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Prima edizione del concorso "Cinque anarchici del Sud": cinque voci spezzate 35 anni fa
Cinque anarchici rivivono nella poesia
di Virginia Di Marno
14/11/2005
1970: ANNI DI PIOMBO. QUELLI.
26 settembre: giorno di duello.
Un duello sull’asfalto, giocato da un “principe nero” mascherato contro cinque ragazzi che sapevano troppo. Un duello impari, come un camion Fiat 690 contro una Mini Minor.
È la storia dei cinque anarchici del sud.
I magistrati l’hanno archiviata come tragica fatalità nel 1971, ma c’è chi di chiudere il caso non ne ha la coscienza.
Dopo il libro scritto da Fabio Cuzzola, “Cinque anarchici del sud. Una storia negata”, edito nel 2001 dalla Città del Sole Edizioni, a trentacinque anni e qualche giorno dall’accaduto è un concorso a nascere in loro nome. Prima edizione del concorso di poesia “Cinque anarchici del sud”: una gara per chi ha voglia di duellare con parole e rime, in un campo grande quanto un foglio bianco. Una gara libera, aperta a tutti, un trofeo per il vincitore e comunicazione tramite posta. Niente di più, niente di plateale.
Semplicemente un sentimento persistente in chi non accetta, in chi si sente ancora anarchico nei confronti dei due poteri, quello legittimo e quello parallelo, che continuano a serrare in una morsa la libertà di agire e di pensare.
Quei cinque anarchici tra i diciotto e i ventisei anni (Gianni Aricò, Angelo Casile e Franco Scordo di Reggio Calabria, Luigi Lo Celso di Cosenza ed Annalise Borth, la giovanissima moglie tedesca di Aricò) erano dei giovani che sapevano cose, cose tra ‘ndrangheta e Stato, cose tra la Freccia del Sud e uno strano deragliamento.
Sapevano ma erano troppo giovani. Stavano andando a cercare consiglio da un avvocato (De Giovanni). In quello studio non ci arrivarono mai. Qualcuno li fermò prima, per strada, sull’asfalto. Il rimorchio di un camion zittì il motore della Mini e uccise cinque menti pensanti e irrequiete.
2005: i duelli continuano, ma la memoria non muore, mai.