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DAL PIANO MARSHALL ALL’UNILATERALISMO AMERICANO
Publie le mercoledì 4 aprile 2007 par Open-Publishing1 commento
DAL PIANO MARSHALL ALL’UNILATERALISMO AMERICANO
Un potere invisibile
Una delle più gravi difficoltà alle quali sono confrontate le forze che, occupando la sinistra dello scacchiere politico, conducono la battaglia per il progresso economico e sociale, é che la politica economica e finanziaria dei singoli Paesi viene sempre più determinata, oltre che dagli interessi dei grandi gruppi finanziari, commerciali ed industriali nazionali e multinazionali, da istituzioni internazionali non elettive.
La possibilità del corpo elettorale di esprimersi ogni quattro o cinque anni per eleggere i suoi rappresentanti nelle assemblee ai vari livelli, dal consiglio comunale al parlamento europeo, passando per i consigli provinciali, regionali e per il parlamento nazionale – non é questa la sede per trattare del problema della minima rappresentatività reale di queste istituzioni, proprie della democrazia indiretta, o borghese – fa passare in secondo piano il fatto che gli organi decisionali veri non vengono eletti da nessuno.
E non parliamo soltanto delle sedi dell’alta finanza, della grande industria, della grande distribuzione e dei loro cartelli, dei poteri forti insomma, ma di organismi come – ad esempio - il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, la stessa Commissione europea.
Il piano Marshall
Il 3 aprile 1948, il presidente americano Truman firmava il decreto che istituiva ufficialmente l’ERP – EUROPEAN RECOVERY PROGRAM - organismo incaricato di distribuire in Europa gli stanziamenti previsti dal Piano Marshall (poco più di 17 miliardi di dollari per un periodo di 4 anni) ad Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia, Svizzera, Turchia, Germania Occidentale (quest’ultimo paese, dopo il settembre 1949).
Il 90% della somma era costitutito da prodotti agricoli e industriali americani, a garanzia dell’occupazione e dell’export statunitensi e per evitare crisi analoghe a quella degli anni 20, all’indomani della I guerra mondiale.
Il piano Marshall doveva anzitutto servire ad impedire che un’eccessiva debolezza economica dell’Europa, comportando la perdita di un mercato di primaria importanza, danneggiasse il sistema finanziario americano, oltre che a sbarrare contemporaneamente il passo al movimento operaio e sindacale in grande ascesa nell’immediato dopoguerra.
Gli obbiettivi del Piano non erano solo economico-finanziari : é ad allora che risale la propaganda martellante di concetti come quello di « libera impresa », di « spirito imprenditoriale », di « recupero di efficienza », di « esperienza tecnica », di « tutela della concorrenza ».
Sempre all’avvio del Piano Marshall risale l’estromissione delle sinistre, sulle quali aveva quasi esclusivamente gravato il peso della lotta antifascista, dai governi dell’Europa occidentale, mentre la sua applicazione diventava un formidabile strumento di propaganda e di ricatto per rilanciare i partiti conservatori tradizionali, largamente compromessi con il fascismo.
Occorre ricordare che il terreno era propizio alla realizzazione del progetto : l’Europa precipitata dai nazifascisti nell’immane conflitto mondiale che costo’ 60 milioni di vite umane era alla fame (valga per tutti l’esempio dell’Italia, dove la disponibilità media giornaliera pro capite di sostanze nutritive e di calorie risultava nel 1945 inferiore a quella, già infima, del 1861 !).
Grazie al Piano era possibile prendere due piccioni con una fava : si realizzava la « dottrina del contenimento » (del comunismo, naturalmente) cara al presidente « democratico » Truman e si difendevano gli interessi economici e strategici americani, facendo dello zio Sam l’artefice della stabilità e del benessere in Europa.
Nell’eventualità, remota, che qualcuno non avesse capito, Marshall stesso dichiaro’ che l’Italia sarebbe stata esclusa dal suo Piano se, in occasione delle elezioni politiche del 1948, le sinistre avessero vinto (qualcuno ricorda ancora il 18 aprile 1948, i manifesti democristiani con i Cosacchi che abbeverano i loro cavalli nelle fontane romane, la scomunica degli elettori comunisti e tutto il resto ?).
L’espansione dell’imperialismo americano
Gli USA si erano già assicurati il controllo del continente americano nel XIX secolo ed avevano iniziato la loro penetrazione sugli altri continenti, in particolare l’Asia, prima e dopo la I guerra mondiale, mentre l’Europa era ancora dominata dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Germania e le prime due disponevano di immensi imperi coloniali in Africa ed in Asia.
