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riccardo orioles
La Catena di San Libero
20 giugno 2005 n. 289
Amici miei. Questa settimana la Catena di San Libero esce tardi e
incompleta a causa di problemi miei di salute che mi hanno impedito di
lavorarci come di consueto. I pochissimi take presenti erano stati
montati piu’ di sei giorni fa, e cosi’ anche la scelta delle lettere,
che come vedete affrontano argomenti "superati" dai quotidiani. I motivi
che mi hanno indotto a mettere in circolazione la Catena cosi’ monca
sono: il fatto che "il giornale deve uscire comunque", e non si fa
eccezione per nessuno; e il fatto che gli interventi dei lettori, da
soli, mi sembrano sufficienti a dare un certo spessore di per se’. Sul
referendum, ad esempio, c’e’ un - raro - dibattito civile che nel suo
piccolo e’ esemplare
Queste testimonianze dei lettori, fra qualche anno, potranno essere
lette come un saggio di esprit des temps in un settore non trascurabile
della societa’ civile italiana (sempre che per allora ci sia ancora
qualcosa d’associato, qualcosa di civile e qualcosa d’italiano).
All’inizio pensavo che la Catena fosse del giornalismo. Poi ho
cominciata a viverla come una specie di Memoires plebee; adesso mi rendo
conto che in realta’ sono un contenitore di testimonianze talmente
"casuali" e eterogenee da essere coese. E basta cosi’ per il momento; ma
ripiglieremo il discorso.
Nello scartafaccio di questa settimana, al solito, avevamo segnato
numerosi argomenti, di cui di solito i piu’ "alti" o finiscono nel
cestino o, se arrivano fino alla Catena, vi fanno magra figura. I due
che sarebbero sopravvissuti, e che non abbiamo potuto trattare per
semplice stanchezza, sono le indagini su De Mauro (mafia e politica;
politica come fascismo soffice, non come semplici ruberie; mafia, boss e
torture per difendere dal popolo questa sofficita’) e il riaffacciarsi
dei movimenti giovanili antimafia in provincia di Palermo. A questi
ultimi, invece delle lunghe e tornite analisi che normalmente si
sarebbero beccati, dedicheremo per una volta un semplice abbraccio
affettuoso e orgoglioso. (r.o.)
(appunto) Armi. Italia settima in spesa armamenti (+ di Russia). 27,8
miliardi dollari. Fonte: Sipri Stoccolma. Dappertutto piu’ che nel 2003,
paesi industrializz. 6 per cento in piu’, oltre 1000 miliardi dollari
(Usa 455). Pertini ("i granai e gli arsenali"), Dino Frisullo. Le
nostre malefatte (denunc. da Amnesty) verso i rifugiati politici, che
ributtiamo a mare. "Lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese
l’effettivo esercizio delle liberta’ democr. ha diritto d’asilo nella
Repubbl.". Vendola appello agli altri presidenti reg. per smantellare i
centri. Mencherini ancora sciopero della fame per censura documentario
su immigrati.
(appunto) Qualcosa per aderire allo sciopero dei giornalisti
(finalmente, meglio tardi che mai, ve l’avevo detto, ecc.)
(dibattito: "aggregare", "integrare" ecc. gli immigrati?) Un paese dove
c’e’ un Bossi non e’ in grado di aggregare nessuno. Trenta o duemila
anni fa il problema non si sarebbe posto, perche’ eravamo un popolo
colto e civile e avevamo qualcosa da insegnare (egemonia). Un siciliano
del ’60, a Torino, era molto piu’ "estraneo" di un marocchino di ora.
Eppure.
In alcune citta’, adesso, il livello di media scolarizzazione e’
inferiore a quello degli immigrati. In alcune altre, lo sono i valori
etici condivisi. Erika, Scampia, Sgarbi, Melissa, Agrigento, Treviso,
Dell’Utri e Calderoli. Cosa c’e’ da insegnare?
(appunto) I motori di ricerca "occidentali" in Cina: hanno levato
"liberta’" e - verificare - anche "comunismo". Napoleon, Gontrano, la
Fattoria... Un paio d’anni fa, alla festa di San Mao un gruppo di
poveracci mise uno striscione tipo "w gli operai" sotto il monumento, se
li porto’ la polizia. Ma della parola "comunismo" vietata in Cina e’
uscito niente qui in Italia?
