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Colombia. Referendum contro la mercificazione dell’acqua
Publie le venerdì 21 novembre 2008 par Open-PublishingColombia. Referendum contro la mercificazione dell’acqua
di Giuseppe De Marzo
Sono più di due milioni i cittadini colombiani che hanno firmato per richiedere un referendum sull’accesso all’acqua potabile come diritto umano fondamentale. Un’iniziativa popolare portata avanti dai movimenti indigeni, contadini, delle donne e da molte attori della società civile colombiana. Un segno in controtendenza rispetto alle politiche di privatizzazione ed esclusione portate avanti dal governo Uribe, così come dagli altri suoi predecessori. La legge 142 che in nome dell’efficienza promuoveva la privatizzazione si è dimostrata un fallimento sociale ed economico. Nel 1995 un metro cubico di acqua a Bogotà costava circa 170 pesos colombiani mentre oggi lo si paga 1.736.
Se l’aumento del 1000% delle tariffe ha provocato perdita di potere d’acquisto delle famiglie e più guadagni per le multinazionali, d’altro canto niente è stato fatto per garantire l’accesso all’acqua a coloro che non lo avevano. Anzi i milioni di “espulsi” dal diritto all’acqua in Colombia oggi sono quasi 25 milioni su una popolazione complessiva di poco più di 40. Del resto se l’acqua non è un diritto, così come impongono il WTO e gli altri organismi sovranazionali, diventa esclusivamente una merce soggetta alla regole della domanda e dell’offerta, per cui se non hai soldi non accedi al servizio.
Per capovolgere questa logica cinica e disumana il movimento colombiano è riuscito a raccogliere oltre due milioni di firme così come previsto dalla Costituzione per richiedere un referendum su cui saranno chiamati a pronunciarsi i cittadini, così da stabilire in maniera referendaria se sia giusto o meno che l’acqua sia un diritto umano fondamentale. Avere un minimo vitale garantito, difendere l’acqua come un bene comune ed un diritto umano fondamentale, gestione pubblica e comunitaria del servizio integrato, sono le proposte centrali della campagna portata avanti in Colombia come in molti altri luoghi del mondo.
In un paese vittima della violenza da più di cinquanta anni, travolto dagli scandali della parapolitica e dai suoi legami con l’attuale presidente Uribe, assoggettato alle multinazionali che ne dispongono per realizzare immense fortune a danno dei diritti umani e del territorio, dove chi protesta o fa politica a sinistra rischia il più delle volte di essere ucciso, il referendum per l’acqua e la straordinaria mobilitazione del movimento indigeno che da un mese marcia per il paese con l’obiettivo del diritto alla vita ed alla parola, rappresentano molto più di una speranza concreta per la democrazia e la pace.