Home > Colombia: scontri e massacri, decine le vittime

Colombia: scontri e massacri, decine le vittime

Publie le lunedì 2 agosto 2004 par Open-Publishing

di Daniele Bertulu

"Stiamo vincendo la guerra": è l’ultima dichiarazione rilasciata dal comandante delle Forze Militari colombiane, Carlos Alberto Ospina, che prevede una imminente sconfitta dei guerriglieri delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN).

In realtà, nonostante i durissimi colpi subiti dai gruppi ribelli durante questi ultimi mesi, il Paese sudamericano resta invischiato in un tragico vortice di terrore e violenza esercitata indiscriminatamente da tutte le parti in lotta; i combattimenti e i massacri consumatisi alla fine di luglio mostrano come molti dipartimenti della Colombia si trovino in uno stato di conflitto permanente.

Secondo ufficiali governativi citati dal quotidiano El Pais, ma non confermati da agenzie indipendenti, nelle ultime ore tre guerriglieri delle FARC sarebbero stati uccisi dall’esercito presso Morales, nel Cauca; tra le vittime figurerebbe il vicecomandante della "Colonna mobile Jacobo Arenas", una delle formazioni militarmente più attive del gruppo ribelle.

Altri cinque membri dell’ELN, a detta delle stesse fonti, hanno perso la vita a Bolívar, nel medesimo dipartimento. Un poliziotto è invece morto a Puerto Lleras, nel Meta, in un attacco del "Fronte 43" delle FARC.

Il quotidiano El Tiempo, inoltre, parla di nove morti in uno scontro a fuoco tra esercito regolare e paramilitari del "Blocco Centauros" delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia) avvenuto presso Maní, nel Casanare; ancora in questa regione, un ordigno radiocomandato è scoppiato al passaggio di una pattuglia delle forze di sicurezza, uccidendo un poliziotto di 20 anni e provocando altri 11 feriti; le autorità hanno attribuito l’attacco alle FARC.

Un attacco contro un convoglio militare ha provocato un morto e 11 feriti (Foto: El Tiempo)

Altri cinque ’pàras’ hanno perso la vita nella località di San Diego (Cesar), a quanto sembra durante un’operazione governativa volta alla liberazione di 23 civili sequestrati.

Lo scorso 22 luglio, come riporta la stampa nazionale, 13 soldati erano rimasti uccisi in un combattimento con le FARC nell’area di Santa Rosa, al confine tra i dipartimenti sudoccidentali del Cauca e del Putumayo; lo scontro sarebbe scoppiato quando i soldati hanno sorpreso i ribelli che piazzavano cariche di dinamite lungo un ponte.

Poche ore prima, un’imboscata della guerriglia aveva provocato 8 feriti tra una pattuglia di militari a Urrao (Antioquia), mentre a Cucuta, nel Norte de Santander, il direttore della polizia giudiziaria locale è morto in un agguato compiuto da ignoti.

Nuove violenze sui civili

Lo spaventoso massacro del giugno scorso a La Gabarra (34 campesinos assassinati dalle FARC) non è stato l’ultimo episodio in cui i civili hanno subìto le conseguenze di questa guerra quarantennale: nelle settimane successive decine di persone sono state sequestrate o uccise dai guerriglieri o dai paramilitari (che spesso agiscono per conto del governo).

L’ultimo fatto di sangue risale a poche ore fa: nella cittadina di Yotoco, tre membri di una famiglia sono stati uccisi da uomini armati non identificati; al momento non sono stati diffusi ulteriori particolari.

All’inizio del mese scorso, a Samaná de San Carlos (Antioquia) altri sette campesinos sono stati uccisi da presunti membri delle FARC, che li avevano accusati di collaborare con l’esercito.

La strage e la successiva pressione dei guerriglieri ha costretto almeno 110 abitanti locali ad abbandonare le proprie case: salgono così a 3.000 i civili "desplazados" (sfollati) in questo dipartimento dall’inizio dell’anno, mentre dalla secondo metà del 2002 tale cifra ammonterebbe a 40.000: fonti dell’ONU, citate dal Tiempo, parlano di una flagrante violazione del diritto umanitario, e si dicono "profondamente indignate" per il crescente coinvolgimento della popolazione nella guerra.

Le FARC smentiscono la morte di ’Tirofijo’

Continuano a susseguirsi notizie discordanti riguardo alla sorte del leader delle FARC, Pedro Antonio Marìn, più noto col soprannome di ’Manuel Marulanda’ o ’Tirofijo’ (sparo preciso).

Dato più volte per morto negli ultimi mesi da diversi giornalisti indipendenti a causa di un tumore, Tirofijo sarebbe "vivo e in buona salute", e continuerebbe a "guidare militarmente e politicamente le FARC"; tali dichiarazioni sono state diffuse da "Raul Reyes", incaricato delle "relazioni internazionali" della guerriglia. Tuttavia, Reyes non ha fornito alcuna prova a sostegno della sua tesi.

Secondo quanto si era appreso da voci circolanti tra aprile e maggio di quest’anno, non confermate dalla stampa ufficiale o dalle FARC, il leader sarebbe morto in una foresta della Colombia meridionale, ed il suo posto sarebbe stato preso da "Alfonso Caño".

http://www.warnews.it/index.php/content/view/1064/33/