Costituzione. Il professor Silvestri nel ’92 l’ha difesa troppo,
firmando un appello di giuristi contro le mattane dell’allora presidente
della Repubblica Cossiga, ancor oggi oscuramente influentissimo. Ed ecco
perche’ non puo’ difenderla oggi, dall’interno della Corte. Niente fa
paura in Italia come costituzionalisti e Costituzione.
Americhe. Repubblica allega Doonesbury di Trodeau. Potevano anche
mettercelo, nella pubblicita’, che il curatore italiano, fin da quando
comincio’ ad arrivare su Linus, era Enzo Baldoni. Gran dibattiti
sull’America e l’antiamericanismo, poi uno che che ha portato fin qui un
pezzo d’America bella (civile, ironica, razionale) viene cancellato
cosi’, senza farci caso. E’ vero che e’ anche morto "per colpa
dell’America" (ma l’altra, quella gretta e paesana). Baldoni, la Pivano,
Belushi, "it’s the press baby", il collega dello Wyoming.
Sicilia. Catania. Dalla terrificante debacle della sinistra, non s’e’
ancora cominciato a discutere sul che cos’e’ successo e sul che fare.
Mentre a destra Arlecchino e Brighella "amministrano" fra lazzi e
bastonate reciproche il comune, a sinistra i "rivoluzionari" si sono
tranquillamente rimessi a fare i pacifisti e i noglobal (dopo aver
sostenuto senza un pensiero al mondo il manganellatore Bianco) e i
"riformisti" a tessere improbabili strategie per spostarsi ancor piu’ a
destra. Nessuno s’e’ dimesso dalle rispettive segreterie. E gia’ si
discute - in quattro gatti sussiegosi - se presentare un ex forzista
(come previsto prima del diluvio) o qualche vecchio dicci’. I ds
intendono assolutamente, infatti, scendere sotto il cinque per cento non
solo a Catania ma anche a livello regionale. Nella tragedia, non mancano
gli elementi di farsa: Crisafulli (il diessino che telefonava ai
mafiosi) querela "Antimafia" per aver scritto che Pio La Torre si
sarebbe vergognato di lui. Al "Dito" (il sito di propaganda di Bianco,
celebre per aver licenziato in tronco un redattore che s’era permesso di
criticare un assessore) annunciano una sottoscrizione per fare un
giornale sul modello dell’unico giornale mai esistito in citta’, i
Siciliani. Che pero’ era pacifista, era antimafioso, e non imbavagliava
i redattori.
Spot. Adesso finalmente si puo’ comprare Carta (sempre settimanale, ma
ora costa poco). Un casino di novita’.
Bookmark: http://www.carta.org
Persone. Il professor Giuseppe D’Urso e’ stato il primo in Italia a
studiare i legami fra mafie e massonerie ("massomafia"). Fu anche il
costante promotore, come presidente dell’Associazione I Siciliani (uno
dei primi e piu’ combattivi soggetti della "societa’ civile" italiana)
della piu’ stretta unita’ fra tutti coloro che si oppongono ai poteri
mafiosi. A nove anni dalla sua scomparsa, questa unita’ e’ lungi
dall’essere realizzata. Questo e’ il motivo per cui il potere in Sicilia
e’ ancora sostanzialmente nelle stesse mani.
