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Casta politica. Casta clericale

Publie le mercoledì 23 maggio 2007 par Open-Publishing
5 commenti

“Chi custodira’ i custodi?” (Platone, La repubblica). Platone dice che i custodi sono in grado di provvedere a se stessi perche’ sono i migliori. Ma chi lo dice che sono i migliori? Lo dicono loro stessi. Ah, allora…

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Uno dei libri più letti in questi giorni è “la Casta “ di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (230.000 copie vendute in sole 2 settimane) sull’autoreferenzialità e i privilegi della classe politica.

Ma di analoga casta dovremmo parlare a proposito della CEI.

L’imbarbarimento della societa’ moderna e’ un fenomeno denunciato ma non corretto, che sa solo crescere, come la spazzatura a Napoli.

Due punti vorremmo rilevare:

la costante diminuzione di sicurezza sociale, e il gap crescente tra vertici e base in ogni istituzione che un referente sociale.

La cronaca sta ormai superando tutto il resto: ogni giorno una catena insostenibile di stupri, atti di pedofilia, violenze a donne, minori, disabili..
Il processo penale e’ incapace di arginarla, viziato com’e’ da pene irrisorie e sotto i 2 anni, arresti domiciliari, condoni, patteggiamenti, prescrizioni, indulti…

Una casta politica omertosa, per difendere i propri reati, ha finito col depenalizzare o rendere impunibili la totalità dei reati, distruggendo il principio della pena certa e favorendo la diffusione del crimine. Cio’ mina profondamente l’idea stessa di giustizia e di civilta’.

Se il livello della giustizia si abbassa e se la chiesa stessa contribuisce ad abbassarlo, non restani speranze nella possibilita’ di educare il cittadino a un’idea morale di convivenza ordinata.

Nella crisi di sicurezza e moralità, la fiducia nelle autorita’ civili o religiose non puo’ che diminuire.

In ordine al gap tra vertici e base, è da dire che nella politica come nella chiesa si assiste a una scollatura consistente tra volontari disinteressati che dal basso che si danno molto da fare per migliorare il mondo, operatori sociali come religiosi, sensibili e attivi ed vicini alla gente ma del tutto inascoltati in alto e una gerarchia alta che sembra in tutt’altre faccende affaccendata. I vertici sono sempre piu’ lontani dai problemi del mondo, e pensano solo ad aumentare i propri privilegi o il proprio potere e ad organizzare l’autotutela secondo i crismi di una casta ristretta e autoreferenziata che si cura solo del proprio benessere e della propria immagine.

Quello che Stella e Rizzo denunciano per la casta politica coinvolge anche la CEI come casta religiosa. Ma la società non ha nessuna voglia di essere riportata al Medioevo e di rinnegare i principi di ogni democrazia.

L’unico scopo delle caste e’ il loro interesse e la loro salvaguardia, l’imposizione di condotte e atti non conformi ai tempi o alle richieste di fedeli o dei cittadini, il potere per il potere.

Ora vedremo se Annozero saprà rispondere alle inquietudini che la presenza nella chiesa di preti pedofili impuniti sta seminando nella comunità, e speriamo che sull’onda di Annozero anche il resto dei media si svegli dal suo torpore irresponsabile.

Ormai il libro di denuncia sociale sembra essere l’unico modo con cui un giornalista degno di questo nome riesce a fare inchiesta e denuncia, vista la palude di conformismo al nulla del resto dei media.

Le autorità ecclesiastiche si sono spaventate a sentire che qualcuno voleva mettere in piazza i loro panni sporchi ma dubitiamo molto che il loro intervento chiarisca la situazione con onestà e calmi le inquietudini delle famiglie.

Alla gente non interessa tanto come la legge canonica o penale può essere interpretata con sottili distinguo dagli esperti del settore, se ciò è fatto per aumentare la zona franca dell’ingiustizia e mantenere liberi e impuniti gli elementi pericolosi.

Alla gente interessa una sola cosa: cosa intende fare lo Stato e cosa intende fare la Chiesa per “migliorare” la protezione sociale, in particolare quella che difenda dalla violenza le donne, i bambini, gli handicappati, i deboli.

Il tema della difesa dei bambini interessa chiunque abbia a cuore la famiglia.

Cosa conta portare migliaia di persone in piazza se poi, materialmente, un genitore deve stare con l’ansia perpetua che suo figlio possa essere colpito da deviati mentali, magari quelli stessi che gli parlano dal pulpito o che lo hanno portato in quella piazza, sapendo che, se l’aggressione accadrà, la chiesa non sarà mai dalla parte di suo figlio? e lo stato nemmeno?

