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Comunicato-stampa su Opa Banca Nazionale del Lavoro

Publie le martedì 29 marzo 2005 par Open-Publishing
2 commenti

COMUNICATO STAMPA

Che la soluzione dei problemi della Banca Nazionale del Lavoro non possa trovare risposta nella sfida tra “patto” e cosiddetto “contropatto del mattone” l’abbiamo già chiaramente espresso in nostri recenti comunicati.
Non crediamo però che l’entusiastico consenso per l’Ops annunciata dagli spagnoli del BBVA, rappresenti il metodo risolutivo ai problemi futuri della BNL e di chi ci lavora ed infatti ci domandiamo:

o Che progetti ha il BBVA nei confronti della futura BNL?
o Quale futuro per i Lavoratori?
o Quali relazioni sindacali saranno possibili in un’Europa che a colpi di maggioranza sta minando le più importanti conquiste dei Lavoratori in tema di diritto? (vedi direttiva Bolkestein)

Queste preoccupazioni sembrano non sfiorare nessuno dei grandi personaggi dell’economia e della politica.
Si pensa solo a garantire gli azionisti e gli industriali oltre a lanciare sfide col pretesto del mercato e della concorrenza.

Come Sindacato dei Lavoratori della Banca Nazionale del Lavoro non consideriamo l’attuale politica sociale intrapresa dall’Unione Europea tale da garantire la massima attenzione nei confronti del futuro dei Lavoratori e tanto meno tale da far loro vivere improbabili sfide al mercato, ribadiamo anzi che, al contrario, la politica Europea è attualmente protesa allo smantellamento dei fondamentali diritti di chi lavora.

Ci esprimeremo solo quando verranno date risposte ufficiali alle nostre domande, per il momento e per il futuro quindi non firmeremo nessuna cambiale in bianco sulla pelle di chi lavora.

Roma, Marzo 2005

Segreteria dell’Organo di Coordinamento FALCRI BNL

Organo di Coordinamento delle RR.SS.AA. - Sindacato Autonomo Lavoratori FALCRI BNL
C/o BNL P.za Albania, 35 Roma e c/o BNL via B. Crespi, 26 Milano
Tel. 0669617444 - 066479254 - 0666478944 - Fax 0669617433 Roma
Tel. 0280245507 - Fax 0280245484 Milano -Tel. 0805294772 Bari - Tel. 081799111 Napoli -
Associato Adusbef - Emergency

Messaggi

  • BERLUSCONI E LE BANCHE - PIEDE IN DUE STAFFE !!!

    IN ATTESA DELL’ESITO OPA, PREMIER GIOCA IN DUE CAMPI

    CON SINISCALCO A DIFESA DEL MERCATO, CON DORIS DELL’ITALIANITÀ

    Il risiko bancario scatenato dalla mossa a tenaglia di Abn Amro e Bbva sul sistema creditizio italiano non è indifferente al premier Berlusconi. Ma in attesa che questa importante partita si chiuda, la sua posizione "resta solo apparentemente attendista". In realtà il premier "è impegnato su due fronti opposti: uno contrario e uno favorevole alla conquista di Bnl e Antonveneta da parte degli stranieri". Fonti politiche spiegano che va interpretata in questo senso la levata di scudi di banchieri vicini al premier come Ennio Doris e, in una posizione diametralmente opposta, la dichiarazione del ministro dell’Economia, Siniscalco, che ha spiegato a chiare lettere che l’italianità delle banche "è indifendibile" e che "la nazionalità non è una categoria di mercato".

    Per Berlusconi l’importante adesso, prosegue la fonte, "è non prendere posizione". A seconda dell’esito dell’Opa delle due banche straniere "molte cose potrebbero cambiare nel panorama creditizio italiano, al di là di Antonveneta e Bnl". La conquista delle due banche avrebbe infatti inequivocabilmente il significato di una battuta d’arresto per il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio, impegnato in prima linea contro gli spagnoli e gli olandesi. "Fazio ne uscirebbe sconfitto", taglia corto la fonte. Di conseguenza, si potrebbero risvegliare antiche ambizioni di ’campioni nazionali’ come Unicredit o Banca Intesa a riposizionarsi sul mercato attraverso fusioni e acquisizioni, in passato sempre bocciate da Fazio. D’altro canto, sul piano politico, le dichiarazioni di Siniscalco, che ha difeso le ragioni del mercato contro la difesa degli interessi nazionali, mettono al riparo Berlusconi da un eventuale sconfitta di Fazio.

    D’altra parte lo schieramento bancario e finanziario messo in piedi da Fazio, con lo scopo di muovere contro Bnl e Antonveneta, secondo molti potrà tornare utile al governo anche in futuro. E’ capitanato infatti dal banchiere più vicino al premier, l’ad di Mediolanum, Ennio Doris, dal ’pupillo’ di Fazio, l’ad di Bpl, Gianpiero Fiorani e dal finanziere Emilio Gnutti, numero uno di Hopa. Dalla sua, il nuovo fronte finanziario-bancario, che conta altri illustri alleati come l’immobiliarista Ricucci e spezzoni della finanza ’rossa’ come il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte, e che si muove con il benestare del premier, ha anche un partito politico, la Lega. Proprio Fiorani ha salvato qualche settimana fa la banca più vicina al Carroccio, Credieuronord, dalla bancarotta. E la Lega si è schierata di conseguenza a favore delle prerogative di Bankitalia e di Fazio durante la discussione del ddl Risparmio.

