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Catena di Sanlibero 318

Publie le giovedì 26 gennaio 2006 par Open-Publishing

riccardo orioles

La Catena di San Libero 24 gennaio 2006 n. 318

Gli eredi della P2. Periodicamente, gli uomini di Gladio e della P2
tornano a galla con gli attacchi postumi al generale Carlo Alberto
dalla Chiesa, cui evidentemente non riescono ancora a perdonare la
guerra alla mafia e ai politici mafiosi. Spicca fra loro per
pervicacia l’ex presidente (costretto a suo tempo a dimettersi per
non commendevoli motivi) Francesco Cossiga. Costui, nel 1990, rese
un servigio alla mafia isolando ufficialmente uno dei magistrati
maggiormente impegnati, Rosario Livatino: che fu assassinato dai
killer pochissimo tempo dopo. L’ostilita’ di Cossiga contro il
generale non nasce tuttavia, a nostro parere, negli anni siciliani
ma e’ presistente ad essi. Sorge probabilmente a meta’ degli anni
Settanta, quando dalla Chiesa, nell’ambito dei carabinieri di
Milano, sostenne un vero e proprio scontro con una cordata di
militari infedeli, trovati piu’ tardi nelle liste di Gelli ma gia’
allora probabilmente organici a qualcuno dei centri di potere
deviato di cui Cossiga piu’ d’una volta ha proclamato la
legittimita’ "politica".

Riproponiamo dunque un articolo di ventun anni fa, uscito sui
Siciliani. Ci duole di dover ricorrere a materiale tanto antico, ma
sembra che sulla stampa di oggi l’argomento P2 sia ormai considerato
archeologico - nonostante la sua attinenza col governo attuale - e
che coloro che si opposero ai poteri mafiosi e occulti possano
essere liberamente insultati dal primo faccendiere. In piu’, da
siciliani, dobbiamo onorare un debito verso un soldato della
Sicilia. (r.o.)

* * *
I nemici di Dalla Chiesa (I Siciliani, marzo ’85)

"Mi presento spontaneamente per rendere dichiarazioni che ritengo
possano avere rilievo nelle indagini...". E’ il 25 aprile 1981,
all’ufficio istruzione del Tribunale di Milano. Sono presenti i
giudici Turone, Colombo e Viola e un testimone, l’ufficiale dei
carabinieri Nicolo’ Bozzo.
"Sono tenente colonnello in s.p.e. dell’Arma dei carabinieri e
presto servizio quale capo sezione criminalita’ presso lo Stato
Maggiore della Divisione-CC "Pastrengo" di Milano. Ho appreso dalla
stampa che l’ufficio si occupa, nell’ambito dell’inchiesta relativa
alla scomparsa di Michele Sindona, anche della persona di Licio
Gelli e della loggia P2". L’ufficiale racconta quello che ha
appreso, in anni di permanenza nei punti nevralgici dell’Arma, sui
gruppi di potere dentro e fuori le gerarchie militari.
"Nel 1972 prestavo servizio presso il comando di divisione di
Milano, all’epoca comandata dal gen. Giovambattista Palumbo. Sin dai
primi giorni avvertii la presenza di un vero e proprio gruppo di
potere al di fuori della gerarchia. Questo gruppo di potere era
personalizzato da due maggiori, Calabrese e Guerrera. Di questo
gruppo di potere, che aveva una matrice comune nella provenienza per
servizio dalla Toscana, faceva parte anche il Comandante della
Divisione".
Nel 1975, sostituito il generale Palumbo con il gen. Palombi, il
peso del "gruppo di potere" diminuisce momentaneamente; nel ’77,
pero’, ministro della difesa l’on. Lattanzio, "si scateno’ una vera
persecuzione nei confronti degli ufficiali che collaboravano piu’
strettamente con Palombi, uno dei quali fu addirittura trasferito su
due piedi in Sardegna"; lo stesso Palombi si salva a stento
dall’epurazione, e il "gruppo di potere" riprende piede. Negli anni
successivi, secondo la ricostruzione di Bozzo, altri uomini si
aggregano al gruppo - le cui "comuni origini toscane" consistono, in
effetti, nei contatti avuti in tempi diversi con Gelli - e ne
rafforzano il potere sul Comando milanese dell’Arma: il tenente
colonnello Panella, il nuovo comandante della Legione Mazzei ed
altri.

