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Comunicato del Collettivo guantanamo francia per il 3° anniversario del campo di concentrazione

Publie le lunedì 10 gennaio 2005 par Open-Publishing

Lunedì 10 gennaio 2005

La più lunga e più grande presa di ostaggi del XXI° secolo entra nel suo quarto anno : guantanamo, un offesa al diritto ed alla sovranità

Questo 10 gennaio 2005, la detenzione da parte degli USA di 545 cittadini di una quarantina di paese nel campo di concentrazione di guantanamo, situato su sul territorio della repubblica di Cuba, entra nel suo quarto anno. Nel tempo, 202 altri prigionieri sono stati rimpatriati dal campo.

Questo termine “di campo di concentrazione” non è stato inventato né dai nazisti né dai dirigenti sovietici, ma dalle autorità reali spagnole su questo stesso territorio di Cuba 120 anni fa, quando hanno rinchiuso contadini e guerriglieri in lotta contro l’occupazione coloniale. L’espressione spagnola è stata tradotta in tedesco dalle autorità coloniali tedesche nel Sud-ovest africano, quindi dalle autorità coloniali britanniche in Sudafrica. Guantanamo si iscrive in questa tradizione sinistra, alla quale l’Impero del Bene porta innovazioni terrificanti, in particolare l’impiego della tortura detta “leggera” (“light”).

SI HA il diritto qualificare la detenzione “dei combattenti nemici-alieni-illegali” a guantanamo di presa di ostaggi ? Sì, per molte ragioni:

1° - gli uomini deportati a guantanamo sono stati per una parte letteralmente rapiti sul territorio afgano da miliziani del generale ouzbeco Rachid Dostom, un criminale di guerra avverato, e rimessi contro pagamento all’esercito US; per un’altra parte, sono stati rapiti dai servizi di sicurezza pakistani sul territorio sovrano del Pakistan e rimessi all’esercito US senza alcuno rispetto per le procedure legali d’estradizione in vigore in questo paese.

2° - nessuna delle clausole delle Convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra è stata rispettata dalle autorità US.

3° - le autorità US rifiutano di piegarsi all’ingiunzione della più alta istanza giudiziaria US, la Corte suprema, che, con una sentenza emessa il 28 giugno 2004, ha ordinato che i prigionieri abbiano la possibilità di rimettere in discussione la loro detenzione dinanzi ad una giurisdizione ordinaria US. Per mascherare questo dispetto del diritto, hanno creato un organo senza alcuna base legale, “il tribunale d’esame dello statuto di combattente”, che ha “giudicato” la maggior parte dei prigionieri ed ha deciso il loro mantenimento in detenzione. Due soli prigionieri sono stato “giudicato” liberabili.

Questi ultimi giorni, il potere esecutivo US ha varcato una nuova frontiera, designando come Attorney General - ministro federale di Giustizia - Alberto Gonzales, autore di memorandum indirizzati alla Casa bianca e che raccomandavano l’impiego della tortura sui “terroristi” catturati in Iraq ed altrove. I fatti gravi di tortura sui prigionieri di Abu Ghraïb in Iraq, rivelati da fotografie “scandalose”, sono strettamente legati al campo di concentrazione di guantanamo. In effetti, i poliziotti militari accusati per Abu Ghraïb non hanno fatto che obbedire agli ordini dei servizi informazioni incaricati degli interrogatori dei prigionieri. Questa collaborazione tra custodi ed “investigatori” è stata instaurata innanzitutto a guantanamo prima di essere applicata su ordine del generale Geoffrey Miller, diventato responsabile delle prigioni US in Iraq dopo essere stato responsabile del campo di guantanamo.

I prigionieri di guantanamo sono stati torturati, secondo prove di molti prigionieri - i prigionieri britannici oggi liberi e l’Australiano David Hicks ed il Britannico Moazzam Begg, sempre prigionieri -, ma la tortura peggiore al loro incontro è l’incertezza totale quando alla loro sorte nella quale sono mantenuti. Tutto contribuisce a pensare che le autorità US abbiano l’intenzione di conservare questi ostaggi a vita, durante almeno i 30 prossimi anni.