    Questa nuova alleanza finanziario-bancaria non dispiacerebbe affatto a Berlusconi, che vi intravede un futuro ’polo’ alleato, finora assente nel panorama industriale italiano. Al premier non dispiacerebbe dunque neanche un eventuale vittoria di Fazio e del suo ’esercito’ alleato contro Bilbao e Amsterdam. Di sicuro, nella delicata partita delle Opa sulle banche italiane Berlusconi gioca tutte e due le partite, in attesa di festeggiare con l’eventuale vincitore.

    APCOM

    Periodicità: quotidiano on line

    Data: 30 marzo 2005

    • Senza credito

      di GALAPAGOS

      www.ilmanifesto.it 31/3/05

      La destra è per l’italianità delle banche. Per «difendere gli interessi nazionali», come ha spiegato Riccardo Pedrizzi, senatore di An. E Bobo Maroni incalza «Fazio può bloccare l’offensiva e tutto il governo l’appoggerà». Perché? Ricordo un drammatico dicembre del 92. Quello voluto da Ciampi fu un colpo di mano: costringere le Casse di risparmio a trasformarsi in Spa sembrava una follia eversiva. Anche perché, come sosteneva «a Fra che te' serve» Evangelisti, le Casse di risparmio sarebbero dovute entrare di diritto nel simbolo della Dc visto che ne erano l'asse economico. Quel decreto e la privatizzazione, affrettata, di Credit e Comit cominciarono a cambiare il panorama bancario italiano, sottraendolo, ma non del tutto, alla lunga mano della politica. Da quel92 è iniziata una stagione di fusioni e di acquisizioni. Il sistema bancario italiano rimane però fragile: la proprietà è frammentata e la stabilità delle gestioni si realizza solo con patti di sindacato; la presenza delle imprese nelle banche è ancora elevata e questo condiziona la politica creditizia degli istituti di credito, nonostante la vigilanza di Bankitalia. In una fase di difficoltà economiche sono le banche a decidere il destino delle imprese. Il caso Fiat è emblematico: senza il prestito «convertendo» il Lingotto sarebbe fallito. Oggi di fatto sono le banche le vere proprietarie della Fiat: per chi ha nel cuore il destino della casa torinese questo è positivo. Meno positivo che le sorti di una qualsiasi azienda dipendano dagli umori del sistema bancario.

      Un po’ di anni fa la Bnl fu travolta da uno scandalo gigantesco: quello della filiale di Atlanta che finanziava l’Iraq di Saddam, allora caro agli Usa. Fu un «bagno» gigantesco che scaricò sul conto economico della banca perdite per alcune migliaia di miliardi. Le banche italiane si sono anche distinte nel piazzare i tango bond e le obbligazioni Cirio e Parmalat: centinaia di migliaia di risparmiatori sono rimasti con il cerino acceso in mano. Di più: i costi della tenuta dei conti correnti in Italia sono molto più alti che nel resto d’Europa. Insomma, e senza generalizzare, il sistema creditizio italiano non brilla per trasparenza, correttezza di comportamenti ed economicità. Un po’ d’aria fresca dall’estero potrebbe essere cosa positiva. Anche se occorrerebbe vigilare perché le banche estere non facciano quello che le banche italiane fanno al Mezzogiorno: la rapina della raccolta con il trasferimento delle risorse al Nord, invece di favorire lo sviluppo del Sud.

      Entrando nel concreto, occorre aggiungere, che da anni gli spagnoli del Banco di Bilbao avevano accettato (con quasi il 15% del capitale) di far parte di un patto di sindacato che gli andava un po’ stretto, e che gestiva la banca. Gli spagnoli più volte hanno chiesto di aumentare il proprio investimento, ma - si dice - la Banca d’Italia si è sempre opposta. Salvo poi benedire una cordata di palazzinari che con i soldi del boom edilizio hanno raccolto il 26,68% del capitale in un «contropatto» con l’obiettivo di scalare la banca. Che doveva fare il Banco di Bilbao? Ha presentato una offerta - generosa, secondo gli analisti - per comandare in Bnl. Come dargli torto?

      Più complesso il caso Antonveneta. Anche l’offerta degli olandesi di Abn Amro (maggior azionista della società con il 12,72% del capitale) è generosa, sopra i prezzi di mercato saliti rapidamente nelle ultime settimane. Abm paga cash: ha stanziato oltre 6 miliardi per l’intera banca. Che vale la pena ricordarlo è la banca del Nord-est e ha come azionisti molti industrialotti che temono evidentemente il passaggio della proprietà. E fanno il tifo per una cordata diversa, capitanata dalla Popolare di Lodi che ha ottenuto da Bankitalia di poter aumentare la propria partecipazione al 10%, anche se la Lodi al confronto di Antonveneta è uno «straccio». Maroni, però, appoggia l’italianità della Antonveneta e fa il tifo per la Popolare di Lodi. Perché? C’entra, per caso, il salvataggio del Credieuronord, banchetta leghista sull’orlo del fallimento, da parte della Lodi?