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Corriere: indagato Berlusconi. L’ira del premier sui giudici
Publie le giovedì 29 dicembre 2005 par Open-Publishing1 commento
Corriere: indagato Berlusconi. L’ira del premier sui giudici
di red
«È iniziata la campagna elettorale». L’entoruage di Silvio Berlusconi, con tutta la sua schiera di avvocati - deputati, si scaglia contro il Corriere della Sera, colpevole di aver pubblicato la notizia di un invito a comparire per corruzione eluso dal premier lo scorso 3 dicembre.
L’articolo parla di un versamento di «non meno di 600mila dollari» effettuato nel 1997 da parte del manager Fininvest Carlo Bernasconi su conti svizzeri dell’avvocato inglese David Mills per ottenere la sua falsa testimonianza in inchieste italiane proprio sulla Fininvest. Una vicenda già nota (ma non nei dettagli e nelle cifre) sulla quale il premier era stato invitato a rispondere all’inizio del mese dai magistrati milanesi. Non presentandosi.
La replica di palazzo Chigi è affidata all’invettiva del portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti, che, assolvendo preventivamente il premier, accusa il quotidiano milanese di contribuire all’inquinamento della campagna elettorale: «Puntualmente la Procura di Milano e il Corriere della Sera, con precisa unione di intenti, prospettano fatti destituiti di ogni fondamento già più volte resi noti e già più volte smentiti. Questa condotta perdura ormai dal 1994 con il noto avviso di garanzia di Napoli, che provocò sostanzialmente la caduta del governo e che a distanza di 10 anni è stato riconosciuto del tutto infondato dalla Corte di Cassazione».
Ma sulla sostanza dei fatti riportati dall’articolo, in attesa degli accertamenti giudiziari, arriva un’indiretta conferma: l’inchiesta c’è, le cifre contestate sono vere, l’invito a comparire anche. E difatti Bonaiuti, parla di «atti coperti da divieto di pubblicazione», ma non di notizie inventate. Mentre l’avvocato - deputato Nicolò Ghedini (nella foto), polemizza coi giudici: «Notizie vietate. Come sempre non risulta che la Procura di Milano avvii una indagine per verificare la fonte».
Quanto alla linea difensiva, Ghedini, in una lunga nota ribadisce che : «a) Silvio Berlusconi ha cessato ogni carica aziendale dal gennaio del 1994; b) l’avvocato Mills è stato il testimone principale utilizzato dall’accusa contro la Fininvest. Pagare un teste per essere accusati non sembra una operazione molto astuta; c) Silvio Berlusconi non ha mai avuto incontri per i processi con Mills, tantomeno nel 1997; d) la dazione di denaro sarebbe stata effettuata dal Bernasconi, oggi purtroppo deceduto, ma che più volte è stato ascoltato dalla Procura e dal Tribunale e mai ha prospettato situazione siffatta, pur avendo offerto ampia collaborazione con l’A.G.. Certo che è facile utilizzare un morto, che non può smentire, per sostenere un’accusa». Per sostenere una difesa, invece, basterebbe presentarsi in Procura e spiegarsi.
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=46486
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1. > Corriere: indagato Berlusconi. L’ira del premier sui giudici, 30 dicembre 2005, 10:23
Impegni istituzionali». E saltò l’interrogatorio Inchiesta sui diritti tv, scambio di lettere tra premier e Procura. Il calcolo della prescrizione
MILANO — Formale nei toni, durissimo nella sostanza: un botta e risposta epistolare tra la difesa di Silvio Berlusconi e la Procura di Milano ha fatto seguito all’«invito a comparire», rimasto segreto per un mese e disertato il 3 dicembre dal premier, che i pm gli avevano inviato il 30 novembre per contestargli la corruzione del testimone David Mills e il concorso nella falsa testimonianza che l’avvocato londinese avrebbe reso il 20 novembre 1997 nel processo per le tangenti Fininvest alla Guardia di finanza e il 12 gennaio 1998 nel processo All Iberian.
PLICO SIGILLATO A GHEDINI — Èil 30 novembre quando l’avvocato e deputato di Forza Italia, Niccolò Ghedini, presso il quale è domiciliato Silvio Berlusconi, riceve nel suo studio legale di Padova un ufficiale del Nucleo regionale della GdF di Milano, incaricato dalla Procura di consegnargli una busta sigillata, aprirla solo in sua presenza e verbalizzare l’operazione.
CINQUE NOVITÀ — Ghedini vi legge l’entità della presunta tangente («non meno di 600 mila dollari»); l’individuazione dell’asserito intermediario (il manager Fininvest Carlo Bernasconi, morto nel 2001) «a seguito di disposizioni di Silvio Berlusconi e per favorirlo»; data (1997) e luogo (un conto alla Cim Banque di Ginevra) del pagamento; l’indicazione di quali sarebbero stati i processi (Gdf nel 1997 e All Iberian nel 1998) inquinati dalla falsa testimonianza; e i due fatti in ipotesi nascosti (la telefonata del 23 novembre 1995 tra Mills e Berlusconi sull’inchiesta All Iberian e l’effettiva proprietà in capo ai due figli di Berlusconi delle società offshore Universal One e Principal One). Esiti investigativi che, si intuisce, sono basati su nuovi testimoni (diversi da Mills stesso) e documenti (frutto di rogatorie all’estero).
CONVERGENZE PARALLELE — Il presidente del Consiglio sceglie di non dar conto pubblicamente dell’atto che ha ricevuto da Milano. I pm De Pasquale e Robledo, dal canto loro, cercano evidentemente di bissare altri passaggi dell’inchiesta sui diritti tv Mediaset, nei quali in passato erano già riusciti a mantenere «blindata» per molti mesi l’iscrizione tra gli indagati di Berlusconi o dei suoi figli.
«IMPEGNI ISTITUZIONALI» — Dall’avvocato Ghedini parte per la Procura una lettera che si duole della violazione degli obblighi di leale collaborazione istituzionale tra magistratura e politica additati a suo tempo dalla Consulta: Berlusconi, in sostanza, lamenta di aver ricevuto già bella e fissata la data della convocazione, mentre avrebbe voluto che i pm la concordassero prima con lui. E anche se il 3 dicembre è un sabato, la difesa di Berlusconi, allegando una nota del segretario Valentino Valentini, fa sapere che il premier non può perché impegnato in colloqui e incontri. Espressione che da sola non sembra integrare impegni di carattere istituzionale — risponde una missiva della Procura —: comunque, scelga pure il premier quale tra le date possibili egli ritenga disponibile. Da allora, fine delle trasmissioni.
LEGGE EX CIRIELLI — L’invito a comparire ha anche un riflesso sul calcolo dei termini di prescrizione della corruzione giudiziaria. Prima della legge ex Cirielli, erano 15 anni e quindi nel caso Berlusconi-Mills sarebbero scaduti solo nel 2012; con le nuove norme, approvate dalla maggioranza di Berlusconi, sono stati accorciati a 8 anni (quindi già 2005). L’invito a comparire notificato il giorno dopo la votazione della ex Cirielli, però, ha fatto scattare l’aumento di un quarto dei termini di prescrizione (da 8 a 10 anni); e allungato dunque fino al 2007 la «vita» dell’inchiesta per corruzione che altrimenti già oggi sarebbe prescritta, come in ogni caso accadrà alla falsa testimonianza.