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Cobas : a proposito dell’ Appello per un "Laboratorio delle reti sociali"

Publie le mercoledì 22 marzo 2006 par Open-Publishing

A proposito dell’Appello “Per un Laboratorio delle Reti Sociali”

La Confederazione Cobas non aderisce al nascituro
“Laboratorio per le reti sociali”, il cui
documento/appello costitutivo e’ cominciato a
circolare in rete lo scorso 4 marzo e il cui lancio
ufficiale avverrà a Roma in un’assemblea nazionale
fissata per il 26 marzo.

Innanzitutto, non abbiamo l’abitudine, per un
elementare principio di coerenza e dignità politica,
di aderire ad appelli e ad iniziative alla cui
ideazione, discussione ed elaborazione non siamo stati
chiamati a partecipare: e a maggior ragione quando,
come in questo caso, un Appello e un’iniziativa sono
finalizzati alla costituzione, in tempi ultra-rapidi,
di quello ­il Laboratorio delle reti sociali- che
appare (o può facilmente apparire) come un nuovo
soggetto politico-sociale.

Il confronto serio e organico tra le varie
organizzazioni, reti e strutture del movimento
antiliberista e anticapitalista è sempre importante, e
tanto più lo è nella particolarmente delicata fase
politico-sociale che stiamo attraversando. Ma, se si
riduce il confronto ad uno scambio frettoloso di
generici pareri telematici o telefonici sulla pur
necessaria “unità del movimento” - per giunta ponendo
un obiettivo ambizioso e a brevissima scadenza di
unità programmatica tra aree, reti, organizzazioni
sindacali e politiche tra le quali negli ultimi tempi
il dialogo è stato spesso inesistente-, ci si muove
con modi e tempi che, invece di agevolare l’unità,
rischiano di creare nuovi elementi di attrito e di
divisione: insomma, nessuna iniziativa può essere
accettata a scatola chiusa, tanto meno se ha
l’ambizione di gettare basi programmatiche unitarie a
così vasto raggio tematico, né una firma può essere
apposta a documenti e modalità di azione già
confezionati.

Nel merito dell’Appello ci preme sottolineare come la
sua caratura che si dichiara antistituzionale, la
critica aspra e sacrosanta alla vuotezza della
campagna elettorale, la sottolineatura della crisi
della democrazia rappresentativa, tutti elementi
largamente condivisibili, entrano in contraddizione
con la decisione, ufficializzata in questi giorni da
parte di alcune delle forze firmatarie dell’Appello,
di dar vita ad una lista Arcobaleno nelle prossime
elezioni comunali romane.

Come si conciliano ­ ci domandiamo ­ le frasi
dell’Appello per il Laboratorio che parlano di “nuovi
spazi pubblici autorganizzati”, di “autonomia dalle
istituzioni... ..da parte dei movimenti fuori dai
partiti””, di “somiglianza di fondo degli indirizzi
dei governi di centrodestra e centrosinistra..in una
politica ufficiale che si esprime con una
interminabile e vuota campagna elettorale” con la
scelta di una lista Arcobaleno che sarebbe
indispensabile “per non correre il rischio che nel
nuovo Consiglio si rafforzi il peso della parte
moderata del centrosinistra......per imprimere una
marcia in più , a sinistra, all’amministrazione
Veltroni”?

Se la montagna della radicalità partorisce il topolino
dell’ennesima lista che va a pungolare da sinistra
Veltroni -amico dei palazzinari e certamente non
interlocutore dei movimenti, nonché il più
filo-statunitense dei diessini- evidentemente c’è
qualcosa che non funziona e non convince.
Se poi veniamo nel merito dei contenuti del “nuovo
spazio pubblico dei movimenti”, citato a più riprese
nell’Appello, di cui la diversità e pluralità di
articolazioni e lotte dovrebbe essere la linfa vitale,
ci spiace riscontrare nel documento la trascuratezza
(se non il silenzio) rispetto a lotte e movimenti che
della difesa dei beni e dei servizi pubblici e della
resistenza ai processi di privatizzazione e di
mercificazione in atto hanno fatto ragione fondante
del loro percorso conflittuale: ci riferiamo alla
scuola, alla sanità, all’acqua e a vari altri beni
comuni, alla rilevantissima lotta contro la direttiva
Bolkestein. Come anche un certo disinteresse nei
confronti del conflitto capitale/lavoro, che per noi è
questione cruciale ed attualissima e non “reperto
archeologico” di secoli passati, non può non trovarci
in disaccordo.

Stupisce che una lotta esemplare per la sua radicalità
di massa, -quella di precari in carne ossa dei
call-center di Atesia e X Cos che sta pagando prezzi
molto pesanti in termini di repressione e
licenziamenti da parte di padron Tripi protetto dal
tandem Rutelli-Veltroni- non sia ritenuta degna di
menzione all’interno della sacrosanta battaglia contro
la precarietà, particolarmente sottolineata
dall’Appello.

