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Conclusa l’assemblea della sinistra antagonista che dice no alla deriva moderata dei Ds
Publie le mercoledì 19 luglio 2006 par Open-PublishingNo al Partito Democratico Nasce un nuovo movimento
di Maria R. Calderoni Orvieto nostro servizio
Le parole sono tante. E belle. Anche solenni, anche generalissime, come dice Aldo Tortorella iniziando la sua relazione. Ma la parola delle parole, la parola-chiave resta sospesa in fondo al convegno-seminario sotto forma di un interrogativo antico, quello che pone Maria Luisa Boccia come principio e fine del suo discorso: «Che fare?», nascerà o no un nuovo partito?
Però non è un’esercitazione retorica. Piuttosto una ricerca, un laboratorio, una verifica, una prova della verità; anche, possibilmente, un inizio.
Piazzato dentro un luogo di perfetta, nobile bellezza - il Borgo di un principe sulla collina di Orvieto - il seminario "Pace, lavoro, libertà. I fondamenti", ha riunito tra venerdì e sabato pezzi riconosciuti della sinistra critica, inquieta e appassionata. Attorno alla domanda cruciale: c’è spazio e tempo per un nuovo soggetto politico della sinistra, ora che il fantasma freddo dell’incombente P D, il Partito Democratico, è lì dietro l’angolo? Attorno alla domanda cruciale sono qui a confrontarsi l’Ars (l’associazione per il rinnovamento della sinistra che fa capo a Tortorella), Uniti per la sinistra (50-60 gruppi insediati un po’ in tutte le regioni che fanno riferimento a Folena e Falomi), RossiVerdi (formazione di ex militanti Pdci e ambientaisti), ma anche Sinistra 2000 di Salvi, Sinistra romana di Cardulli (700 iscritti). E anche i giovani della Sinistra Europea, anche sindacalisti, ricercatori, sociologi, ecologisti, parlamentari, singoli militanti in cerca dlla parola nuova, arrabbiati o in apnea. E anche il segretario di Rifondazione comunista Franco Giordano, che si trattiene il tempo strettamente necessario per un intervento non di circostanza e molto apprezzato.
«Dobbiamo essere severi, domandarci chi sono e come sono i partiti della sinistra oggi - dice Rocco Giacomino, portavoce dei RossiVerdi nell’aprire i lavori - Poniamo una sfida grande, fuori dalle leadership oligarchiche, dalle operazioni politicistiche. Dobbiamo riuscire ad entrare in sintonia col popolo largo, a recuperare la rappresentanza del mondo del lavoro, una rappresentanza oggi in crisi».
La riforma della politica. Il problema dei fondamenti: il tema centrale affrontato da Tortorella con una relazione lucida e senza sconti. «Per la prima volta dopo 60 anni la sinistra in tutte le sue componenti è al governo. Una novità assoluta. Se questo esperimento fallisse, sarebbe un esito durissimo soprattutto a sinistra. Quindi, sostegno al governo. Ma questo non ci impedisce di vederne la fragilità non solo numerica. Il primo governo Prodi aveva come traino l’idea dell’Europa; oggi è difficile vederne uno. Nasce da qui, ed è apprezzabile, lo sforzo di Rifondazione comunista volto a creare una nuova formazione, la Sinistra europea».
Passando al tema del rinnovamento della sinistra, Tortorella sostiene che la discussione intorno alle idee costitutive, i fondamenti, appunto della sinistra «non è più evitabile». Una analisi impietosa: ”l’ingegneria “ al posto della critica del passato; la comunicazione sostituita dallo spettacolo televisivo; le istituzioni lontane da chi dovrebbero rappresentare; e operazioni di marketing camuffate da politica; e politica ridotta a mestiere. «Rapporto tra etica e politica, non è discutere di aria fritta». Politica e lavoro, politica e pace. politica e libertà, politica e amministrazione: tutti temi, dice Tortorella, che chiamano in causa la questione di una politica oggi «profondamente malata». Sarebbe difficile negarlo: «La pietosa formazione del governo, la corsa furibonda al posto retribuito: spettacolo brutto, anche segnato dalla prevalenza della mediocrità. In molte parti d’Italia la sinistra non esiste più». Passa quindi anche attraverso il rinnovamento dei partiti, «la non più rinviabile» rifondazione della politica.
Le parole per dirlo. Accorate, sincere, a volte dure. Il segretario della Camera del lavoro di Brescia, Dino Greco, non nasconde i suoi sentimenti (e anche i suoi presentimenti): attenzione dice, «potremmo avere un brutto risveglio, con il Dpef, se le cose vanno avanti così. Non accadrà quello che dice Paola Schioppa, che il Paese capirà: state certi, il Paese non capirà». Il rischio, se le cose vanno avanti così, «è la non
certo nuova politica dei due tempi, prima lo svluppo e poi il risanamento, e non ci sarà né l’uno né l’altro».
