Home > Che tristezza le parole di Citati!
di Lidia Menapace
L’esempio che si incontra nell’articolo di Pietro Citati su La Repubblica di ieri (la giovane che proclama «Quelli che non ha ucciso Hitler, li ammazzeremo noi») (ma l’ha sentita con le sue orecchie? e perchè non l’ha denunciata?) prova in effetti una delle affermazioni del noto scrittore e saggista, oggi un bel po’ stonato (ma -come è noto - “quandoque bonus dormitat Homerus” - e dunque anche Citati può dire sciocchezze) che le sciocchezze sono immortali; è vero che nel contempo ci porge anche qualche passaggio gradevole come quello - che condivido - sulla felicità meravigliosa che ci dà ogni sera la faccia di Pecoraro Scanio in Tv (e anche altre, a dire il vero).
Maa resto davvero imbarazzata a leggere una tale sequela di parole rabbiose e infondate, di fronte a una questione invece molto seria, quella cioè del rinascente antisemitismo e razzismo anche verso altri in Europa e non solo.
Bisognerebbe che ci dessimo, noi e i nostri ospiti o connazionali delle varie culture e religioni, delle norme di comportamento (preferirei questo a una Carta dei valori, come ha proposto Amato e che a me sembra molto equivoca e vagamente egemonica): ad esempio è antisemitismo dire che nel ghetto di Roma ha vinto la destra ebrea romana? E mi ha molto colpito che gruppi di giovani ebrei abbiano cercato di ostacolare il corteo e la manifestazione per il Libano (molto corretta e pacifica e anche scarsa e sola): è stato molto brutto sentire tra l’altro gridare che loro le donne e i bambini non li lasciano venire alle manifestazioni, se le giocano tra uomini, una goffa manifestazione di patriarcato, a mio parere. E se dico che Olmert ha fatto gravi errori politici le cui conseguenze paghiamo tutti e tutte, e in primo luogo il suo popolo e aggiungo che uno come Ariel Sharon capace di avanzare e di ritirarsi non li avrebbe fatti, sono filo- o antisemita?
A me sembra che la piaga dell’antisemitismo, icona di tutti i razzismi, si potrà dire forse sanata, quando degli Ebrei si potrà parlare come di qualsiasi altra persona, usando nei loro confronti ragione e cuore,
conoscenza e discrezione. Ma se un uomo colto e ascoltato come Citati trova modo di rovesciare contumelie su chiunque non la pensi come (ma come la pensa, se questa volta esprime un pensiero? il che non mi pare proprio faccia) siamo daccapo. Tra le molte affermazioni che mi sento di rifiutare con forza e le molte notizie e la vera importante bibliografia che ci dona, una mi pare pericolosa: «noi cattolici», dice: a nome di chi parla? o è addirittura d’accordo con Berlusconi che vuole l’Italia degli italiani e cattolici (e come la mettiamo con gli Ebrei? assimilati?) e viene smentito da Comunione e Liberazione che - siamo giusti - di cattolici se ne intende!