Questa detenzione di massa è una violazione dell’insieme del diritto internazionale che regolamenta non soltanto i diritti umani ed il diritto umanitario, ma anche le relazioni tra stati sovrani. Quali sono i ricorsi possibili contro questo scandalo, qualificato dagli esperti di “buco nero giuridico”? Ce ne sono pochi. Il ricorso alla Corte penale internazionale, alla Corte internazionale di giustizia o alla Corte interamericana dei diritti umani sembra quasi escluso per difetti di competenza, a meno che gli Stati membri delle Nazioni Unite chiedano un parere consultivo alla Corte internazionale di giustizia dell’’Aia. È con cognizione di causa che gli USA hanno scelto il campo di guantanamo, sapendolo al riparo dalle istanze giudiziarie universali.

Non essendo specializzati del diritto internazionale, ci sembra tuttavia che il solo ricorso non ancora sfruttato dai difensori dei prigionieri è la giustizia cubana. In effetti, il trattato d’accordo che instaura la base militare navale di guantanamo nel 1903 riconosce espressamente la “sovranità eminente” della repubblica di Cuba sul territorio della base. La giustizia della repubblica di Cuba dovrebbe dunque aprire un’indagine per “sequestro illegale” contro gli USA. Anche se ciò non avrebbe alcuna conseguenza pratica immediata, ciò darebbe un peso supplementare alla lotta giudiziaria e politica universale contro lo scandalo di guantanamo.

Essendo basato in Francia, il Collettivo guantanamo vuole infine richiamare l’attenzione sulla sorte dei 7 prigionieri francesi di guantanamo: 4 di loro sono stati “liberati” l’estate scorsa da guantanamo per essere immediatamente imprigionati in Francia. La cartella delle imputazioni contro di loro ci sembra per lo meno leggera. Ancora una volta, la Francia si è distinta: è in effetti il solo paese europeo che ha accettato le condizioni imposte da Washington per “liberare” i suoi cittadini, cioè di imprigionarli nel loro paese. Tutti gli altri paesi hanno rimesso in libertà i loro cittadini: la Gran Bretagna, la Danimarca, la Svezia, la Spagna e persino la Russia. Il Marocco anche lui ha deciso di proseguire sul suo suolo 5 prigionieri rimpatriati da guantanamo, ma il loro processo si trascina di riporto in riporto a Casablanca, dove la giustizia sembra così divisa tra il rispetto delle ingiunzioni di Washington, tramite il palazzo reale, e la constatazione di una carenza di prove e di indici seri di una colpevolezza qualsiasi degli imputati.
Quanto ai tre prigionieri francesi ancora rinchiusi a guantanamo, il meno che si possa dire, è che il governo francese non sembra aver fretta di ottenere il loro rimpatrio, certamente con ciò che sa molto bene che non ci sarebbe luogo di proseguirli, una volta rimpatriati e che sarebbe dunque costretto a rimetterli puramente e semplicemente in libertà, cosa che dispiacerebbe a Washington.

Per concludere, il Collettivo guantanamo può soltanto lanciare un appello generale all’opinione, alle società civili organizzate, agli stati interessati del diritto, di prendere fatto e causa per il diritto agendo perché cessi lo scandalo di guantanamo.

Chiamiamo dunque, in particolare, al senso del diritto ed alla coscienza dei responsabili cubani e francesi.

Restiamo a disposizione di ogni gruppo o individuo disposto a contribuire a qualsiasi iniziativa tale da mettere luce in questo buco nero.

Il Collettivo guantanamo Francia, 10 gennaio 2005

Collettivo guantanamo, 5 rue de Douai, F-75009 Paris. tel. 00 33 6 13 99 28 86

Email : collectif.guantanamo@gwadaoka.org

Siti web: http://quibla.net e http://www.gwadaoka.org/guantanamo.htm

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