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Cosa aveva scritto "Liberazione" ?

Publie le giovedì 16 marzo 2006 par Open-Publishing
7 commenti

Cosa aveva scritto "Liberazione" ?

Parigi BENE, Milano MALE ......

Mi viene da ridere........ vedendo questa foto di oggi a Parigi ......

Messaggi

  • No, ci tengo a precisare, anche perchè la copertina della prima pagina è ancora vedibile andando indietro o cliccando su http://www.bellaciao.org/it/article.php3?id_article=12854
    scriveva PARIGI SI MILANO NO. Non sono state usate le due categorie, anche se sembra implicito
    il significato di quei due imperiosi si e no. Infelice e vergognosa prima pagina, lo ripeto.
    Nella fretta di compiacere, nel disvelare quest’ansia per il 9 aprile dove tutti condividiamo il pericolo e non abbiamo divisioni, non si discute, non ci si confronta, non si prende tempo come in tante altre occasioni, si comanda di pensare che le cose stanno così. E per me anche questa è violenza. Di pensiero, altro che critica, informazione, o tentata comprensione...
    E la distanza si fa sempre più incolmabile con questi dannatissimi "ragazzi" del marzo 2006...
    e non solo.
    Doriana

    • Parigi, 23:36

      FRANCIA: 212 ARRESTI E 35 FERITI PER MANIFESTAZIONI CONTRO CPE

      E’ di 212 studenti arrestati e 35 agenti feriti il bilancio degli scontri che hanno funestato le manifestazioni in tutta la Francia contro il contestato Cpe, la nuova legge sul Contratto di Primo Impiego voluta dal governo conservatore del premier Dominique de Villepin. Il provvedimento, destinato ai giovani sotto i 26 anni, consente il licenziamento senza giusta causa nel primo biennio.

      Il confronto piu’ intenso e’ stato ancora una volta a Parigi, alla Sorbona. La piazza di fronte all’ateneo e’ stata teatro di vere e proprie scene di guerriglia urbana. Centinaia di dimostranti hanno rovesciato alcune vetture e hanno lanciato bottiglie ’molotov’, incendiando una libreria e devastando alcuni bar. La polizia e’ intervenuta con gas lacrimogeni e idranti per riportare la situazione alla calma.

      La Sorbona, teatro di numerose manifestazioni durante la fase turbolenta del maggio 1968, era stata occupata durante il fine settimana, e martedi’ nove agenti erano rimasti feriti in seguito ad altri episodi di violenza.

      Nel complesso circa 250.000 giovani secondo la polizia, almeno il doppio secondo gli organizzatori, sono scesi in piazza in tutta la Francia. Dimostrazioni di protesta si sono registrate in un’ottatina di citta’ diverse. Le piu’ consistenti, capitale a parte, si sono svolte a Marsiglia, Bordeaux, Limoges, Grenoble e Le Havre. Violenze, ma contenute e senza feriti gravi, sono state segnalate pure a Rennes, Nancy, Nantes, Montpellier e Tolosa.

      www.repubblica.it

    • Nella notte scontri studenti-polizia ( e ci sono anche i banlieusards)
      by Collettivo Jacquerie Friday, Mar. 17, 2006 at 9:23 AM mail:

      Francia, non si ferma la protesta

      PARIGI - Notte di scontri in Francia tra polizia e studenti che contestano il contratto di primo impiego (Cpe), la controversa riforma introdotta dal governo Villepin per favorire l’occupazione giovanile.

      A Parigi gli studenti hanno concluso una giornata di proteste erigendo barricate nel Quartiere latino: auto e cassonetti rovesciati e dati alle fiamme e lancio di molotov con gli agenti che hanno risposto con idranti e lacrimogeni. Una trentina di poliziotti sono rimasti contusi. Contemporaneamente studenti di destra sfilavano per chiedere la fine dell’occupazione delle università.

      Le violenze del giovedì di mobilitazione in tutta la Francia contro il Cpe si è conclusa con 300 fermi, 180 dei quali Parigi. Gravi disordini si sono verificati a anche a Rennes fino alle due di notte. Una cinquantina di poliziotti sono stati assaliti da un migliaio di contestatori che hanno lanciato pietre e molotov. Venticinque studenti sono stati fermati.

