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Ci hanno già anche tagliato le pensioni

Publie le mercoledì 25 luglio 2007 par Open-Publishing
1 commento

L’allegato A, all’accordo del 23 luglio 2007 sulle pensioni .....

Non hanno solo regalato la cassa previdenziale al Governo ed aumentato i contributi ... ci hanno già anche tagliato le pensioni

Da giorni ci si scervellava nel capire cosa mancasse all’accordo firmato.

Se su tutti gli altri passaggi dell’accordo era semplice individuare e dimostrare i punti di cedimento sindacale, restava da chiarire i reali effetti dell’accordo sui coefficienti.

Alcuni sindacalisti, i più critici, affermano che l’accordo già prevedeva una riduzione dei coefficienti di rendimento previdenziale di almeno 6 punti percentuali, mentre altri sindacalisti (quelli che difendono l’accordo) ci dicono invece che con l’accordo si erano tutelate le pensioni, anzi sarebbero aumentate, di poco, anzi pochissimo, ma aumentate e che la questione coefficienti era rimandata al 2008.

L’accordo però non era così chiaro a riguardo, salvo la tabella A (citata ma non riportata nell’accordo firmato il 20 luglio ma comparsa poi nel protocollo firmato il 23 luglio) in cui si precisa per ogni fascia di età di pensionamento quali sarebbero stati i coefficienti di calcolo.

Una tabella titolata "Tabella A aggiornata" .... aggiornata rispetto a cosa ??

http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2006_0726_deliberacoefficienti.pdf

La cosa appare immediatamente strana perchè i firmatari dell’accordo ci spiegano che la questione coefficienti sarebbe stata rimandata ad una commissione che deve elaborare una proposta entro il 2008, e che quindi nessuno, con questo accordo avrebbe già deciso di quanto, e se, sarebbero stati ridotti i coefficienti per il calcolo della pensione.

Ma invece la tabella A, parla di coefficienti "aggiornati", che dovrebbero già entrare in vigore dal 2010.

Più precisamente il protocollo del 23 luglio 2007 cita:

In questo ambito, in fase di prima rideterminazione dei coefficienti di trasformazione di cui all’articolo 1, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in applicazione dei criteri di cui all’articolo 1, comma 11, della medesima legge, la Tabella A allegata alla citata legge n. 335 del 1995 è sostituita, con effetto dal 1° gennaio 2010, dalla Tabella A aggiornata (vedi allegato 1).

Ecco la tabella A, come viene riportata dall’accordo firmato l’altro giorno

età coefficiente di rendimento
%

57 4,419
58 4,538
59 4,664
60 4,798
61 4,940
62 5,093
63 5,357
64 5,432
65 5,620

I sindacalisti (quelli che difendono l’accordo) continuano a ripetere che la partita coefficienti è tutta ancora aperta e demandata alla commissione paritetica che se ne occuperà, che la tabella A va quindi interpretata.

Comunque la Tabella A è segnata da un asterisco (*) che rimanda ad una piccola nota a piè di pagina che cita:

(*) Coefficienti di trasformazione aggiornati secondo le procedure contenute nella "Relazione tecnica" esaminata dal Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale nella delibera n°9 del 26/07/2006

Allora siamo andati a cercare questa delibera del 2006 (formato PDF) che è di fatto la concessione di un parere favorevole del nucleo di valutazione di cui sopra ad una richiesta del Ministero del Lavoro di adeguare i coefficienti di calcolo della pensione secondo la seguente tabella (che riportiamo esattamente come presentata sul testo della delibera del 2006).

età coefficiente di rendimento attuale prima della rideterminazione coefficiente di rendimento dopo la rideterminazione

%
variazione

57 4,720 4,419 - 6,38
58 4,860 4,538 - 6,63
59 5,006 4,664 - 6,83
60 5,163 4,798 - 7,07
61 5,334 4,940 - 7,39
62 5,514 5,093 - 7,64
63 5,706 5,357 - 7,87
64 5,911 5,432 - 8,10
65 6,136 5,620 - 8,41

Se ci si fa caso la tabella riportata nella deliera è uguale a quella riportata sull’accordo del 23 luglio scorso, salvo l’indicazione esplicita del fatto che si riducono i coefficienti e di quanto. L’accordo firmato qualche giorno fa accetta, con la firma di Cgil Cisl Uil, di applicare questa delibera e di darne effetto a partire dal 1 gennaio 2010.

