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Cgil, Fiom, Liberazione: è scontro

Publie le sabato 10 maggio 2008 par Open-Publishing

In un editoriale il direttore del quotidiano del Prc, Sansonetti, accusa la dirigenza del più grande sindacato italiano di essere stalinista perchè animata dal desiderio di azzerare la Fiom. Al centro della polemica la vicenda Murgo. La categoria delle tute blu fa quadrato, mentre da Corso Italia respingono categoricamente le accuse

Gulag Cgil. Così titolava oggi in prima pagina non Libero ne Il Foglio, bensì Liberazione. Che fra il quotidiano del Prc e l’organizzazione di Epifani i rapporti fossero arrivati ai ferri corti si sapeva da tempo, almeno dai mesi precedenti al 20 ottobre, quando il giornale diretto da Sansonetti sostenne la manifestazione di protesta verso l’accordo sottoscritto dalle sigle confederali, il governo e le parti sociali in merito al Protocollo sul welfare. Un documento giudicato al ribasso, troppo, una sconfitta per il mondo del lavoro che pesava come un’onta, nella prospettiva di Liberazione e di una certa area del Prc, sulle spalle del sindacato. Allora si parlò di lontananza dall’organizzazione di Epifani, parallelamente però alla crescente saldatura di Rifondazione con parti di quello stesso sindacato, in primis la categoria delle tute blu guidata da Rinaldini e da Cremaschi, leader della rete 28 aprile, in prima linea contro il Protocollo. Oggi la lontananza diventa divorzio, almeno a leggere le parole con cui il direttore Sansonetti commenta la scelta compiuta dalla Cgil di sospendere alcuni membri della Fiom di Milano. "Riflesso stalinista" con l’aggravante che "il vecchio stalinismo era sostenuto da una ideologia, da una qualche forma di ideale" mentre "questo no, è stalinismo come semplice metodo, come scelta del potere per il potere".

Parole forti, durissime, accuse gravi, condite dal sospetto, ne parla lo stesso Rinaldini sempre oggi e sempre sulle pagine di Liberazione, che questa decisione sia stata il frutto di un desiderio di delegittimare la Fiom, ridurla al silenzio. Chiede infatti Stefano Bocconetti al segretario dei metalmeccanici: "tu pensi ad un giro di vite contro questa categoria riottosa...l’ennesimo segnale inviato da chi vuole costruire un sindacato aconflittuale? Magari legato al doppio filo col mondo della politica, dove le differenze fra maggioranza e opposizioni sono sempre più sfumate?". Risposta dell’esponente delle tute blu: "Che vuoi che ti dica? Questa potrebbe essere una chiave di lettura". Accanto all’intervista, invece, in un articolo di ricostruzione della vicenda si parla chiaramente di "un regolamento di conti tra la Cgil e la Fiom", quest’ultima progressivamente sempre più polemica verso la dirigenza di Epifani accusata di voler portare il sindacato ad una adesione al Pd, rinunciando alla conflittualità che gli dovrebbe essere propria, come dimostrerebbe il modello di nuovo contratto elaborato con gli altri confederali. "Casualmente nella stessa giornata, la Cgil ha chiesto di ratificare un accordo che credo non possa piacere ad una categoria come quella dei metalmeccanici. Ma proprio nel giorno in cui si sarebbe dovuta avviare una discussione delicata, ecco che si tira fuori questo provvedimento", dichiara Rinaldini.

