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Ci sono gli Stati Uniti dietro i disordini a Kiev
Publie le venerdì 3 dicembre 2004 par Open-Publishing1 commento
di Ian Traynor
Con i loro siti web e i loro adesivi, con i loro.tiri mancini e i loro slogans miranti ad espellere il timore diffuso di un regime corrotto, i guerriglieri democratici del movimento dei giovani dell’Ucraina Pora hanno già raggiunto una notevole vittoria, qualsiasi sia il risultato della pericolosa presa di posizione a Kiev.
L’Ucraina, tradizionalmente passiva nei confronti dei suoi politici, è stata mobilitata da questi giovani attivisti democratici e non sarà più la stessa.
Mentre i vantaggi all’Ucraina derivano dalla "rivoluzione dei castagni" tutta colorata di arancione, la campagna è una creazione degli Stati Uniti, un’operazione sofisticata e brillantemente concepita nell’imporre il marchio e il mercato dell’Occidente che, in quattro Paesi in quattro anni, è stata usata per tentare di recuperare elezioni manipolate e far crollare regimi ripugnanti.
Predisposta e organizzata dal governo USA, con la messa in campo di consulenti Statunitensi, di esperti sondaggisti, di diplomatici, dai due grandi partiti Americani e da organizzazioni non governative USA, l’operazione dapprima è stata applicata in Europa, a Belgrado, nel 2000 per sconfiggere Slobodan Milosevic alle votazioni.
Richard Miles, l’ambasciatore USA a Belgrado, vi ha giocato un ruolo decisivo.
E l’anno scorso, come ambasciatore USA a Tbilisi, ha ripetuto il trucco in Georgia, imbeccando Mikhail Saakashvili sul modo di abbattere Eduard Shevardnadze.
Dieci mesi dopo il successo a Belgrado, l’ambasciatore USA a Minsk, Michael Kozak, un veterano di simili operazioni in America Centrale, in particolare in Nicaragua, organizzava un’operazione quasi identica per cercare di rovesciare l’uomo forte della Bielorussia, Alexander Lukashenko.
È stato un fallimento. "Non ci sarà nessun Kostunica in Bielorussia!" questo ha affermato il Presidente della Bielorussia, riferendosi alla vittoria a Belgrado.
Ma l’esperienza acquisita in Serbia, nella Georgia e nella Bielorussia è risultata impagabile nel predisporre la caduta del regime di Leonid Kuchma a Kiev.
L’operazione di ingegneria democratica attraverso le votazioni e la disobbedienza civile risulta di così facile applicazione che i metodi sono stati codificati in uno schema modello per riportare il successo nelle elezioni di altri popoli.
Nel centro di Belgrado, vi è un ufficio squallido che ha a disposizione dei giovincelli abili ad usare il computer che si identificano come Centro di Resistenza Non-violenta. Se voi desiderate sapere come si abbatte un regime che controlla i mezzi di informazione di massa, i giudici, i tribunali, gli apparati di sicurezza e i seggi elettorali, i giovani attivisti di Belgrado sono a disposizione, liberi, in affitto.
Questi sono saltati fuori dal movimento studentesco anti-Milosevic, "Otpor", che significa "Resistenza". Lo stigmatizzare con una parola singola, forte, attraente è importante. L’anno scorso, in Georgia, il movimento studentesco equivalente era "Khmara". In Bielorussia, "Zubr". Ora, in Ucraina è "Pora", che significa "Tempo giusto", "Adesso!".
Inoltre, Otpor aveva uno slogan semplice, ma potente, che nel 2000 appariva dappertutto in Serbia, le due parole "gotov je", che significano "lui è finito!", con riferimento a Milosevic. Un logo di un pugno chiuso, in bianco e nero, completava la magistrale operazione di marketing.
In Ucraina, il corrispondente logo è un orologio che batte le ore, quindi da il segnale che i giorni del regime di Kuchma sono contati.
Adesivi, bombolette e siti web sono le armi dei giovani attivisti. Ironia e spettacoli umoristici di strada di derisione del regime hanno visto un immenso successo nell’eliminare completamente il timore della gente verso il potere e nel renderlo furioso.
L’anno scorso, prima di diventare Presidente in Georgia, il Signor Saakashvili, su indicazione degli USA, è partito da Tbilisi per Belgrado per essere addestrato nelle tecniche della disobbedienza di massa.
In Bielorussia, l’Ambasciata USA ha organizzato la spedizione nel Baltico di giovani leaders dell’opposizione, dove questi si sono incontrati con dei Serbi provenienti da Belgrado.
Nel caso della Serbia, dato l’ambiente ostile a Belgrado, gli Americani avevano organizzato il rovesciamento del regime dalla confinante Ungheria, a Budapest e a Szeged.
Nelle settimane ultime, diversi Serbi si sono recati in Ucraina. Anzi, uno dei leaders da Belgrado, Aleksandar Maric, è stato respinto al confine.
L’Istituto Nazionale Democratico del partito Democratico, l’Istituto Internazionale Repubblicano del partito Repubblicano, il Dipartimento di Stato degli USA e l’Agenzia Statunitense per lo sviluppo internazionale sono gli organismi principali coinvolti in queste campagne a livello popolare, come pure l’Organizzazione non governativa Casa della Libertà e l’Istituto per una Società libera e aperta del miliardario George Soros.
