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Catania, il Prc a fianco di M.P.: "Noi militanti per i diritti di tutti"

Publie le martedì 26 agosto 2008 par Open-Publishing
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Catania, il Prc a fianco di M.P.: "Noi militanti per i diritti di tutti"

C’erano tutti i media locali ieri ad ascoltare quanto Rifondazione comunista di Catania aveva da dire sulla vicenda del sedicenne tolto alla madre ed affidato al padre per la sua militanza nei Giovani comunisti. C’erano il Pdci, Sinistra critica, la Cgil, tutto il mondo dell’associazionismo. Perché la notizia ha avuto una grossa eco nella città siciliana.

Il segretario Pierpaolo Montalto, il coordinatore provinciale dei Gc Valerio Marletta e il segretario del Circolo "incriminato" Tien An Men
Emanuele Saluzzo hanno posto l’accento su come sia «gravissimo che i servizi sociali abbiano ricollegato la militanza politica dentro Rifondazione all’utilizzo di sostanze stupefacenti ed alcoliche e che abbiano descritto la nostra comunità come un gruppo di pericolosi estremisti dal quale le istituzioni devono allontanare i giovani».

Anche perché c’è da intendere cosa significhino le parole "militanza" e "estremisti": «Se significa essere in prima linea nelle battaglie di questa città, dal salvataggio della scuola Andrea Doria alle lotte per il lavoro e per i diritti del movimento Glbqt per esempio, allora sì siamo estremisti e contenti di esserlo. - dice Montalto - Senza dimenticare il nostro impegno contro la mafia o nella denuncia, che abbiamo fatto per primi, del buco finanziario del nostro Comune. Ma non spetta a un organo pubblico dare questa definizione». Il fatto che alla sentenza sia stata allegata la tessera dei Gc del ragazzo e che fra gli elementi di decisione ci sia la definizione di estremisti, potrebbe presupporre anche ricorsi legali: «Vedremo, domani (oggi, Ndr) ci confronteremo con il partito nazionale e vedremo se procedere per diffamazione. Ma ci teniamo a sottolineare che non mettiamo assolutamente in discussione la buona fede del giudice» conclude Montalto.

Anche perché la vita dei militanti del Prc non è poi così semplice ultimamente: «Battersi qui contro la mafia e per i diritti ci ha sottoposto a una serie di attacchi sia politici che fisici. Da mesi siamo nel mirino, anche dei militanti di Forza nuova. E bollarci come estremisti pericolosi potrebbe fomentare questo clima».

«Teniamo inoltre a chiarire che il Circolo Tien An Men al quale sono iscritti gli studenti delle scuole superiori, costituisce un oasi felice nella realtà giovanile di Catania. Passione politica, impegno sociale, antimafia, antifascismo costituiscono le basi sulle quali si fonda la comunità che il circolo rappresenta nel partito, nelle scuole e nella città» ha detto poi il coordinatore del circolo dove M.P. fa attività politica. E in tutto questo i dirigenti del partito non fanno mancare la «massima solidarietà ad una famiglia che ha visto la propria vita privata sbattuta sui giornali e ad una madre che se dovesse definitivamente perdere l’affidamento di suo figlio per queste ragioni sarebbe vittima di un’ingiustizia giuridica senza precedenti».

A fianco del giovane, e del Prc, si è schierata anche la ministra delle politiche giovanili Giorgia Meloni, un passato recentissimo di militante in An: «Non si può criminalizzare qualcuno perchè fa il militante politico, di qualsiasi colore sia la militanza. Non c’è libertà senza giovani impegnati in politica, non c’è onestà né rinnovamento».

Messaggi

  • Siamo liberi di avere le nostre idee

    Caro direttore, il Movimento studentesco e i Gc di Bergamo ritengono scandalosa la sentenza del Tribunale di Catania che toglie il figlio alla madre per movitazioni politiche.

    Crediamo che appartenere all’organizzazione giovanile del Partito della Rifondazione comunista non sia un reato e ricordiamo ai giudici che fino a poco tempo fa Fausto Bertinotti era la terza carica dello Stato. Questa sentenza ci sembra pretestuosa perché non si può giustificare l’incapacità educativa di un genitore sulla base di una tessera trovata nel portafoglio, di un manifesto del "Che" e della musica che un giovane ascolta.

    Ci sembra che queste critiche siano un insulto alla sinistra e ai comunisti che lottano per un mondo diverso dove ci sia uguaglianza e giustizia sociale. Crediamo che questa sentenza si inserisca in un clima di repressione verso il "diverso": verso chi ha una capigliatura diversa, verso l’omosessuale, verso i migranti, verso chi fa politica a sinistra.

    Questo clima d’odio è fomentato da queste sentenze e dalle prese di posizione dell’attuale maggioranza che vede nei suoi schieramenti persone che vogliono riscrivere la Storia annullando la Resistenza e le lotte degli anni ’70 che oggi vengono ricordate solo per le violenze dei brigatisti.

    Noi non ci fermeremo ma continueremo a scendere in piazza per i diritti dei migranti, degli studenti, dei lavoratori, degli omosessuali ossia per tutte quelle categorie deboli che il governo con manovre da dittatura sta cercando di cancellare (un esempio è il reato di clandestinità).

    Beatrice Bottoni, Alessandro Esposito