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Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd»
Publie le mercoledì 5 novembre 2008 par Open-Publishing5 commenti
«Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd»
di Daniela Preziosi
La minoranza del partito annuncia che andrà insieme a Sinistra democratica alle europee? La maggioranza risponde: «È un’operazione sconfitta due volte, alle elezioni e al congresso». E sul rapporto con i Comunisti italiani il responsabile organizzazione del Prc non si nasconde: «Se tornano indietro dal ’98 siamo contenti, le nostre liste sono aperte»
Claudio Grassi, lei è il principale alleato del segretario del Prc Ferrero. Sul manifesto l’area vendoliana batte un colpo e avverte: faranno liste unitarie a sinistra con o senza la maggioranza. Voi cosa rispondete?
Che per il governo è finita la luna di miele con gli italiani, che c’è un forte movimento nella scuola, che la Cgil si riposiziona a sinistra. Il 12 dicembre la Fiom e la Funzione pubblica hanno deciso uno sciopero generale e una manifestazione. E’ in corso un cambiamento positivo. E la loro proposta qual è? In sostanza un percorso di scissione dall’unica forza che a sinistra ha una consistenza. Non mi sembra una grande idea, né granché utile alla sinistra.
Alla lettera Gennaro Migliore dice: liste unitarie alle europee, visto che la legge elettorale non si farà. Rispondete no?
Rispondiamo no. E’ un’operazione sbagliata, tutta a perdere. E’ la riproposizione della sinistra arcobaleno formato bonsai. Il Pdci non ci sta, i Verdi hanno già detto che vanno da soli.
L’anno scorso a dicembre si sono svolti gli stati generali della sinistra, ad aprile le elezioni. Migliore dice che questa volta c’è il tempo per una «consultazione democratica di massa».
Non vedo tutta questa differenza. Migliore sostiene che bisogna subito discutere nome, simbolo e carta di intenti. Quello che capisco è che dà un’accelerazione a una lista con la sola Sinistra democratica. Ripropone un’operazione già tentata due volte, con l’Arcobaleno e poi al congresso, e due volte sconfitta. E che comunque scivola nel moderatismo: nel rapporto con fra Prc e Pd non c’è più il binomio ’unità-autonomia’ ma vince la logica di Sd: fare accordi sempre e comunque.
E però anche voi in concreto fate accordi ovunque, vedi Abruzzo. Al comune di Torino e alla provincia di Milano il Pdci lascia le giunte e voi restate. Diliberto se ne va sui contenuti: la finanziaria di Chiamparino, ad esempio, per voi va bene?
Non conosco la situazione torinese. In Abruzzo abbiamo ottenuto le nostre condizioni nel programma, penso all’acqua come bene pubblico. A Bologna abbiamo rotto con Cofferati che in materia di sicurezza faceva una politica come quella della destra. La nostra linea, locale e nazionale, è guardare ai programmi. E invece questa nuova formazione politica vive il Pd in modo molto più stretto e essenziale, mi pare.
E la vostra linea alle europee?
Abbiamo un mandato dal congresso: presentarci con il nostro nome e simbolo. E’ quello che faremo.
Eppure Diliberto da mesi dice che andrete con il Pdci. E voi non lo escludete...
Diliberto ha ragione, ma nel senso: lui espone la scelta chiara e netta del suo partito. Noi ne abbiamo fatta un’altra. E comunque distinguerei. Il piano politico è: se dopo dieci anni chi è uscito dal partito mi dice che le ragioni della scissione sono superate, sono molto contento. E spero che la stessa riflessione venga fatta anche da altri che sono usciti in questi anni. Quanto alle europee, ripeto, stiamo al mandato congressuale. E poi dobbiamo ancora vedere con che legge si andrà. Ma siamo pronti a verificare un confronto, un rapporto con il Pdci e con le altre forze interessate al dialogo con Rifondazione. Le nostre liste sono aperte, com’è sempre stato. A maggior ragione ora.
Sta chiedendo a Diliberto di reiscriversi e di stare nelle liste del Prc?
Questo lo vedremo dopo. Oggi mi interessa mettere in campo l’unità di queste forze nei movimenti e nell’opposizione politica e sociale a Berlusconi. Una volta che avremo ricostruito una presenza dei comunisti nelle lotte, e che avremo chiaro con che legge...
Insisto: se la legge non cambia?
Capisco che questa vicenda possa stuzzicare i giornalisti. Ma noi non intendiamo affrontare in questo modo questa discussione. Abbiamo un mandato congressuale. Peraltro, siamo in presenza di un’operazione che potrebbe essere scissionistica.
E’ la seconda volta che pronuncia la parola scissione. Pensa che sia in corso una scissione?
Spero di no. Questi compagni hanno fatto il congresso escludendola. E giurando di essere contrari al superamento di Rifondazione. Mi aspetto che siano coerenti. Aggiungo che su questa base hanno raccolto il 47 per cento dei voti: sono sicuro che se decidessero di uscire dal Prc il grosso di quei compagni non li seguirebbero.
