Home > Cenere e carbone su Civitavecchia

Cenere e carbone su Civitavecchia

Publie le giovedì 13 gennaio 2005 par Open-Publishing

La nuova centrale contestata dagli abitanti e dagli ambientalisti
Cenere e carbone su Civitavecchia
VIRGINIO BETTINI
Simona Ricotti, consigliere comunale di Civitavecchia, ed Enrico Del Vescovo, del Forum ambientalista del Lazio, mi forniscono i dati del nuovo progetto per la realizzazione dell’impianto a carbone nella centrale di Torre Valdaliga Nord. Secono l’Enel, il nuovo progetto porta da 200 a 100 i valori garantiti di SO2 e da 30 a 20 quelli delle polveri: valori che sarebbero la metà di quelli garantiti dalla legge e i cui effetti sarebbero ancora più bassi. Un nuovo cambiamento totale di atteggiamento da parte dell’Enel sarebbe l’adozione, per il controllo e l’abbattimento delle polveri, di filtri a maniche in luogo dei filtri elettrostatici, il che comporterebbe il controllo del 99,9% delle emissioni, a fronte dell’attuale 90%. Altri miglioramenti, rispetto al progetto iniziale, secondo l’Enel sarebbero: l’altezza della caldaia che passa da 120 a 85 metri, due carbonili in luogo di uno solo con mezzo kilometro di lato, carbone comunque sempre a 42 metri d’altezza, una darsena per le 50 navi carboniere che dovrebbero attraccare ogni anno, il posto per un porticciolo turistico, un’area verde di 40 ettari alle spalle di Torre Nord.

Queste le premesse relative alla «ambientalizzazione» di una centrale di 2.000 Mwe che dovrebbe passare da olio combustibile a carbone. Una prospettiva che, nel nostro paese, non dovrebbe solo riguardare la centrale di Civitavecchia ma anche quella di Montalto di Castro e di Porto Tolle nel Parco del Delta del Po. Una prospettiva tanto massiccia non faceva parte delle ipotesi di diversificazione della produzione energetica che mi spinsero a scrivere - primo libro della collana di Legambiente, pubblicato nel 1984 da Franco Angeli - «Borotalco Nero», un’ipotesi di riutilizzo del carbone tra sfida autarchica e questione ambientale. Oggi non si tratta più di diversificazione ma di una precisa scelta, motivata dalle condizioni del mercato dell’energia e del caro petrolio, in attesa, forse, di un disinvolto ritorno al nucleare: perché infatti restarne fuori, considerato che l’ente elettrico punta occhi e denaro sulle centrali dei nuovi paesi dell’Est dell’Unione europea?

L’impatto ambientale

Torniamo al carbone e al disinvolto modello di valutazione dell’impatto ambientale che l’Enel ha proposto al governo, alla regione, alla provincia e alla popolazione di Civitavecchia. I miei interlocutori, tra i quali anche Rosa Rinaldi, vicepresidente della Provincia di Roma, mi ricordano che la direzione generale ambiente della Commissione europea ha inviato al governo italiano, nel 2003, una lettera di messa in mora per cattiva applicazione delle Direttive Cee 92/72 e Ce 96/62 e 99/30, in relazione all’inquinamento dell’aria nella città di Civitavecchia. L’Italia era accusata di non avere misurato le concentrazioni di Pm10 nella zona di Civitavecchia. In effetti, a Civitavecchia sono dati dell’ufficio ambiente del Comune, tra il settembre del 2002 e il settembre del 2003, i livelli di allarme sono stati superati addirittura 110 volte!

La centrale di Tor Valdaliga Nord, nel 2000, aveva prodotto ben 748 tonnellate di Pm 10, questo è quanto si può leggere nella relazione istruttoria della commissione per la valutazione dell’impatto ambientale del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio. Sappiamo, sulla base dei dati della Commissione europea (European Commission, 2003, airborn particles and their effects in Europe, Brussels, Emv. C1/Azr) che le centrali termoelettriche sono in Europa la seconda causa di immissione di Pm 10 (24%), dopo il traffico stradale (28%), prima delle attività industriali (14%), dell’agricoltura (13%) e di altre forme di trasporto (11%). A Civitavecchia le condizioni si invertono: sono le centrali termoelettriche le prime responsabili dell’inquinamento da Pm 10 per 1.152 tonnellate scaricate ogni anno, seguite dal traffico navale (100 tonnellate anno), dal traffico stradale (82 tonnellate/anno), dal riscaldamento (56 tonnellate/anno).

