Home > Così i bambini di Gaza city vivono l’orrore

Così i bambini di Gaza city vivono l’orrore

Publie le venerdì 9 gennaio 2009 par Open-Publishing
1 commento

Così i bambini di Gaza city vivono l’orrore

di Vittorio Arrigoni

Il dentifricio, lo spazzolino, le lamette e la mia schiuma da barba. I vestiti che indosso, lo sciroppo per curarmi una brutta tosse che mi affligge da settimane, le sigarette comprate per Ahmed, il tabacco per il mio narghile. Il mio telefono cellulare, Il computer portatile su cui batto ebefrenico per tramandare una testimonianza dell’inferno circostante.

Tutto il necessario per una vita umile e dignitosa a Gaza, proviene dall’Egitto, ed è arrivato sugli scaffali dei negozi del centro passando attraverso i tunnel. Gli stessi tunnel che caccia F16 israeliani hanno continuato a bombardare massicciamente nelle ultime 12 ore, coinvolgendo nelle distruzioni le migliaia di case di Rafah vicine al confine. Un paio di mesi fa mi sono fatto sistemare tre denti malconci, alla fine dell’intervento ricordo che ho chiesto al mio dentista palestinese dove si procurava tutto il materiale odontotecnico, anestetico, siringhe, corone in ceramica e ferri del mestiere. Sornione, il dentista mi aveva fatto un cenno con le mani: da sotto terra.

Non vi è alcun dubbio che attraverso i cunicoli sotto Rafah passassero anche armi, le stesse che la resistenza sta impiegando oggi per cercare di arginare le temibile avanzata dei mortiferi blindati israeliani, ma è poca cosa rispetto alle tonnellate di beni di consumo che confluivano in una Gaza ridotta alla fame da un criminale assedio.

Su internet è facile reperire foto che documentano come anche il bestiame passava per i tunnel al confine con l’Egitto. Capre e bovini addormentati e imbragati venivano fatti calare in un pozzo egiziano per riemergere da quest’altra parte e rifornivano di latte, formaggi e carne.

Anche i principali ospedali della Striscia si approvvigionavano clandestinamente al confine. I tunnel erano l’unica risorsa che ha consentito alla popolazione palestinese di sopravvivere all’assedio; un assedio che qui, ben prima dei bombardamenti, causava un tasso di disoccupazione del 60%, e costringeva l’80% delle famiglie a vivere di aiuti umanitari.

I nostri compagni dell’Ism a Rafah ci descrivono l’ennesimo esodo a cui stanno assistendo. Carovane di disperati che su carretti trainati da muli o sopra mezzi di fortuna stanno lasciando le loro case dinnanzi all’Egitto. Copione già visto, nei giorni precedenti erano piovuti dal cielo volantini che intimavano l’evacuazione, Israele mantiene sempre le sue minacce, ora stanno piovendo bombe. Gli sfollati di oggi passeranno la notte da parenti, amici e conoscenti a Gaza. Nessuno si fida più ad andare ad affollare le scuole delle Nazioni Unite, dopo il massacro di ieri a Jabaliya. Moltissimi però non si sono mossi, non hanno alcuno posto dove riparare. Passeranno la notte pregando un Dio che li scampi alla morte, dato che nessun uomo pare interessarsi alle loro esistenze.

A ora sono 768 i morti palestinesi, 3129 i feriti, 219 i bambini ammazzati. Il computo delle vittime civili israeliane, fortunatamente, è fermo a quota 4. A Zaytoun, quartiere a Est di Gaza city, le ambulanze delle Croce Rossa hanno potuto accorrere sul luogo di una strage solo dopo diverse ore, dietro coordinamento dei vertici militari israeliani. Quando sono arrivati, hanno raccolto 17 cadaveri, e 10 feriti, tutti appartenenti alla famiglia Al Samouni. Una esecuzione perfetta, nei corpicini dei bambini morti, è possibile notare non schegge di esplosivo, ma fori di proiettile.

Le ultime due notti negli ospedali di Gaza city sono state più tranquille del solito, abbiamo soccorso decine di feriti e non centinaia. Evidentemente dopo la strage della scuola di Al Fakhura l’esercito israeliano ha sfondato il budget quotidiano di morti civili da offrire in pasto a un governo assetato di sangue in vista delle imminenti elezioni. Abbiamo sentore che già da stanotte torneranno a riempire fino a scoppiare gli obitori.