Esperti americani di indagini campione e consiglieri di professione vengono assunti per organizzare gruppi di interesse ed usare dati psefologici per disegnare le strategie. [N.del tr.: la psefologia è lo studio del comportamento politico dell’elettorato in occasione delle elezioni, basato sull’analisi della ripartizione del voto nei diversi schieramenti, dei suoi spostamenti, della sua composizione.]
Le opposizioni, di solito litigiose e frazionate, devono stare unite dietro la bandiera di un unico candidato, se vi deve essere una qualche possibilità di deporre il regime. Questo leader viene scelto sulla base dell’oggettività e del pragmatismo, anche se lui o lei sono anti-Americani.
In Serbia, i sondaggisti Statunitensi "Penn, Schoen and Berland Associates" avevano scoperto che il leader dell’opposizione filo occidentale assassinato, Zoran Djindjic, in patria veniva insultato e non aveva alcuna possibilità di battere Milosevic in una leale consultazione. Allora venne convinto di mettersi in disparte in favore dell’anti-Occidentale Vojislav Kostunica, che ora è il Primo Ministro della Serbia.
In Bielorussia, funzionari Statunitensi hanno ordinato ai partiti di opposizione di unirsi dietro il severo, e più anziano sindacalista, Vladimir Goncharik, visto che piaceva di più all’elettorato di Lukashenko.
Ufficialmente, il governo degli Stati Uniti ha speso 41 milioni di dollari$, pari a 21.7 milioni di £ sterline, per organizzare e finanziare l’operazione lunga anni per sbarazzarsi di Milosevic dall’ottobre 1999. In Ucraina, si ritiene che l’impegno finanziario si aggiri finora sui 14 milioni di dollari$.
Oltre il movimento studentesco e l’unità delle opposizioni, l’altro elemento chiave nel disegno democratico è quello noto come "classificazione del voto parallelo", un registratore dei brogli nel sistema elettorale, tanto cari ai regimi di cattiva reputazione.
Esistono professionisti controllori delle elezioni estere appartenenti ad enti come l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), ma nelle elezioni Ucraine, come per le precedenti, hanno giocato un ruolo importante migliaia di controllori locali della consultazione, addestrati e pagati da gruppi Occidentali.
La Casa della Libertà e l’Istituto Nazionale Democratico del partito Democratico NDI hanno procurato i finanziamenti per organizzare "il più largo sforzo civile sul territorio per monitorare la consultazione" in Ucraina, impiegando più di 1.000 osservatori addestrati. Hanno anche organizzato gli exit polls. Domenica notte, questi sondaggi davano il Signor Yushchenko in testa con 11 punti e costruivano il programma per molto di quello che sarebbe accaduto in seguito.
Gli exit polls sono considerati determinanti, dato che prendono l’iniziativa nella battaglia propagandistica con il regime, invariabilmente presentandosi per primi, ricevendo una larga copertura dai media e imponendo l’onere della risposta alle autorità.
La fase finale nello schema USA riguarda come reagire quando colui che è in carica tenta di rubare l’elezione che ha perso.
In Bielorussia il Presidente Lukashenko aveva vinto, quindi la reazione è stata minima. A Belgrado, a Tbilisi, ed ora a Kiev, dove le autorità inizialmente hanno cercato di aggrapparsi al potere, il consiglio era di rimanere calmi ma determinati, e di organizzare manifestazioni di massa di disobbedienza civile, che dovevano conservare un carattere pacifico, pur sotto il rischio di provocare il regime ad una violenta repressione.
Se gli avvenimenti a Kiev confortano con successo gli USA nella loro strategia di aiutare gli altri popoli a vincere le elezioni e a sottrarre il potere ai regimi anti-democratici, è certo che si tenterà di ripetere l’operazione dappertutto nel mondo post-Sovietico.
I posti da tenere sotto osservazione sono la Moldavia e le nazioni assolutiste dell’Asia Centrale.
(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)
http://www.guardian.co.uk/ukraine/story/0,15569,1360236,00.html





Messaggi
1. > Ci sono gli Stati Uniti dietro i disordini a Kiev , 4 dicembre 2004, 22:41
Che dietro l’ intera vicenda ci sia lo zampino della Cia mi sembre persino ovvio.
Pero’ mi sembra anche francamente poco difendibile il regime precedente filo- Putin, fascistoide/populista, corrotto e imbroglione.
E poi milioni di persone in piazza, a fronte del quasi nulla - salvo nella regione di origine del premier - della fazione opposta, non puo’ essere esclusivamente effetto di un complotto della Cia.
Se sono evidenti le mire amerikane sull’ Ucraina, non e’ che possiamo immedesimarci negli interessi di una altro boia, Putin, non certo migliore di Bush e non a caso grande amico di Berluskoni.
E poi non si puo’ parlare di "disordini" visto che ad oggi non e’ volato nemmeno un sasso.
Ignoro chi sia l’ autore dell’ articolo che commento, ma trovo veramente stucchevole l’ usare gli stessi termini, nei confronti della "piazza", che userebbe da noi uno Scaiola o uno Schifani.
Keoma