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Come sempre ci chiamano banditen

Publie le martedì 25 aprile 2006 par Open-Publishing
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Dedicato al compagno partigiano Silvio Corbari e alla sua banda

COME SEMPRE CI CHIAMANO BANDITEN

Oggi, come ogni anno ogni 25 Aprile, saremo sommersi da messaggi e da informazioni mediali di vario tipo sull’anniversario della Liberazione, e sulla Resistenza come fondamento della nostra democrazia. E, naturalmente, vista la fase che attraversiamo, si cercherà di dire che la Resistenza, sempre più non violenta (a sentire i vari celebratori) non era contro qualcuno, ma per la Pace.
Dall’altra parte, in questo periodo post-elettorale, si metterà in risalto l’uso strumentale di questa festa utilizzata per cementare una risicata vittoria alle ultime elezioni.

Se la dicotomia fosse tra fascismo e democrazia, indubbiamente avrebbero ragione entrambi: avrebbero ragione i fascisti (sia pur edulcorati) a dire che questa è una giornata che tende a dividere gli italiani ed avrebbero ragione i sinistri di governo & soci a dire che questa è una giornata di riconciliazione e di Pace.
Ma come tutti sappiamo la vera dicotomia non è tra fascismo e democrazia, ma tra Sistema Capitalistico e lotta rivoluzionaria contro il Capitale e contro lo Stato. Tra fascismo e democrazia non c’è dicotomia, ma soluzione di continuità, nel senso che il fascismo e la democrazia sono i due strumenti che il Capitale usa nelle varie fasi per gestire e mantenere il suo Potere.
Come dimostrano le vicende del franchismo spagnolo non esiste rottura nel passaggio tra un sistema e l’altro: se rottura c’è stata in Italia non è stato per l’impossibilità di un passaggio indolore (tanto è vero che gli anglo-amerikani stavano tentando di salvare e riciclare lo stesso Mussolini per gestire tale passaggio), ma per l’irriducibile determinazione di una parte determinante dei partigiani, che non erano entusiasti del passaggio che altri (Yalta) avevano per loro determinato.

Ci avrebbero pensato i partiti riformisti, coadiuvati dagli antifascisti dell’ultima ora, prima a disarmare i Partigiani, che volevano continuare la Resistenza fino all’abbattimento del Sistema, e poi a far passare nell’immaginario collettivo l’idea che la Resistenza era stato soltanto un grande movimento democratico per la cacciata della dittatura fascista e dell’invasore nazista.

E che il fascismo non fu un momento di rottura con la democrazia è dimostrato dal fatto che l’instaurazione di un regime fascista si verificò non dovunque, ma solo in quei Paesi, che avevano passato momenti di vero sommovimento rivoluzionario anticapitalista: si verificò nell’Italia del biennio rosso, che aveva visto occupazioni di fabbriche e di terre nel periodo della fame post-bellica, si verificò in Germania per contrastare il sogno della rivolta spartachista, si scatenò in Spagna per distruggere la Repubblica libertaria, anarchica e rivoluzionaria.
Non è un caso che non ci fu un regime di tipo fascista negli altri Stati capitalisti, che magari si allearono con questi regimi (come in Giappone o in Turchia) oppure furono conquistati da questi regimi durante la guerra( Francia, Polonia): ci furono regimi imposti dagli invasori ma non ci furono regimi autoctoni di questo tipo.

E allora il fascismo fu, come dicevamo prima, lo strumento che in una determinata fase storica, il Capitale usò per stroncare ogni tentativo di rivoluzione anticapitalista. Tanto è vero che, almeno in una prima fase, i fascisti cercarono anche la legittimazione parlamentare: fu così per Mussolini, fu così per Hitler, che venne eletto cancelliere dopo la legittimazione elettorale. L’unica eccezione fu in Spagna dove Franco prese il potere con le armi, ma perché la Repubblica era in mano alla sinistra comunista ed anarchica.

Ecco quindi la vera dicotomia: Capitalismo ed Anticapitalismo. E come il Fascismo fu uno degli strumenti del Capitale per il mantenimento del potere, così l’Antifascismo è stato ed è uno degli strumenti degli anticapitalisti per distruggere quel Potere.

