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DALLE ELEZIONI IN SARDEGNA ALLE ELEZIONI EUROPEE

Publie le giovedì 26 febbraio 2009 par Open-Publishing
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DALLE ELEZIONI IN SARDEGNA ALLE ELEZIONI EUROPEE

Presto torneremo ad alzare la testa e i pugni chiusi

Di Leonardo Masella, Direzione nazionale del Prc

Perché il risultato delle elezioni in Sardegna, pur rappresentando una sconfitta sia per il Pd
che per il nostro partito, il Prc, è un incoraggiamento ad andare avanti con fiducia verso la
costruzione di una lista unitaria comunista ed anticapitalista per le elezioni europee, come
ha deciso la Direzione nazionale del Prc ?

E’ vero che Soru, con cui abbiamo governato la Sardegna in questi anni, viene sconfitto
dalla destra e ciò rappresenta un’altra vittoria di quel blocco di forze clerico-fascisterazziste
pericoloso per la stessa democrazia liberale che rappresenta il governo
Berlusconi, tuttavia questa sconfitta è del tutto indipendente sia dalla nostra azione che
dalla politica di Soru, è non solo l’effetto della pesante e diretta scesa in campo di
Berlusconi in Sardegna ma la conseguenza diretta e assolutamente inevitabile della
nascita del Pd, della sua linea disastrosamente moderata e della sua crisi.
Così per il risultato di Rifondazione. E’ comprensibile che nel partito si tenda a nascondere
i dati della sconfitta del Prc, meno comprensibile è quando si nascondono i dati positivi
della somma fra Prc e Pdci (sopra il 5%).

Eppure la matematica non è una opinione.
Vediamo i dati nudi e crudi. Se confrontiamo i risultati delle regionali di oggi con quelli delle
regionali di 5 anni fa, il dato è il seguente: il Prc passa dal 4,1% con 35.142 voti delle
precedenti regionali del 2004 al 3,1% di oggi con 25.094 voti. Perdiamo più di 10.000 voti
e un punto in percentuale in meno. Ma se confrontiamo il dato elettorale di oggi con le
elezioni politiche di soli tre anni fa, la sconfitta diventa molto più grande. Si passa da
70.000 voti delle politiche del 2006 ai 25.000 voti di oggi, con una perdita di ben 45.000
voti! I due terzi del nostro elettorato in fumo. Si tratta di una evidente sconfitta, dovuta
certamente non alla nuova linea e gestione del partito dopo il congresso, ma ai precedenti
disastri, alla linea Bertinotti-Giordano di partecipazione al governo, oltre che alla scissione
nazionale dei vendoliani e alla scissione regionale del gruppo che poi si è costituito nella
lista “La Sinistra” che prende solo l’1,6% (la metà di Rifondazione e meno del Pdci).

Altra
cosa che si tende a nascondere, nel nostro partito, è il risultato di sostanziale tenuta del
Pdci. E’ vero che anche il Pdci perde dalle politiche del 2006 alle regionali di oggi quasi
19.000 voti, cioè più della metà del suo elettorato (a dimostrazione del fallimento anche
per questo partito della linea di partecipazione alla maggioranza del governo Prodi),
tuttavia nel confronto fra regionali e regionali, il Pdci passa dalle elezioni regionali del 2004
dal 1,8% con 16.010 voti all’1,9% con 15.327 voti di oggi, quindi perdendo solo 1000 voti
ma accrescendo addirittura il risultato percentuale. Questo è anche l’effetto del fatto che il
Pdci non è stato sui giornali tutti i giorni per le divisioni congressuali e per la successiva
scissione come è avvenuto per Rifondazione. Anche da questo risultato elettorale, come
da quello dell’Abruzzo, si evidenzia che il Prc rimane sì, nonostante tutto, ancora la
principale forza della sinistra (sulle cui cause andrebbe fatta una riflessione), tuttavia che
va anche definitivamente messo da parte quell’atteggiamento presuntuoso e arrogante
verso gli altri che caratterizzava il bertinottismo.

