consiglio ha rinunciato ad affermare la legittimità del suo governo per mostrare, senza alcuna finzione ideologica, come la natura più nascosta del suo potere sia la violenza pura. Con l’assassinio di Dino Boffo, prima vittima della "campagna d’autunno" pianificata con lucidità da Berlusconi (ha lavorato a questo programma in agosto dimenticando la promessa di andare all’Aquila a controllare i cantieri della ricostruzione), questa tecnica di dominio politico si libera di ogni impaccio, di ogni decenza o scrupolo democratico.
Berlusconi decide di muovere contro i suoi avversari, autentici e presunti, tutte intere le articolazioni del multiforme potere che si è assicurato con un maestoso conflitto d’interesse. Stila una lista di nemici. Vuole demolirli. Licenzia quelli tra i suoi che gli appaiono pirla, fessi, cacaminuzzoli. Vuole sicari pronti a sporcarsi le mani. È il padrone di quell’industria di notizie di carta e di immagini. Muove come vuole. È anche il presidente del Consiglio e governa le burocrazie della sicurezza (già abbiamo visto in un’altra stagione i suoi servizi segreti pianificare la demolizione dei "nemici in toga").
Il potere che ci governa chiede e raccoglie nelle sue mani le informazioni - vere, false, mezze vere, mezze false, sudicie, fresche o ammuffite - che possano tornare utili per il programma di vendetta e punizione che ha preparato. Quelle informazioni, opportunamente manipolate, sono rilanciate dai giornali del premier nel silenzio dei telegiornali del servizio pubblico che controlla, nell’acquiescenza di gruppi editoriali docili o intimiditi. È questo il palcoscenico che ha visto il sacrificio di Dino Boffo ordinato da Quello-Che-Comanda-Tutto.
È la scena dove ora salmodiano il coro soi-disant neutrale, le anime fioche e prudenti in cerca di un alibi per la loro arrendevolezza, gli ipocriti in malafede che, riscoprendo fuori tempo e oltre ogni logica la teoria degli "opposti estremismi" mediatici, accomunano senza pudore le domande di Repubblica alle calunnie del Giornale; un’inchiesta giornalistica a un rito di degradazione sovietico; la vita privata di un libero cittadino alla vita di un capo di governo che liberamente ha deciso di rendere pubblica la sua; la ricerca della verità all’uso deliberato della menzogna.
È questa la scena che dentro le istituzioni e nel Paese dovrebbe preoccupare chiunque. Per punirlo delle sue opinioni, un uomo è stato disseccato, nella sua stessa identità, da una mano micidiale che ha raccolto contro di lui il potere della politica, dello Stato, dell’informazione, dei giornali di proprietà del premier usati come arma politica impropria. Nei cromosomi della democrazia c’è la libertà di stampa e, come si legge nell’articolo 21 della Costituzione, "il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero". È questa libertà che è stata umiliata e schiacciata con l’assassinio di Dino Boffo. Lo si vede a occhio nudo, anche da lontano. "Un giornalista è l’ultima vittima di Berlusconi", scrive il New York Times. Chi, in Italia, non lo vuole vedere e preferisce chiudere gli occhi è un complice degli uccisori e di chi ha commissionato quel character assassination.
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-25/delitto-compiuto/delitto-compiuto.html
4. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 5 settembre 2009, 02:17, di Centro Studi Teologici di Milano
EDITORIALE
di + Giovanni Climaco Mapelli
Arcivescovo
I DUE DINO
LA CHIESA DELLA SOLIDARIETA’ E LA CHIESA DELL’INDIFFERENZA E DEL SILENZIO
Dino Boffo riceve la solidarietà di tutta la CEI e del Vaticano al completo, l’altro Dino, il gay accoltellato a Roma, solo indifferenza e silenzio
Una breve riflessione mi ha suscitato tutto il baillame accaduto in questi giorni di fine vacanze in Italia intorno al cosiddetto "caso Boffo":
il Direttore di Avvenire, il quotidiano dei Vescovi italiani, si è dimesso dopo le accuse mossegli dal Giornale di Feltri (di proprietà casa Berlusconi) di essere un omosessuale, che nel 2002 aveva molestato pesantemente la moglie di un uomo col quale lui intratteneva una relazione omofila e di essere stato per ciò stesso condannato dal Tribunale di Terni .
