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Cgil verso lo sciopero generale
di Antonio Sciotto
«Il governo detassi salari e pensioni». Il prossimo Direttivo unificherà le lotte. Epifani duro con Cisl e Uil: «Non capiamo perché accettano tutto»
«Il Direttivo della prossima settimana deciderà le modalità di unificazione delle lotte». L’annuncio viene accolto da un boato di applausi: in conclusione del suo discorso dal palco dell’Assemblea dei quadri e delegati, al Palasport di Roma, il segretario generale Guglielmo Epifani dice chiaramente che la Cgil è in procinto di indire uno sciopero generale. Uno sbocco naturale, invocato da diversi delegati intervenuti, guidato dalle tante mobilitazioni disseminate da qui a metà dicembre: domani e il 14 novembre due scioperi interregionali degli statali; il 13 novembre la manifestazione dei pensionati Spi, sempre al Palasport; il 14 novembre lo sciopero nazionale dell’università e ricerca, con corteo a Roma (unica iniziativa unitaria); il 15 novembre si ferma il commercio, il 12 dicembre i metalmeccanici (entrambi con cortei a Roma); senza contare che il pubblico impiego conta di confluire ugualmente sullo stop del 12 dicembre.
Poi ci sono scioperi territoriali, dall’Emilia a Torino. Una somma di tanti passi fa una corsa, ma Epifani precisa che «dovrà essere intelligente, un percorso di lotte da decidere e far crescere nella sua articolazione: questa è una fase che non finisce rapidamente». Fuori dal sindacalese, potrebbe voler dire che la settimana prossima, al Direttivo, non si deciderà ancora uno «scioperone generale» (8 ore, con manifestazione a Roma) entro l’anno, ma che la mobilitazione unificata sarà per ora «articolata», cioè per territori. Ma è tutto da vedere, certo la pressione sulla segreteria Cgil è forte, e ieri bastava pronunciare la parola «sciopero» per far scattare battimani e tamburi dalla platea dei 10 mila quadri e delegati.
Il discorso di Epifani inizia dalla manifestazione per la scuola del 30 ottobre: «Bellissima: difficile ricordarne simili». I collettivi delle università romane avevano chiesto di parlare: la Cgil non ha concesso un intervento, ma il direttore di Rassegna Sindacale Paolo Serventi Longhi, che moderava l’Assemblea, ha letto la loro piattaforma: gli studenti, come gli universitari francesi che avevano lottato contro il Cpe, invitano i lavoratori a «uno sciopero generale e continuativo» e inoltre chiedono sostegno alla Cgil per le prossime manifestazioni, in particolare sul fronte dei mezzi di trasporto. Epifani ha promesso che la Cgil «si impegna perché gli studenti possano manifestare liberamente» e che «non accetterà infiltrazioni, minacce e intimidazioni al movimento da parte di nessuno».
La solidarietà dell’Assemblea Cgil è andata anche ai giornalisti della Rai, contro «gli attacchi squadristi e fascisti a Chi l’ha v isto», poi - con una bella standing ovation di tutti i delegati - è stata ricordata la nostra compagna Carla Casalini, scomparsa ieri, colonna dell’informazione sindacale del manifesto.
Epifani ha spiegato le proposte della Cgil contro la crisi. Con una premessa: «Se lo Stato deve intervenire per le banche e le imprese, allora intervenga per tutti: pensionati, lavoratori, precari». La finanziaria del governo, per Epifani, «è sbagliata» e «manda il Paese a ramengo». Al contrario, «serve una terapia d’urto, perché la crisi è eccezionale». Come ha fatto il Giappone, come sta per fare la Francia, anche l’Italia deve rilanciare i consumi, la domanda: «Si apra un tavolo con le parti sociali a Palazzo Chigi, si faccia pressione sulla Bce perché tagli i tassi e sulla Ue perché, flessibilizzando Maastricht, liberi risorse per infrastrutture e sostegno ai redditi».
Ecco le misure proposte dalla Cgil: 1) Ampliare il campo degli ammortizzatori a tutti quelli che perdono il posto, anche ai precari; rafforzare gli strumenti per aumentare il reddito di chi è in cassa: 700-800 euro al mese non bastano. «Sono provvedimenti che costano, ma noi diciamo al governo: distogliete i fondi dalla detassazione dello straordinario, che non ha senso in una fase di crisi, e investiteli per chi perde il lavoro o è precario». 2) Sostegno ai salari e alle pensioni, subito con la tredicesima: si può fare con l’extragettito (8 miliardi nei soli primi mesi del 2008) già ottenuto grazie alle maggiori tasse versate dal lavoro dipendente: per questo andrebbe restituito anche il fiscal drag. 3) Per chi ha un mutuo a tasso variabile, applicare per un periodo transitorio il tasso Bce anziché l’Euribor. 4) Varare un piano di infrastrutture, «quelle cantierabili subito, non il Ponte di Messina»; 5) Welfare: misure per i non autosufficienti, stanziare un miliardo di euro per i poveri; 6) Migranti: sospendere per due anni la Bossi-Fini: «una schifezza», per Epifani, che chiede alle imprese: «Dite chiaramente cosa ne pensate».
Poi l’attacco, duro, a Cisl e Uil: «Le divisioni non le abbiamo volute noi, le abbiamo subite. Perché Cisl e Uil hanno accettato oggi da Brunetta, quello che non accettavano in giugno? Non ci offre neanche la metà dell’inflazione». E sul commercio: «Credo che l’accordo separato sia stato voluto, perché altrimenti non si sarebbe violato un patto unitario sulle regole: perché non hanno sospeso per chiedere il voto ai lavoratori, come noi chiedevamo?». La platea a questo punta fischia Cisl e Uil. E ce n’è anche per la Confindustria: «Ci hanno fatto lezione per mesi sul fatto che non accettavamo il secondo livello, e poi sulle ’linee guida’ hanno scritto che questo si farà ’secondo la prassi in atto’. Cioè come nel Patto del ’93: non cambia nulla». La risposta sui migranti è venuta dal vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei: «Non siamo d’accordo sulla sospensione della Bossi-Fini. Si studino sostegni al reddito per chi ha perso il lavoro e possa restare in Italia per cercarne un altro: ma per massimo 8-12 mesi».
Messaggi
1. Cgil verso lo sciopero generale, 7 novembre 2008, 19:30, di Pamero Sutecs
Le proposte fatte da Epifani sono ragionevoli e condivisibili ma a quanto pare gli stessi appartenenti alla CGIL non si comportano in modo coerente. Mi riferisco, in particolare, all’inerzia (meglio sarebbe dire al menefreghismo) con cui la segreteria della CGIL di Trieste ha affrontato il problema dei precari della provincia del capoluogo regionale. La giunta provinciale di Trieste ha deciso, arbitrariamente, di stabilizzare solo alcuni precari a scapito di altri che dovevano anch’essi fruire delle norme sulla stabilizzazione. La CGIL di Trieste è stata a guardare solo per non creare problemi alla (sedicente) maggioranza di centrosinistra che regge la Provincia. A causa di tale comportamento a fine anno una decina di precari perderanno il posto dopo aver lavorato per anni per l’amministrazione provinciale. Cosa si deve dedurre? Epifani pronuncia parole al vento sui precari?