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La battuta di Diliberto sulla salma di Lenin, per cui se Putin non la vuole più nel mausoleo in Piazza Primo Maggio si potrebbe portarla in Italia, ha dato la stura a battute (ricordo al momento quelle di Volonté dell’UCD, di Gasparri per AN, e di Calderoli per la Lega) dal carattere così rozzo e becero da operare su di me un effetto di risveglio dall’assopimento. Nel mesi passati credo di aver dedicato la quasi totalità dei miei interventi a criticare questa alleanza di centro sinistra nella sua comagine moderata (i DS ora PD) per essere ormai un partito di destra, e nella sua compagine di sinistra (la cosiddetta "sinistra radicale") per la sua viltà, ipocrisia ed inettitudine. Il risultato è che avevo dimenticato l’assoluto canagliume della destra italiana che ha governato il paese per cinque anni.
Non è stata, per la verità, solo la polemica su Lenin, insulsa nella sua insignificanza, e del resto preceduta dagli attacchi vili e calunniosi del TG2 di Mazza alla Rivoluzione d’Ottobre o alla figura di Che Guevara, a provocare la mia resipiscenza. L’impegno personale di Fini a scatenare un clima di isteria razzista contro i Romeni e i Rom in vista della sua sfida alla poltrona del Campidoglio per le prossime amministrative nella Capitale, mi è sembrata molto più grave e rivelatrice che polemiche su materie di argomento storico su cui i calunniatori hanno per lo meno l’attenuante della loro ignoranza.
Quando parlo di "resipiscenza", intendo comunque dire che è arrivato il momento di rinvigorire l’impegno di denuncia antifascista verso un blocco delle destre che in Italia dà continuamente prova del suo spirito reazionario, del suo avventurismo, e delle sue tendenze sovversive. In nessun modo intendo essere d’aiuto nel fornire una stampella a questa coalizione di centro-sinistra a cui non sembrerebbe vero poter colmare il suo vuoto di principi e di valori con un allarme contro il pericolo delle destre. Contro quest’ultimo, infatti, la mentalità del male minore (impersonata dal governo Prodi) lungi dall’aver fatto argine, è stata l’occasione di continui arretramenti e cedimenti rispetto ad un patrimonio di valori progressisti e laici.
Mi sembra, piuttosto, che il crescente dissenso che si registra nei settori più avanzati della società che hanno sostenuto questo governo (quelli che il Corriere della Sera chiama i conservatori di sinistra) sono a rischio di veder isterilire le loro posizioni in un’azione di critica e di denuncia della politica governativa che comincia a diventare logora e ripetitiva. A scanso di equivoci, io non muoverei un dito per impedire la caduta di questo governo, evento che avrebbe se non altro il merito di vedere succedere ad una "sinistra radicale" che in posizione di maggioranza parlamentare si è mostrata inconcludente, una opposizione degna di questo nome (si ricordi il carattere pressoché generale del rifiuto, da parte parte del blocco di centrosinistra, della Legge Biagi durante il suo iter parlamentare).
Ma più in generale ho l’impressione che la polemica politica stia trascurando l’enorme svuotamento di un senso comune di sinistra prodottosi in questi anni. Consideriamo ad esempio il principio per cui è assurdo, ridicolo e insultante parlare di un’eguaglianza politica dei cittadini senza un’eguaglianza economica; idea a cui si è andato sostituendo il principio delle cosiddette "pari opportunità" (su cui la destra non ha niente da eccepire, e difatti le politiche economiche di destra e sinistra sono diventate pressoché intercambiabili). Che tipo di sinistra è quella che ha permesso l’eclissarsi del valore dell’eguaglianza (diciamolo con le maiuscole: UGUAGLIANZA), e che ha totalmente smesso di elaborare progetti sociali che la realizzino e linee politiche che puntino a mettere nella posizione di attuare quei progetti?
E’ bene avvertire chi crede nel valore di una società ugualitaria, e vuole mantenerla nell’orizzonte delle scelte possibili del nostro popolo, che non può delegarne l’apostolato (se posso usare un’espressione mazziniana) ad un ceto di funzionari ed impiegati di partito che percepiscono la loro attuale collocazione politica essenzialmente come una fonte di reddito per farsi una casa e crescere la famiglia. Chi è in questa posizione cercherà sempre una linea di minima resistenza ai valori correnti e dominanti, ben attento ad evitare sfide che per la loro audacia ideale comportino tutti gli inconvenienti dell’anticonformismo. Chi è in questa posizione attenderà sempre che siano gli altri ad aprire una pista rischiosa, pronto a mettervi sopra il cappello appena una certa idea comincerà a godere di ampio favore. Il Senatore Milziade Caprili, preoccupato che una identificazione di Rifondazione Comunista con gente brutta, sporca, e cattiva come gli zingari porti via i voti al partito, non è che la faccia "ingenua" e un po’ "sprovveduta" della politica che si è fatta mestiere e fonte di status sociale. Gli altri non dicono quello che dice lui perché sono meno ruspanti.
Basta con le accuse alla "sinistra radicale". E’ gente che non vale niente, lo sappiamo, e ormai solo gli sciocchi si fanno ancora illusioni. Mettiamo mano a ricostruire una vera sinistra e cominciamoci a chiedere cosa vogliamo, dato che ciò che non vogliamo è chiaro.