Home > Contra Celentanum
Eccoci, la serata italica si divide tra la televisiva degustazione di un ex integralista cattolico assurto a paladino della libertà di pensiero e la cooptazione della politica violenta e aggressiva di Israele tra i valori nazionali universalmente e platealmente condivisi (ce ne sono altri? la flessibilità? la globalizzazione? l’aziendalismo nei servizi pubblici?).
Da una parte sono (pare) in 10/15.000, mobilitati dal valletto di corte del giornalismo padronale, che da sinistra si continua a lodare, apprezzare, stimare per la sua "professionalità" (cosa si nasconde dietro le parole?, specie quelle ab-usate a vanvera...).
Dall’altra sono... quanti? 20 milioni, 30, 100, un miliardo? Com’è triste questa serata italica capace di commemorare vanamente una generazione, un pensiero, un’idea... tutto quello che non è più attuale ma sciattamente sacrificabile sull’altare della modernità! Celentano era un cantantucolo anti-sciopero ("chi non lavora, etc."), anti-divorzio ("il vero amore è sempre unito dal cielo, nessuno in terra può separarlo mai"), dedito all’accumulazione capitalista a spese della musica e della grammatica.
Come ha fatto a diventare un’icona, anzi L’icona della libera manifestazione di pensiero? Deve essere proprio che la parola libertà ha snaturato se stessa, non bastava Forza Italia a declinarla in un osceno masticare...
Ma quel che è peggio è che gli eredi delle rivendicazioni libertarie hanno (a lui, ma questo non è il peggio) delegato la tutela dei valori di un tempo, che continuano inutilmente a ruminare per fedeltà non si sa a chi o a che cosa: delegato, ripeto, cioé se ne stanno in pantofole a sniffare dosi pantagrueliche di raiuno ripetendosi che quello è (via Celentanum) il loro quarto d’ora di lotta, di protesta sindacale e operaia, di contestazione breve ma globale...
Che pena, riescono pure a tranquillizzarsi la coscienza, con questo! Siamo alla (falsa) lotta di classe a mezzo etere, al sit-in da salotto, alla fetta di rivoluzione sorbita in poltrona col tè...Possiamo forse oggi dichiarare completa la moltiplicazione endemica dei devastanti effetti della "commercializzazione" della comunicazione televisiva, la quale fagocitò in cinque minuti le istanze libertarie, la cultura alternativa, il sessantotto, la rivoluzione femminile e quella studentesca, insomma "LA SPERANZA", il tutto a vantaggio di Stranamore e di Maria De Filippi.
Ora non c’è più modo, ma a suo tempo la sinistra (?) avrebbe avuto ancora qualcosa da contrapporre a tutto questo: preferì, ahinoi, trastullarsi con le indispensabili riforme della forma di stato, del sistema elettorale, inseguendo sul suo terreno il liberismo e (ovviamente) perdendo. Ora si è persa perfino la piazza, in favore delle americanate (in tutti i sensi) di giulianoferrara. Tra lui e Celentano, è ancora possibile astenersi?