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Cesare Bermani: 25 aprile, il paese dala memoria corta
Publie le mercoledì 25 aprile 2007 par Open-Publishing25 aprile, il paese della memoria corta
L’impunità storicizzata del fascismo
E quella medaglia d’oro di Napolitano...
Cesare Bermani
In un paese dove le forze politiche si sforzano continuamente di omologare superficialmente alla cultura dominante ogni avvenimento e dove le sinistre hanno sempre sottovalutato la funzione politica della cultura, limitandosi a ridurre l’intellettuale a ruolo di fiancheggiatore, non può che esserci memoria corta.
In questi giorni si parlerà sicuramente di un grande dimenticato, Antonio Gramsci, ma solo perché morì settant’anni fa.
Certo però non se ne parlerà come di colui che cercò di connettere criticamente produzione, cultura e politica; come di colui che sapeva che se un blocco sociale non ha una propria cultura non può vincere; che sapeva essere insufficiente lo studio dei partiti politici e della struttura economica, ritenendo necessario analizzare anche quell’insieme di fenomeni che chiamava «l’organizzazione della cultura».
Se il nostro paese ha oggi la memoria corta è soprattutto perché le sinistre hanno sempre sottovalutato la lotta sul terreno culturale, rifiutando quella richiesta di un nuovo "modo di produzione" sia della cultura sia della politica, visto come strettamente correlato a una loro radicale democratizzazione che Gramsci proponeva.
Se la sinistra avesse avuto una propria organizzazione della cultura, probabilmente diverso sarebbe il rapporto che il paese intrattiene con la propria memoria e con la propria storia, che dà luogo a continue dimenticanze e riscoperte e nuove dimenticanze del nostro passato.
Faccio un piccolo esempio, legato a un fatto odierno. Nel 1973 ho pubblicato un libro su La battaglia di Novara. 9 luglio-24 luglio 1922. Riscoprivo un avvenimento rimosso nella coscienza della mia città, noto pressoché ai soli vecchi militanti socialisti e comunisti. Quella battaglia, in cui oltre 2mila armati fascisti distrussero 50 sedi di istituzioni proletarie, assaltarono 40 comuni amministrati dalle sinistre e nella quale ci furono 8 morti e oltre 25 feriti, dopo cinquant’anni era come non fosse mai avvenuta. Nessuna forza politica fece nulla per fare conoscere quella vicenda.
Oggi il presidente della Repubblica dà la medaglia d’oro a Novara per i fatti d’allora, ma come se quei fatti si fossero limitati agli scontri avvenuti nella frazione di Lumellogno (che si difese eroicamente, ma che rappresenta un solo spezzone di una battaglia che conobbe ben altre dimensioni). Così facendo, si derubrica un ben più esteso crimine fascista a scaramuccia di paese. E questo è possibile perché in 85 anni non si è fatto niente per fare conoscere estesamente gli avvenimenti di quei lontani giorni.
Oggi è il 25 aprile, anniversario della Liberazione.
Due sere fa ero alla casa del popolo di Arona a parlare dei canti della Resistenza. Mi ha colpito che un gruppo di giovani dicesse che volevano riappropriarsi della storia dei nonni per farla conoscere "ai loro coetanei e ai padri".
Segno che ai giovani di oggi abbiamo trasmesso poco e male la storia dei nonni. E per niente la storia dei padri (che pure, come sappiamo, c’è stata e che non è meno interessante).
Pensiamo agli eccidi nazisti e fascisti, all’"armadio della vergogna". Mi sembra emblematico che sia bastato voltare un armadio contro il muro per non parlare più dei crimini di guerra nazisti e fascisti i cui incartamenti stavano rinchiusi in quell’armadio.
Eppure quegli eccidi erano avvenuti. Tutto quanto ha riguardato il fascismo e la destra, dall’assassinio del fratelli Rosselli alle Stragi di Stato, in questo paese non ha avuto colpevoli.
Così da un lato la memoria si è fatta corta e dall’altro il passato continua a non passare.
da "Liberazione" 25/04/2007