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Cremaschi: «Vogliono rifarsi sul costo del lavoro»

Publie le domenica 27 maggio 2007 par Open-Publishing

Il mondo sindacale per il momento resta un po’ a guardare ai margini del ring la scazzottata tra Montezemolo e il mondo politico. L’unica reazione forte arriva dalla Fiom, che ieri ha tenuto insieme a Fim e Uilm l’assemblea delle "cinquecento tute blu" sul contratto. «Montezemolo ha appena incassato il cuneo e già rilancia», ha detto il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini. «Vuole una ulteriore riduzione delle tasse e l’orario di lavoro a sessanta ore settimanali», aggiunge. Rinaldini si lascia andare anche a una battura piccante. Per la prossima settimana, intanto, è in programma una segreteria unitaria che dovrebbe decidere le inziative da intraprendere sul tema delle pensioni. Liberazione ha intervistato il segretario della Fiom Giorgio Cremaschi.

Che Montezemolo voglia entrare in politica o meno, è tutta la Confindustria a fare un salto indietro di quattro anni.

Non so se lui personalmente voglia entrare in politica, ma non c’è dubbio che ha presentato un preciso programma politico di governo. La riproposizione di tutti i contenuti dell’assemblea di Parma di Confindustria del 2001, quella in cui ci fu il famoso duetto Berlusconi-D’Amato sul programma. Anche oggi, sottolineo, Berlusconi ripete la stessa scena, ma lo fa polemicamente. Oggi Berlusconi è più debole e Montezemolo è più forte. Oggi Confindustria e poteri forti assumono su di se un programma liberista. E si propongono di portarlo avanti in proprio.

Ma ci saranno pure delle differenze?

L’altra diversità è che rispetto ad allora molte cose del programma di Confindustria sono passate. L’attuale programma di Montezemolo in un certo senso è più a destra sul piano sociale. Sconta il fatto che i padroni hanno incassato la legge 30. Ha incassato la legge sugli orari ed ecco che lancia un attacco generale sugli orari che sarà il punto centrale nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Montezemolo rilancia tutto il programma di Parma attualizzandolo. Vuole altri punti, a cominciare dalla durata dei contratti di lavoro. La questione del pubblico impiego è interna a questo disegno. La triennalizzazione diventa il punto d’appoggio della leva che scardina il contratto nazionale.

Eppure quello che hanno preso non è poco. E non sono stati capaci di costruire un futuro per l’Italia.

Non solo gli industriali consolidano il cuneo fiscale. E qui, davvero, c’è una sfacciataggine. Guarda caso, dai discorsi di Montezemolo è sparito ogni riferimento ai capitali speculativi, che pure aveva fatto in qualche occasione. Torna in ballo l’economia delle stock option, che non vorrebbe venisse mai tassata. Anzi, Montezemolo si lancia a testa bassa contro lo Stato sociale. Anche qui, se si prende il tema delle pensioni, c’è una sfacciataggine, perché il presidente di Confindustria è quello che poi chiede il prepensionamento in Fiat nelle vesti di presidente del Cda. Insomma, c’è l’attacco al pubblico, al bene pubblico. C’è l’abbandono di qualsiasi dimensione sociale dell’impresa. Perché si ritorna all’idea brutale liberista che se l’impresa guadagna allora guadagnano tutti. E quindi bisogna lasciar libera l’impresa di guadagnare quello che vuole.

Perché Montezemolo rilancia il programma di Parma?

Si tratta, innanzitutto, di una ragione interna al sistema delle imprese. Al di là delle chiacchiere, il capitalismo italiano è capace di fare concorrenza sulla pelle dei diritti sociali. E’ l’anima profonda che parla. Godono di salari tra i più bassi e gli orari più alti eppure non sono mai sazi. Secondo, rilanciano oggi perché pensano di avere di fronte il crollo della politica. Il fatto che Montezemolo venga paragonato a Sarkozy, è perché con un programma socialmente di destra pensa di occupare uno spazio al centro. In Italia, in più, ha avuto la benedizione del ministro dell’Economia. E questo meriterebbe già uno sciopero generale. Ora vogliono forzare perché pensano di avere di fronte il burro, una classe politica che ha perso enorme consenso nel paese. Del resto, è il segnale che arriva dalle fabbriche, dalle grandi aziende metalmeccaniche, dove la delusione è enorme. Si è creato un vuoto. Oggi Montezemolo sferza i politici e attacca i costi della politica. Vorrei dire che Vittorio Valletta prendeva 25-30 volte lo stipendio di un operaio. L’attuale presidente di Confindustria prende 400 volte. La crisi della politica permette di coprire questa ineguaglianza sociale. Montezemolo propone il governo dei ricchi, ma non si risponde a Montezemolo seguendolo sul suo terreno. L’unica risposta è la ripresa della centralità della questione sociale.

E quindi l’eventuale sciopero generale aiuterebbe Prodi?

Non so se l’aiuterebbe e se lui lo capirebbe, ma certo sarebbe anche contro Montezemolo. Sarebbe un riequilibrio dei rapporti sociali nel paese. Una dialettica nel paese in cui da una parte c’è la centralità dell’impresa e dall’altra la casta dei politici. E’ uno schema che fa rabbrividire. Alla fine Montezemolo è un uomo puro del palazzo che spara contro il palazzo. E quindi è preoccupante. Una situazione da paese dell’Est, tipo Polonia. E’ in atto una dialettica tra una destra tecnocratica, dei vecchi ricchi, e una destra populista, di Berlusconi. Lo sciopero generale servirebbe anche a rompere uno scenario dominato da queste due destre.

Torno alla domanda di prima. Nonostante quanto dici, è indubbio che la borghesia sia in crisi, che abbia perso l’autobus dell’innovazione. O no?

Alla base di questo c’è la scelta strategica di tornare a giocare tutta la competizione sul costo del lavoro, in un contesto in cui di finanziarizzazione dell’eonomia. Ecco il modello italiano, grandi banche e piccole fabbriche.

26/05/2007 - Liberazione