      Ora l’appuntamento dei contestatori è per sabato quando sono in programma nuove manifestazioni nazionali contro il Cpe. L’Unep, il potente sindacato studentesco di sinistra, ha promesso una mobilitazione senza precedenti.

      (17 marzo 2006)

    • Condivido quanto ha scritto e ribadito Doriana, che ringrazio.
      Troppo facile credere alle verità della televisione, quando siamo tutti coinvolti (sono parole di un altro mio maestro, Fabrizio De Andrè).
      Che bello vedere i politicanti in marcia con i commercianti di Milano. Dov’erano quando è stato ucciso Dax?
      Dante Bedini
      insegnante

  • "Il problema vero è che in Italia si tende sempre a legittimare l’uso della violenza solo in casa altrui, dove anche se rompono i vasi cinesi non paghiamo noi !! Un atteggiamento più piccolo borghese di questo non esiste !! In Italia il fatto di incendiare un macchina o rompere una vetrina per protesta è socialmente più riprovevole , che ammazzare qualcuno ( non parliamo poi se questo qualcuno ha anche il difetto di essere extracomunitario !! ) . La "ROBA" nostra è sacra !!!"
    MaxVinella

    • Una generazione usa e getta

      Tra precari e intermittenti, storie di «invisibili» in corteo

      ANTONIO SCIOTTO
      INVIATO A PARIGI

      Cpe, il nuovo contratto per gli under 26 con due interpretazioni. Quella del governo Villepin, che lo traduce «contrat premiere embauche» («di prima assunzione»): due anni in cui l’impresa ti può licenziare senza giusta causa. E quella, decisamente più simpatica, degli studenti e dei giovani precari: «contrat poubelle ebauche», ovvero «contratto di assunzione spazzatura». Un lavoro bidone, precarizzato ed esposto al continuo ricatto. Il battesimo della pattumiera è stato ufficializzato alla grande manifestazione che ieri ha attraversato Parigi. Tantissimi liceali e universitari sotto i 26 anni, ma anche adulti che hanno portato la loro solidarietà: «Perché la precarietà è un problema che tocca tutti»; «questi sono i nostri figli», «vogliono abbattere le garanzie dei lavoratori, e cominciano da loro». «Solidarité» è la parola più ricorrente negli slogan e sui cartelli: «Insieme in piazza, da soli siamo fragili». Con Baptiste, Sabine e Julianne abbiamo fatto il viaggio dalla sede del Coordinamento intermittenti e precari fino a Place d’Italie, punto d’incontro dei manifestanti: in macchina volantini, bandiere, striscioni. E una torta al cioccolato, già tagliata a quadretti: Baptiste compie 31 anni, è un montatore video. In piena generazione «jetable», usa e getta la chiamano a Parigi: un contratto di tre mesi, un altro di due, poi qualche mese di vuoto. Per fortuna c’è il sussidio di disoccupazione. «Ma vogliono ridurre pure quello - spiegano i ragazzi mentre ci muoviamo lentamente nel traffico cittadino - Nel 2003 hanno riformato i sussidi, proporzionandoli al lavoro che hai fatto nell’anno precedente: così prendono molto quelli che hanno guadagnato tanto, mentre i precari di serie B spariscono, ottengono a stento il minimo legale». «Sparizione» e «invisibilità» sono parole che nel corteo incontriamo spesso. Le mascherine bianche coprono il viso degli stagisti, ragazzi e ragazze sui 20 anni, ancora più precari e inesistenti degli intermittenti dello spettacolo: questi ultimi, perlomeno, sono nel «giro», vengono chiamati ogni volta che c’è lavoro. Valerie, 22 anni, spiega invece che il meccanismo dello stage è ancora più crudele: lavori gratis per qualche mese per un grosso nome, magari una multinazionale, e poi finisci nel dimenticatoio, nessuno ti chiama più. Anche tu nella poubelle degli invisibili.