Tito Gandini wrote:
< Fino a subito prima della guerra in Iraq De Villepin era il ministro
degli esteri piu’ odiato dagli americani. Quando Bush vinse le
elezioni, fu sacrificato in nome dell’antica amicizia e della nuova
distensione. Oggi che Chirac e’ in difficolta’ nomina De Villepin primo
ministro. Cosi’ manda un messaggio agli Usa e a Blair: "Avro’ anche
perso un referendum, ma non mi sento per nulla debole." Subito Blair si
scapicolla in America a parlare con Bush e di cosa parlano? Del debito
africano. Ci sono certo altri argomenti di cui parlare, Gaza, Irak,
Iran, Cina, Russia e invece parliamo di Africa. Il pubblico cade dalle
nuvole: ma va bene, il debito africano e’ un argomento dimenticato e
importante. Eppure a ben riflettere l’Africa e’ l’unico continente dove
la presenza francese e’ ancora dichiaratamente superiore rispetto a
tutti gli altri Paesi occidentali (l’Algeria e’ il primo mercato per i
produttori francesi di automobili). Ecco, la risposta Usa e inglese a
Chirac e’: "stai attento, potremmo anche venirci a fare i fatti tuoi". >
Cristina Caprioli wrote:
< Il 23 giugno 1980 appresi dai telegiornali, con grande sgomento, la
notizia dell’efferata uccisione del Giudice Mario Amato da parte, si
seppe poi, di terroristi appartenenti ai nuclei armati rivoluzionari;
venne lasciato, proprio in quei giorni, senza scorta alcuna, nonostante
il periodo fosse funestato da vari omicidi e stragi a matrice varia. Mi
rimasero impressi la sua tenacia, il suo comportamento coerente; nel mio
cuore rimase la figura di questa persona ricca di dignita’, onesta’ e di
un profondo senso dello Stato ancor piu’ poi, quando il 2 agosto 1980
nella Strage di Bologna persi il mio unico fratello di venti anni... in
quella inutile e sanguinosa strage che il Giudice stava impedendo con le
sue indagini. Dopo 25 anni desidero ricordare quest’Uomo che perse la
vita per amore del suo paese e della sua gente; perche’ la morte di
tutte queste vittime innocenti possa far riflettere chi dovrebbe
tutelarne, invece, l’incolumita’. Che il "Per non dimenticare" ridoni
dignita’, rispetto e voce a tutti i nostri morti privati della liberta’
di vivere >
Pasquale Iacopino wrote:
< "La forza della ragione crea sintonie nuove" ha detto, giustamente, il
Presidente Casini. Ma una volta, quando le preferenze si davano con i
numeretti, al mio paese, in Calabria (la Regione con piu’ astensioni),
quelli che contavano indicavano il simbolo per cui votare e
controllavano la fedelta’ del voto assegnando tre numeri da trascrivere
accanto al simbolo: poi, durante lo spoglio, qualcuno verificava. Con
questo referendum l’ordine dei capoccioni era di sicura attuazione sia
perche’ si trattava di non votare (rito gia’ scarsamente apprezzato) e
sia perche’ l’esecuzione era piu’ facilmente controllabile. Ecco come,
in Calabria, la "Ragione" ha creato le sintonie, cosi’ apprezzate dal
Presidente Casini. >
Michele wrote:
<Albanesi.>
Mimmo Lombezzi wrote:
<Lettera aperta al Direttore Generale della Rai Flavio Cattaneo
Gentilissimo dott.Flavio Cattaneo,
voglioso di far carriera, Le inoltro codesta proposta che, sono certo,
suscitera' il Suo entusiasmo.
Inserendosi nel proficuo filone delle "Trasmissioni Riparatrici" essa si
propone di rialzare il sipario su evento increscioso: "La Breccia di
Porta Pia". Ella concordera' con me che questo episodio vada oggi
"riletto" alla luce del nuovo clima post-referendario e visto per quello
che e' stato: l'ultima delle Invasioni Barbariche!
La chiave per spiegarlo al popolo-pubblico sara' una fiction miliardaria
(naturalmente in appalto) in cui si narra il dramma di un singolo
soldato pontificio, il tamburino catanese Gianfranco Astinenza.
Vedremo Astinenza dare l'ultimo bacio alla fidanzata Carmela dicendole
"Si' bedda!" e partire per difendere gli spalti della Citta' del
Vaticano. Qui la situazione precipita: Astinenza non e' un eroe, ma un
gruppo di guardie svizzere (tutte comparse padane) lo circonda e
comincia ad allungare le mani. Sullo sfondo si sente la fucileria
Sabauda (guidata da un sosia di Marco Pannella) che sta gia' demolendo
Porta Pia.
A quel punto Gianfranco Astinenza reagisce e per difendere il suo onore
si arrampica su un bastione da dove sventola la bandiera pontificia
urlando "Indietro relativisti di m...!".