In una tale situazione il ricorso al principio di precauzione risulterebbe tutt’altro che retorico, ma non possiamo chiederlo all’Enel, in quanto il nostro ente elettrico mai si è presentato a una discussione aperta, a un libero confronto, neppure ai tempi di Chicco Testa. L’Enel quindi non si confronta. Lo sostiene anche Paolo Degli Espinosa il quale mi fa rilevare come l’aziendalismo del nostro Ente, di cui lo stato controlla un pacchetto del 30%, è miope ed a corto raggio. Non sarà certo il carbone a fornirci l’energia elettrica ad un prezzo più basso. Basta guardare ai nostri partner europei: il kilovattora medio costa meno in Francia, Germania e Regno unito, paesi che pure dispongono di centrali nucleari e a carbone già ammortizzate. Il consiglio aziendale dell’Enel segue quindi indisturbato la realizzazione di un proprio progetto, in assenza di un ruolo pubblico di poteri e responsabilità pubbliche.

Credo stia ai cittadini, ai gruppi sensibili di Civitavecchia, stimolare questo ruolo pubblico, semplicemente ribadendo le molte contraddizioni ambientali insite in questo progetto. In primo luogo, dall’alto camino multicanne di 250 metri di altezza, con 4 condotti da 5,7 metri di diametro, dopo la trasformazione della centrale da olio combustibile a carbone, la portata volumetrica dei fumi passerà dagli attuali 8 milioni di normal metri cubi/ora a 8,4 normal metri cubi/ora, ulteriormente contribuendo a sforare gli impegni del nostro paese rispetto al protocollo di Kyoto, a due mesi dal suo divenire operativo.

Poi vi saranno gli interventi sull’impianto: le nuove caldaie, le nuove turbine a vapore e il rifacimento delle tubazioni, i nuovi sistemi di denitrificazione catalitica, la desolforazione dei fumi con sistemi di tipo compatto, i filtri a manica per le polveri, due nuove banchine per lo scarico del carbone e del calcare, il carico di gessi e ceneri, carbonili con scarico, trasporto e stoccaggio del carbone, la produzione di acqua dolce dall’acqua di mare, il sistema di estrazione delle ceneri dai filtri a manica, il loro trasferimento in banchina per il carico sulle navi, la demolizione parziale del parco combustibili liquidi. Come si vede, più complessità rispetto alla situazione attuale ed una cumulatività degli impatti non calcolata.

La centrale di Four Corners

Prendo una delle opere tra le tante, basandomi sull’esperienza presso la centrale a carbone americana di Four Corners. Lì, per il controllo delle polveri con i filtri a manica esistono tre impianti in linea: uno in funzione, uno di riserva, uno in manutenzione per l’estrazione delle ceneri. L’Enel non chiarisce dove e se realizzerà i tre impianti e non ci propone un programma preciso e definito per lo smalitimento delle ceneri. Le opere di cantiere dureranno 5 anni e la popolazione di Civitavecchia deve essere pienamente cosciente del livello di carico cui sarà sottoposto il territorio a causa del concentrarsi nella centrale di nuovi materiali e sistemi di controllo, fino al decommissioning di buona parte dell’attuale struttura dell’impianto. Ai 5 anni va poi aggiunto un altro anno: 6 mesi per la preparazione del sito prima dell’avvio dei lavori veri e propri e 6 mesi di decantierizzazione, alla fine dei lavori.

L’Enel sostiene di disporre di un buon progetto per gli interventi di mitigazione e compensazione. La mitigazione principale sarebbe il contenimento dei volumi e delle altezze delle infrastrutture produttive, l’altezza delle caldaie, l’abbassamento del profilo dell’impianto e due carbonili coperti di forma emisferica, la cui capacità di stoccaggio, a parità di ingombro, sarebbe superiore a quella dei carbonili tradizionali. Non si forniscono però valori di confronto.Una «diga visuale» (concetto piuttosto discutibile) mitigherà, con terrapieni, varietà arboree, canne e flora mediterranea, la visuale del fronte mare. La centrale sarà una festa di colori: rivestimenti grigio chiaro, ciminiera azzurra, macchine gialle e tanto, tanto «verde di rappresentanza» a bassa manutenzione in parcheggi, aiuole e lungo le strade interne. Vi sarà poi la recinzione a gabbionate ambientali e metallica dell’intera centrale, il che sposerà il miglior impatto visivo agli standard anti-intrusione.