Dunque, nonostante il tesseramento ’separato’, nessun problema?
Disciplinare no, qui siamo di fronte a scelte politiche. Questi compagni ritengono esaurita la loro esperienza in Rifondazione comunista, e esaurita la funzione di un partito comunista.
Voi invece pensate che la complessità dell’opposizione, anche dei movimenti che attraversano le città senza una sola insegna di partito, persino facendo fatica ad escludere i fascisti dai cortei, si possa rappresentare ’a botte di falce e martello’, come dice Migliore? Non le sembra un simbolo un po’ troppo ’esclusivo’?
Sono gli argomenti che mi sono sentito dire quando ci siamo inventati il simbolo dell’arcobaleno. Risultato: non abbiamo raccolto i voti della sinistra né quelli dei comunisti. Nella scuola siamo in presenza di un movimento spontaneo con obiettivi fortemente di sinistra: difesa della scuola pubblica e lotta alla precarietà. Un movimento non si riconosce su un simbolo ma su come una forza politica sta in campo sulle sue richieste.
Quindi, nel caso, anche su una forza che esibisce falce e martello?
Su un partito comunista che guarda avanti, che lotta per un’altra società, che non si accoda. Un partito combattivo, radicale e anticapitalista può incrociare questi movimenti. Una dependance del partito democratico non ha nessuna chance.
Messaggi
1. Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd», 6 novembre 2008, 10:59, di Giuseppe
Io non mi riconosco in quello che dice Grassi, ma forse è un problema mio. La maggior parte degli iscritti e dei delegati del partito non si riconoscono nelle parole di Grassi, ma forse è solo un loro problema. Un salto nel passato come quello che sta facendo il partito in questi mesi è riuscito solo a Berlusconi che sta trascinando l’Italia negli anni 70 (dell’America Latina pergiunta...) ma a quanto pare quattro righe di dottrina di partito per qualcuno sono più importanti di un mondo che sta cambiando. Aprite le finestre e fate cambiare l’aria nelle segreterie...c’è puzza di vecchio!
Giuseppe
1. Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd», 6 novembre 2008, 12:45, di Rosso di sera buon tempo si spera
Puzza di vecchio?? ma dove vivi? La vostra concezione del nuovo, arrendevole, ambigua, collusa con i poteri forti, ha fortato le forze di sinistra (PRC, Pdci, Sd, Verdi) dal 12% al 3% in 2 anni. Il partito non sta facendo nessun salto nel passato: il capitalismo oggi vince ovunque ed il comunismo è l’unica strada percorribile. Il vostro salto nel futuro ci ha reso tutti extraparlamentari. Ribadisco il concetto già espresso altre volte: chi è attratto dal luccichio della socialdemocrazia (Migliore, Vendola, ecc) può tranquillamente emigrare nel Pd.
P.s. le finestre sono state aperte, infatti è finita la dirigenza autoritaria bertinottiana.
2. Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd», 6 novembre 2008, 13:19
Ieri Giordano - non si capisce più a che titolo - è riuscito a dire che la soluzione ai problemi è un novello "New Deal" roosveltiano.
Non sono mai stato un veterocomunista, il linguaggio tardotogliattiano di Grassi riesce addirittura a darmi fastidio a pelle, ma è evidente che qui si sta discutendo tra chi ancora - pur con differenze culturali non di poco conto al proprio interno - crede ancora in una analisi di classe dell’economia e della società e chi, come Vendola, Giordano e soci, al massimo si pongono il problema di riformare il capitalismo.
Che poi notoriamente e storicamente una opzione socialdemocratica ha senso in periodo di "vacche grasse", non certo in una situazione di pesantissima crisi economica globale come quella che stiamo vivendo e della quale forse non siamo ancora completamente coscienti.
E poi il PD, punto oggettivo di riferimento di Vendola e c., non è nemmeno socialdemocratico ma al massimo "liberal/liberista temperato".
Quindi di cosa stiamo parlando ?
Raf
3. Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd», 6 novembre 2008, 14:05, di giovanecomunista
veramente la maggioranza del partito condivide le parole di grassi,perchè se la matematica non è un’opinione,il 53% del partito è maggiore del 47%...per il resto,i movimenti e gli elettori di quella che vi ostinate a chiamare "sinistra diffusa" si ottengono lottando e difendendoli,non costruendo un micropartitino socialista con Sinistra Democratica alleato del PD...
4. Claudio Grassi: «Vendola va alla scissione. Sarà una dependance Pd», 6 novembre 2008, 22:38, di Giuseppe
Caro giovanecomunista in realtà non è andata proprio così in sede congressuale, ma non fa niente...da domani tutti nelle fabbriche e nelle officine...a proposito se ne trovi una fammi un fischio.
ciao
Giuseppe