E, checché ne dicano tutti i democratici sostenitori del Sistema, l’antifascismo non fu un mitica espressione di gioia e di pacificazione, ma una lotta armata, dura, senza quartiere e, senza pietà contro l’odiato nemico al servizio degli sfruttatori. L’Antifascismo delle sfilate tricolorate, delle manifestazioni celebrative in nome della bubbola “siamo tutti italiani” è , appunto, una bubbola inventata dal Potere con la connivenza di tutti i partiti democratici, destri o sinistri che siano, per legittimarsi come Sistema economico e politico e sopire i contrasti sociali per frenare qualsiasi spinta rivoluzionaria, specialmente in questa fase in cui Egli (il Potere) non ha nulla da concedere per recuperare consenso ed è anzi costretto a politiche sempre più oppressive e sempre più repressive, fra le quali, in una prossima eventuale fase storica, anche il fascismo, sia pure sotto altro nome, modalità e strumenti.

La Resistenza non fu una guerra di popolo contro l’invasore, ma una guerra civile condotta da militanti e da settori in gran parte proletari contro il regime, allora fascista, asservito al sistema economico capitalista. Non è un caso che la Resistenza si rafforzò specialmente nella parte centro-settentrionale d’Italia, dove esisteva un proletariato cosciente e ancora memore delle lotte del biennio rosso, mentre rimase generalmente in ombra nelle altre zone d’Italia. Il fatto che poi ampi settori della borghesia abbandonarono il fascismo e cercarono una nuova legittimazione presso il nuovo regime non ha le sue spiegazioni Sull’incomunicabilità fra capitalismo e fascismo, ma sulla capacità del Potere di cambiare in corso d’opera gli strumenti di cui si serve. Non guerra di popolo dunque, perché i popoli come entità assoluta non esistono; esistono gli oppressi e gli oppressori, gli sfruttati e gli sfruttatori, esistono i poveri e i ricchi. Esistono insomma individui e classi sociali contrapposte i cui interessi sono inconciliabili. Per questo il Capitale scelse il fascismo, per questo i proletari e i militanti anticapitalisti scelsero l’antifascismo. Per questo il Capitale ha scelto la democrazia e il parlamentarismo, per questo noi siamo contro il regime democratico-parlamentarista.

Per questo noi continuiamo a dirci antifascisti. Non vogliamo vivere di ricordi e non abbiamo nessuna intenzione di celebrare il passato per giustificare e sostenere il presente ma vogliamo, imparando dal passato, continuare a combattere il presente per costruire un futuro che ci liberi da questo regime democratico senza lasciare spazio ad alcuna forma di fascismo vecchio e nuovo: IL NOSTRO ANTIFASCISMO E’ PARTE INTEGRANTE DEL NOSTRO ANTICAPITALISMO.
Non vogliamo fare come alcuni che dicendo di voler combattere il regime esistente, considerato il nemico principale, pensano di poter superare questa dicotomia fascismo (considerato il nemico secondario)-antifascismo solo perché anche i fascisti sono contro questo regime democratico: anche questo non sarebbe altro che un avallare la falsa dicotomia fascismo-democrazia.
Il nostro nemico non è la faccia della medaglia che il Capitale mostra, nascondendo l’altra, ma il Capitale in tutta la sua medaglia, sia la faccia palese, sia quella nascosta.

Il 25 Aprile per noi non è dunque una celebrazione, una ricorrenza, un semplice ricordo, ma un impegno di lotta, in continuità con i partigiani di Dongo, con la banda Corbari, contro ogni tipo di regime di cui il capitalismo si serve.

COME SEMPRE SIAMO RIVOLUZIONARI

Onore a tutti i compagni caduti combattendo contro lo Stato e il Capitale

Messaggi

  • LIBRERIA BABYLON-

    VIA PIANOSCARANO- VITERBO SABATO 29 APRILE ORE 17.00

    "CONTROLLO COERCIZIONE E TORTURA TRA CARCERE E SOCIETA’ 2

    PRESENTAZIONE DOSSIER DELL’AVAE (ASSOCIAZIONE VITTIME DELLE ARMI ELETTRONICHE)

    Interviene PAOLO DORIGO PRIGIONIERO POLITICO TORTURATO IN CARCERE

    Comitato cittadino contro il carcere e la repressione sociale di Viterbo

    Individualità anarchiche

    f.i.p. località Riello-Viterbo

  • la disumanità della disuguaglianza
    la luce offesa dei volti dispersi
    dispersi e disperati
    ieri

    quel sangue come sangue di tutti
    come vita stracciata
    dalla storia
    oggi

    nè la individualità
    nè la comunità
    risarciranno quel sangue
    domani

    troppo troppo lo stile
    troppo troppo poca la Resistenza
    nella vita negata

    ci spetta l’evento
    non il ricordo
    non la nostalgia delle armi
    non i canti festosi degli insorti

    ci aspetta il *nostro volto*
    l’inizio di un volto comune
    la giustizia del mondo intero

    agaragar

  • Non esistono antifascisti "buoni" e antifascisti "cattivi", ma antifascisti militanti.

