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Cgil: «Accordo incompatibile»
di Sara Farolfi
Il segretario Guglielmo Epifani: il testo della Confindustria non è emendabile. A Cisl e Uil: recuperare il documento unitario. Oggi round con le imprese
«Incompatibile». Nessun accordo è possibile sulla base del documento presentato da Confindustria, «quel testo non è emendabile». Il segretario generale Cgil, Guglielmo Epifani, concludendo l’« esecutivo» della confederazione, dice «no» al documento di Confindustria sulla riforma del modello contrattuale. Ed è un «no» netto, di impianto, che apre oggi stesso «un’altra fase» nella trattativa con Confindustria come nelle relazioni con Cisl e Uil: per continuare il negoziato è necessario ripartire dal documento unitario (siglato tra Cgil, Cisl e Uil la scorsa primavera), e allargare il tavolo del confronto a tutti i soggetti interessati (e quindi governo, commercio, artigianato). L’ipotesi di accordo presentata dalle imprese nulla ha a che vedere con la piattaforma unitariamente siglata dai sindacati e non è compatibile con il senso stesso della contrattazione della Cgil, ha detto ieri Epifani aprendo la discussione dell’esecutivo della confederazione. Nello stesso tempo non si può abbandonare il tavolo, l’ipotesi di un accordo separato è da evitare.
Alla domanda, «che fare dunque?», ha tentato di rispondere il dibattito che è seguito. La proposta di percorso formalizzata dal segretario generale nelle conclusioni - mediazione tra le diverse anime della Cgil - è stata accolta nel consenso generale. Un documento della segreteria Cgil verrà presentato oggi (nell’incontro calendarizzato tra le parti) a Cisl, Uil e a Confindustria: si chiederà di sgombrare il campo dall’«ipotesi di accordo» presentata dalle imprese, per ripartire dalla piattaforma unitaria dei sindacati, generalizzando il tavolo del negoziato. Il direttivo della confederazione è stato convocato per il 30 settembre, e prima di questa data nulla sarà deciso. E’ evidente, a questo punto, la valenza che assume la mobilitazione generale, articolata per territori, proclamata contro le politiche del governo per il 27 settembre. «Dobbiamo chiedere a Cisl e Uil che intenzioni hanno», è risuonato ieri in più interventi dei segretari generali di categoria, regionali e delle camere del lavoro metropolitane.
A giudicare dalla vicenda Alitalia (ma anche da altre vertenze a latere , come Telecom e via dicendo) l’intenzione sembra più che chiara. Del resto anche la piattaforma unitaria sul modello contrattuale ha avuto vita breve in casa Cisl e Uil. Un po’ come quella sul fisco, unitariamente siglata dai sindacati a dicembre scorso. La nuova «era Berlusconi» ha fatto piazza pulita di entrambe. Le imprese altro non hanno fatto che cavalcare l’onda, disegnando un’ipotesi di accordo sul modello contrattuale che è sintesi perfetta tra il sindacato che vuole Bonanni (Cisl) e il welfare che vuole Sacconi. «In altri tempi Confindustria non avrebbe potuto presentare un documento simile - dice Nicolosi - Ha cavalcato anche la debolezza sindacale». A corso d’Italia il documento presentato da Confindustria aveva già nelle ultime settimane animato il dibattito, suscitando la contrarietà a tutto campo.
Al giudizio negativo (sulla piattaforma unitaria dei sindacati come sul documento di Confindustria) già espresso dalla Fiom, la categoria dei metalmeccanici, e dalle aree programmatiche Lavoro e società e Rete 28 Aprile , si è aggiunto quello dei dipendenti pubblici, oltrechè di diversi segretari di camere del lavoro. Ieri il direttivo della Funzione pubblica, riunito poco prima dell’esecutivo, ha espresso un giudizio del tutto negativo sull’ipotesi di accordo presentata dalle imprese, giudizio non dissimile da quello formalizzato pochi giorni fa dal comitato centrale Fiom: «Il comitato direttivo ritiene che il confronto non possa proseguire con Confindustria - recita il comunicato - ma debba vedere, da subito il pieno coinvolgimento del governo del governo e di tutte le controparti, pubbliche e private, e che il merito della trattativa debba assumere con maggiore rigore tutti i contenuti della piattaforma unitaria».
Anche l’esecutivo nazionale della Flai (i lavoratori dell’agroindustria), seppure con un giudizio più sfumato, ha ribadito ieri la necessità di ripartire dalla piattaforma unitaria. A giudizio dei più, quella di ieri è stata una «discussione vera». L’intervento di Epifani è stato accolto nel consenso generale. Soddisfatti Gianni Rinaldini e Carlo Podda, segretari generali, rispettivamente, della Fiom e della Funzione pubblica. Sulle stesse posizioni anche Nicola Nicolosi (Lavoro e società) e Giorgio Cremaschi (Rete 28 Aprile). «In altri tempi Confindustria non avrebbe potuto presentare un documento simile - dice Nicolosi - Ha cavalcato anche una debolezza sindacale».
Il Manifesto