Certo, ogni appello, per quanto si ponga obiettivi
giustamente ambiziosi, non può essere la nuova
edizione del Capitale, ma non riuscire a trovare un
posticino per almeno una citazione sulla lotta e il
nuovo protagonismo del movimento delle donne e dei
GLBT e sulla battaglia per la laicità, costituisce una
“dimenticanza” politica di non poco conto.
Né ci sembra secondario rilanciare l’attenzione sul
percorso conflittuale generale che si è cominciato a
tracciare al forum mondiale di Caracas e alle nuove
speranze che esso ha suscitato a livello mondiale,
sulla ripresa delle lotte a livello continentale
contro l’Europa di Maastricht/Shengen/Lisbona
tonificate dalle prime significative vittorie contro
la costituzione liberista europea, sull’importante
confronto dialettico che a livello europeo si terrà al
forum di Atene, sulle graditissime novità di questa
gigantesca ondata di lotte contro il CPE che ci
arrivano dalle università (e non solo) del marzo
francese; sono tutti segnali che andrebbero colti con
spirito ampiamente unitario.

Ed è anche su tali tematiche che va ripresa ed
approfondita la discussione, la mobilitazione ed un
processo collettivo di sintesi tra tutte le componenti
del movimento, a prescindere dall’adesione o meno al
progetto del Laboratorio, al di fuori di ogni
tatticismo, per la costruzione di un’articolata e
plurale opposizione anticapitalistica.
Riteniamo poi inappropriata la data scelta come
momento di lancio pubblico del Laboratorio, ovvero il
26 marzo. Essa è comunque tardiva se si voleva
rappresentare l’altra voce, autonoma, dei movimenti
sociali, al fine di scompaginare i giochi di questa
stantia campagna elettorale che allora sarà in
dirittura finale; ed è probabilmente prematura se
intende lanciare l’opposizione coordinata e radicale
al governo che verrà, in quanto occorrerebbe almeno
aspettare i risultati elettorali, i cui esiti (ivi
compreso i dati sui rapporti di forza numerici tra i
vari schieramenti), per quante proiezioni di
probabilità si vogliano fare, non saranno irrilevanti
sulle forme dell’opposizione.

Non può, dunque,
apparire strano o particolarmente malizioso il fatto
che molti/e interpretino la fretta - con la quale si
vorrebbe arrivare in breve tempo da una assenza
preoccupante di dialogo e di unità addirittura alla
fondazione di un Laboratorio programmatico unitario
tramite un’Assemblea pubblica a Roma di grande
visibilità - come dettata dalla coincidenza con
l’apertura della campagna elettorale a Roma da parte
della nascente lista Arcobaleno.
Infine, sulla lotta contro la guerra ed al fianco
della resistenza dei popoli irakeno e palestinese, che
riteniamo sia la battaglia principale in questi tempi
gravidi di ulteriori aggressioni militari da parte
degli Usa, abbiamo valutato positivamente l’importanza
rivestita nell’Appello dalla giornata mondiale di
mobilitazione contro la guerra e al suo interno dalla
manifestazione nazionale del 18 marzo a Roma.

Sarebbero state però auspicabili una cooperazione
maggiore ed una reale sinergia di sforzi per
contrastare collettivamente le pulsioni moderate
presenti all’interno del movimento contro la guerra,
nonché le pressioni istituzionali ed i tentativi
allarmisti e sciacalleschi che hanno cercato
inutilmente di mettere i bastoni fra le ruote e di far
saltare il corteo romano, che ha invece superato alla
grande la difficile prova, riportando in piazza il
popolo della pace senza se e senza ma, ridicolizzando
corvi (PdCI) e boicottatori (Unione, DS, CGIL).
Tutto quanto detto finora spiega perché non abbiamo
firmato l’Appello e perché non parteciperemo né
all’Assemblea di Roma del 26 (se non con alcuni/e
“osservatori” ) né alla fondazione del Laboratorio
delle reti sociali.

Ma, espresso il nostro punto di vista su contenuti,
tempi e modalità del progetto in gestazione, non
abbiamo alcuna pretesa di avere la ricetta giusta per
affrontare in modo adeguato la nuova fase del
conflitto sociale e della necessaria opposizione
politica che si aprirà dopo il 10 aprile.
Conseguentemente non abbiamo alcuna posizione di
chiusura aprioristica rispetto al costituendo
Laboratorio, di cui valuteremo con la massima
attenzione caratteristiche, programmi e impegni
futuri, per costruire relazioni corrette e proficue di
confronto, approfondita discussione ed auspicabili
momenti di battaglie comuni.

CONFEDERAZIONE COBAS