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DIARIO DELLA CRISI FINANZIARIA - Speciale credito al consumo
Publie le mercoledì 9 gennaio 2008 par Open-Publishing1 commento

La notizia resa nota dalla Banca d’Italia sulla abnorme crescita delle sofferenze legate ai mutui ed ai prestiti bancari alle famiglie rappresenta né più né meno la conferma del grido di allarme lanciato in questi mesi da tutte, o quasi, le associazioni dei consumatori e risparmiatori che segnalavano il forte aumento delle procedure giudiziali mosse dalle banche e dalle finanziarie nei confronti delle famiglie in ritardo con il pagamento delle rate del mutuo, procedure caratterizzate nei mesi presi a riferimento da incrementi vicini al 20 per cento rispetto allo steso periodo del 2006.
In uno scenario che vede un costo dei mutui italiani, sia a tasso fisso che variabile, di un punto percentuale circa superiore a quello praticato in media nell’area dell’euro, un innalzamento dei tassi interbancari euribor legato alla forte crisi di liquidità in corso e che ha visto in dicembre l’euribor ad un mese e a tre mesi (le scadenze più utilizzate nelle indicizzazioni) portarsi anche al di sopra del 5 per cento ed il ricorso sempre più massiccio alle varie forme di indebitamento alle quali le famiglie possono ricorrere, non vi è dubbio che il più 8,5 per cento segnalato, che porta il totale delle sofferenze a ben 11,3 miliardi di euro, rappresenta un dato allarmante,anche perché siamo di fronte ad una crescita che supera di poco meno di tre volte quella relativa alle sofferenze dell’intero settore privato.
E’ necessario, tuttavia, fare un passo indietro e vedere lo stato dell’arte nel credito al consumo, un fenomeno che è destinato ad avere un ruolo sempre più crescente nell’ambito di quel processo ormai inarrestabile di finanziarizzazione, un processo che punta a trasformare in un’attività o passività finanziaria anche le più semplici azioni economiche che caratterizzano la vita quotidiana, ed è in questo processo che si inserisce il crescente ricorso delle famiglie italiane all’indebitamento nei confronti delle banche o delle finanziarie a fronte dell’acquisto di beni durevoli e non durevoli, per sostenere il costo di cure mediche, per le vacanze, per prestiti personali non finalizzati o mediante la cessione del quinto dello stipendio.
La coesistenza di una ricchezza finanziaria delle famiglie cifrabile nell’ordine delle migliaia di miliardi di euro e della quasi triplicazione dell’indebitamento delle famiglie stesse fornisce un’indicazione indiretta dell’aumento della sperequazione nella distribuzione del reddito e dei suoi effetti sul patrimonio che va ad aggiungersi ai risultati delle numerose indagini sulle nuove forme di povertà.
A fronte di una crescita complessiva dell’indebitamento delle famiglie che è più che raddoppiato nel periodo che va dal dicembre del 1999 agli ultimi dati disponibili, si registra, per il comparto genericamente definito del credito al consumo, una crescita di circa tre volte il dato del 1999 e che è solo di poco inferiore alla crescita dei mutui spinti dal più forte ribasso dei tassi dal secondo dopoguerra, fenomeno che si è ormai arrestato ed ha poi invertito la tendenza da almeno due anni e che sta avendo effetti micidiali sui mutui a tasso variabile.
Nell’ambito del credito al consumo, è preoccupante il ruolo sempre più crescente che stanno assumendo i prestiti personali e le carte di credito revolving (quelle che prevedono la restituzione rateale dell’importo dovuto), mentre è addirittura inquietante, la rapida crescita dell’indebitamento a fronte della cessione del quinto dello stipendio, mentre è relativamente molto più modesta la crescita dei finanziamenti finalizzati, quelli cioè che vengono erogati a fronte dell’acquisto di un’automobile, di un motociclo o di altri beni durevoli.
La particolarità italiana risiede nel fatto che ad erogare il credito al consumo nelle sue varie forme sono due categorie di soggetti: le banche e le società finanziarie, queste ultime a volte banche specializzate controllate da gruppi bancari; le quote di mercato complessive non sono così distanti, ma, per tipologia di prodotto, il discorso cambia, in quanto le banche sono prevalentemente presenti nel segmento dei prestiti personali e nelle carte di credito con restituzione rateale, mentre le società finanziarie operano in quasi solitudine nella cessione del quinto e sono largamente prevalenti nel credito al consumo.