Lo spettro rappresentato dall’URSS che per vent’anni, fino allo scoppio delle seconda guerra mondiale e oltre, le grandi “democrazie” occidentali avevano sperato di distruggere servendosi cinicamente del nazifascismo e quello costituito dai grandi partiti comunisti europei e dai sindacati, in particolare quelli italiano e francese, usciti enormemente rafforzati dalla tremenda battaglia antifascista, spinsero gli USA a mettere in pratica una strategia che, ben prima del Piano Marshall, era stata definita nel 1944 a Bretton Woods.
Gli accordi di Bretton Woods e lo scacchiere internazionale
Fu allora, a guerra ancora in corso, che vennero previste l’istituzione della Banca Mondiale (la sua sede sarà, non a caso, Washington) e quella del Fondo Monetario Internazionale come strumenti della politica economica americana (nel 1945 gli USA detenevano 2/3 dello stock aureo) la cui base era ed é la supremazia del dollaro, moneta di riserva delle banche insieme all’oro e mezzo di pagamento internazionale.
Non era solo l’URSS a preoccupare gli USA : in Cina, dove l’Armata Rossa che aveva combattuto gli invasori giapponesi aveva spazzato via gli ultimi resti degli eserciti nazionalisti, la flotta americana si interpose fra il continente cinese e Taiwan, permettendo a Ciang-kai-schek di occupare l’isola, fondandovi un mini-stato cinese sotto controllo americano.
In Grecia, le forze della Resistenza guidate dai comunisti erano arrivate ad amministrare un quinto del territorio e la loro progressione, data l’importanza della Grecia nel disegno geostrategico americano, comprometteva seriamente i programmi USA.
Nella fase finale della realizzazione del Piano, gli Americani scatenarono la guerra di Corea per impedire alla Resistenza che aveva combattuto gli occupanti giapponesi, diretta dal partito comunista, di liberare il Paese da Nord a Sud.
Le basi dell’unilateralismo
Cominciava cosi’ quel processo di « americanizzazione » dell’Europa che é tuttora in corso : la CIA finanzio’ la scissione del movimento sindacale, cercando di staccarne una parte dai partiti storici della sinistra, parole d’ordine come « produzione in serie su larga scala » « gestione scientifica » « aumento della produttività » vennero diffuse impegnando cospicui mezzi finanziari nella stampa quotidiana e periodica, nell’editoria, nel cinema.
Fiorirono le business schools, manager e docenti universitari europei furono invitati negli USA per apprenderne i metodi, da introdurre in seguito in Europa, dove vennero creati Centri nazionali per la produttività, la diffusione della american way of life venne propagandata soprattutto attraverso l’industria cinematografica.
Ancora oggi, sia pure in un quadro profondamente mutato (per limitarsi ad un solo esempio, gli USA, che rappresentavano metà della produzione industriale mondiale all’inizio degli anni 50, ne rappresentano oggi solo il 25%), il governo americano sfrutta i meccanismi economico-finanziari messi a punto all’indomani della II guerra mondiale per esportare i suoi debiti grazie ad un dollaro svalutato.
Ancora oggi, praticando una politica di alti tassi di interesse, gli USA drenano capitali dal resto del mondo sfruttando anche la posizione della loro moneta come mezzo quasi esclusivo di pagamento nelle transazioni internazionali, soprattutto per quanto riguarda il petrolio e le altre materie prime.
A causa del loro immenso deficit commerciale e di bilancio gli USA, che erano il primo creditore del resto del mondo, ne sono diventati il più importante debitore, ma non se ne preoccupano affatto : nel corso della storia, tutte le grandi potenze hanno sempre pagato i debiti grazie ai proventi delle guerre.
E’ questo, ad esempio, il senso della guerra in Irak, il cui petrolio serve a finanziare l’acquisto di prodotti americani per ricostruire il paese che gli stessi Americani hanno distrutto, a vantaggio delle grandi aziende del complesso militare-industriale che ha determinato la storia dell’imperialismo statunitense e fornisce i suoi presidenti.
Dalla guerra di Corea fino alle guerre del Golfo, passando per la guerra del Kossovo e quella in Afghanistan – la cocente sconfitta subita in Vietnam é un caso a parte - le guerre americane e dei loro alleati servono a garantire l’approvvigionamento delle materie prime, a stabilire solide basi militari per nuove avventure, a creare nuovi mercati per i prodotti americani, armi prima di tutto.
La Banca Mondiale, attraverso i prestiti, serve a sottomettere agli interessi dell’economia e della finanza americane il resto del mondo ed il pagamento dei debiti contratti diventa la corda alla quale la grande maggioranza dei paesi é costretta ad impiccarsi, dato che il meccanismo degli interessi fa aumentare inesorabilmente il debito inizialmente contratto.
L’erogazione dei prestiti é inoltre legata all’attuazione da parte dei Paesi che vi fanno ricorso dei principi del liberismo economico sostenuti anche dal FMI e dall’OMC, che servono ai capitali americani in cerca di collocazione ad impadronirsi delle aziende, delle banche, della grande distribuzione, del patrimonio immobiliare, delle assicurazioni, del sistema sanitario e di quello delle pensioni opportunamente privatizzati del resto del mondo.