Li' si consuma il dramma: un cecchino Sabaudo lo vede e lo colpisce in
pieno petto. Astinenza precipita a terra come un embrione sovranumerario
mentre l'orda Sabauda irrompe con le bandiere del laicismo tra le sacre
mura. Carmela viene violentata da un sergente magro come Piero Fassino e
mentre il sole tramonta sulle rovine fumanti della porta il traditore
che l'ha spalancata si allontana nell'ombra. Sotto un cotta lo
spettatore potra' riconoscere il lungo naso bifido di Gianfranco Fini...
(Musica e titoli di coda) >
dinamitebla@inwind.it wrote:
< Chiedo, se non e’ troppo, coerenza: tutti coloro che al referendum si
sono astenuti si astengano, per carita’, anche dall’essere cittadini
italiani, e chiedano cittadinanza vaticana >
Cecile wrote:
< Caro R., l’ultima volta che ci siamo sentiti tu stavi sulla terra
siciliana e io sulla navetta, andando per il bel mare alla bellissima e
fioritissima Salina. Si, io sento sempre una nostalgia enorme pensando
alle terre - e i mari! - del sud d’Italia. Dall’altra parte ho anche il
mio cervello, e sento voci che come in vecchi tempi, parlano del
lasciare l’Italia, di andarsene, da un paese che sempre piu’ sente la
sua stessa pesantezza. Voglio dirti che anche se mi occupo di un paese
altrettanto difficile, cioe’ l’Iraq via il progetto
http://www.streamtime.org, ancora seguo il tuo "Tanto per abbaiare" con
piacere e spero di poter ritornare per parlare delle situazioni che tu
descrivi e di godermi la maledettamente bella Sicilia. A presto >
Tito Gandini wrote:
< Su internet eravamo tutti convinti che il quorum si sarebbe raggiunto,
anche la destra si diceva disposta a votare, evidentemente esiste una
frattura tra internet e la realta’: col ciclostile se non altro il
vecchietto al supermercato si raggiungeva. La chiesa raggiunge tutti,
segno che le sue sezioni funzionano a pieno ritmo, costera’ fatica far
politica locale ma poi c’e’ un buon tornaconto.
La sinistra e l’associazionismo politico dovrebbero fare un
bell’inventario catastale, mettere in comune quel che resta delle
vecchie sezioni e riaprire dove possibile. I quorum sono animali strani,
stanno per strada ed e’ li’ che bisogna andarli a prendere, non altrove.
Da internet alla piazza il ganglio e’ la sezione e i politici che stanno
sul territorio, almeno questo reimpariamolo dalla chiesa>
u.p. wrote:
< Mi spieghi - che non l’ho capito - perche’ hai dato quella notizia sui
cannoni a onde sonore e poi l’hai associata alla notizia successiva che
iniziava con Dachau per poi parlare d’altro? Ti prego spiegamelo perche’
non l’ho proprio capito. ciao>
* * *
I cannoni a onde sonore (il "1984" di Orwell) li usa la polizia
israeliana come avanguardia di ogni altra tecnologica polizia
occidentale. Non e’ una specificita’ di Israele. E’ vero che in Cina
usano direttamente i mitra, ma Israele e’ occidentale e ci fa scuola e
la Cina - speriamo - no. Dachau non c’entra, e’ un’altra cosa. Solo,
ricordiamoci sempre che all’inizio era "solo" una specie di Guantanamo.
Tutti gli orrori cominciano sempre col banale.