Fra l’altro faccio notare a chi, per motivi
diversi e a volte anche opposti, sembra avere perso la fiducia nella possibilità di una forza
comunista con consenso di massa, che in Sardegna, se si sommano i voti che presero il
Prc e il Pdci alle politiche del 2006 si vede che i comunisti assieme avevano (non un
secolo fa ma solo tre anni fa, poco prima dell’inizio del governo Prodi) ben 104.000 voti,
raggiungendo il 10% (Prc il 6,7% e il Pdci il 3,3%) !
Proprio perché il risultato elettorale del Prc è negativo, risalta a maggior ragione la
positività della decisione della Direzione nazionale del partito di costruire una lista unitaria
comunista e della sinistra anticapitalista per le prossime elezioni europee, come altro
passaggio decisivo, dopo Chianciano, per superare la crisi di Rifondazione.
Anche perché se è vero che il Pd crolla e vince la destra, se è vero che il Prc subisce un
significativo arretramento, è altrettanto vero, sempre dai dati nudi e crudi, che il risultato
della somma delle forze comuniste (Prc al 3,1 e il Pdci al 2,1) supera il 5%, e ciò
costituisce non solo l’unica speranza a sinistra, ma anche un bell’incoraggiamento per le
prossime elezioni europee ed una prima conferma della giustezza della decisione assunta
dalla Direzione.

Ora, infatti, il prossimo appuntamento è costituito dalle elezioni europee. Concretamente,
anche dalle elezioni in Sardegna, si evince che le forze motrici principali per una lista
comunista ed anticapitalista, ampia e unitaria, sono due: il Prc, che nonostante la
scissione e la grande perdita di consensi elettorali, rimane comunque la forza comunista
più consistente, non solo elettoralmente (e dunque anche per questo è giusto che si parta
dal simbolo del Prc per determinare il simbolo comune); e il Pdci, che elettoralmente
conferma i suoi consensi, pur in presenza di una crisi politico-organizzativa molto forte,
che anche questa non va propagandisticamente nascosta.
La lista unitaria comunista ed anticapitalista alle elezioni europee sarà un passaggio
fondamentale per la rifondazione di un partito comunista che abbia una spinta dal basso e
di massa, come ho avuto modo di dire e di scrivere, abbastanza solo in pieno congresso,
quando, anche all’interno della mozione congressuale che ho sostenuto, alcuni compagni
consideravano questa proposta della lista unitaria troppo avanzata ed altri troppo arretrata
rispetto all’unità dei comunisti, da fare “tutta e subito”, senza contenuti, senza società,
senza le masse. I fatti hanno come al solito la testa dura.

La realtà, come sempre avviene,
si è affermata e sta convincendo e travolgendo tutti, frenatori e acceleratori, all’interno del
Prc.
Fuori dal Prc, invece, e soprattutto nella galassia alla nostra sinistra, c’è purtroppo ancora
chi fatica a comprendere l’importanza della scadenza elettorale di giugno per la rinascita di
una forza comunista in Italia. Come se puntare su una scadenza elettorale fosse un
cedimento all’elettoralismo. Intanto è chiarissimo che si tratta di un passaggio, di una
tappa che possa aprire un processo politico-organizzativo-sociale. Ma poi ci chiediamo:
per le masse e per la classe lavoratrice non è deprimente vedere lo spettacolo del 14
aprile dello scorso anno della umiliante sparizione dei comunisti nel 3% dell’Arcobaleno e
in due o tre liste dello 0,5% con la falce e martello? Una ripresa elettorale dei comunisti, di
chi difende più di tutti i lavoratori, non sarebbe un incoraggiamento anche per le lotte
sociali e per mettere in moto forze ampie in un processo di rifondazione/ricostruzione
comunista ?

