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Cos’è stato e cos’è il fascismo

Publie le giovedì 13 dicembre 2007 par Open-Publishing
3 commenti

Troppo spesso ci si dimentica degli aspetti economici" del fascismo tendendo a concentrarsi soprattutto su quelli razziali, nazionalisti e autoritari. A mio avviso l’essenza reazionaria e antiproletaria del fascismo è nel sistema corporativo, in cui si cercò di conciliare il conflitto capitale-lavoro. Questo aspetto è molto importante perchè permette di "stanare" coloro che ancora oggi seguono questa strada, nonostante ripudino, quanto meno a parole, il razzismo, la xenofobia e il nazionalismo.
Posto, per maggiore completezza, un articolo estratto da anarchopedia.

http://ita.anarchopedia.org/corporativismo

Il Corporativismo fascista è una teoria economica espressa nella Carta del Lavoro (1927) che si poneva come ipotetica alternativa tra il capitalismo liberale e il comunismo. Lo Stato fascista aveva la funzione di regolare l’ economia del paese e di anteporre all’interesse individuale quello nazionale. In realtà il corporativismo è stato l’emblema della reazionarietà fascista, consistente nel tentativo di pacificare il classico conflitto capitale-lavoro.

La Carta del Lavoro

La notte del 22 aprile 1927 il Gran Consiglio del Fascismo approvò la cosiddetta "Carta del Lavoro" (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 30 aprile), la quale altro non era che un manifesto composto da 30 assiomi:

* I primi 10 (I-X) erano intitolati “ Dello Stato corporativistico e della sua organizzazione”. Nel VIII si definiscono le corporazioni : “Le corporazioni costituiscono l’organizzazione unitaria delle forze della produzione e ne rappresentano integralmente gli interessi. In virtù di questa integrale rappresentanza essendo gli interessi della produzione interessi nazionali, le corporazioni sono dalla legge riconosciute”.
* I successivi 10 (XI-XXI) trattavano “Del contratto collettivo di lavoro e delle garanzie del lavoro”.
* Gli assiomi che andavano dal XXII al XXV riguardavano gli uffici di collocamento, che sancivano la “preferenza a coloro che appartengono al PNF e ai sindacati fascisti”
* Gli ultimi assiomi (XXVI-XXX) stabilivano “Della previdenza, dell’assistenza, dell’educazione e dell’istruzione”.

La reazionarietà del corporativismo

”Lo Stato fascista o è corporativista o non è fascista!” (1° Ottobre 1930, discorso di Benito Mussolini)

La Carta del Lavoro aveva attribuito la rappresentanza degli interessi nazionali alle corporazioni, organi di collegamento fra le associazioni dei datori di lavoro e le associazioni dei lavoratori, affidando dunque agli imprenditori e ai lavoratori uniti il compito di disciplinare l’attività delle imprese e i loro rapporti stessi. Quindi i datori di lavoro e gli operai dovevano (teoricamente) entrambi anteporre gli interessi nazionali a quelli individuali.

La sostanza reazionaria e borghese della “Carta” si può cogliere in maniera chiara e inequivocabile nell’assioma VII, dove viene detto che lo Stato corporativo considera l’iniziativa privata nel campo della produzione come lo strumento più efficace e più utile nell’interesse della nazione. E’ evidente quindi che gli interessi dello Stato e degli imprenditori coincidevano perfettamente. In quest’assioma si parla certamente di “collaborazione delle forze produttive” e di “reciprocità dei diritti e dei doveri”, in realtà la "Carta" mantiene le strutture gerarchiche e autoritarie della società, ovvero mantiene la divisione della stessa in classi, nonostante queste fossero state formalmente abolite.

E’ sicuramente vero che gli imprenditori dovettero fare alcune concessioni al proletariato, ma ciò fu una necessità perché permise loro di spegnere ogni velleità rivoluzionaria a carattere sociale, relegandoli quindi nel loro eterno ruolo di dominati sottomessi ai dominatori.

La “Carta” permise al grande capitalismo finanziario, industriale ed agrario di mantenere il loro predominio economico, mediante un capitalismo e un protezionismo “mascherato”. Nel 1930 si costituì il Consiglio nazionale delle Corporazioni (fissate nel numero di 22) che nel 1939 finì per soppiantare il Parlamento, assumendo il nome di Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Questa “svolta” determinò la fine di ogni dibattito interno, sostituito dal rituale demagogico e populista delle cerimonie fasciste.

Reazioni degli antifascisti al corporativismo

Le forze antifasciste (soprattutto comunisti e anarchici) giudicarono severamente questa legge poiché intrisa di un forte populismo, al di sotto del quale quale si scorgevano i reali ispiratori della “Carta”: la borghesia.

Stato Operaio, la rivista del partito comunista in esilio scrisse: <>.

Tra gli anarchici Camillo Berneri espose la sua radicale critica al corporativismo e a tutte le forme di “statolatria” .

”Che certi socialisti, certi repubblicani, certi comunisti siano radicalmente avversi alla «riforma corporativa», quasi quanto noi lo siamo, è credibile, anzi certo […] pochissimi sono coloro, fuori dal campo nostro, che di quella riforma rigettano non solo il carattere contingente ma anche le premesse teoriche e le storiche conseguenze.” [1]

Per Berneri quindi i comunisti e i socialisti erano “dei feticisti dello Stato e del socialismo di Stato” e quindi dietro le loro parole si nascondeva una certa demagogia che li portava ad essere avversi al corporativismo fascista, ma non alla progettazione di un altro corporativismo, certamente diverso da quello fascista, tuttavia “affine nelle sue forme totalitarie, accentratrici e burocratiche”.

Messaggi

  • Se il livello di fascismo di una società si dovesse misurare con il metro del corporativismo, quella italiana attuale sarebbe iper-fascista !!

    L’italia è infatti oggi è totalmente gestita da lobby, corporazioni, conventicole, logge più o meno segrete, caste, cartelli ed oligopoli, ognuno dei quali finalizzato a perseguire interessi particolari ai danni del bene comune !!

    Le istituzioni sono completamente in mano a questi poteri paralleli , che si combattono o si accordano tra di loro a seconda delle convenienze del momento, con sommo dispregio dell’interesse pubblico e di quel poco che rimane di democrazia!!

    Il nuovo PD sembra proprio nascere dall’esigenza di disciplinare tutto questo informe e caotico agglomerato di interessi, regolamentandone i rapporti reciproci e definendone i settori di competenza.

    In pratica si cercherà di mettere un coperchio a tutto il malaffare e la corruzione dilagante, eliminando le lotta tra bande, occultando in maniera definitiva i conflitti d’interesse e pervenendo ad una totale privatizzazione dello Stato e delle sue istituzioni.

    MaxVinella

  • certo che se poi si prentende di rispondere a queste "domande" con quattro righe... mah... un minimo di senso della misura... almeno nello sparare premesse meno impegnative... ric.

    • La risposta alla domanda che ho posto nel titolo non è solo in quelle 4 righe di premessa, ma in tutto l’articolo di anarchopedia (che ho scritto io se proprio vi interessa..). Mi sembrava di esser stato chiaro... Non ho scritto poi che il nazionalismo, il razzismo e l’autoritarismo siano da trascurare, ma secondo me, e non solo secondo me, l’essenza del fascismo è nel corporativismo. In questa società (vedi PD, ruolo ambiguo dei sindacati ecc.) vi è il germe del fascismo, per questo l’antifascismo ha oggi ancora un senso...