Ora qualcuno dei nostri bravi ed esperti sindacalisti dovrebbe spiegare ai lavoratori alcune cose:

L’accordo firmato da loro lo scorso 20 luglio già prevede quindi un taglio dei coefficienti per il calcolo della pensione, e quindi una riduzione del valore delle pensioni. Perchè non se ne parla allora nelle relazioni sindacali dicendo e facendo invece intendere il contrario ?

La delibera del nucleo di valutazione della spesa previdenziale è del luglio 2006 (subito dopo l’avvento del Governo Prodi ed un anno prima della firma dell’accordo sulle pensioni del 23 luglio 2007) ed è chiamata a dare parere favorevole ad una proposta di adeguamento dei coefficienti avanzata dal Ministero del Lavoro (quindi del Ministro Damiano appena insediato, ex sindacalista Cgil), quello cioè che è stato seduto al tavolo negoziale (e probabilmente anche in pizzeria la sera) con i nostri segretari nazionali per almeno un’anno, il tempo da cui si è cominciato a parlare di questo accordo. Possibile che i nostri bravi, attenti e preparati sindacalisti non ne sapessero nulla ?? E se sapevano perchè sono stati zitti ?

Perchè non si dice esplicitamente sull’accordo che anche la riduzione di almeno 6 punti dei coefficienti è stata oggetto di trattativa tra Cgil Cisl Uil e Governo ??. L’accordo scarica invece genericamente la responsabilità a questo lontano e sconosciuto nucleo di valutazione, facendo una lontana allusione ad una delibera che viene fatta apparire come una cosa caduta dal cielo e della quale le parti hanno semplicemente preso atto, quando invece è chiaro (anche dalla delibera) che la richiesta di ridurre di più di 6 punti i coefficienti è venuta esplicitamente dal Ministro del Lavoro (Damiano) ed è infine chiaro dall’accordo che Cgil Cisl Uil sapevano ed hanno accettato di rendere effettiva questa riduzione dei coefficienti.

Agli occhi di qualsiasi lavoratore ciò che appare è che sui coefficienti l’accordo c’era già da almeno un anno, ma nessuno ha detto nulla a loro. Anzi, nello stesso accordo firmato l’altro giorno, la questione della riduzione dei coefficienti non è neppure citata esplicitamente, ma finemente e genericamente allusa, semplicemente rimandando ad una delibera lontana e sconosciuta che ovviamente nessuno di quelli che hanno la maggior parte del loro tempo impegnato a lavorare od a cercar lavoro, poteva conoscere.

Ma cosa insegnano oggi alla scuola di sindacalismo ??? Ad essere chiari nella firma degli accordi e nella assunzione di responsabilità o a come scrivere accordi che possono voler dire tutto ed il contrario di tutto ??

Altro che difesa delle pensioni. Non hanno solo regalato la cassa previdenziale al Governo ed aumentato i contributi ... ci hanno già anche tagliato le pensioni.

E questo col fondo previdenziale in attivo. Tremiamo all’idea di cosa saranno capaci di fare i nostri preparati ed esperti sindacalisti qualora il fondo previdenziale dovesse in futuro avere qualche problemino ... Firmeranno per dare al Governo la possibilità di venirci a pignorare i mobili di casa ???

Può sembrare che si stia scherzando, ma le premesse ci sono tutte.

Abbiamo già citato in un precedente documento come l’accordo firmato da Cgil Cisl Uil consegna la cassa previdenziale e la decisione sui coefficienti futuri alla sola autorità del Ministero del Tesoro, ed infatti riescono a superare in peggio la stessa legge Dini pure sulle cose che dovrebbero interessare una burocrazia sindacale che si dice amante della concertazione e della possibilità di avere sempre una voce in capitolo ai tavoli che contano.

