Home > Consenso, dissenso, fascismo!
Consenso, dissenso, fascismo!
di Andrea Oleandri
Qual è il modo migliore per aumentare il consenso? Nascondere il dissenso!
E’ questa la strategia di Berlusconi e del suo Governo in questo momento. Nonostante anni di passivismo catodico, non tutti hanno smesso di pensare.
Così nel periodo in cui si sta portando l’attacco più forte ai diritti dei cittadini, dei lavoratori, degli studenti, la protesta si è risvegliata. Il movimento ha ricominciato a crescere.
Non passa giorno che decine di migliaia di studenti, docenti, genitori scendano in piazza contro la riforma dell’istruzione. Venerdì scorso abbiamo assistito alla più grande manifestazione della storia dei sindacati autonomi, con più di 500mila persone in piazza.
Una cosa inaccettabile per chi pensava di aver assopito le coscienze. Per chi pensava che, avendo vinto le elezioni, potesse portare avanti la sua politica di distruzione dello Stato senza nessun problema o difficoltà.
E invece la protesta cresce, cresce ovunque. Dai luoghi di lavoro, alle scuole.
Il consenso è a rischio.
Così si spiegano i provvedimenti presentati in questi giorni.
Il primo è quello sulla riforma del diritto allo sciopero, che di fatto è una negazione del diritto di sciopero.
Niente più assenza da lavoro, niente più manifestazioni. Tutti in ufficio a lavorare con un fazzoletto legato al braccio. Nascosto tra le mura dell’ufficio, della fabbrica, il dissenso smette di essere visibile agli occhi dei cittadini. Smettono di essere visibile nelle piazze. Ma soprattutto smette di essere visibile sui media. Rimarrà solo il sorriso di Berlusconi o del governate di turno e le strette di mano con gli altri Primi Ministri. Resta solo il consenso.
Il secondo provvedimento - in realtà più un’intenzione - è quella di mandare la polizia ad impedire le occupazioni di scuole e università. Sui motivi che hanno spinto Berlusconi ha promettere queste azioni né sono state dette tante, innanzitutto dallo stesso Berlusconi. La realtà è che Berlusconi - che ne dica - sa benissimo che il movimento nato contro la riforma dell’istruzione non è fatto solo di estrema sinistra e di centri sociali. Ci sono tanti genitori, tanti insegnanti e tanti studenti che prima d’ora non avevano mai partecipato neanche ad una manifestazione. Persone miti, se così possiamo definirle.
Le parole di Berlusconi, più che una minaccia, si possono leggere come un’intimidazione. Un modo per dire: "voi, persone miti, statevene a casa. Non immischiatevi in queste proteste. Siete in disaccordo. Bene, firmate petizioni, fate massa critica sul divano di casa vostra. Ma non sostenete le occupazioni, non manifestate in piazza che c’è il rischio di prendere le botte".
Un modo come un altro per rompere il fronte della protesta e, in questo modo, nascondere parte del dissenso contro la riforma.
Anche se volendo si può dare anche un’altra lettura. Quella di tentare di esasperare gli animi, di spingere qualcuno ad accettare il clima di scontro, impugnando così la violenza degli studenti di "estrema sinistra" e dei "centri sociali", sia per accrescere il proprio consenso instillando anche la paura del riemergere del "terrorismo rosso", sia per - come si diceva poco più su - rompere il fronte del dissenso.
Insomma, se il fascismo c’è quando non è più possibile manifestare le proprie critiche, il proprio dissenso verso alcuni provvedimenti, al fascismo ci stiamo avvicinando. Un fascismo magari più morbido, un fascismo sulle menti. Un fascismo che però sta incontrando l’opposizione e il dissenso di tanti e tanti che ancora hanno voglia e sentono il bisogno di pensare e agire il proprio dissenso.