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Comunismo
di Andrea Oleandri
«Chi ancora arranca è invece la sinistra che mentre il mondo si muove discute sul tasso percentuale di comunismo presente in una pagnotta.»
Di chiunque siano queste parole, scritte sull’inserto di Liberazione Queer, non posso che concordare.
Effettivamente perché discutere di comunismo o di un suo cancellamento.
Il Comunismo all’interno di Rifondazione Comunista è da sempre un orizzonte comune, il punto fondativo della nostra comunità. Perché stare a discutere ora sul suo superamento o meno?
Qualcuno dice che è ormai storia vecchia, salvo poi partire dall’analisi marxista per capire i danni attuali della società e trovarne un’uscita. Ma chi meglio di Marx rende ancora attuale il comunismo e il suo orizzonte. E oggi lo stanno comprendendo in tanti. Compreso il Times che ha descritto Marx come uno di coloro che escono vincitori da questa profonda crisi del capitalismo che, mai come ora, sta ripiegando su se stesso.
Altri invece dicono che il Comunismo non è più compreso dalle persone. Quando ascolto questi argomenti penso sempre ad un’intervista che il già prelato Lindo Ferretti rilasciò da Ferrara qualche tempo fa. Disse testualmente che lui e la sua famiglia furono sempre antifascisti e anticomunisti, ma che votarono sempre il PCI perché li governava bene.
E del resto quanti non comunisti votavano PCI? Tanti, tantissimi.
Allora come oggi, non credo che la gente si faccia spaventare da una falce e martello o dalla parola Comunista. Probabilmente creano più ansia in chi ne chiede un superamento che in tutti gli altri.
Quello che è mancato a Rifondazione Comunista in questi ultimi anni è stata la capacità di ben governare. Questa cosa e non la parola comunista ci ha allontanato dalle persone.
Dopo Genova, dopo il nostro percorso con i movimenti, qualcuno di noi ha forse potuto pensare che improvvisamente in Italia si fossero moltiplicati i comunisti. Oppure i nostri massimi storici a livello elettorale erano dovuti al fatto che anche tanti non comunisti, tanti cattolici ci votarono, senza doversi tappare naso ed occhi per non vedere quella falce e martello. Perché quella falce e martello per loro era un simbolo amico. Il simbolo di chi, in quegli anni marciava fianco a fianco con loro. Di chi, nei territori, governava dove poteva, senza mediazioni al ribasso e senza controsensi.
Per questo condivido quel passaggio dell’articolo di Queer. In Italia stanno nascendo tanti movimenti. Quello della scuola, ma anche quello interno al mondo del lavoro. Il capitalismo sta ripiegando su se stesso. La crisi dimostra che il sistema economico e sociale costruito fino ad oggi è profondamente sbagliato e intrensicamente ingiusto. Dimostra che, senza mezzi termini, va superato.
Sicuramente non tutti saranno comunisti, a molti sfuggirà anche il nesso tra crisi attuale e teoria marxista, ma sono sicuro che se Rifondazione Comunista sarà capace di stare con loro, affiancare questi movimenti nelle lotte, oggi come successe qualche anno fa, queste persone riconosceranno nel nostro simbolo, nella nostra falce e martello, nella parola comunista, una comunità che sempre è stata al loro fianco nelle loro battaglie, senza sussulti e senza avvertire quel fastidioso odore di stantio che alcuni oggi dicono di sentire.
Quindi perché continuare a discutere di comunismo o di una sua cancellazione?
L’importante ora è calarsi nelle lotte con quello che abbiamo. Il nostro Partito e la sua comunità.