Intanto, la societa’ italiana attraversa i suoi anni di piombo. C’e’
un episodio minore, ma significativo dei guasti provocati gia’
allora dall’infiltrazione degli uomini di Gelli nell’Arma: un
ufficiale investigativo, il capitano Bonaventura, viene convocato da
Mazzei e interrogato "sull’opportunita’ di mantenere rapporti di
amicizia" con un tale professor Del Giudice, sospetto di terrorismo.
Bonaventura risponde che i sospetti sono fondati: Del Giudice,
ritenuto capo di Prima Linea, e’ indiziato di concorso in rapina.
Mazzei, poco persuaso, congeda il capitano. Dopo l’omicidio
Alessandrini, la Procura di Milano mette sotto controllo il telefono
di Del Giudice e di altri: il 26 giugno 1979 viene registrata una
telefonata di Mazzei, nella quale l’ufficiale rivela particolari di
un’operazione in corso da parte dell’Arma contro un’organizzazione
eversiva clandestina. Per iniziativa del generale Dalla Chiesa,
Mazzei viene sottoposto a una inchiesta disciplinare; prima che essa
si concluda, Mazzei si dimette dall’Arma e viene immediatamente -
"per imposizione di alti esponenti della massoneria toscana" -
assunto, come dirigente dei servizi di vigilanza, dal Banco
Ambrosiano di Calvi. Questo era il clima.

A fine ’79, Dalla Chiesa viene nominato comandante della Divisione
Pastrengo di Milano. Bozzo immediatamente si rivolge al nuovo
superiore; gli espone la situazione; gli fa presente che ritiene
necessario, a questo punto, rivolgersi direttamente alla
magistratura; Dalla Chiesa lo autorizza, e gli dice comunque di
"approfondire gli accertamenti", cosa che Bozzo, con la
collaborazione di un altro ufficiale fedele, il capitano Riccio, si
affretta a fare. Ma il "gruppo di potere" all’interno dell’Arma e’
ancora molto forte.
"In occasione dell’arresto di Del Giudice, il colonnello Vitale mi
disse che la massoneria tentava ancora una volta di fare quadrato,
sottolineando la sua potenza, tenuto conto che di essi facevano
sicuramente parte personaggi come Picchiotti, Palumbo, Siracusano ed
altri...". La presenza di gruppi massonici, nell’esercito italiano,
non e’ una novita’; ma: "Intendo precisare - specifica Bozzo - che
quando si parla di massoneria fra ufficiali dell’Arma si fa
riferimento ad una massoneria occulta".
* * *
Il 14 maggio 1981, il tenente colonnello Bozzo viene nuovamente
interrogato da Colombo e Turone. E fa degli altri nomi. "Di quel
"gruppo" facevano parte, oltre ai gia’ citati maggiori Guerrera e
Calabrese, anche il colonnello Bozzi Nicola, ora in congedo e
dirigente, in Milano, di un’organizzazione privata di vigilanza
bancaria, i capitani Napolitano e Spinelli, il colonnello Favali ora
in congedo e dirigente il servizio di sicurezza della Banca
d’America e d’Italia (dall’Arma alle Banche, con determinate
protezioni, il passo e’ breve, n.d.r.), il tenente colonnello
Santoro, e il colonnello Musumeci Pietro...". Musumeci, in
particolare, pur dipendendo da un comando romano passava la maggior
parte del suo tempo a Milano, nell’ufficio del generale Palumbo col
quale, gerarchicamente, non avrebbe avuto nulla a che fare.
* * *
Del catanese Musumeci, poi diventato generale e dirigente del Sismi,
abbiamo avuto altre volte occasione di ricordare la strana carriera,
conclusasi con l’installazione, per conto della P2 e insieme a
personaggi come Pazienza, di una rete eversiva ai vertici dei
servizi segreti italiani. Ma per il momento, piu’ che diffondersi
sulla sua persona in particolare, giova riassumere i tratti generali
della situazione che possono aver qualche relazione con le nostre
storie "siciliane".
1) Un gruppo di potere massonico, o meglio gelliano, o meglio
piduista, e’ costituito presso un ganglio fondamentale dell’Arma fin
dal 1972;
2) Al centro di questo gruppo compaiono alti ufficiali siciliani, o
successivamente operanti in Sicilia, come Musumeci e Siracusano;
3) Questo gruppo viene in aperto contrasto, gia’ a Milano e almeno
dal giugno 1979, col generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il quale
tenta per quanto puo’ di opporsi ad esso;
4) Tale contrasto e’ peraltro parallelo con quello che opponeva
Dalla Chiesa al generale Cappuzzo, esponente fra l’altro - in
Sicilia - dei "Cavalieri del S. Sepolcro" del costruttore
palermitano Cassina, fra i quali si annovera anche il colonnello
catanese Licata;
5) Non vi e’ motivo di ritenere che l’uno o l’altro contrasto siano
cessati con la destinazione di Dalla Chiesa in Sicilia;
6) Bozzo non conta balle: la presenza della P2 nei vertici della
polizia e dei carabinieri era davvero decisiva, e lo era
particolarmente negli anni "di piombo" su cui egli testimonia. Per
esempio, la Relazione Anselmi rende ufficialmente noto che ai tempi
dell’affaire Moro (durante il quale, com’e’ noto, un’attiva opera di
depistaggio e’ stata svolta da Musumeci), le indagini delle forze
dell’ordine venivano dirette da un Comitato di coordinamento
composto in massima parte di piduisti. "Risultano infatti presenti i
seguenti affiliati alla loggia P2: i generali Giudice, Torrisi,
Santovito, Grassini, Lo Prete, nonche’, ad una di esse, il
colonnello Siracusano".