Esistono, tra gli altri, quattro tipi di problemi posti dal crescente ricorso delle famiglie all’indebitamento per scopi diversi da quelli collegati all’acquisto di un’abitazione e sono rappresentati:
· dall’assenza di limiti cogenti sul rischio di concentrazione di obbligazioni che la famiglia viene ad assumere accedendo alle diverse forme di finanziamento esistenti (mentre il mutuo viene concesso, in genere, solo se la rata non eccede una certa percentuale del reddito del richiedente), con seri rischi di default;
· dalla diversità delle soglie di riferimento per la determinazione del tasso di usura tra banche e società finanziare, incluse le società finanziarie controllate da banche, per cui si giunge a tassi consentiti per determinate tipologie di prestiti elevatissimi ove si abbia come controparte una finanziaria.
· dall’esplosione, su tutti i tipi di media, di forme di pubblicità che sarebbe un eufemismo definire ingannevoli e che, nel caso dei messaggi televisivi, forniscono informazioni distorte unite alla completa impossibilità di leggere distintamente i tan e i taeg relativi al finanziamento proposto.
· dalla prassi prevalente che prevede l’esclusione delle varie spese a carico del contraente (quasi sempre rese obbligatorie, come quelle per la polizza assicurativa) dal calcolo del tasso effettivo sostenuto dal debitore.
Le prime misure pratiche che potrebbero essere presentate nelle sedi competenti riguardano, da un lato, il superamento dell’individuazione delle soglie di riferimento a seconda del soggetto erogante, per passare a soglie di riferimento riferite esclusivamente al prodotto, o, in alternativa, l’inclusione tra le banche di quelle società finanziarie possedute o controllate da banche.
La seconda misura è rappresentata dall’obbligo dell’inclusione di tutte le spese nel tasso effettivo, una terza riguarda obblighi di informazione del cliente più stringenti, mentre la quarta dovrebbe riguardare l’introduzione di regole più severe sull’informazione pubblicitaria.
Marco Sarli
Responsabile Ufficio Studi UILCA
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1. DIARIO DELLA CRISI FINANZIARIA - Speciale credito al consumo, 10 gennaio 2008, 08:46
FARLOCCOLANDIA: MUTUI, PERIZIE & COMPANY
Farlocco è un termine dialettale tipico nel Nord Italia utilizzato per individuare un’operazione fasulla o peggio ancora falsa, frutto generalmente di un imbroglio o una truffa. Farloccolandia è il nomignolo che mi sento di dare al nostro paese sulla base del comportamento del suo sistema bancario e parabancario. Sembra infatti che a distanza di qualche anno si stia riproponendo lo Schema Parmalat nella sua piena onnipotenza. In che consisteva lo Schema Parmalat, per chi non lo sapesse ancora ? Molto semplice: quando una banca si rendeva conto che il prestito effettuato alla nota azienda di Collecchio era ormai inesigibile o inescutibile, allora si inventava una emissione obbligazionaria cartolarizzando il credito vantato alla Parmalat e si offrivano le fenomenali tranche obbligazionarie al pensionato babbaleo di turno. In questo modo si trasferiva il rischio di insolvenza (tipico dell’attività bancaria) sulle tasche dei suoi ignari correntisti o investitori.
Nonostante i drammatici appelli delle associazioni di consumatori all’interno di qualche talk show e le promesse farlocche della politica per un sistema bancario più serio ed onesto, lo Schema Parmalat è stato rispolverato e messo alacremente in catena di montaggio. Proprio come hanno fatto con i debiti della Parmalat adesso stanno facendo altrettanto con i mutui: infatti, le banche intuendo con largo anticipo i primi segnali di indigenza economica e di insolvenza finanziaria piuttosto diffusi nelle famiglie italiane, hanno provveduto a trasferire i mutui recentemente erogati negli ultimi anni dentro la pancia di qualche cosiddetto fondo di investimento immobiliare. Questi fenomenali fondi sono stati successivamente offerti a risparmiatori, fondi pensione o addirittura altri fondi di fondi, con la garanzia che si trattassero di investimenti a capitale protetto in virtù delle ipoteche che gravavano sugli immobili sottostanti ogni richiesta di mutuo.