      «Col Cpe ci possono ricattare e dobbiamo obbedire a qualsiasi ordine: chi ha il coraggio di rispondere di no al padrone se sa di poter essere licenziato? - si chiede Baptiste - Tolgono garanzie non solo al lavoro a tempo indeterminato, ma persino a quello a termine, perché il principio della licenziabilità ti fa vivere in un’ansia continua». «Per me è precario anche chi lavora a tempo indeterminato - aggiunge Sabine - Penso ai miei amici che lavorano nella ristorazione, in catene come McDonald’s: un part-time di poche ore a settimana, ma l’azienda cambia a piacere i turni, disponendo del tuo tempo come vuole». Sembra di sentire gli italiani vittime del pacchetto Treu e della legge 30: «Come facciamo a costruirci un futuro?»; «le banche, con questo contratto, non ci fanno credito». Perlomeno in Francia hanno inserito il cosiddetto «premio di precarietà»: pagano il 10% in più i contrattisti a termine, monetizzando in qualche modo la flessibilità. Un paletto importante (se solo si pensa che in Italia precari come i cococò costano addirittura la metà dei dipendenti), ma che non elimina il problema.

      Ma soprattutto i ragazzi hanno capito che il governo vuole aggiungere un altro pezzo alla destrutturazione del lavoro, dopo il Cne («contrat nouvelles embauches», delle nuove assunzioni) approvato l’anno scorso in piena estate, tanto per ridurre al minimo le contestazioni: prevede anch’esso due anni a licenziamento libero, si applica alle aziende sotto i 20 dipendenti. Daniel Duclos, professore in un liceo parigino, ha 50 anni ed è iscritto alla Cgt: ci spiega che il governo e gli industriali vogliono arrivare a un «contratto unico», che preveda la possibilità di licenziamento per tutti i lavoratori, senza più distinzione di età e di dimensioni di impresa. «D’altra parte - continua - ormai i contratti intermittenti riguardano il 16% del lavoro pubblico e il 12% del privato: io ho fatto 13 anni di precariato a scuola, e ricordo che allora i tempi indeterminati ci sostenevano. Io voglio fare lo stesso con i precari di oggi: devono sentire che siamo con loro».

      www.ilmanifesto.it

    • I casseurs
      by masadaweb

      Lettera da Parigi

      Vi faccio leggere quest’intervento, che trovo molto bello, di un partecipante alle manifestazioni di questi giorni in Francia contro il "contratto di primo impiego" caldeggiato dal governo di Chirac e Villepin

      <http://paris.indymedia.org/article....>

      In questa settimana si confrontano persone determinate con le forze in assetto di guerra inviate dal governo.

      Dopo la "presa" della Sorbona e la sua evacuazione, le prime pagine dei giornali raffigurano il movimento « anti-cpe » in una fase violenta, opera di «casseurs»( soltanto uomini, beninteso...)
      Dopo una settimana, ne discuto con i miei vicini sul metro o la RER, con la gran parte degli impiegati seduti dietro le casse del supermercato, dei conduttori dei trasporti pubblici.
      Ho sempre ricevuto attestati di solidarieta’ verso la nostra lotta.

      E’ vero, ho dovuto spesso spiegare l’uso spettacolare che i media fanno del termine « casseurs », spiegare che si tratta comunque di manifestanti (e per di piu’ numerosi), che non c’e’ niente di gratuito in questi atti, che
      dimostrano solo la determinazione di un movimento che non desidera conoscere gli stessi fallimenti dei precedenti, che cerca a tutti i costi di evitare gli stessi errori. Che Villepin non ritira il suo testo, ne’ oggi, ne’ domani, ne’ tra una settimana, che si ostina, e che cio’ che noi tutti vogliamo e’ che la lotta vada avanti, che le discussioni gia’ iniziate si sviluppino e si amplifichino... e che ciascuno prenda finalmente posizione pro o contro tutto cio’ che si propone, e che subiscono
      i piu’ precari, coloro che non ne possono piu’ del loro lavoro, del loro padrone, della loro vita.

      Poiche’ sentiamo ovunque, nell’aria e nelle parole, un sostegno,delle domande, un desiderio che cio’ esploda..