Dalla Chiesa e il gruppo di potere piduista erano nemici. Dalla
Chiesa e la mafia erano nemici. La mafia e la P2 avevano un nemico
in comune.


Pirati di tutto il mondo, unitevi. Piratpartiet, il partito dei
pirati: era nell’aria che prima o poi qualcuno ci avrebbe pensato,
ma a sorpresa questa novita’ non arriva da paesi caldi e ribelli, ma
dalla mite e paciosa Svezia. Il gruppo di utenti Internet che ha
dato vita a questa originale formazione politica ha messo subito in
chiaro i propri obiettivi: combattere le politiche commerciali
selvagge delle lobby del software e dell’intrattenimento, rimuovere
qualsiasi ostacolo alla libera circolazione delle informazioni, ma
soprattutto superare lo sbarramento del 4 per cento nelle prossime
elezioni politiche, un traguardo che vale 225 mila voti. In Italia
un esperimento analogo fatto del sito internetcrazia.org finora non
e’ riuscito a decollare, forse perche’ di questi tempi parlare di
democrazia diretta non ha lo stesso fascino e la stessa forza di
mobilitazione di un esplicito invito alla pirateria, che porta con
se’ il sogno di un partito in grado di trasformare in realta’ le
utopie libertarie nati da un quarto di secolo all’ombra dei personal
computer e nelle comunita’ virtuali telematiche.

A pensarci bene non e’ poi cosi’ assurdo pensare ad un partito
Europeo dei pirati con varie federazioni nei singoli stati membri, e
allora lancio un appello per vedere se c’e’ in ascolto qualcuno che
vuole legalizzare lo scambio di musica e video in rete senza scopo
di lucro, o dare piena legittimazione alle Tv di quartiere che oggi
rischiano condanne penali, oppure affermare il diritto alla
riservatezza nelle comunicazioni elettroniche contro bavagli e
sequestri repressivi, o magari trasformare in carta straccia tutti i
brevetti che impediscono di produrre farmaci salvavita anti-aids.
Proviamo a contarci: scrivete a carlo@gubi.it, e fatemi sapere le
vostre idee per un programma politico pirata. [carlo gubitosa]


Wanted. Taglia di 100 dollari per chiunque denunci un professore
"troppo di sinistra". L’ha istituita un’associazione di ex studenti
conservatori della University of California e la cosa, rivelata dal
Los Angeles Times, ha scatenato polemiche (persino) negli Stati
Uniti.


