Home > Cosa facciamo in Afghanistan ?
Il duca di Wellington, che ne sapeva qualcosa, sentenziò: “In Afghanistan un piccolo esercito viene annientato e un grande esercito muore di fame”. Eserciti piccoli e grandi hanno provato inutilmente a conquistarlo: gli inglesi al tempo dell’Impero britannico, i russi al tempo dell’Unione Sovietica, ora gli americani e tutti i loro alleati al tempo dell’Impero - seppure in declino - americano. Nessuno è riuscito nell’intento. Un bel libro pubblicato in questi giorni a Londra spiega i molti perchè: “Butcher and Bolt: two hundres years of foreign engagment in Afghanistan”, scritto da David Loyn, inviato speciale della Bbc, veterano di guerre e corrispondenze straniere. Una terra vasta e desolata, difficile da controllare; una popolazione ostile, suddivisa in rivalità tribali da secoli, capace di resistere nelle peggiori condizioni; e in più l’influenza del fondamentalismo islamico che spira dalle madrasse del Pakistan. L’Islam fondamentalista, è la conclusione del libro, non ha i mezzi per sconfiggere l’Occidente ma non gli manca la volontà di continuare a opporvicisi. L’Occidente avrebbe i mezzi per sconfiggere l’Islam fondamentalista ma non ha la volontà per farlo, meno che mai in Afghanistan. Il neo-presidente Obama dice giustamente che bisogna dare la priorità all’Afghanistan rispetto all’Iraq, e magari avergliela data qualche anno fa, senza buttarsi nell’avventura irachena, avrebbe facilitato il compito. Il generale Petraeus, che ha rimesso un po’ d’ordine in Iraq, ora proverà a fare lo stesso in Afghanistan. Le diplomazie parlano di negoziare con i Talebani, di puntare a dividerli da al Qaeda piuttosto che a sconfiggerli. E il libro pubblicato a Londra ci ricorda, come un tremendo presagio, uno dei quadri più famosi dell’arte militare britannica: “Remnants of an Army” (Quel che rimane di un esercito), dipinto da Lady Butler, nel 1879, che ritrae un esausto medico dell’esercito britannico, William Brydon, mentre rientra a cavallo, il 13 gennaio 1842, verso Kabul, unico sopravissuto di un corpo di spedizione britannico di 16 mila uomini.
http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2008/11/24/?ref=hpsbsx