Ebbene, più di tutto il can can mediatico e politico che si è sollevato, con prese di posizione altisonanti, da politica di bettola italiana come di fatto è da tempo, mi ha colpito l’attestato unanime di tutta la Chiesa cattolica romana ai suoi vertici verso un gay tra l’altro processato per un reato di carattere passionale collegato ad una relazione omosessuale o omofila.
Non può non balzare anche all’occhio del più distratto tra gli spettatori di questa kermesse della solidarietà cattolica una totale disparità di trattamento, un assoluto diverso e ingiusto modo di trattare le persone da parte dei Vescovi e Cardinali.
Da una parte le solidarietà si sprecavano per Boffo, dall’altra nessuna parola, neanche una, neanche la più timida e semplice per i gay che in questi giorni stessi sono stati presi di mira da una escalation di omofobia e di violenza inaudita.
A Roma un altro Dino, che non si chiamava Boffo, è stato aggredito e accoltellato e giaceva da giorni in un ospedale della capitale, quasi in fin di vita.
Era un ragazzo gay che ha pagato un gesto di affetto, un bacio o un abbraccio, al suo compagno, con una coltellata in pancia, perchè non doveva esprimere in pubblico quell’amore, quel suo sentimento di amicizia e amore ad un altro ragazzo, ad un altro uomo.
Era per difendere la purezza e illibatezza dei sentimenti di due ragazzini quattordicenni presenti alla scena di affetto tra gay, che quell’energumeno gli ha sferrato in pancia la lama di un coltello, dicendo poi di essere stato provocato.
Oggi leggiamo però di minorenni che in gruppo, o in branco stuprano una ragazzina di sedici anni: le due cose sembrano distanti in realtà hanno qualche collegamento.
I paladini dell’omofobia, dell’odio verso il gay perchè ama "diversamente", sono gli stessi che disprezzano la donna, la sua dignità femminile, fino al punto da violentarla in tanti, a turno.
E’ l’idea maschilista della società e dei rapporti umani: l’altro viene usato e abusato,l’altro non ha una dignità propria, è solo un oggetto che deve soddisfare i miei desideri o le mie pulsioni.
Nel caso del gay è una persona indegna di vivere, perchè disorienta la mia pulsione eterosessuale di maschio pronto a dominare e a violentare e mette in crisi la mia idea di virilità, dall’altra la donna è l’oggetto da sfruttare e da dominare poichè è lei che suscita gli impulsi che non so dominare, ed è lei che deve pagare per ciò che mi provoca dentro.
La donna che non si concede, colpevole di provocare le mie pulsioni, è la donna che merita di essere stuprata, poichè è solo col possesso e il soddisfacimento brutale dei miei istinti che io metto a tacere la debolezza che lei stessa mi fa’ provare quando sento il bisogno del suo corpo.
E’ chiaro che non vi è educazione sentimentale e sessuale qui.
A qualcuno poi forse potrà sembrare strano o addirittura sconvolgente, ma questo modo di pensare è il modo stesso di una cultura e di una teologia cattolica arcaica.
Quella che metteva nella pulsione sessuale stessa un’idea originaria di male, una specie di peccato originale,e che poi trovava nella sublimazione della castità il bene supremo: è ovvio che una tale soluzione del problema sessuale non trovava molti adepti e che di fronte a pochi asceti, lunga era anche nella Chiesa la scia di coloro che vivevano nel compromesso.