Freddo. In Italia e in Russia: naturalmente non c’e’ paragone fra i
gradi di Roma (che pero’ sono bastati ad ammazzare due polacchi e un
ragazzo siciliano, in auto abbandonate o in vagoni alla stazione) o
della Lombardia (dove e’ morto un invalido cui avevano tagliato
luce e gas) e quelli di Mosca, dove il Generale Inverno, che una
volta difendeva i russi, adesso ne fa strage. Manca il petrolio per
riscaldarsi: una volta era gestito dallo stato, adesso e’
"privatizzato" dalle varie cosche mafiose. Non arriva fino a Ivan,
nella sua soffitta sottozero. La mattina si raccolgono i morti
congelati.


Mafia 1.Due terreni nel Ragusano e un palazzo signorile a Vittoria -
sempre in provincia di Ragusa - cedonsi in cambio di un vitalizio.
Sembra uno scherzo, invece e’ l’epilogo di una vicenda allucinante.
La racconta Giovanni Pancari, il proprietario che da trent’anni
cerca di venderli ma vede ogni volta le trattative arenarsi
inspiegabilmente. Chiama in causa la mafia locale che lo avrebbe
danneggiato fino a minacciarlo di morte: in effetti oggi Pancari e
la moglie vivono a Catania, perche’ "se metti piede a Vittoria ti
facciamo la pelle".

I beni - che Pancari ha avuto in eredita’ dal padre e che
successivamente sono stati divisi al 50% con una sorella che non ha
mai avuto problemi di sorta - hanno subito traversie di qualsiasi
tipo: saccheggiamenti, furti, danneggiamenti, a partire dagli inizi
degli anni ’90, quando nel palazzo di Vittoria viene completamente
svuotata la cucina. Si susseguono numerosi furti di suppellettili ma
anche di documenti di proprieta’ della famiglia di Pancari. Il
palazzo e i fondi vengono spesso "occupati" da gruppi di persone non
meglio identificate.

Addirittura uno dei due appezzamenti di terreno, il fondo
Tremolazza, viene circondato da sbarramenti di vario tipo per
impedirne l’accesso. Pancari denuncia i furti e le prime
intimidazioni, ma non riceve risposte incoraggianti dall’autorita’
giudiziaria. Al contrario la situazione peggiora, perche’ capita
sempre piu’ spesso che i possibili acquirenti dei beni interrompano
i contatti all’improvviso, anche dopo aver manifestato un vivo
interessamento ai beni. L’uomo e la moglie vengono inoltre fatti
oggetto di minacce telefoniche insistenti, fino a quando gli viene
intimato di non mettere piu’ piede a Vittoria.

Nell’agosto del 1992 Pancari si reca con la moglie e un conoscente,
accompagnato dal figlio, con due vetture nel fondo Tremolazza per
documentare fotograficamente l’ennesimo episodio di danneggiamento.
Al ritorno verso casa Pancari e la moglie si trovano la via sbarrata
da tre veicoli. La sua vettura viene circondata da un gruppo di
persone, una delle quali ha un fucile subacqueo carico. Un’altra
persona si infila nel finestrino dal lato della moglie con
atteggiamento provocatorio. Pancari chiede piu’ volte che gli venga
liberato il passo, ma sara’ solo l’arrivo della macchina del
conoscente a mettere in fuga il gruppo.