Il caso. Il provvedimento a cui fa riferimento il segretario Fiom è quello del Collegio giudicante della Cgil Lombardia che ha sospeso per sei mesi la segretaria generale della Fiom di Milano, Elvira Sciancati, per quattro un altro membro della segreteria, Marcello Scipioni, per tre mesi due funzionari di Sesto San Giovanni. L’episodio al centro dell’iniziativa risale al 10 maggio 2007 quando si svolge proprio a Sesto San Giovanni un attivo di delegati Fiom per discutere la piattaforma per il rinnovo contrattuale della categoria. E’ in questo contesto che interviene pubblicamente anche Massimiliano Murgo. Delegato Rsu Fiom, Murgo è stato indagato e poi prosciolto nell’ambito dell’inchiesta sulle nuove Br, a seguito della quale è stato sospeso dalla Fiom. Pochi mesi dopo è la Cgil ad allontanarlo per aver partecipato ad uno sciopero dei Cobas. Proprio per questo motivo secondo il Collegio lombardo non avrebbe avuto diritto a partecipare all’attivo sindacale, dove per altro il suo intervento si traduce nella narrazione di una vicenda considerata dalla magistratura interna della Cgil delegittimante per l’organizzazione oltre che infamante. Murgo infatti dice di aver fondato Alternativa operaia, sindacato autonomo col quale si presenta anche alle elezioni delle rappresentanze nella sua azienda (la Marcegaglia), con la copertura della Fiom e come espediente per rientrare dentro l’organizzazione. Di questo intervento illegittimo sarebbe responsabile, secondo il Collegio, la segretaria Sciancati, che è stata appunto sospesa. Lei si difende dicendo che la cosa "è accaduta mentre ero fuori sala, anche se poi mi sono arrabbiata con chi ha dato la parola a Murgo". Quanto alla possibilità di sospendere l’attivo verso cui lei non ha optato e che gli viene contestata, sostiene: "eravamo in sciopero e avevo necessità di andare avanti a discutere del contratto".

Rifondazione. Giordano, segretario uscente, ha espresso piena solidarietà alla segretaria Fiom e agli altri dirigenti colpiti dal provvedimento, una scelta che gli appare "molto grave" e "nefasta". Zipponi che per il Prc si interessa di lavoro preferisce "vista la delicatezza del caso aspettare di conoscere meglio i fatti prima di esprimere qualsiasi opinione", l’unica cosa che si sente di dichiarare è l’apprezzamento verso la Sciancati: "un’ operaia chiamata a gestire la più importante Fiom di Italia, un quadro importante e capace", ci dice al telefono. Rosa Rinaldi, del Prc con un passato nella Fiom e sottosegretario al ministero del Lavoro di Prodi, ci spiega che pur comprendendo "che il termine gulag possa essere forte" tuttavia quello che è successo è "grave", perché "sullo sfondo c’è in atto un processo di normalizzazione della Cgil. Un desiderio di cercare di marginalizzare la Fiom. Il tutto mentre si apre non a caso la discussione sul nuovo contratto di lavoro". Dal punto di vista procedurale, secondo lei, "non c’è fondamento, al meno leggendo quanto dichiarato dalla Sciancati". Rinaldi poi punta l’attenzione sui tempi: "Che questa cosa si manifesti adesso, dopo un anno, proprio mentre si apre la discussione sul nuovo contratto, mi sembra un tempistica sospetta". Cioè? "Cioè il tentativo di escludere per via di magistratura interna una parte della Cgil che l’ha pensata e la pensa diversamente, a partire dal Protocollo di luglio fino al 20 ottobre".

La risposta della Cgil. Dal sindacato replicano insistendo sul fatto che la magistratura interna è "del tutto indipendente dagli organismi dirigenti": quindi non c’è stata nessuna volontà di usare il Collegio giudicante da parte della maggioranza cigiellina per colpire l’area della Fiom. Inoltre si ricorda che sono previsti tre gradi di giudizio, per cui "il ricorso avverso a un provvedimento, determina una immediata sospensione dell’eventuale sanzione comminata". Tradotto: alla Sciancati e agli altri dirigenti è sempre garantita la possibilità di far ricorso contro la sospensione con la conseguente decadenza di questa stessa. Si sottolinea poi che la decisione è stata presa all’unanimità e riguarda "un grave episodio" e che sulla tempistica non c’è niente di sospetto. Rispetto all’accusa della Fiom che sostiene che il provvedimento sia giunto ad hoc per marginalizzare la categoria nel momento in cui si apre la partita sul contratto nazionale che la vedrebbe contraria a quanto deciso da Epifani, la Cgil "respinge con sdegno e fermezza le insinuazioni", chiedendo elementi di prova che attestino questa accusa. A Sansonetti e a Liberazione, infine, Corso italia chiede "rispetto" perché il più grande sindacato italiano non può essere "infangato" da quelle che appaiono come "strumentalizzazioni politiche" estranee "al merito della vicenda".

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