La fine della presenza fallimentare dei comunisti nel governo Prodi, la ripresa di identità
comunista e di classe del congresso di Chianciano, i movimenti sociali dell’autunno,
l’assalto padronale e razzista del governo di destra, la gravissima crisi di sistema del
capitalismo e la crisi del Pd e del progetto bertinottiano di costruzione di una nuova forza
ibrida e generica di sinistra, stanno ricreando le condizioni per rifondare una forza
comunista con un consenso di massa. Il passaggio elettorale di giugno è decisivo. Se si
supera lo sbarramento veltroniano del 4% si apre la strada ad un processo di massa,
altrimenti tutto finisce per chissà quanti anni nelle catacombe delle permanenti risse
settarie fra piccoli e piccolissimi gruppi.
L’obbiettivo del 4% si può raggiungere. Il problema non è se il Prc e il Pdci assieme siano
oppure no sufficienti, e se ci voglia una cosiddetta “terza gamba”. Questo della “terza
gamba” è un modo di ragionare politicista. Il problema è se la lista unitaria (della quale Prc
e Pdci saranno necessariamente le forze motrici principali) sarà in grado di coinvolgere i
tanti comunisti che ci hanno lasciato negli ultimi anni (soprattutto in quella scissione
silenziosa dovuta alla delusione della partecipazione al governo), di sviluppare una forte
propensione sociale, anticapitalistica e di apertura al resto della sinistra, nell’impegno
comune a far parte del Gue, il gruppo del parlamento europeo in cui si riconoscono tutti i
partiti comunisti e la sinistra alternativa al Pse.

Questo è il modo migliore per accrescere i
consensi, non aggiungere terze gambe inesistenti nella società e inventate all’ultimo
momento.
Va cioè evitata una campagna elettorale come mero cartello elettorale oppure fatta in
modo autoreferenziale e politicista per costruire un nuovo partito (come fece la sinistra
arcobaleno), cosa che può interessare di più i militanti comunisti ma molto meno gli
elettori. La campagna elettorale va fatta orgogliosi del nostro simbolo comunista ma
all’esterno per dare forza ed utilità sociale ai diritti dei lavoratori e dei soggetti sociali colpiti
pesantemente dalla crisi. Più forte elettoralmente uscirà la lista comunista ed
anticapitalista, più forte sarà la possibilità di difendere i lavoratori e i ceti sociali colpiti dalla
crisi (disoccupati, precari, pensionati, immigrati). Più forte uscirà la lista comunista e
anticapitalista più possibilità ci sarà che la crisi del Pd abbia uno sbocco a sinistra anziché
a destra e di raccogliere noi il grande malessere in libera uscita dal Pd. Questa dovrà
essere la nostra campagna elettorale per conquistare consensi. Ovviamente, noi
sappiamo che, contemporaneamente, più forte uscirà la lista comunista ed anticapitalista
dalle urne, più forte sarà Rifondazione Comunista (che ne è la forza politica principale) e
diventerà inarrestabile – anche di fronte ai frenatori conservatori bertinottiani ancora
presenti nel Prc – la spinta ad un processo di unificazione politica ed organizzativa.

La costruzione della lista, quindi, ha bisogno da subito (non all’ultimo momento) di un
processo dal basso, di massa, di unità d’azione fra le forze disponibili, per sostenere le
lotte sociali in corso. I tempi stringono. E’ necessario concludere al più presto l’accordo sul
simbolo, anche per costruire, tutti assieme, una sorta di movimento politico e sociale
attorno a quel simbolo, per poter promuovere in ogni territorio assemblee, manifestazioni,
vertenze, banchetti, raccolte di firme contro la crisi, invitando anche le organizzazioni
sindacali (Cgil e sindacati di base) protagoniste delle lotte di questi giorni. L’unità delle
forze comuniste, coniugata ad una propensione anticapitalistica e alla radicalità sociale,
costruita nella rifondazione di un pensiero e di una prassi comunista all’altezza dei tempi e
attraversata dalle nuove ineludibili tematiche ambientali, antirazziste, studentesche,
femministe, può rappresentare un forte punto di riferimento sia per il malessere sociale
crescente dovuto alla crisi economica (per recuperare i tanti voti persi nell’astensionismo e
perfino a destra) che per il malessere politico ed ideale dovuto alla crisi del Pd. Il
potenziale sociale ed elettorale è già oggi molto più ampio del 4 o 5% ed è destinato ad
aumentare rapidamente. Presto, molto presto rialzeremo tutti insieme la testa e i pugni
chiusi.