Daniela Binello wrote:
< Cara europarlamentare Morgantini, mi permetta di esprimere
perplessita’ sul suo modo d’intervenire con i leader palestinesi con cui
ha frequentazioni dirette da mille anni a questa parte. Perche’ scrivere
per protestare dopo che le esecuzioni capitali sono state fatte? E’
quanto meno intempestivo, visto il suo mestiere. Perche’ non ha
insistito prima, visti i precedenti con Arafat e Nabil Shaat, la
moratoria, etc etc; prima cioe’ che questo atto fosse ripristinato da
Abu Mazen? Perche’ non chiarire meglio nella sua lettera al presidente
palestinese Mohammed Abbas, a beneficio delle persone che non conoscono
profondamente la situazione, cio’ che accade in Palestina? Il sistema
delle vendette non e’ affatto un "si dice", e inoltre bisogna
distinguere fra reati di violenza sulle donne - intendo stupri
vendicativi - da problemi intestini politici alla luce di violenze, come
esecuzioni su commissione, faide fra clan rivali, problemi di dilangante
corruzione e pesante controllo sociale sulla popolazione bisognosa di
aiuti, cui si aggiunge in alcuni ambiti perfino un pressing ideologico
sui minori, etc. etc.: non sto mettendo questo in relazione alle
esecuzioni del 12 giugno, sia chiaro, ma entro un quadro piu’ generale
della "lista dei problemi" da affrontare obiettivamente e a viso aperto
con i leader palestinesi. >
Francesco Basilico’ wrote:
< Appare evidente che la competizione con i prodotti cinesi e’
impossibile. Anche riducendo la "forbice" tra i prezzi alla produzione e
i prezzi al dettaglio, la differenza nel costo del lavoro rende impari
il confronto. Tanto impari che in Europa accade qualcosa
d’inimmaginabile fino agli anni ’80: la disponibilita’ operaia ad
aumentare le ore lavorate a parita’ di salario o una riduzione del
salario tout court per difendere il posto di lavoro.
Si dice che in cambio dell’importazione di prodotti tecnologicamente
"poveri", abbiamo l’opportunita’ di esportare beni sofisticati,
tecnologia d’avanguardia. Ammesso che questo sia vero, e’ cosi’
irrilevante decretare la fine dei settori piu’ deboli della nostra
economia? Riusciamo a scorgere contadini, artigiani, lavorazioni,
mestieri in quelle entita’ quantificate che chiamiamo economia?
L’economia puo’ alimentare la serenita’ di un paese, ma anche un
malessere vago che nel passato, qui, in Europa, ha sconvolto societa’ e
stati.
Abbiamo gia’ visto morire l’agricoltura, specie quella meridionale, con
l’abbandono del territorio, con una diffusione di ricchezza senza
sviluppo nel sud e uno sviluppo senza qualita’ nel nord.
Anche allora non mancavano ingenui progressisti, astuti imbonitori,
dotti accademici a commentare quel che accadeva. Fino ad arrivare, oggi,
a parlare di declino.
Ma chi ha governato queste trasformazioni? Se l’Unione Europea nasce per
dare stabilita’ politica e integrazione economica (difficile dire cosa
prevalga e cosa sia strumento o fine), non solo fra gli stati, ma anche
negli stati, perche’ un’area cosi’ vasta non potrebbe essere
relativamente autonoma sia dall’area nord-americana che da quella dei
paesi emergenti?
Credo che occorra correggere gli squilibri dell’economia mondiale e
correggere vuol dire rendere possibile e promuovere con saggezza uno
sviluppo locale. Non credo pero’ che il liberalismo estremo possa
assolvere questo compito. Mi domando invece perche’ non individuare
nella distribuzione del commercio internazionale, alcune macroaree
omogenee (comunita’ europea, Asia orientale, Africa centro-meridionale,
ecc.) con circolazionie fluide di merce, tecnologie e materie prime
all’interno, e tra le varie aree forme d’integrazione progressiva fino a
quando le condizioni della popolazione mondiale saranno, se non simili,
almeno comparabili. Questa forma di protezionismo (dinamico) darebbe una
crescita forse piu’ lenta, ma piu’ ordinata e consentirebbe ai paesi in
via di sviluppo di non subire a tempo indeterminato il gap tecnologico >
piero523@interfree.it wrote:
< "Ma chissa’ che succederebbe se, invece di aspettare per altri
vent’anni la buona volonta’ degli imprenditori, si cominciasse a
incriminare quelli di loro che vengono via via trovati nei (numerosi)
elenchi sequestrati ai mafiosi... ".
Questo hai scritto in febbraio. Perdona il ritardo, sto guardando ora
delle mail arretrate. Mi spieghi come si fa a non "correre rischio
alcuno"? Il numero e’ anonimo, ma se l’impresa che denuncia fosse una
sola, come si fa in un processo a tenerla fuori? E, anche dopo una
eventuale condanna, che succede? Sparisce la mafia e l’impresa non avrá
nessun problema, nessuna intimidazione? Ciao, e non smettere di
scrivere >
sigia1328@tiscali.it wrote:
< Riappropriamoci del diritto di scegliere senza il peso opprimente di
uno stato estero che vuole comandare in casa nostra. La dovremmo
chiedere noi "la rivincita di Porta Pia" rimettendo in discussione gli
accordi concordatari >
alessandra wrote:
< Caro R. sono una donna astensionista consapevole che con le sue
ragioni femministe, libertarie e di sinistra ha deciso di boicottare il
referendum e l’orrenda campagna che l’ha sostenuto.