A sirene spiegate continuiamo a scortare negli ospedali donne gravide che partoriscono prematuramente. Come se la natura , la conservazione della specie induca queste madri coraggio ad anticipare la messa al mondo di nuove vite per sopperire al crescente numero di morti. Il primo vagito di questi neonati, quando sopravvivono, sovrasta per un attimo il boato delle bombe. Leila, compagna dell’Ism, ha chiesto ai figli dei nostri vicini di casa di scrivere dei pensieri sull’immane tragedia che stiamo vivendo. Questi alcuni stralci dei loro temini, gli orrori della guerra osservati da uno sguardo puro e innocente, quello dei bambini di Gaza: Da Suzanne, 15 anni: «La vita a Gaza è molto difficile. In realtà non si può descrivere tutto.

Non possiamo dormire, non possiamo andare a scuola o studiare. Proviamo molte emozioni, a volte abbiamo paura e ci preoccupiamo perché gli aerei e le navi colpiscono 24 ore su 24. A volte ci annoiamo perché durante il giorno non c’è elettricità, e la notte ce l’abbiamo solo per circa quattro ore, e quando c’è, guardiamo il notiziario in tv. E vediamo bambini e donne feriti o morti. Così viviamo l’assedio e la guerra». Da Fatma, 13 anni: «È stata la settimana più difficile della mia vita. Il primo giorno eravamo a scuola, a dare l’esame del primo trimestre, poi sono iniziate le esplosioni e molti studenti sono stati uccisi o feriti, e gli altri sicuramente hanno perso un parente o un vicino. Non c’è elettricità, cibo o pane. Che possiamo fare - sono gli israeliani! Tutti nel mondo festeggiano il nuovo anno, anche noi lo festeggiamo ma in modo diverso».

Da Sara, 11 anni : «Gaza vive in un assedio, come in una grande prigione: niente acqua, niente elettricità. La gente ha paura e non dorme la notte, e ogni giorno nuove persone vengono uccise. E gli studenti davano gli esami del primo trimestre, così Israele ha colpito le scuole, il Ministero dell’educazione e molti ministeri. Ogni giorno la gente chiede quando finirà, e aspettano altre navi di attivisti come Vittorio e Leila». Da Darween, 8 anni: «Sono un bambino palestinese e non lascerò il mio paese così avrò molti vantaggi perché non lascerò il mio paese e sento il rumore di razzi così non lascerò il mio paese». Meriam ha quattro anni. I suoi fratellini le hanno chiesto: «Cosa provi quando senti i razzi?». E lei ha detto: «Ho paura!», e subito è corsa a nascondersi dietro le gambe del papà.

Gaza è tristemente avvolta nell’oscurità da dieci giorni, solo negli ospedali ci è concesso ricaricare computer e cellulari, e guardare la televisione con i dottori e i paramedici in attesa di una chiamata di soccorso. Ascoltiamo i boati in lontananza, dopo qualche minuto le reti satellitari arabe riferiscono esattamente dove è avvenuta l’esplosione. Spesso ci riguardiamo l’estrazione dalle macerie dei corpi, come se non bastasse averli visti in diretta.

Ieri sera col telecomando ho scanalato solo una televisione israeliana. Davano un festival di musica tradizionale, con tanto di soubrette in vestiti succinti e fuochi artificiali finali. Siamo tornati al nostro orrore, non sullo schermo, ma sulle ambulanze. Israele ha tutti i diritti di ridere e cantare anche mentre massacra il suo vicino di casa. I palestinesi chiedono solo di morire di una morte diversa, che so, di vecchiaia. Restiamo umani.

Messaggi

  • Grazie Signor Arrigoni, grazie a nome, sono sicura, di tutte quelle persone che purtroppo non hanno il suo coraggio ma che dalle loro casette calde al riparo, comunque fremono e ... ahimè, si rendono conto, quasi, dell’enormità, della disperazione della tragedia in cui vivono ("VIVONO" parolona grossa) queste persone. Facciamo di tutto, volantini con bambini a brandelli, invio di video, mail, fermiamo gente per strada per spiegare loro cosa succede, ma qui il mondo sembra addormentato. Li hanno drogati tutti? Sembrano quei film dove tutti si sono bloccati e sei rimasto solo tu sveglio.