Messaggi

  • Caro compagno Masella, se è vero ciò che tu scrivi e cioè che la sconfitta in Sardegna non si deve addebitare al prc o a Soru ma, che essa è il frutto della nascita del pd e del suo rapidissimo rendersi squalificato agli occhi degli elettori e delle elettrici. Concetto in parte discutibile( gestione di governo di Soru) ma non per questo completamente errata. Quindi ne convengo, allearsi a livello locale con il pd rende squalificante, porta meno consensi. In parole poverissime, ma efficaci, è una vera e propria jattura. Allora come mai il prc a Bologna, grazie anche alla tua azione politica, intende aprire, al più presto, una trattativa con il pd stesso,dello sceriffo Cofferati? Solo perchè Cofferati è cosi’ delegittimato da non più ricandidarsi? E che trattativa, quali paletti, quale programma si può sottoscrivere con un pd gestore di politiche securitarie, privatizzatrici, precarie sul lavoro, anti spazi sociali e chi più ne ha più ne metta? Questo sarebbe il prc anticapitalista, da allearsi per di più, al Diliberto inciucione del bombardamento in Jugoslavia, che appoggia pienamente qualsivoglia governo di centrosinistra. Immagino tu capisca che se ti aspetti che Diliberto comprenda le tematiche che tu giustamente affermi siano ineludibili, (ambientali, ANTIRAZZISTE, studentesche, FEMMINISTE) credo dovrai aspettare almeno il secolo prossimo ( mia stima di tempo al ribasso). Altro che anticapitalismo, chiamala un po come vuoi ma credo tu debba riconoscere che con l’anticapitalismo questa linea ha poco a che fare. Se proprio ci si vuole ispirare all’anticapitalismo credo sia il caso di comprendere fenomeni come quello del npa in Francia che errori di linea politica come quello che tu ci proponi,non si sognano nemmeno lontanamente di farli.

    • Caro compagno Biso,
      sarebbe lungo e complicato rispondere alle tue critiche sulla vicenda Bologna. Mi limito ad invitare te e tutti a verificare sempre i fatti, i documenti, non a giudicare sulle voci, sul sentito dire, dalle campagne strumentali (perchè non ti interroghi come mai di Bologna, dove non c’è ancora nessun accordo col Pd, si è fatto un caso nazionale ben più eclatante di tante situazioni di governo col Pd ben più scandalose?), per evitare giudizi superficiali e condanne sommarie. Per il resto del tuo commento non concordo affatto sulla tua contrarietà a fare una lista unitaria comunista e anticapitalista con il Pdci, e il motivo del mio disaccordo con te, al fondo, sta nel fatto che io vorrei costruire una forza comunista non dello 0,4-0,5%, perchè di partiti e raggruppamenti che si autodefinscono comunisti e/o anticapitalisti al 0,4-0,5% ce ne sono almeno una decina, ma non hanno, con tutto il rispetto, nessuna utilità sociale. E se nella lista con Diliberto alla fine entrerà, come io mi auguro, anche Sinistra Critica, che sostiene l’Npa francese, cosa dirai?
      Un caro saluto.
      Leonardo Masella.