Oggi, all’eta’ di settantasei anni, Giovanni Pancari non ce la fa
piu’. Si dichiara pronto a cedere gratuitamente il palazzo
signorile e i due fondi in cambio di un vitalizio mensile che
consenta a lui e alla moglie una vita dignitosa. Non ha idea di chi
possa avergli voluto impedire per tutti questi anni non solo la
vendita ma anche l’utilizzo dei suoi averi. Ha provato a rivolgere
la sua richiesta all’associazione antiracket di Caltanissetta, che
risponde che in assenza di dati piu’ circostanziati non puo’ fare
molto. Le altre associazioni contattate da Pancari non hanno
risposto. [enrico natoli]

Bookmark: http://www.cuntrastamu.org


Mafia 2. Ancora a piede libero il boss della regione siciliana
Cuffaro. Stavolta lo accusa l’ex segretario dei giovani Udc, tale
Campanella, suo ex assistente e naturalmente mafioso. Appalti,
centri commerciali, sindaci e assessori scelti direttamente da Cosa
Nostra: non entriamo in particolari per tema che parte della
popolazione locale, entusiasta di tanta efficienza, sommerga il
valoroso presidente sotto una valanga di voti.


Mafia 3. Dalla "Catena" del 10 settembre 2001: < Forza Veneto. I
nuovi proprietari - veneti - dell’ex azienda agricola dei mafiosi
Salvo, a Sambuca di Sicilia, hanno fatto saltare con la dinamite
l’orrendo e gigantesco cubo di cemento che i Salvo avevano costruito
per immagazzinarci all’americana il vino. "Faremo una cantina nuova
e molto piu’ bella - ha detto il capo dei veneti - seguendo le
tradizioni della campagna siciliana". Bravo. Non avete idea di
quanto sia bello, per un terrone, poter parlare bene dei veneti,
appena c’e’ l’occasione >

Quattro anni dopo: Zonin si mette d’accordo con Cuffaro, acquisisce
una banca (Banca Nuova), fa intrallazzi con Ricucci, vince le gare
per il monopolio bancario dei contributi pubblici in Sicilia (piu’ o
meno come i Salvo), si fa inquisire dai giudici, ecc. ecc. Vabbe’:
compriamo il vino di Libera - quello prodotto sui terreni confiscati
ai boss - e smettiamo di farci illusioni sui "grandi imprenditori
moderni", siculi o veneti che siano, che quando vedono mafia pensano
solo "oh che bei quattrini!".


Antimafia 1. La prima cosa che fece il generale dalla Chiesa, quando
arrivo’ a Palermo, fu di confiscare i pozzi con cui i mafiosi - che
ammazzavano chiunque parlasse di dighe nuove - speculavano sulla
mancanza d’acqua dei contadini. Il primo punto del programma della
lista antimafiosa, adesso, e’ quello di difendere l’acqua dei
siciliani, riportandola sotto il controllo pubblico (adesso e’
"privatizzata", sia pure non nella rozza maniera dei Greco e dei
Riina) e applicando un sistema tariffario che tuteli i contadini e
non li costringa a mendicare l’acqua alle cosche. La "non-politica"
Rita Borsellino ha individuato immediatamente il centro nevralgico
della politica siciliana.


Antimafia 2. E’ cominciato il lavoro per l’elaborazione del
programma del governo antimafioso. Non verra’ fuori da qualche testa
di politico, ma da un processo lungo e democratico che coinvolgera’
migliaia di siciliani. In ogni comune, in ogni area omogenea e alla
fine nell’intera regione verranno messi in piedi dei "cantieri"
(ognuno supportato da un gruppo di servizio specializzato) sui vari
temi da affrontare. Chi vuole portera’ qui i suoi contributi, le sue
proposte, i suoi cahiers de doleance.

I temi individuati sono dodici: Bilancio programmazione e politiche
di sviluppo; Territorio, Ambiente e Sostenibilita’; Agricoltura e
pesca; Industria, artigianato, commercio e cooperazione; Lavori
pubblici, infrastrutture e trasporti; Politiche del lavoro, sociali
e del terzo settore; Cultura, scuola, universita’ e ricerca; Turismo
e beni culturali; Sanita’; Legalita’ democratica, diritti e
partecipazione; Assetti istituzionali ed organizzativi e riforma
dell’amministrazione regionale; e Pace, immigrazione, intercultura e
cooperazione internazionale.