Scrivere come tu hai scritto che le donne sono tornate minorenni e che
hanno delegato ad altri la gestione del proprio corpo non andando a
votare, significa pensare che i sostenitori del SI avevano dalla loro
parte la verita’ assoluta su cio’ che possiamo considerare liberta’
delle donne e difesa della salute femminile. Ma cosi’ non e’, come
dimostra una lunga riflessione critica da sempre portata avanti dal
femminismo sul rapporto tra corpo e biotecnologie e che in questo
dibattito e’ stata occultata o comunque considerata coerente, chissa’
perche’, solo con il referendum e con il SI. I promotori del voto hanno
affermato che italiani e italiane erano in grado di farsi un’idea
propria e di votare con consapevolezza, ma ora con spregio e snobismo
dicono che siamo un popolo di ignavi, incapaci di comprendere la portata
della battaglia, proni a Ruini, incivili e sottosviluppati. In buona
sostanza, la loro totale mancanza di autocritica vuol farmi intendere
che sono libera e civile solo se la penso come loro. Vuol dire che sono
donna pensante solo se penso come Ferilli e Lella Costa. Mi permetto di
credere che non e’ cosi’. Con l’affetto di sempre. A. >
Enrico wrote:
< In occasione dei referendum mi e’ parso che ancora una volta l’Italia
si sia divisa in due parti che si odiano, si detestano e non hanno
nessun interesse a comunicarsi. Mi chiedo, forse troppo stupidamente: e’
necessario dare del nazista all’avversario per promuovere le proprie
idee? E’ necessario che in una materia cosi’ delicata ci siano posizioni
"di partito" (es. i Ds votano quattro si’, Forza Italia si astiene),
lasciando stare il ruolo della Chiesa che fa quello che ha sempre fatto?
Lo so, le domande sono sempliciotte, ma mi interessa leggere un tuo
punto di vista su questa questione che per me ha presentato fin
dall’inizio troppi punti oscuri >
F.M. wrote:
< Carissimo R., avendo letto quello che hai scritto sull’esito del
referendum, mi permetto di proporti una ricostruzione "alternativa", che
ho scritto per una mailing list di miei colleghi. E’ un polpettone
scassapalle e, quindi, non devi minimamente sentirti obbligato a
leggerla. Fallo solo se hai una decina di minuti proprio da buttare via.
Un caro saluto >
* * *
< Caro F., non riporto il "polpettone" perche’ e’ davvero molto lungo,
lo invieremo a chi lo chiedera’ ma gia’ ora possiamo affrontarne -
intuitivamente - le linee generali. Condivisibili - almeno da parte mia
– sono gran parte delle considerazioni di stile relative ai toni della
campagna. Non era la fine del mondo, e se ne sarebbe potuto discutere in
termini un po’ meno ultimativi.
Da parte "cattolica", sarebbe stato meglio evitare accuse eccessive: non
c’erano nazisti in campo, o nemici della vita, ma solo persone che
cercavano di affrontare un problema medico immediato.
Da parte "laica", sarebbe stato bene interrogarsi un po’ di piu’ sulle
prospettive che si aprono alla scienza sulla via - su cui essa e’ ormai
incamminata - della creazione della vita; trattandosi ormai non piu’
della scienza umanistica, ippocratica e galileiana che noi laici abbiamo
difeso con orgoglio per secoli contro le ingerenze religiose, ma di
un’industria capitalistica come tutte le altre, soggetta alle stesse
leggi di tutto il restante mercato. Quest’ultimo finora s’e’ limitato a
gestire - e a dare un prezzo - alle merci, ivi comprese le singole vite
umane; ma fra pochissimo avra’ la capacita’ tecnica di farlo nei
confronti della vita in quanto tale. E’ una prospettiva terribile, tale
da far impallidire le rudimentali "razze ariane" del Novecento.