    • Caro compagno Masella intanto ti ringrazio per la tua risposta alle mie critiche, altri dirigenti delle organizzazioni del movimento operaio sorvolano sulle questioni che pone la base , tu no e te ne rendo merito pubblico. Personalmente ho letto tutti i documenti proposti al cpf di Bologna e quindi parlo con cognizione di quello che è avvenuto nella vostra città. Vedi compagno Masella sono anni che nel prc si propone di andare al confronto con l’ulivo,il centrosinistra,il pd,e sono anni che ogni programma concertato diviene carta straccia. Sai meglio del sottoscritto che privatizzazioni ,precarietà,tentato smantellamento di spazi sociali, affari loschi,stravolgimenti urbanistici e rapporti stretti con l’affarismo palazzinaro, unità con furbetti della malafinanza,disinteresse dell’ambiente,e tantissimo altro sono il punto di convergenza dei dirigenti locali del mondo piddino. Oggi serve al movimento comunista nel suo complesso prendere nettamente le distanze da chi,con questi comportamenti politici,favorisce l’avanzata prorompente delle destre. Inoltre per mia esperienza personale,so che non solo serve stare distanti da tali concezioni perchè difformi da un autentico essere di sinistra,ma serve anche ai partiti comunisti con tale atto spurgarsi di tanti istituzionali che a livello locale fanno passare in maniera opportunistica di tutto e di più,e quel che è devastante è che lo fanno passare a nome dei comunisti.Sono anni che ciò avviene in tutta Italia,o quasi,non mesi. Non credi che a maggior ragione nella città in cui il pd ha governato con cofferati ciò sia ancora più urgente? I "nuovi" dirigenti del pd bolognese senza alcuna vergogna si sono fatti scavalcare a "sinistra" da Guazzaloca che sornione non crede che i centri sociali vadano sgomberati,dichiarazioni di questi ultimi giorni,non credi che agli occhi dei più sia devastante sapere che il prc di Bologna cerca un accordo con chi è più a destra,senza virgolette,di Guazzaloca? Sul perchè adesso scoppia il caso allenze credo sia estremamente chiaro: dopo Abruzzo e Sardegna rifare la stessa mossa è incredibile, poi se qualcuno fa il furbino quando tocca al suo territorio e urla se il territorio è quello altrui,la cosa non mi riguarda e credo non riguardi la stragrande maggioranza di chi è preoccupato per il prevedibile accordo del prc bolognese con il pd. Sul partito anticapitalista si può fare tutte le demagogie del mondo sullo 0,5% ma se non si inverte la rotta politico programmatica i comunisti sono destinati a ben poca cosa,ma quel che è peggio,tutte le furbate di alleanza possibile per superare lo sbarramento del 4% saranno ridicole. Ti faccio un esempio che si potrebbe pensare paradossale ,ma che invece è molto chiaro:il compagno Rizzo ha fatto autocritica politica sulla Jugoslavia,Diliberto invece fa orecchie da mercante. Puoi immaginare una lista comunista e anticapitalista con chi continua svergognatamente a rivendicare quello che per i comunisti dovrebbe essere impossibile da rivendicare.Come possiamo delegare siffatti rappresentanti a Strasburgo? Qualche furbino pensa che 1+1 faccia solo 2 ,ma abbiamo la prova con l’arcobaleno che questi conti siano a dir poco impolitici.Servono rappresentanti in Europa che si battano coerentemente contro guerre e missioni militari, perchè mandarci chi si sa a priori cosa mette nella pratica politica di ogni giorno? Chiederci di sostenere e votare una lista europea distinta e distante dal pd è cosa ottima,ma mi chiedo come potrebbe farlo Diliberto che si è scisso dal prc proprio per salvare un vergognoso governo di falso centrosinistra,come potrebbe farlo? E’ convinto della cosa o è l’ennesima furbata per poi continuare l’appoggio a politihe riformiste inutili? In ultimo sinistra critica,mi chiedi cosa dirò se appoggierà una alleanza "senza principi e fatti concreti",la mia risposta è chiara come il sole,:auguri, sbagliare è umano ,ma perseverare è pagare il prezzo di tutto quel che si sbaglia.Non coprirò assolutamente chi non vuole far chiarezza nel movimento comunistra nel suo complesso.Servono fatti e non parole e se non ci saranno fatti concreti,autocritiche politiche sulla storia recente dei comunisti e in particolare autocritiche sull’appoggio dato alle guerre da parte delle dirigenze comuniste,per me il dato sarà estremamente chiaro in quanto non intendo più votare chi chiede il voto dei comunisti e degli anticapitalisti per poi portare avanti politiche riformiste. Se sinistra critica saprà mettere i giusti paletti e rassicurazioni è un conto altrimenti ognuno per la sua strada,non è un caso se mantengo ancora la mia autonomia politica. Prima di riscegliere voglio vedere i fatti,per adesso però è chiarissimo quello che sinistra critica farà a Bologna e ti dico che il tutto ha il mio apprezzamento. Come non apprezzare un percorso veramente autonomo dal pd di cofferati e soci? Comunque compagno Masella rimango anche fiducioso su un ripensamento vostro del prc di Bologna,sarebbe per i comunisti nel loro complesso un gran bel risultato politico.E di politica i comunisti ne hanno un gran bisogno se vogliono uscire da questa non felice fase.Di nuovo grazie e ti vada il mio saluto a pugno chiuso. Enrico Biso