L’elenco, gia’ di per se’, e’ "politico": delinea una Costituzione,
piu’ che un semplice programma elettorale. Critica: manca un tema
importantissimo, quello dell’informazione libera (che in Sicilia e’
assente) e del diritto ad accedervi da parte dei cittadini.


Santiago. Si e’ ufficialmente insediata Michelle Bachelet, figlia di
un generale ucciso dalla dittatura di Pinochet, eletta presidente
del Cile dopo una campagna elettorale che ha visto la sinistra
prevalere sui sostenitori piu’ o meno palesi di Cosa Nostra. Il
sostegno alla signora Bachelet e’ venuto soprattutto dalla societa’
civile, stanca di un sistema mafioso che aveva dilapidato le risorse
del paese a vantaggio di pochi loschi privilegiati. Le tocchera’
adesso governare una delle regioni piu’ "difficili" del continente,
dove l’alleanza fra poteri economici e criminali ha spadroneggiato
per decenni stroncando nel sangue ogni opposizione, da Prats a Dalla
Chiesa, da Falcone a Allende.

La vittoria della signora B. (prima donna presidente: fatto in se’
gia’ molto significativo per le tradizioni maschiliste dell’isola,
dove fino a pochi anni fa vigeva il delitto d’onore) puo’ aprire una
svolta reale nella storia di questo lontanissimo paese, oggi diviso
fra una destra rozza e nostalgica e un centrosinistra timido e
irresoluto ma percorso appena una generazione fa da una sinistra
coraggiosa e combattiva: che sembra rivivere oggi, nei suoi tratti
migliori, nelle speranze suscitate da questa "fragile" eppur
vincente signora.


Spot. E’ adesso anche in rete il mensile dei noglobal siciliani (in
edicola in Sicilia col Manifesto) Isola Possibile. Gli ultimi affari
di Ciancio (di Marco Benanti), e altre inchieste.

Bookmark: http://www.isolapossibile.it


Spot. "Da qualche giorno e’ attivo il sito web del Gapa ("Giovani
Assolutamente per agire: un gruppo che da oltre dieci anni e’
presente nei quartieri piu’ poveri di Catania, ndr) con notizie
sull’associazione, sul giornale di quartiere e sulla nostra casa, il
Gapannone. Giovedi’ sera al Metropolitan ci sara’ inoltre il nostro
spettacolo, Sogno di una notte di mezza estate. E’ un’occasione per
vedersi, per stare insieme e per raccontarvi quello che abbiamo
fatto nell’ultimo anno. Vi aspettiamo. Adesso e da qui si resiste, i
ragazzi del Gapa".

Bookmark: http://www.associazionegapa.org


Spot. "Fra pochi mesi si terra’ un referendum fondamentale per la
nostra Democrazia. Ci verra’ chiesto se vogliamo che sia stravolta
la nostra Costituzione con una "riforma" che da’ tutti i poteri in
mano ad un uomo solo. Il Comitato Pistoiese in Difesa della
Costituzione ha redatto un libretto che spiega in modo semplice e
lineare cos’e’ questa "riforma" e perche’ votare NO al referendum
confermativo".

Per scaricarlo: http://freeweb.supereva.com/verdena/codico/libretto.pdf


Salvatore Resca wrote:
< Un gruppo di noi ha partecipato al consiglio comunale nel corso
del quale si sarebbe dovuto discutere, davanti al sindaco, del
dissesto finanziario del comune di Catania. Non se ne e’ fatto
nulla. Il sindaco ha rifiutato di parlare e l’opposizione ha
abbandonato l’aula. Abbiamo finalmente contattato l’assessore
Caruso. Il quale ci ha assicurato la sua presenza all’assemblea che
faremo lunedi’ 30 in via Siena, 1 Catania >