    Vorrei dire a coloro che ritengono che la cosa non li riguardi che mi dispiace, mi dispiace davvero per quando si svegliaranno un domani nelle condizioni di Gaza e si renderanno conto di quanto invece li riguardava e capiranno anche quanto da vicino. Vorrei dire a colui che mi ha ventilato da lontano l’idea che tutto è pronto e predisposto da tempo, tirare dentro la siria e soprattutto l’iran per poterli finalmente invadere "per colpa loro" perchè hanno aggredito gli ebrei ... vorrei dirgli che è pazzo. Vorrei dirgli che veramente ... sta scherzando;?; quando mi tira le somme sui giochi di armare il terrorismo, di armare hamas contro l’olp o i regimi come quello di saddam sapendo che qualche pazzo approfitterà di tante armi per rendere almeno una volta la pariglia di tanta violenza da parte di europei, americani e ebrei nei confronti del suo popolo e darà ragione (agli occhi dei media) di entrare a portare "civiltà" e "democrazia" in cambio di gas, petrolio, eroina e posizionamento di basi strategiche.

    No dai, è pazzo. Deve essere pazzo ... lui, altrimenti sono pazzi gli altri, non c’è via di scampo.

    Vorrei usare le parole di Gino Strada, da Buskashì, scritto nel 2002 per Emergency " PERCHE’ SE UNO DI NOI, UNO QUALSIASI DI NOI ESSERI UMANI STA IN QUESTO MOMENTO SOFFRENDO COME UN CANE, E’ MALATO O HA FAME, E’ COSA CHE CI RIGUARDA TUTTI. CI DEVE RIGUARDARE TUTTI, PERCHE’ IGNORARE LA SOFFERENZA DI UN UOMO E’ SEMPRE UN ATTO DI VIOLENZA, E FRA I PIU’ VIGLIACCHI. NON SOLO UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE, MA QUESTO MONDO, IL NOSTRO MONDO DI OGGI, E’ IMPOSSIBILE, NON PUO’ RESISTERE, CI SONO FERITE E PIAGHE PROFONDE, DA QUALSIASI PARTE LO SI GUARDI. NON POSSIAMO PIU’ PERMETTERCI DI VIVERE IN UN MONDO INGIUSTO E VIOLENTO. IL GIORNO IN CUI SI INIZIASSE A METTERE IN PRATICA LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI, CI RITROVEREMMO IN UN MONDO CHE FINALMENTE PUO’ INCOMINCIARE A PROGETTARE IL PROPRIO FUTURO, ANZICHE’, COME STA SUCCEDENDO, LA PROPRIA AUTODISTRUZIONE.

    Comunque abbandonando pensieri troppo grandi e troppo difficili per chi come me ignora i giochi di potere mi limito a ringraziarla, davvero di cuore per farci vedere con i suoi occhi ciò che una censura ancora più schifosa di quanto stà accadendo (se qualcosa di più schifoso può esistere) vuol evitare che il mondo veda. Un grazie di cuore a lei e a chi come lei aiuta l’altro essere umano e si impegna per la verità e per la pace senza guardare di che colore sia quell’uomo nè la sua bandiera, sappiamo che se la situazione fosse inversa Lei e altri come Lei sareste di la. Come lo saremmo noi con il cuore.

    Ma anche, e scusate lo sfogo, VERGOGNA a chi si permette di utilizzare e avvicinarsi al nome di DIO in questi contesti. a quei preti o rabbini o iman o quel che siano che convincono soldati cretini che avranno la dispensa per uccidere, che il loro Dio li perdonerà. Nessuno ha dispensa di uccidire da parte di nessun Dio. Chi crede in Dio NON UCCIDE, NON CI PENSA NEMMENO, TENTA IN TUTTI I MODI POSSIBILI DI EVITARE, DI SALVARE, DI CURARE.
    MA NON UCCIDE, NON SPARA, NON TORTURA, NON MASSACRA E NON TACE DI FRONTE ALLA VERITA’. E CHI ANCHE SBAGLIASSE PER UN SECONDO, SE HA UN DIO O SE NON LO HA, DAVANTI A UN BAMBINO SI FERMA PORCA TROIA, SENNO E’ UN VERME NON E’ UN UOMO. VERGOGNA.

    Grazie ancora Signor Arrigoni a Lei che consciamo e a tanti come Lei che non conosciamo, ha tutta la nostra stima e il nostro sostegno.

    unisco un sito sul quale si trovano informazioni e notizie purtroppo reali
    http://www.slide.com/profile?previous_view=182&puid=sXwfk14JDa-X5wcuK3KMJk0MNg5U-EaVKeRqMoFuo5o

    Cordialmente Flavia Menta