Questa operazione è nota con il nome di cartolarizzazione, anche se per i risvolti indiretti che ha ed avrà sui vostri portafogli, sarebbe opportuno chiamarla sodomizzazione. Ancora una volta quindi, il sistema bancario scarica il suo rischio e le sue nefandezze sulle tasche di povere persone oneste inconsapevoli di quello che stanno per sottoscrivere. Quello che fa tuttavia terribilmente ribollire il sangue è sapere che la maggior parte degli istituti di credito continua a proporre ancora interventi integrali (quindi mutui al 100 %) per l’acquisto di immobili, nonostante quanto accaduto la scorsa estate e nonostante il mercato immobiliare sia visto profondamente in crisi per i prossimi anni. Ma allora per quale ragione si persevera a finanziare l’acquisto della prima casa a persone già in difficoltà ed indigenza economica, sapendo che stiamo andando incontro ad una voragine finanziaria che si trasformerà presto in una deflazione stile 1929 ?
Il profitto indiscriminato è la risposta a questa domanda. Adesso si riesce a percepire addirittura la volontà (quasi politica) a finanziare per il 100 % solo i più morti di fame (extracomunitari senza denaro in tasca, precari a singhiozzo, ragazze madri in aspettativa) perchè solo a loro si possono proporre le condizioni di indebitamento fuori dalla media di mercato (e quindi più remunerative per la banca che le concede). Eh sì, perchè vi è una sostanziosa differenza tra un mutuo erogato all’EURIBOR + 2 punti di spread ed uno erogato con appena mezzo punto di ricarico ! Di questi mutui e del loro periodico rimborso le banche non si preoccupano più di tanto, in quanto non appena hanno incassato finanziariamente le prime sei rate, questi fenomenali banchieri prendono il mutuo, lo cartolarizzano e lo piazzano sul mercato del risparmio gestito !
Addirittura esistono casi sempre più frequenti in cui l’importo del mutuo è calcolato sommando il costo dell’immobile con gli oneri di rogito e le prime sei rate del mutuo stesso ! Della serie: oltre al prestito, ti anticipo anche le prime sei rate, in questo modo sono sicuro che potrò cartolarizzare il mutuo senza grane o lungaggini in quanto il mutuo risulterà essere intestato ad un buon pagatore ! Sempre parlando di farlocchi, è doveroso sottolineare di quanto siano sempre più spesso gonfiate le perizie degli immobili oggetto di compravendita, le quali devono rappresentare un valore di mercato significativamente congruo per giustificare in taluni casi interventi addirittura superiori al 100 %. La fantasia a questo punto diventa il vero unico limite, infatti mi sono stati rappresentati comportamenti molto discutibili da parte di qualche circuito di franchising immobiliare che riesce misteriosamente a far lievitare persino l’imponibile della dichiarazione dei redditi del richiedente il mutuo, pur di far deliberare il finanziamento nel pieno rispetto del rapporto di congruità tra il peso della rata ed il reddito mensile effettivamente percepito.
Per questo motivo il crash che colpirà le principali economie sarà devastante, forse con un potere di detonazione addirittura superiore al passato 1929, in quanto grazie all’operato farlocco del sistema bancario adesso abbiamo fondi di investimento e fondi pensione che hanno nella loro pancia tutti questi mutui farlocchi destinati ad essere impagati nel lungo termine con una garanzia immobiliare legata al valore di presumibile realizzo pesantemente contraffatta. In buona sostanza sono a rischio proprio investimenti che dovrebbero garantire il capitale protetto, ma per ovvie ragioni di architettura finanziaria non possono più esserlo. Ecco perchè la scorsa estate abbiamo visto fondi monetari perdere il 4 % in una settimana, rendimenti assolutamente incompatibili dal punti di vista tecnico, in quanto un fondo di liquidità non può per definizione essere soggetto ad una contrazione di valore di tale entità. Se però alcuni fondi immobiliari nati dalla cartolarizzazione forzata di mutui ad intervento integrale vengono spacciati per fondi monetari, grazie alla compiacenza delle agenzie di rating, allora tutto diventa possibile. Anche una sommossa popolare od un colpo di stato.
Eugenio Benetazzo
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8.01.08