Pasquale I. wrote:
< Vite parallele. Tanzi con il suo operato ha infangato se stesso e
danneggiato un numero limitato di cittadini: il Cavaliere invece,
con la complicita’ dei deputati che gli tengono bordone e grazie ad
una opposizione che prima non ha saputo impedirgli di tornare al
governo e adesso si fa mettere alle corde, ci infanga tutti e
danneggia tutto il Paese >


linarena@yahoo.it wrote:
< Da qualche tempo mi interesso della flessibilita’ danese e della
simpatia che frange della sinistra liberaldemocratica italiana
manifestano per importare un modello ignobile di normativa sul
lavoro. Adesso anche Repubblica ha dedicato una pagina all’economia
danese ed alle meraviglie del rapporto di lavoro interrotto in
tronco e compensato per 4 anni dallo stato con il 90 per cento dello
stipendio. Questa pacchia tuttavia e’ destinata a sparire se offrono
al disoccupato un qualsivoglia posto di lavoro. Se rinuncia perde
tutto. In ogni caso, mi indigna il fatto che giuristi di fama e
cattedratici di presunto valore non intervengano per smontare questa
insulsa ed ignobile favola >


Ariel P. wrote:
< Le ragazze della IV C per vedere un futuro migliore dovrebbero
pensare a studiare ed imparare per capire se non fanno discorsi
scimmiottando i grandi. Rete = Orlando = Mafia >

* * *
No comment.


Moreno wrote:
< Ma i potenti sono anch’essi persone? Mi spiego. Immaginate Vespa,
che al termine di un faccia a faccia di due ore tra, mettiamo,
Tremonti e Fassino, per concludere la trasmissione chiede a Fassino
"Allora, adesso faccia un complimento a Tremonti!" e a Tremonti
"Faccia un complimento a Fassino!". Prendiamo Berlusconi. Ormai ne
parlano tutti male, tranne quelli che sono stipendiati da lui (e le
misteriose percentuali che dai sondaggi risultano ancora
intenzionate a votarlo). La cosa pero’ e’ diventata da tempo noiosa
e inutile. In effetti, se credessi nell’esistenza di Satana per me
Berlusconi sarebbe la cosa piu’ vicina a una sua incarnazione. E’
cosi’ che lancio con enorme curiosita’ e piacere l’esercizio
opposto: troviamo un pregio a Berlusconi! Non intendo il fatto che
sia un buon imprenditore e che abbia vinto tante coppe dei campioni
col Milan, quelle non sono vere e proprie qualita’. Intendo delle
qualita’ umane. Per esempio mi vengono in mente la stima e
l’amicizia che sembra nutrire con sincerita’ nei confronti di Gianni
Letta. Oppure un certo spirito paterno che mi pare abbia dimostrato
in occasione del sequestro delle due Simone... >

* * *

Temo che lo scambio di complimenti sia gia’ avvenuto, fra Rutelli e
Berlusconi. Ma mi congratulo con Lei per il suo fair play. L’hanno
inventato gli inglesi, durante la guerra civile contro re Carlo
Stuart, cui alla fine tagliarono - ma garbatamente - la testa.

Bookmark: http://www.santiagofilm.it/berluspregio.asp


Paolo B. wrote:
< Ettore vorrebbe la lapide: "Qui giace Cosa Nostra, strumento di
morte ed ingiustizia. I siciliani posero" >. Ma perche’ escludere
noialtri "nordici" da questa bella epigrafe?


ppp wrote:

El testament Cora’n

< In ta l’an dal quaranta quatro
fevi el gardon dei Boters:
al era il nuostri timp sacro
sabuit dal soul del dover.
Nuvuli negri tal fogher
thaculi blanci in tal thiel
a eri la poura e el piather
de ama’ la falth e el martiel

Lassi in reditat la me imadin
ta la cosientha dai siors.
I vuoj vuoiti, i abith cha nasin
dei me tamari sudours,
Coi todescs no ai vut timour
de tradi’ la me dovenetha.
Viva il coragiu, el dolour
e la nothentha dei puareth! >


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