Altrettanto senza attenuanti il suo no alla guerra, «un concetto non relativizzabile», ivi compreso il tema Afghanistan, «questa guerra subappaltata all’Onu».
“Interroga” la sinistra, - «questa sinistra che non dà risposte» - anche Carla Ravaioli: «Perché il neocapitalismo liberistico ha conquistato il mondo?». Di fronte allo sconvolgimento, anche nel vivere quotidiano, della aporia insanabile che si è prodotta tra società e sviluppo; davanti all’enorme squilibrio ambientale provocato da questo meccanismo neocapitalistico che si è inceppato; davanti a questa “economia della truffa”, «come le sinistre si possono muovere verso quel tanto auspicabile “mondo diverso”?». Gianni Ferrara denuncia: «Di fronte alla mondializzazione, non abbiamo saputo porre in modo adeguato il nodo della democrazia. Domandiamoci, quante Guantanamo ci sono nel mondo?».
«Potremmo fare molte cose, se avessimo le idee chiare», dice un non pacificato Giulietto Chiesa. C’è molta confusione nella sinistra: anche sul tema ardente della guerra. «Non c’è solo Kabul, altre guerre sono affacciate sullo scenario del mondo - Israele, Libano, India - e altre anche più tremende sono all’orizzonte; e non penso soltanto all’Iran. Ma le sinistre sono impreparate». Più che necessaria, anzi urgente, anche per lui «questa discussione sui fondamenti della sinistra».
Un nuovo inizio, un nuovo soggetto, non una
sommatoria nè il mero aggiustamento o correzione dell’esistente: molti interventi e molti interrogativi (Alessandro Cardulli, Vittorio Sartogo, Francesca Re David, Mario Agostinelli, Giorgio Mele, Leonardo Caponi, Matteo Gaddi e altri) ruotano intorno a questo oggetto del desiderio: la nuova formazione politica che è nell’aria, da queste parti. E che prende le mosse proprio da lì, dallo sguardo critico, e quasi unanimamte negativo, che, da queste parti, è rivolto al Partito Democratico, un nascituro ripudiato. Gian Paolo Patta: «Il Partito Democratico è la nostra sfida. Noi non possiamo ritagliarci nel governo un angolino marginale, dove piantare delle bandierine. E guardate, tra qualche mese non ci sarà più consentito dire: siamo qui per tenere lontano Berlusconi». Paolo Ciofi: «Serve una politica forte. Il riformismo mite e la politica leggera di Veltroni, non sono che questo, un buonismo dai denti d’acciaio che cancella ogni idea di trasformazione». Un polemico Diego Novelli non vuole più sentire parlare di etichette: «Sinistra radicale o sinistra alternativa, non importa il nome, è importante fondarlo, il nuovo soggetto». Alberto Leiss: «Ci sarà un nuovo centrismo? Dobbiamo attrezzarci per rispondere nel modo adeguato». Ersilia Salvato: «Basta con la politica gestita da rendite di posizione. Ri-partire: chiedo più coraggio e più altruismo».
Cesare Salvi è nettissimo, il suo è un no senza sfumature al ventilato Partito Democratico, un no dirimente. «Vi vedo la cancellazione della storia della sinistra persino dal punto di vista terminologico». Lui guarda con favore alla Sinistra Europea, «dobbiamo dare atto a Rifondazione comunista di avere posto il problema» (e anche Gianfranco Pagliarulo - RossiVerdi - ha accenti simili, «il problema è una novità che non sia una mera aggiunta».
Rifondazione comunista è qua. Lo dice Franco Giordano, rispondendo a molte sollecitazioni venute dalla platea. «Sì, questa questione è sul tappeto: come e con quale determinazione mettiamo in campo una nuova aggregazione. Non intendo una sommatoria, intendo un processo. C’è bisogno di un modello alternativo a quello capitalistico, in Italia e in Europa. Ed è l’aggregazione, non la disaggregazione, lo strumento che ci occorre. Questa sfida “alta” è alla nostra portata».
Rifondazione c’è.
Di Siena dice che non c’è da indugiare, a partire anche proprio da lì, dalla posizione di Rifondazione. Folena parla di un “manifesto” comune per discutere tutto con tutti e Gianni Rinaldini, segretario Fiom, non ha dubbi. «Io ci sto».
Il question time, il tormentone che ha tenuto in pugno la due-giorni di Orvieto, è sciolto: il nuovo soggetto politico si farà. Un ordine del giorno votato per acclamazione sancisce l’unanime volontà delle tre associazioni - ma il progetto è aperto a chiunque altro lo voglia - di promuoverne la nascita, arrivederci a ottobre con una bozza programmatica che punta su pace, lavoro, lotta alla precarietà, rilancio della Costituzione.
«Fate attenzone alla data - dice scherzando Tortorella - è quella del 14 luglio, la presa della Bastiglia».
Porterà bene?