Con la legge Dini la verifica dei coefficienti prevedeva infatti il coinvolgimento anche della la struttura sindacale che aveva così la possibilità di dire la sua e di mettere nel caso anche una sua proposta sul tavolo e, se serviva, anche di mobilitarsi a sostegno di questa.

legge Dini

Sulla base delle rilevazioni demografiche e dell’andamento effettivo del tasso di variazione del PIL di lungo periodo rispetto alle dinamiche dei redditi soggetti a contribuzione previdenziale, rilevati dall’ISTAT, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sentito il Nucleo di valutazione di cui al comma 44, di concerto con il Ministro del tesoro, sentite le competenti Commissioni parlamentari e le organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale, ridetermina, ogni dieci anni, il coefficiente di trasformazione previsto al comma 6.

Nuovo accordo (che sostituisce la legge Dini)

La cadenza temporale per l’applicazione dei coefficienti diventa di 3 anni. Sarà compiuta una verifica decennale della sostenibilità ed equità del sistema generale.

L’aggiornamento dei coefficienti viene effettuato con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze.

Punto a capo.

I sindacati non sono più nemmeno citati...... non esistono.

Per dei sindacalisti che su qualsiasi altra cosa non dormono la notte se non portano a casa una commissione bilaterale con un bel tavolone di noce a cui stare seduti, deve essere stato un bel sacrificio accettare di lasciare libero il campo al Governo in materia di coefficienti.

Padoa Schioppa o Tremonti (se cambierà il Governo) faranno di noi carne trita, semplicemente emanando un decreto.

Ma i nostri segretari nazionali di Cgil Cisl Uil sanno che cosa hanno firmato ????

Se lo sanno abbiano il coraggio di convocare un vero referendum e non una dello loro solite finte consultazioni.

Se non lo sanno, o non lo riescono proprio a capire, .... bhè ... allora ....sarebbe meglio che cambino mestiere, e presto .... per il bene dei lavoratori.

24.7.2007

COORDINAMENTO RSU

http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0724_tabella_a.htm

Messaggi

  • Pensioni, accordo col trucco
    una clausola annulla le esenzioni

    Andrea Colombo

    L ’abolizione dello scalone lasciava molto a desiderare, ma l’accordo sulle pensioni potrebbe rivelarsi peggiore del previsto. Non si capisce bene come e perché ma gli esentati dall’aumento dell’età pensionabile (soprattutto lavoratori in mestieri usuranti, alla catena di montaggio o turnisti notturni) non andrebbe oltre le cinquemila unità l’anno. Ovvero su una platea complessiva di circa un milione quattrocentomila lavoratori esentabili si impiegherebbero più o meno duecentottant’anni per vederli arrivare tutti alla soglia della sospirata pensione. Che l’età media si sia innalzata in queste settimane ce lo siamo sentiti ripetere sino alla nausea. Innalzata sì, ma sino a un certo punto. Il traguardo di duecentottanta ben portati non è ancora mai stato tagliato da un metalmeccanico medio.

    Speriamo che la faccenda si chiarisca. Non c’è, invece, bisogno di alcuna verifica per affermare che il protocollo sul welfare partorito dal ministro Damiano va molto aldilà delle peggiori previsioni. Alla faccia delle belle parole mitragliate alla furbetta per giustificare l’aumento dell’età pensionabile, il governo ha messo in campo contro il precariato una serie di proposte per lo più inefficaci e a tratti controproducenti. A qualcuno sono piaciute: per la precisione a Montezemolo. Hanno lasciato invece basiti i sindacati, che alla fine della nottataccia di trattative, ieri mattina, parevano usciti (male) da un film dell’orrore.

    La Cgil ha firmato a bocca storta l’accordo. Poi ha formalmente protestato con il governo definendone il comportamento "particolamente negativo". A settembre lavoratori e pensionati dovrebbero essere chiamati da Cgil, Cisl e Uil ad esprimersi sull’accordo come fu per la riforma Dini nel 1995. E sperando che l’agosto porti consiglio, non sarà comunque una passeggiata. E’ un quadro eloquente della difficoltà in cui si dibattono le organizzazioni sindacali alle prese con un governo che per definizione dovrebbe essere "amico" e nella pratica rischia invece di far rimpiangere il vecchio Bobo Maroni, che almeno si sapeva da che parte stava.