Ora, l’idea del sesso come demone da dominare ha prodotto menti giovanili demoniache,poichè di fatto del sesso non conoscono nulla (e non devono conoscere nulla! questo era l’imperativo moralista), e soprattutto non hanno neppure un’idea relazionale e interpersonale della sessualità, come scelta e libertà della persona, abituati come sono da famiglie e genitori sostanzialmente arcaicamente cattolici quand’anche nemmeno più praticanti, a trattare il sesso con disprezzo o sotto l’interdetto del silenzio (il classico tabù ) e come mero impulso: lo stesso impianto arcaico della dottrina sessuale della Chiesa cattolica romana mai del tutto venuto meno.
E’ per questo che dilagano questi delinquentelli del sesso e dello stupro, poichè a fronte di una dottrina sessuale oppressiva, sono cadute tutte le remore e tutti i divieti antichi, e non si è costituita un’idea e una cultura nuova della sessualità a partire dalla positività della sessualità stessa e del valore della persona che la esprime.
Si è caduti, nell’assenza di ogni riferimento valoriale, in un mero gioco animale, e si è passati all’istintualità fine a se stessa.
La televisione e i media con le loro associazioni tra sesso droga e violenza (che sono gli ingredienti orma soliti di ogni fiction ) hanno fatto il resto.
Oggi scindere il sesso dalla violenza e dall’abuso è ben difficile.
Tornando - dopo questa digressione sui giovani e il sesso - al ragazzo gay accoltellato a Roma, dobbiamo dire che proprio i gay subiscono doppiamente questa cultura del peccato e della violenza, cioè sono attaccati quasi quotidianamente dalle gerarchie cattoliche perchè ritenuti colpevoli di introdurre un vulnus e un disordine in quella sessualità santa e giusta della famiglia, quella dell’uomo e della donna, (non fa’ nulla se anch’essa inficiata dalla violenza domestica e dal sopruso) e dall’altra vengono aggrediti da quella cultura generazionale giovanile omofoba che vede nel gay il debole e un affronto al proprio sessismo, che va soppresso.
Omofobia sociale giovanile e condanna della Chiesa vanno di pari passo.
Sesso unito a violenza sono gli ingredienti stessi anche della dottrina cattolica sulla sessualità, infatti i religiosi e i preti fanno una violenza su se stessi per dominare gli impulsi del sesso (quelli impersonali, in una visione del sesso impersonale e a-personale) mentre gli altri, i giovani non religiosi, non li dominano affatto e anzi li rovesciano violentente sui corpi delle loro vittime.
Sulla donna con lo stupro e sul gay o la lesbica con le botte.
Di fatto però è lo stesso impianto strutturale e la stessa visione del sesso che determina l’una e l’altra cosa.
E il silenzio del cardinal Bagnasco e dei Vescovi, come del Vaticano, di Bertone o del Papa stesso, di fronte ai gay pestati e accoltellati, è il silenzio di coloro che -mentre a Boffo ignaro gay cattolico della moralità e della trasparenza si profondono in solidarietà di maniera più o meno sentite - ai gay che invece stanno nelle strade omofobe di Roma, incarnatori della sessualità non dominata, e colpevoli di essere il corpo stesso del desiderio loro inconscio mai sopito, non degna neanche una parola, neppure quando rischiano di morire o muoiono uccisi, perchè sono l’emblema stesso incarnato del peccato.
Accadde così anche per gli Ebrei quando morivano deportati e uccisi dai nazisti: era l’antisemitismo arcaico e la percezione dell’ebreo come peccatore irriducibile (che rifiutava la salvezza di Cristo ) come il gay che non si pente oggi, che paralizzava la condanna del Vaticano e della Chiesa dell’antisemitismo stesso di allora, come dell’omofobia oggi!
DINO BOFFO E DINO di ROMA NON SONO DUE PERSONE UGUALI PER LA CHIESA CATTOLICA ROMANA: UNO E’ DEGNO DI QUALCHE COSA, L’ALTRO NO!
5. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 7 settembre 2009, 14:45, di pippo
non sono d’accordo. Perchè non devo sapere che il pubblico fustigatore dei costumi sessuali (degli altri) Dino Boffo è stato destinatario di un decreto penale di condanna per molestie sessuali? Chi si erge a moralista e condanna gli altri non deve avere scheletri negli armadi...o no? E poi il sig. Boffo è stato condannato dalla magistratura italiana e non da Berlusconi...o no?
6. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 8 settembre 2009, 09:20, di viviana
Al momento da cio’ che si è potuto sapere, Boffo ripete che la persona in causa non era lui ma un suo dipendente (perche’ allora pago’ lui?), se ci furono molestie telefoniche non furono sessuali (l’invenzione e’ di Feltri), se si trattava di persona omosessuale non sembra sia Boffo (problema che riguarda la Chiesa, non certo noi o la legge attuale anche ancora non discrimina i gay).
Quello che non si capisce è perché si possa diffondere in tal modo una calunnia di Feltri (voce falsa e tendenziosa) ma non si possano pubblicizzare gli atti che eventualmente ne proverebbero la fondatezza o l’infondatezza. Dove è scritto che degli atti giudiziali debbano essere nascosti?
Ovviamente mancando una querela su Feltri da parte di Boffo, si può dire di tutto e di più, ma che la stampa debba essere colma di cose prive di fondatezza e volute solo dagli intenti vendicatori di B lo trovo inaccettabile. E che da sinistra ci sia chi mette altro veleno sul fuoco, puntando solo ad attaccare il direttore dell’Avvenire, in quanto portavoce della Cei e per odio alla medesima, facendo passare in secondo piano il letame che si sta buttando sull’informazione, lo trovo demenziale
viviana
7. Caso Boffo: per chi si rallegra per odio alla CEI, 8 settembre 2009, 10:25
Innanzitutto appunto non si trattava di molestie sessuali bensì di telefonate mute continuate e ricorrenti, sembra che in solo caso l’interlocutore abbia parlato ma senza proferire nè minacce nè cose a sfondo sessuale.
Boffo sostiene che si trattava di un suo dipendente, un ragazzo poi deceduto, e dice pure di aver sottovalutato la cosa trattandosi eclusivamente di una pena pecuniaria, da lui equiparata quindi ad una multa che ha pagato per evitare guai al ragazzo che già aveva avuto problemi con la giustizia essendo tossicodipendente.
Ma, al di là di questo, la cosa grave non è la pubblicazione del certificato penale di Boffo bensì l’aggiungerci - come se fosse stato un allegato - una classica informativa da "spioni" dei servizi segreti o di investigatore privato e quindi di nessun valore giuridico.
Evidentemente la cosa serviva per parlare della presunta omosessualità di Boffo e per rendere quindi la cosa "pruriginosa" e buttarla sul "triangolo amoroso" tra la signora molestata, Boffo ed un presunto marito che peraltro non esiste, non essendo all’epoca la predetta signora maritata.
E’ infatti evidente che il certificato penale da solo, che cita molto genericamente una condanna di tipo pecuniario, non bastava a rendere la presunta notizia di qualche effettivo interesse.
Peraltro l’ "infomativa" anonima ( ma richiesta da una presunta "Sua Eccellenza" come si evince dal titolo ed io avrei qualche ideuzza su chi sia questa "Eccellenza" ) era già stata inviata - sempre in forma anonima - a tutti i vescovi italiani qualche mese prima.
Ripeto quanto già detto, di Boffo come persona mi frega il giusto, cioè niente, trattandosi di personaggio decisamente reazionario e destrorso nonchè cantore del governo Berlusconi almeno fino a giugno nonchè rappresentante di interessi e di personaggi (Ruini, Bagnasco) certo non migliori di Berlusconi
Ma il metodo usato da Feltri su innegabile ordine della proprietà del suo "Giornale" - da puro killeraggio mafioso - contro di Boffo rappresenta un precedente di una pericolosità allucinante.
Ed è una chiarissima intimidazione per tutti gli altri giornalisti.
Raf