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Combattivo presidio al carcere di Sulmona
Publie le domenica 6 aprile 2008 par Open-Publishing4 commenti
Si è svolto ieri, davanti al supercarcere di Sulmona, l’atteso presidio di solidarietà con Michele Fabiani.
Hanno partecipato numerosi compagni, anarchici e comunisti, provenienti da diverse città, in particolare da Viterbo, Roma, Perugia e Milano.
In una Sulmona irreale, blindata da centinaia di sbirri di ogni genere e da diversi posti di blocco stradali, i compagni ce l’hanno messa tutta per far sentire forte e chiara la propria solidarietà a Michele e a tutti i prigionieri.
Nonostante la struttura mostruosa del supercarcere (tristemente famoso come il carcere dei suicidi) e il quasi certo spostamento dei detenuti all’estremità opposta del bunker, i compagni hanno gridato i propri interventi di saluto, di solidarietà e di affetto ed hanno diffuso musica per l’intera giornata.
Si è riusciti così ad instaurare un minimo di dialogo con i prigionieri, che a loro volta sono riusciti a farsi sentire.
Le parole d’ordine piu’ gridate sono state: MICHELE LIBERO, LIBERI TUTTI, FUOCO ALLE CARCERI, NO AL 41 BIS, CARCERE = TORTURA.
Insomma, almeno ieri, Michele e gli altri prigionieri hanno "sentito"
tangibilmente la solidarietà e l’affetto dei compagni.
Ma la mobilitazione non si deve fermare.
Per i prossimi giorni (dal 7 al 14 aprile) i compagni spagnoli hanno indetto una settimana di solidarietà e contro l’isolamento carcerario di Michele Fabiani, Mauro Rossetti Busa e degli altri compagni anarchici attualmente detenuti nelle galere italiane.
Messaggi
1. Fratellanza e serenità, 6 aprile 2008, 22:08
La manifestazione è stata molto bella.
Mi ha colpito, soprattutto, a fronte del trucido apparato repressivo, con la sbirraglia munita di teleobiettivi e altri marchingegni spionistici ultratecnologici (che però non ha osato avvicinarsi piu’ di tanto), la forte determinazione e il coraggio dei compagni, uniti ad una grande fratellanza e serenità.
FORZA COMPAGNI, LA SOLIDARIETA’ E’ L’ARMA VINCENTE!
Carlo
1. Il carcere dei suicidi, 7 aprile 2008, 22:04
Il penitenziario di Sulmona entra in funzione nel 1992; sorge vicino a quello vecchio, adattato in un convento benedettino del XII secolo. È un carcere di massima sicurezza per detenuti sottoposti al regime del 41 bis o EIV.
Complessivamente il carcere è composto da 13 fabbricati; le sezioni di detenzione sono dieci per complessive 250 celle in grado di ospitare 500 detenuti. Una struttura moderna, nella quale direzione e Comune organizzano attività per il recupero dei detenuti. Eppure, detiene il primato delle morti: una nel 1994, due nel 1999, una nel 2000, due 2003, due nel 2004, tre nel 2005.
La lunga serie inizia il 16 dicembre 1994, due anni dopo l’inaugurazione del penitenziario, con una rivolta dei detenuti che porta dieci agenti di sorveglianza a essere processati per violenze e poi assolti. Molti di quegli agenti sono ancora oggi in servizio a Sulmona
Ci vogliono tre ore e più di pullman e un tratto in taxi per la madre di un detenuto napoletano, nel caso decidesse che una visita al figlio vale il sacrificio del viaggio. Praticamente non ci sono detenuti che hanno le famiglie nelle vicinanze. Ci fu chi teorizzò la gradevolezza di una situazione del genere, perché tiene lontano persone poco raccomandabili, evita rischi di inquinamento per la città.
Fu Armida Miserere a dirlo, la direttrice di ferro che il venerdì 19 aprile 2003 si sparò un colpo di pistola alla tempia nel suo alloggio interno al carcere. Lasciò una lettera piena di recriminazioni contro l’amministrazione penitenziaria e un pessimo ricordo tra i detenuti.
Dopo ogni suicidio un’indagine interna dell’amministrazione e un fascicolo aperto in procura contro ignoti per il reato di istigazione al suicidio. Ma dentro quel fascicolo un solo foglio, prima dell’archiviazione: il risultato dell’autopsia.
