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DRABET (GLI INNOCENTI)

Publie le giovedì 3 maggio 2007 par Open-Publishing

Regia: Per Fly
Soggetto e sceneggiatura: Per Fly, Kim Leona, Dorthe Hǿgh, Mogens Rukov
Direttore della fotografia: Harald Gunnar Paalgard
Montaggio: Morten Giese
Interpreti principali: Jesper Christensen, Beate Bile, Charlotte Fich, Pernille August, Michael Moritzen
Musica originale: Halfdan E
Produzione: Zentropa Productions
Origine: Dan, 2006
Durata: 99’

Ideologico, introspettivo, esistenziale così appare l’ultimo eccellente lavoro di Per Fly che fa seguire a La panchina e a L’eredità un altro scandaglio della “perfetta” società danese. Cento minuti che parlano d’amore, pulsione di vita e rimorsi con un linguaggio asciutto e a tratti fosco come i volti dei protagonisti. Parlano di solitudine non cercata ma imposta dagli eventi, di come chi desidera essere se stesso con coerenza e passione deve aspettarsi ogni mossa del destino e accettarla con forza e rassegnazione.

E’ quanto accade a Casper, docente universitario in crisi con la propria consorte che accoglie fra le braccia Pil - ex allieva bella, intraprendente e impegnata politicamente - la quale in un’azione rivolta contro una fabbrica di armi giunge a uccidere un poliziotto. Da quel momento la vita del professore si stravolge, Pil viene arrestata insieme ad altri due militanti, Casper fiero anticapitalista e pazzamente innamorato si fa in quattro per confortarla e aiutarla. Nessuno dei tre accusati confessa chi era alla guida dell’auto che ha investito l’agente e l’ipotesi giudiziaria oscilla fra l’applicazione della pena maggiore o della più blanda da infliggere a tutti.

Durante la permanenza in carcere Pil - dopo aver visto la vedova e il figlioletto della vittima - in preda al rimorso cerca il suicidio. L’amante le intima di tener duro mentre s’impegna pubblicamente a sostenerne le posizioni ideologiche contro la fabbrica d’armi seminatrice di morte nelle cento guerre del mondo. In mancanza di confessioni la sentenza decreta della pena minore così la ragazza scarcerata può andare a vivere con Casper. Lui, abbandonata moglie e figlio, ha scelto di rilanciare la vita. Ma la nuova relazione non dura: Pil soffre la pressione della vedova del poliziotto che non si dà pace e va a cercarla nella nuova abitazione, in più si sente soffocata dalla passione totalizzante di Casper e riprende a frequentare un ex compagno politico.

Il professore è disorientato, sta perdendo tutto. Sospeso dal lavoro per il pubblico sostegno fornito al terzetto omicida, abbandonato dalla giovane compagna cade nello sconforto al pensiero d’essersi gettato anima e corpo nella storia sbagliata. Quando apprende la notizia che la moglie del poliziotto si è uccisa l’afflizione tocca l’apice. E non bastano coerenza e credo politico per frenarlo da un tardo intento legalitario: confessare la responsabilità dell’ex ragazza. Gesto dettato dalla condizione di amante respinto? Forse, o forse no. Ma anche questo giunge in ritardo e la polizia lo rifiuta.

L’uomo resta solo con un credo politico che non si coniuga con la realtà, col naufragio di quell’azzardo d’un nuovo amore difficile per il gap generazionale, e in quella condizione deve fare i conti con la personale sfera che parla alla coscienza oltre l’ideologia.
Superare il travaglio del rimorso, accettare l’abbandono dopo averlo offerto, adattarsi al volo individuale (bella la metafora del parapendio coi rischi dell’incidente in un percorso particolare come quello in cui ci si guarda allo specchio al cospetto della natura) rappresentano le intense riflessioni verso cui il regista ci conduce. Gradevoli anche fotografia e musica.

23 aprile 2007