Dietro l’apertura dei mercati mondiali e la loro liberalizzazione c’é la concorrenza sleale dei paesi ricchi, gli Stati Uniti in testa, che finanziano pesantemente le loro esportazioni tagliando fuori dai mercati interni e internazionali i paesi poveri, costretti ad essere gli artefici della rovina delle loro economie.
L’estremo impoverimento di paesi come l’Argentina, potenzialmente ricchi, a seguito di una terribile crisi finanziaria, e di tanti altri dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, é dovuto proprio ai meccanismi indotti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.
Lo « scontro di civiltà »
Il mondo si divide ormai fra buoni e cattivi, fra Impero del Bene ed Impero del Male, alleati degli USA con vari livelli di autonomia - che fanno periodicamente finta di protestare contro il suo unilateralismo ma sgomitano per avere la loro parte - e stati « canaglia » minacciati continuamente di essere invasi, sottoposti al boicottaggio economico, ammoniti a rispettare i diritti dell’uomo da un paese dove infierisce la pena di morte, il razzismo, la povertà.
La grande democrazia americana tanto pubblicizzata prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, al centro dell’alleanza antifascista che aveva liberato l’Europa dalla bestia immonda, si é rivelata per quello che é : un paese dove manca perfino la Protezione Civile, dove – in alcuni Stati – la mortalità infantile é più alta che a… Cuba, un paese che si é distinto dal dopoguerra in poi per aver sostenuto i regimi più sanguinari del pianeta.
Dalla famiglia Somoza in Nicaragua a Pinochet in Cile, da Videla in Argentina a Stroessner in Paraguay, da Batista a Cuba a tanti altri che sarebbe troppo lungo elencare, gli USA hanno sempre sostenuto e sostengono le più feroci dittature dell’America Latina, regimi che hanno garantito gli interessi dell’economia e della finanza statunitensi.
In Asia, a parte Ciang-kai-schek, Suharto in Indonesia e Marcos nelle Filippine – tanto per citare due soli esempi - hanno garantito per lunghi decenni gli interessi americani e permesso l’installazione di enormi basi militari sui loro territori.
Gli USA ed il loro protetto, Israele, non rispettano ormai neppure i principi più elementari del diritto internazionale : i loro emissari si arrogano il diritto di fare prigionieri ovunque, di tradurli in centri di detenzione fuori del territorio nazionale, di torturarli, perfino di processarli davanti a tribunali « speciali », ed i loro aerei bombardano qualunque paese dove si trovino sospetti « terroristi ».
Il problema della lotta antimperialista resta quanto mai attuale ed é strettamente collegato alla battaglia per il progresso economico e sociale nei singoli paesi, da quelli ricchi a quelli poveri, ai quali le delocalizzazioni delle imprese di ogni tipo forniscono una storica occasione per applicare quell’internazionalismo proletario – elemento fondamentale della teoria marxista – la cui pratica resta, ai tempi di Marx come oggi, componente essenziale della lotta al capitalismo ed all’imperialismo dell’ormai unica superpotenza planetaria.
Parigi, 3 aprile 2007
Giustiniano Rossi
Messaggi
1. DAL PIANO MARSHALL ALL’UNILATERALISMO AMERICANO, 11 aprile 2007, 01:56
Senza dubbio sono delle verita’!che nascono pero’ dalla necessita’ umana di competere e primeggiare,facolta’ dalle quali non si puo’ prescindere,pena la staticita’ e il lassismo che aiuta nel contempo i sopraffattori.E’ estremamente necessario divenire quindi competitivi,propositivi e costruttivi miscelando sapientemente equilibrio d’intenti.Noi europei quando gli STATI UNITI erano gia’ una democrazia,abbiamo sfornato dittature e fino a "l’altro ieri" compiuto atrocita’ collettive(ex jugoslavia)come se’ la II^ guerra mondiale non ci fosse bastata,noi italiani poi, siamo in continuo stato di emergenza,specialmente con i rifiuti,tze’,e non siamo capaci neanche di costruire delle strade che non siano dei percorsi nella savana,tipico modo di fare dei paesi latini, ad eccezione della Spagna che ha ingranato la marcia.Parliamo pure di pena di morte quando da noi NON C’E’ ALCUN RISPETTO PER LE VITTIME!! e allora....sarebbe stato meglio tenersi Hitler o Stalin??? o dopo la guerra dire a gli Americani "CIAO E GRAZIE TANTE" e puzzarci di fame???qual’cosa di buono, tipo le FRECCE TRICOLORI,che abbiamo lo critichiamo pure,a allora...meglio che stiamo ZITTI facciamo piu’ bella figura!!