    Sono i nuovi Partigiani, che lottano per la memoria, per la libertà di Resistenza,

    contro le nuove destre, contro ogni adunata fascista!

    Sempre

    L’11 marzo 2006 a Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, sotto l’egida ipocrita di una campagna elettorale che ha oscurato ogni voce stonata, sfila, protetta dalla polizia, la fiamma tricolore, alleata alle elezioni della C.d.L. Il corteo nazifascista era stato programmato per il 21 gennaio, in coincidenza della settimana della Memoria della Shoah, ma il questore di Milano ne ordinò il rinvio, su richiesta delle autorità cittadine, per "motivi di sicurezza e di ordine pubblico", meritandosi i ringraziamenti del consigliere diessino e sionista Emanuele Fiano, per "non aver leso nessun diritto", incluso quello dei fascisti di manifestare in un’altra occasione "e per aver salvaguardato la memoria del Paese" per una settimana. Così hanno pensato bene di spostare l’adunata fascista a marzo, in un mese intriso di sangue e ricordi dolorosi per questa città, come l’assassinio di Fausto, Iaio e Dax e i pestaggi polizieschi dei compagni accorsi all’ospedale San Paolo. Il corteo nazifascista, per giornali e TV, si è svolto in maniera "pacifica".

    Come se potesse essere considerato "pacifico" e democraticamente lecito lo sfilare al grido di Duce Duce, con celtiche, bandiere e cori razzisti di un partito da sempre funzionale agli interessi del capitale e dell’imperialismo, brodo di coltura di stragisti, sicari e mercenari sguinzagliati contro i movimenti popolari di lotta e le lotte di resistenza dei popoli nel mondo, militanti antirazzisti e immigrati.

    L’11 marzo 2006 a Milano, in 300 hanno avuto il coraggio e l’intransigenza di partigiani, che non volevano accettare a nessun costo l’ignobile parata fascista. Sono stati lasciati soli, ma sono scesi in piazza ugualmente, con giustissima rabbia e motivata determinazione.

    300 antifascisti - giovani, operai, precari - sono stati accerchiati e massacrati a freddo, esattamente come per il G8 a Genova, in un’assurda caccia all’uomo. Ma anche più che in occasione della battaglia di Genova, ad accanirsi con maggiore livore sui compagni, sono stati gli organi d’informazione, che hanno scatenato una campagna di criminalizzazione orchestrata ad ampio raggio con la classe politica istituzionale sull’onda della campagna elettorale.

    Tutti i partiti di destra come di "sinistra" non hanno speso una parola sui neofascisti che hanno marciato a Milano, né hanno fatto nulla per evitarlo, anzi, hanno bollato i compagni come "teppisti" e si sono schierati con gli squadristi in divisa, che li avevano aggrediti e rastrellati per proteggere il corteo neonazista e indiscriminatamente trattenuti in carcere con l’accusa di "concorso in devastazione e saccheggio".

    E con questa filosofia dell’ignoriamoli per non dargli importanza li hanno legittimati sulla piazza e in Parlamento.

    25 compagne e compagni arrestate/i a Milano sono ancora in carcere

    numerosi processi contro altri giovani antifascisti sono ancora in corso

    mentre teste rasate e squadristi in divisa continuano ad avere mano libera

    Finché non li avremo liberati non avremo nulla da festeggiare, tanto meno in questo 25 aprile. La lotta dei Partigiani ,"banditi" e "delinquenti" di allora, è la stessa dei "teppisti" o "terroristi" oggi, e non si ferma.

    CONTRO LO STATO DI POLIZIA, LA REPRESSIONE SOCIALE E POLITICA

    LA DETENZIONE DI MASSA DEI MILITANTI ANTAGONISTI

    ORA E SEMPRE RESISTENZA!

    ANTIFASCISMO MILITANTE!

    LIBERE/I TUTTE/I! LIBERE/I SUBITO!

    Come scrive in una sua lettera dal carcere una delle arrestate:

    "Ognuno di noi deve dare qualcosa per far sì che pochi di noi non siano costretti a dare tutto"

    Rete Antifascista Perugina