La casa di reclusione di Sulmona è destinata a chi deve scontare lunghe pene. Non dovrebbe accogliere chi è stato appena arrestato. Ci lavorano cinque educatori e un solo medico psichiatra che viene da Roma per cento detenuti con sindromi depressive. Il ministro Castelli l’ha trovata «una struttura modello». Il direttore spiega che nel carcere c’è una quota elevata di detenuti con problemi psicologici.
2. Testimonianza, 7 aprile 2008, 22:20
Da una lettera di un prigioniero nel carcere di Sulmona:
.....
L’assoluto silenzio o la totale complicità degli organi competenti testimonia il livello di omertà di cui gode la Direzione del carcere di Sulmona.
L’obiettivo perseguito con il pretesto del regime E.I.V. (elevato indice di vigilanza) è quello di applicare una detenzione sempre più afflittiva, finalizzata al controllo totale sulla vita dei detenuti mediante il ricatto, ma principalmente per compiere, nel più assoluto silenzio, ogni genere di abuso. Questa gestione priva di umanità umilia la dignità delle persone, è una scuola di rabbia e violenza: un ottimo sistema per il futuro reinserimento!
Quando saltano le regole del diritto le conseguenze colpiscono tutti; non ricordiamo chi lo ha detto, che la civiltà di un paese si misura dai suoi Tribunali e dai suoi Penitenziari: siamo messi un po’ male in Italia, ed è una ferita inferta allo Stato di Diritto.
Quando si abbandona la strada maestra dei principi, e anzi li si calpesta con la massima disinvoltura, le interpretazioni diventano infinite quanto gli arbitrii.
2. Combattivo presidio al carcere di Sulmona, 8 aprile 2008, 16:22, di vittoria oliva
Una testimonianza...significante
oltreché significativa.
Mi riferisco al post
"Da una lettera di un prigioniero del carcere di Sulmona"
Significante e significativa perché sono le parole di un detenuto e danno tutta intera la misura del grado di annientamento della persona umana a cui tende la carcerazione.
Infatti è un detenuto che parla di "quando saltano le regole del diritto..." il che "significa" che ha perso ormai la coscienza che lui è una vittima proprio di queste regole del diritto capitalista che gli hanno inflitto la punizione.
E infatti continua "la civiltà di un paese si misura dai suoi Tribunali e dai suoi Penitenziari, siamo messi un pò male in Italia, ed è una ferita inferta allo Stato di Diritto".
Intanto noto che i termini Tribunali, Penitenziari. Stato di Diritto sono tutti scritti con la maiuscola.
Non si tratta di una scelta meramente grafica, queste maiuscole "significano" la sottomissione alle istituzioni restrittive e vogliono "significare" come poi la reclusione diviene un meccanismo totale e totalizzante:
Il "Tribunale" il "Penitenziario" diventa il tuo mondo a cui non puoi far altro che rapportati, in un modo o in un altro, come la schiavitù del lavoro salariato-
il tribunale è uno strumento di vendetta prima a cui segue uno strumento di annientamento poi, il penitenziario.
E così avviene che un detenuto magari non riesce più ad avere chiara la coscienza di questi meccanismi di punizione e di annientamento, per cui vagheggia di un ipotetico "Stato di Diritto", giungendo magari anche a sognare che la sua vita di detenuto in un carcere di un altro paese sarebbe stata migliore. Non so quanto migliore sia la vita di un detenuto degli Stati Uniti o della Spagna o della Turchia o della Russia o della Cina.......
Ormai il detenuto in questione ha perso, se l’ha mai avuta, la coscienza che proprio lo" Stato di Diritto" borghese lo vuole in galera perché lui in qualche modo ha violato quel diritto, lo ha storto o stravolto.
O ha violato quel diritto per necessità di sopravvivenza o lo ha stravolto per inderogabile aspirazione ad una giustizia altra ad un diritto altro
che non hanno nulla a che vedere con leggi e codici ma a rivendicazioni di dignità e libertà fuori e contro la logica del profitto e dell’asservimento perché questo è lo stato di diritto della sistema capitale.
Contro questo annientamento si battono i compagni anarchici e comunisti libertari che gridano
FUOCO ALLE GALERE!
Una parola d’ordine ben chiara che SIGNIFICA
che NESSUNO deve essere sottoposto alla tortura della prigione: ogni prigione è un lager
con le sue vittime e con i suoi feroci aguzzini
MAI PIU’ LAGER!
vittoria
L’avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org
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Vedi on line : una testimonianza...significante