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http://www.masadaweb.org

Messaggi

  • Cara Viviana, è vero che esiste la casta dei politici e che forse è anche la più pericolosa e quella maggiormente compromessa nella gestione, sporca, del potere !! Bisogna però stare attenti a non criminalizzare solo questa, con il rischio di scivolare verso una non meno pericolosa deriva populista, invocando l’uomo forte ed auspicando poi nei fatti una vera e propria svolta autoritaria !! L’Ialia è piena di caste, conventicole, corporazioni, chiese, logge e quant’altro, che ufficialmente e sui giornali sembrano in eterno conflitto, ma poi sotto sotto fanno cartello e si spartiscono amichevolemente le spoglie del paese !! Il ceto politico è sicuramente quello più esposto e quello a cui è più facile e comodo attribuire tutte le colpe e magagne italiche !! In realtà il difetto più grosso dei politici, a parte la loro totale autoreferenzialità, è quello di essere sostanzialmente eterodiretti dal potere economico, del quale costuiscono il braccio armato all’interno dello Stato e al quale soltanto sembrano dover rendere conto !! Vorrei poi sfatare anche lo stantio luogo comune secondo il quale noi italiani abbiamo il ceto politico che ci meritiamo : non è vero !! La società italiana, seppure sedotta e lusingata dal berluskonismo, è ancora sostanzialmente migliore dei suoi psudo-rappresentanti, eletti alle loro cariche molto spesso con brogli, manipolazioni, voto di scambio e compromessi con la criminalità organizzata, ed in ogni caso costretta a subire ricatti ed intimidazioni per il mero bisogno derivante dal "tengo famiglia" !!! In una società sempre più impaurita e caratterizzata da crescenti disuguaglianze nella distribuzione del reddito è molto facile ed utile attizzare guerre tra poveri e distogliere l’attenzione dai veri problemi, convogliando il risentimento ed il malcontento verso obiettivi che non mettano in pericolo la continuità della gestione del potere e la conservazione dei privilegi e delle rendite di posizione !! MaxVinella

  • Quest’articolo anche se parte da basi forse interessanti finisce poi un un guazzabuglio poco leggibile e alquanto impreciso.

    Mi spiace fare questo commento ma non mi sembra che da quanto ho letto possa partire alcuna riflessione che conduca a un risultato concreto. Una cosa, infatti, è scrivere sotto gli effetti della rabbia verso qualcosa o qualcuno o un’istituzione (quale la Chiesa che può, ovviamente, essere attaccata e criticata), un’altra cosa è fare un’analisi anche impietosa basandosi du dati di fatto. Qui sta la differenza fra questo articiolo e il buon libro di Stella.

    • Non c’è peggior sordo di chi non vuole intendere e, per chi nega la verità per partito preso perché ha qualcosa da difendere, la verità può risultare ostica o confusa... Capisco.
      Per chi invece ha le idee chiare e non ha da difendere che un principio di giustizia non ci sono compromessi che coprano gli occhi e ottundano la facoltà di capire.
      Chi minimizza sui preti pedofili, sugli amministratori ladri o sui politici corrotti o è un pazzo o è uguale a loro, in ogni caso è un nemico della società, della giustizia e della verità.
      Qui si tratta di contestare la grave crisi di legalità che pone l’Italia in fondo alle classifiche mondiali, facendone il paradiso dei potenti o dei protetti.
      La nostra percezione di Stato giusto e di Chiesa giusta si fondano sulla distinzione chiara tra Bene e Male.

      Dove i trasgressori della legge non siano identificati in modo certo e sottoposti a pena sicura chiunque essi siano, e dove le autorità agiscano, al contrario, in modo da elargire ai rei protezioni ed omertà così che possano sfuggire al processo stabilito e alla pena prevista, insorge nella società una grave sfiducia nelle istituzioni, siano esse civili o religiose, e questa sfiducia abbassa l’autorità delle medesime al livello dei trasgressori, in quanto rei di favoreggiamento e di concussione.
      Uno Stato giusto vuole leggi chiare, processi agili e pene certe.
      Se queste condizioni mancano, se vi sono leggi segrete, se l’applicazione della legge è sperequata o incerta, se i processi ad alcuni sono dilazionati o ostacolati fono a prescriversi per espedienti formali, nasce nella società un legittimo clima di sospetto e sfiducia, una sensazione di insicurezza e di iniquità insopportabili.
      In tal caso, lo Stato, come la Chiesa, mancano a un loro dovere primario che è la protezione del giusto, del debole, dell’innocente, della vittima. In una parola esse cessano di essere istituzioni percepite come attinenti ad equità.

      Se cade il valore della legge, entra in crisi la credibilità dell’istituzione.
      Allora non abbiamo più uno Stato giusto o una Chiesa giusta ma due costruzioni artificiose con cui una casta gerarchica alta protegge la propria impunità e quella dei propri sodali.
      Nello Stato come nella Chiesa il principio fondamentale dell’equità deve essere l’uguaglianza di tutti davanti alla legge e la pena certa per il trasgressore, qualunque sia il gruppo di appartenenza, il censo, lo status.