      Noi cerchiamo un luogo (o molti) che possa diventare un punto di coesione, un luogo di convergenza dove tutti coloro che scioperano, del pubblico come del privato, i precari, gli attivisti e gli altri possano incontrarsi,
      condividere le loro esperienze, le loro sofferenze, le loro speranze e ripartire con la voglia di continuare, di spingere piu’ lontano la lotta che abbiamo cominciato.

      Vogliamo lo sciopero generale, che la macchina si fermi, che la routine sia spezzata. Vediamo gia’ i sorrisi, la gioia che animano coloro che vogliono che tutto cio’ accada, coloro che sono gia’ in lotta.

      Ci riconosciamo per la strada, senza conoscerci: noi non siamo piu’ degli anonimi.
      Non vogliamo capi, ne’ portavoce. Quelli che ci sono, noi non li riconosciamo come tali. Che alcuni si siedano al tavolo del governo, ed essi saranno rinnegati. Non abbiamo niente da negoziare, e molto da prendere. Lo sappiamo ora piu’ che mai.

      Chirac e’ stato eletto contro Le Pen, la sua maggioranza si e’ insediata grazie all’astensione dell’elettorato di sinistra.

      Le leggi, i decreti, le ordinanze applicate da allora sono illegittimi, come i governi che si sono succeduti.

      Abbiamo visto di tutto: politiche che attaccavano i piu’ deboli, i piu’sottomessi (clandestini, disoccupati..), delle leggi che, tuttavia, erano riuscite a far nascere contro esse dei veri movimenti (pensioni, riforma Fillon), delle misure poliziesche "d’eccezione" che sono diventate la norma. Abbiamo vissuto lo stato d’emergenza e la repressione dei moti di Ottobre-Novembre 2005. E siamo rimasti passivi.

      Questo non accadra’ piu’. Noi vogliamo dare piu’ di un "colpo di freno". Noi critichiamo questo mondo e i suoi valori, le evidenze che porta in se’.

      Critichiamo la scuola e la formazione, il lavoro salariato, la crescita e la "piena occupazione", il progresso e il suo codazzo di distruzione.

      Critichiamo i ruoli che la societa’ vorrebbe farci svolgere: non saremo cinici senza pieta’, "vincitori" pronti a schiacciare gli altri, consumatori passivi o schiavi.

      Non combattiamo soltanto la precarieta’, combattiamo lo sfruttamento e la sottomissione obbligatoria. Sappiamo che sono numerosi coloro che non osano piu’ opporsi. E quelli che non hanno ne’ un CPE, ne’ un CNE, ma un CDI o un contratto precario.

      Noi combattiamo per una dignita’ che e’ stata ridicolizzata e sacrificata sull’altare della competizione capitalista.

      Ecco perche’ la solidarietà cresce, la rabbia matura e uno sciopero generale si annuncia.
      Sappiamo che non c’e’ alternativa a sinistra per il 2007, che le urne non ci porteranno che nuove delusioni, che bisogna fare tutto, qui e ora, in modo autonomo, senza contare ne’ sui sindacati ne’ sui partiti.

      Non abbiamo alcuna fiducia nei media e faremo di tutto per mettere a nudo le menzogne che essi diffondono.

      E’ attraverso la presa di parola, le scritte sui muri e nei metro, il passaparola e i media alternativi che noi ristabiliremo la verita’, creeremo dei legami, delle complicita’.

      Infine, la lotta non deve fermarsi oggi per un’altra ragione: gli accusati, i colpevolizzati/e di quest’ultimi giorni, di novembre, di tutti i movimenti sociali di questi ultimi anni hanno bisogno del nostro sostegno totale perche’ un’amnistia sia possibile.

      Non abbandoneremo nulla (e nessuno)!

      Solidarieta’ tra tutti gli insorti indipendentemente dai loro modi d’azione o d’intervento!

      PS: questo "Noi" e’ quello di chiunque si riconoscera’ in questo testo e di chiunque me lo abbia ispirato. Potete farne cio’ che volete: opuscolo, appello o altro. Io non ne sono il padrone.