L’herrenvolk ora puo’ essere creato davvero, a partire da specifiche
classi sociali.
Nessuna delle due parti ha colto fino in fondo la novita’ e
drammaticita’ della situazione, riassorbita dai "cattolici" nella
vecchia politica paternalistica e patriarcale, cavalcata dai "laici" in
una speculare difesa dei diritti immediati. Uso ancora una volta le
virgolette perche’ i "cattolici" in realta’ hanno volato molto basso,
con Ruini che faceva il politico e Ferrara che anatemizzava; mentre i
"laici", superficialmente, hanno voluto illudere se stessi che si
trattasse ancora dei vecchi referendum (divorzio, aborto) di prima di
Dolly.
Personalmente ho votato per il si’, scegliendo fra le due insufficienze
il meno peggio. Ma il si’ era solo una difesa immediata, e non una
soluzione.
Non spendo parole per condividere il tuo approccio civile al dibattito
"politico", che in effetti e’ stato abbastanza rozzo e semplificato.
Diciamo, ottimisticamente, che siamo abituati a discutere in termini di
viva e abbasso ma che in ralta’, sotto i toni aspri, non c’e’ violenza
vera ma solo attitudine al fracasso. Cosi’ e’ fatta l’Italia, e in fondo
poteva essere fatta molto peggio.
* * *
Dove non sono assolutamente d’accordo, e temo invece la pericolosa
lucidita’ delle tue conclusioni, e’ sul rapporto fra voto e democrazia.
Che e’ esattamente come dici tu: il consenso di massa, in una societa’
moderna, pesa piu’ del voto. Radici antiche: non e’ vero che l’Europa
moderna sia per sua natura liberale; essa ha radici tanto "inglesi"
quanto "tedesche", Bismark come Montesquieu; il Terzo Reich non e’ stato
affatto un mostro privo di radici ma una delle possibili evoluzioni
"razionali" del bismarkismo e dunque dell’Europa. Non si basava sul
voto, ma sul consenso armato. E il fascismo, da noi, non nasce dalla
goliardia del me-ne-frego ma (per esempio) dal "torniamo allo Statuto"
di Sonnino. Per decenni abbiamo rimosso questa "normalita’" del nazismo:
ma adesso, io credo, essa torna tragicamente possibile e attuale.
Per questo io do’ importanza ai "riti", do’ un senso di religione civile
al voto. Lo so anch’io che le cose si possono decidere altrimenti. Ma
ormai la democrazia non e’ piu’ un automatismo neutrale.
Essere democratico oggi e’ quasi come esserlo nella Grecia antica o
nell’Ottocento; una scelta di campo, un "partito" contrapposto ad altri
egualmente possibili e "efficienti". Ho orrore di Casini e Pera non per
le scelte politiche contingenti che hanno fatto ma per il loro essere
venuti meno a un preciso dovere democratico - in quel senso "duro" - e
repubblicano. Ho cercato di scriverlo; e aggiungo adesso che il rischio
che essi fanno correre alla nazione e’ ne’ piu’ ne’ meno che la guerra
civile. Non e’ il meccanismo del voto, infatti, che disarma la violenza
degli interessi e la sublima in politica civile; e’ la condivisione
implicita di valori che il voto in se’ simboleggia, e che separa l’intra
pomerium dal mondo della forza pura.
Lavoro, nel mio piccolissimo, per un ritorno alla democrazia. Non ho
fiducia nei senatori, ma odio l’impero. La mia polis, qui ed ora, e’ la
piccola assemblea dei ragazzi, coi loro eroi e i loro vecchi - questi
che fanno da ponte con le lotte passate, quelli che le riassumono tutte
nei loro aspetti profondi. Poi, ad alzata di mano, si vota per fare o no
il corteo - ad esempio - contro la mafia del paesino. I giornali non ne
parleranno, ma la’, solo la’ e solo coi loro passi, camminera’ la
democrazia. Cioe’ Forza-del-Popolo, non audience, non ggente. >
Archilokos
<Non mi va un capitano a petto in fuori,
pettinato benino, barba fatta:
datemene uno piccolo, magari storto di gambe,
ma coi piedi per terra, e che abbia i coglioni>
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Fava)
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