      Ciò che ci offende violentemente nella vicenda dei preti pedofili è il tentativo della CEI o di chiunque altro di difenderli in quanto preti, sottraendoli alla giustizia comune, come se essi dovessero essere trattati come dei privilegiati.
      E’ la stessa pretesa che contestiamo ai politici corrotti o a chiunque, per ragione di potere, censo o status, esiga di stare sopra la legge.

      L’uguaglianza formale e sostanziale non costituisce solo il cardine della democrazia ma il fondamento senza cui non si può parlare né di giustizia né di civiltà.
      E questo vale per una Chiesa come per uno Stato.

      I difensori dei preti pedofili o i difensori craxiani dei ladri di Stato, quelli che minimizzano o cavillano lo sappiano!

      Ma se per qualcuno questo è troppo difficile da capire ed è difficile da capire che la Chiesa oggi si sta delegittimando come ha già fatto la partitocrazia, allora il problema è tutto suo

      viviana

    • La tendenza al potere “absolutus”=sciolto dalle ingerenze o critiche di ogni fonte esterna e che si fa legge da sé

      Quando si avanzano critiche alla Chiesa, appare subito qualcuno che parla come un prete, pensa come un prete e non sarà magari un prete ma molto gli somiglia e vuol far passare il dogma che chi esercita una autorità religiosa ”non può” assolutamente essere criticato, una pretesa bieca e indebita, la stessa che avanza qualunque autorità statale o di mercato: per cui la regola di noi cittadini dovrebbe essere : “criticare non possumus, oboedire semper oportet”. E per la Chiesa questo dogma sarebbe confortato dalla citazione di uno sponsor maximus che dovrebbe essere addirittura Dio.

      Chi insiste a voler esercitare abusi di potere stoppando qualsiasi critica e mettendo i suoi membri ‘super leges’ in posizione privilegiata e impunita, fa anche un’altra cosa, abbastanza subdola e distorta: fa insinuazioni su chi critica, gli cerca addebiti, usa una scoperta malignità e insinua un interesse personale o un odio irrazionale. Il gioco è scoperto.

      Per chi ama la giustizia, cerca la legalità e vuole la democrazia, non c’è differenza tra il valutare l’operato della CEI che intimidisce le parti per stornare i processi ai preti pedofili e quello di Visco che rimuove 4 generali delle guardie di Finanza per evitare inchieste fiscali su Unipol. Il concetto base è sempre lo stesso e non serve insinuare che Montezemolo vuol fare politica o che Stella fa qualunquismo o che Santoro odia la Chiesa.. balle!
      L’oggetto di fondo non è “chi” compia abuso sulla legge, ma che questo in uno Stato civile avvenga con tanta ampiezza e che Stato o Chiesa, Sindacato o partito non provino vergogna a coartare con tanta protervia il bene comune.

      viviana

  • Interessante Giochetto…

    La tendenza al potere “absolutus”=sciolto dalle ingerenze o critiche di ogni fonte esterna e che si fa legge da sé
    Quando si avanzano critiche a santoro, appare subito qualcuno che parla come Santoro, pensa come santoro e non sarà magari santoro ma molto gli somiglia e vuol far passare il dogma che chi esercita una autorità giornalistica ”non può” assolutamente essere criticato, una pretesa bieca e indebita, la stessa che avanza qualunque autorità statale o di mercato: per cui la regola di noi cittadini dovrebbe essere : “criticare non possumus, oboedire semper oportet”. E per santoro questo dogma sarebbe confortato dalla citazione di uno sponsor maximus che dovrebbe essere addirittura il proprio IO.
    Chi insiste a voler esercitare abusi di potere stoppando qualsiasi critica e mettendo i suoi membri ‘super leges’ in posizione privilegiata e impunita, fa anche un’altra cosa, abbastanza subdola e distorta: fa insinuazioni su chi critica, gli cerca addebiti, usa una scoperta malignità e insinua un interesse personale o un odio irrazionale. Il gioco è scoperto.
    Per chi ama la giustizia, cerca la legalità e vuole la democrazia, non c’è differenza tra il valutare l’operato di santoro che intimidisce le parti per mandare in onda il suo programma e quello di Visco che rimuove 4 generali delle guardie di Finanza per evitare inchieste fiscali su Unipol. Il concetto base è sempre lo stesso e non serve insinuare che Montezemolo vuol fare politica o che Stella fa qualunquismo o che la Chiesa odia Santoro.. balle! L’oggetto di fondo non è “chi” compia abuso sulla legge, ma che questo in uno Stato civile avvenga con tanta ampiezza e che Stato o Chiesa, Sindacato o partito non provino vergogna a coartare con tanta protervia il bene comune.