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DUE MESI SCIOPERo FAME: Brigatista DORIGO IN FIN DI VITA

Publie le sabato 20 novembre 2004 par Open-Publishing
2 commenti

Due mesi di sciopero della fame: mobilitazione per il brigatista Dorigo in fin di vita
di red

È dal 22 settembre che Paolo Dorigo ha scelto volontariamente di non toccare cibo. E ora il “militante comunista e prigioniero dello Stato” Paolo Dorigo, 45 anni, in carcere da quasi dieci anni per reati di terrorismo, sta morendo. Centinaia di persone hanno già sottoscritto un appello per salvarlo. Tra i firmatari l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, Pier Francesco Ghetti, Rettore dell’ Università Ca’ Foscari, l’intellettuale Andrea Zanzotto, lo storico Mario Isnenghi. Ma la risposta delle istituzioni, le uniche in grado di risolvere questa vicenda, tarda ad arrivare. A Venezia, città natale di Dorigo, parlamentari ed esponenti della società civile si sono offerti di digiunare a staffetta per assumersi personalmente l’onere dello sciopero e permettere una pausa al detenuto. Ma Dorigo non molla.

La Commissione europea per i diritti dell’uomo già nel 1998 aveva accolto il suo ricorso che chiedeva un nuovo processo, perchè quello che nel 1994 lo aveva condannato a 13 anni e mezzo di reclusione non fu equo. Nessun interrogatorio agli altri imputati, una dichiarazione d’innocenza inascoltata, e un trattamento carcerario che applica una sorveglianza da boss mafioso.

Il 2 settembre 1993, un ordigno viene lanciato contro la base Usa di Aviano, senza causare morti né feriti. Un presunto complice dell’organizzazione che rivendica l’attentato, ora pentito, fa il nome di Dorigo, e lo accusa anche di una rapina compiuta qualche mese prima nel friulano. Ma sono accuse che arrivano solo durante le indagini. Al processo, nessuno parla. La condanna arriva ed è impietosa: 13 anni e mezzo di carcere per associazione con finalità di terrorismo.

Sono passati dieci anni dall’inizio della detenzione e Dorigo continua a lottare per la sua libertà con tutti i mezzi. Per due volte dà fuoco alla sua cella, provocandosi ustioni tali da essere operato d’urgenza. È da quel momento che la situazione fisica e psichica del paziente-prigioniero peggiora vertiginosamente. Violenze e torture, mai smentite in maniera assoluta dagli agenti di polizia penitenziaria, fanno il resto.

Il Consiglio d’Europa continua a chiedere all’Italia la riapertura del caso Dorigo ma nessuna risposta è mai arrivata. Anzi, il progetto di legge che regola la riapertura dei processi bocciati dal Consiglio d’Europa, esclude mafiosi e terroristi. Nemmeno ora che sta morendo, la richiesta di scarcerazione è stata presa in considerazione, perchè, stando al Magistrato di sorveglianza «lo stato di debilitazione fisica è volontariamente indotto dal detenuto». Forse, questa mobilitazione che coinvolge prestigiosi esponenti della cultura e delle politica riuscirà a far muovere qualcosa in questa vergognosa vicenda di ingiustizia all’italiana.

http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=39241

Messaggi

  • PER CHIAREZZA - PAOLO DORIGO NON E’ MAI STATO UN BRIGATISTA !

    Paolo Dorigo e’ stato lungamente in carcere tra i settanta e gli ottanta, spesso nel famigerato circuito delle carceri speciali.

    Ma non era un militante delle B.R..

    Le sue imputazioni, quasi tutte per reati comuni e nessuna per attentato, erano tutte riferite all’ attivita’ del gruppo dei "Commontisti", uno strano gruppo quasi esclusivamente piemontese che teorizzava cose tipo " abbasso i leaders, viva i lader" oppure "teppisti di tutto il mondo unitevi" e che comunque non ha mai ucciso nessuno.

    Durante la detenzione, come molti altri "comuni", ha partecipato alle rivolte e alle proteste indette dai "comitati di lotta" ,composti si’ in primo luogo da detenuti B.R. ma aperti a tutti i detenuti ( e purtroppo pure ai camorristi cutoliani che in alcuni momenti arrivarono ad egemonizzarli).

    Scontata la sua pena, undici anni fa , insieme ad altre tre persone - un ex brigatista di quarta fila e due ragazzotti disadattati, di cui uno si penti’ subito - lancio’ una molotov contro il muro di cinta della base Usa di Aviano.

    L’ attenato fu rivendicato con una telefonata a firma B.R. ( e non con un successivo volantino come usavano le B.R. vere ) in un momento storico in cui le vacchie B.R. si erano sciolte e quelle "nuove" ancora si chiamavano NCC.

    Insomma, se non ci fosse stata quella telefonata ( che puo’ aver fatto chiunque, quando fu fatta dell’ attentato avevano gia’ parlato Tv e giornali) al massimo avrebbe preso qualche mese di condanna per aver annerito un muro.

    Invece, sulla base di quella telefonata, si e’ preso tredici anni di galera, dei quali ne ha gia’ scontato undici, senza mai ottenere, non dico i domiciliari, ma nemmeno un permesso.

    Che Dorigo sia, anche a causa della lunga esperienza carceraria, un po’ schizzato - e forse lo e’ sempre stato - mi pare cosa evidente.

    Mi sembra infatti francamente poco credibile la storia del microchip che sostiene gli abbiano installato nel cervello.

    Che sia del tutto isolato rispetto ai gruppi armati - ma ne esistono ancora ? - mi sembra altrettanto chiaro. Basti dire che il suo avvocato e’ un noto fascista, ex candidato di Forza Nuova ed indagato pure per camorra ; probabilmente nessun avvocato di sinistra ha ritenuto praticabile la linea del microchip.

    MA APPARE ALTRETTANTO CHIARO COME DORIGO SIA LA VITTIMA PREDESTINATA DI UN GIOCO POLITICO SPORCO, DOVE NELLA SUA PERSONA SI VUOLE ESORCIZZARE E PUNIRE IL FANTASMA DELLA LOTTA ARMATA, AL DI LA’ DEL REATO, RIDICOLO, DA LUI EFFETTIVAMENTE COMMESSO !

    Ken Parker