L’apice però si tocca con le compensazioni. Se l’Enel accetta di entrare in questa dimensione, dovrebbe anche ammettere alcuni impatti irreversibili e definirli. Non sia mai! L’intervento conservativo riguarda la realizzazione di un parco là dove si demolirà parte dei serbatoi dell’olio combustibile, sperando che contemporaneamente avvenga la bonifica dell’area, una piccola darsena turistica per la gioia di chi accetta la coniugazione del carbone con l’ambiente ed infine la razionalizzaizone del tracciato di alcuni elettrodotti ad alta tensione che insistono sul territorio della città, intervento che l’Enel avrebbe già dovuto avviare indipendentemente dalla trasformazione della centrale.

Restano fuori gli impatti maggiori, quelli veramente irreversibili, l’impatto cumulativo e quello sulla salute. A questi impatti l’Enel non crede e non presta attenzione, commenta uno degli animatori del forum ambientalista di Civitavecchia, il medico Mario Mocci. Una situazione di sfida alla partecipazione ed al dialogo.


Puzzolente, inutile e dannosa. Quella centrale non s’ha da fare
La trasformazione a carbone della centrale elettrica di Torre Valdaliga nord, a Civitavecchia, é un errore verso il quale l’Enel sta trascinando la città di Civitavecchia. Il motivo dichiarato è quello di produrre elettricità a costi minori di quelli attuali. Contemporaneamente, la città ha richiesto che per ridurre l’inquinamento cui era sottoposta la popolazione in modo crescente, l’olio combustibile bruciato in almeno una delle centrali cittadine dall’Enel fosse sostituito con il gas naturale.

L’Enel non aveva alcuna intenzione di fare tale scelta, avendo piuttosto in programma la sostituzione dell’olio combustibile con il meno costoso carbone per almeno tre delle sue centrali italiane, Civitavecchia compresa. Ha quindi promesso, in modo confuso, di eliminare l’inquinamento da carbone secondo i migliori standard internazionali. Per la taglia della centrale, per le caratteristiche urbane della città portuale di Civitavecchia, per le previsioni d’investimento, questo risultato è davvero irreale.

Sono cominciati i lavori preliminari di demolizione delle vecchia centrale a olio combustibile. Come spiega in questa pagina Virginio Bettini, i lavori di costruzione della nuova centrale a carbone dureranno molto a lungo e i costi di realizzazione saranno decisamente elevati. Per molti anni - fino al 2012, o giù di lì - dalla centrale a carbone non uscirà neppure un kilowatt, anzi da essa si produrrà soltanto inquinamento e spese, e per farlo richiederà molta altra energia.

Dunque, l’argomento, dell’Enel e del ministro Marzano, che è necessario costruire nuove centrali per dotare di kilowatt l’amata patria onde evitare possibili blackout, è un argomento falso. Restano e crescono i disagi, l’inquinamento, le malattie legate all’olio combustibile di oggi e al carbone di domani; restano e crescono in prospettiva le diseconomie cui l’Enel da decenni costringe la città di Civitavecchia che potrebbe, se riuscisse a liberarsi dell’antica servitù elettrica, avere un futuro diverso, più ricco e più sano, legato all’agriturismo dell’interno e al fascino del mare, compreso il nuovo rilancio del porto.

Oltretutto, il 2012 è un anno chiave per il sistema energetico europeo. Allora dovremo produrre gas serra in quantità ridotta del 6,5% rispetto a quella del 1990. Tutta questa nuova energia inquinata non ci serve, anzi. Siccome a tutt’oggi l’aumento è stato notevole, servirà una frenata piuttosto brusca, oppure una ragionevole politica industriale di risparmio. Cosa c’entri tutto questo con la centrale a carbone di Civitavecchia, è presto detto. L’Enel che ha forse soldi da spendere (visto che ne vuole gettare a palate in un’inutile centrale a carbone) e certamente ha un forte influsso sulle autorità della città di Civitavecchia, dovrebbe mettere a frutto gli uni e l’altra, nonché il know-how elettrico che tutti le riconoscono, per mettere in piedi un potente laboratorio energetico teso al risparmio e alle nuove energie. A Civitavecchia. (guglielmo ragozzino)

http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/12-Gennaio-2005/art2.html


Links:

http://www.msicivitavecchia.it/public/Carbone2.doc

http://www.noalcarbone.it/noalcarbone/parlamento.htm

http://www.noalcarbone.it/noalcarbone/parlamento.htm

http://www.nocoke.org/toplev/history.php


Di edoneo

http://www.edoneo.org/

Portfolio