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Cile: i milioni di dollari della fortuna privata di Pinochet provenivano direttamente dal governo

Publie le lunedì 17 gennaio 2005 par Open-Publishing

Usa

Nell’ambito dell’inchiesta federale statunitense sul riciclaggio di fondi della Riggs bank, la commissione del Senato aveva scoperto l’esistenza di un tesoro di milioni di dollari intestato a Pinochet depositato presso la banca di Washington.

Quando era trapelata la notizia, l’origine di quella fortuna privata era rimasta sconosciuta, visto lo stipendio da militare che il dittatore percepiva. Ora quell’origine emerge dai nuovi documenti pubblicati.

Tra il 1974 e il 1997 Pinochet ricevette pagamenti per un totale di più di 10 milioni di dollari: nel 1976, anno cruciale dell’operazione Condor, il governo degli Stati Uniti finanziò il generale con 3 milioni di dollari e negli anni seguenti altri governi seguirono l’esempio (1,5 milioni dal Paraguay, un milione dalla Spagna, 2,5 milioni pagati direttamente dalla Cina e altri 2,5 milioni versati insieme da Cina e Gran Bretagna, 3 milioni versati da Gran Bretagna, Malesia e Brasile).

La Riggs bank aveva sostenuto che il conto milionario fosse frutto delle ricchezze di famiglia, mentre gli investigatori cileni si erano sempre opposti a questa tesi.

I nuovi documenti emersi negli Stati Uniti, originariamente forniti alla Riggs bank dal ministero della difesa cilena, danno ragione agli inquirenti cileni e forniscono i particolari mancanti. La commissione del Senato statunitense li aveva resi disponibili alla consultazione in novembre, ma solo il dicembre scorso sono stati pubblicamente discussi dalla giornalista cilena Patricia Verdugo durante una conferenza stampa tenutasi a Santiago.

L’inchiesta sul riciclaggio della Riggs bank era partita dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e puntava a fare chiarezza sui depositi collegati all’Arabia Saudita e al governo della Guinea equatoriale. In quel contesto sono emerse le prove del finanziamento diretto di numerosi governi, in primis quello statunitense, al golpista Pinochet.

(fonte The New York Times)