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Da Como e Lombardia preziosi contributi all’assemblea della Sinistra Europea del 24/9

Publie le mercoledì 11 ottobre 2006 par Open-Publishing

Pubblichiamo, di quella splendida mattinata del 24 settembre 2006 all’Angelicum di Roma, 3 documenti:

1- L’appello approvato il 24 settembre 2006

2- Intervento di Celeste Grossi
Circolo della Sinistra Europea “Rosa
Luxemburg" di Como

3- Intervento di Mario Agostinelli
Consigliere Regionale Lombardo PRC-S.E.

I Assemblea costituente della Sinistra Europea - Sezione italiana

L’appello approvato il 24 settembre 2006

1. PARLIAMO DI EUROPA. MA QUALE EUROPA?

 Non l’Europa ancella della guerra preventiva e che partecipa come comprimaria al tentativo di far precipitare il mondo dentro il baratro del conflitto di civiltà.

 Non l’Europa che mercifica la vita, l’ambiente e i beni comuni e che ne privatizza l’accesso compromettendo ulteriormente gli equilibri del pianeta.

 Non l’Europa dei banchieri, dei tecnocrati e degli istituti sopranazionali di regolazione dei mercati, organismi ademocratici, che vogliono, attraverso Mastricht ed il Patto di Stabilità, imporre ai popoli e ai Parlamenti una camicia di forza che già ha prodotto una crisi profonda e i cui frutti amari sono stati pagati dai lavoratori e dai ceti popolari...

 Non l’Europa che rinuncia ad innovarsi lungo il solco di una costruzione complessa e contraddittoria, ma originale di conquiste sociali e del lavoro e si immiserisce nella copia del modello sociale ed economico statunitense.

 Non l’Europa del Trattato Costituzionale liberista che costituzionalizza il mercato invece dei diritti e attribuisce i poteri ai governi invece che al processo democratico che viene dai popoli e dai Parlamenti.

 Non l’Europa che si illude di arroccarsi dentro una fortezza chiusa che ricaccia indietro, fuori dalle proprie frontiere o fuori dal sistema dei diritti sociali e umani, i popoli dei migranti che fuggono le guerre e le miserie provocate dal mondo verso il quale si recano.

 Non l’Europa che rinnega le proprie radici culturali meticcie, frutto di incontri tra culture differenti, per regredire verso culture xenofobe, antisemite, razziste.

 Non l’Europa delle discriminazioni verso modi di vita, comportamenti, orientamenti sessuali differenti.

 Non l’Europa patriarcale e autoritaria che discrimina le donne e declina la differenza di genere come annullamento delle culture critiche che le donne hanno costruito in questi anni, dentro percorsi autonomi e di movimento.

PARLIAMO DI UN’ALTRA EUROPA

 Un’altra Europa che è in cammino.

 Un’Europa che, dentro l’onda lunga dei nuovi movimenti, ha innovato culture politiche e pratiche di movimento.

 Un’Europa della pace che ha visto l’irrompere di un movimento straripante che ripudia la guerra, capace di restituire la voce ai popoli che la spirale della guerra e del terrorismo vuole invece ammutolire.

 Un’Europa del lavoro che ancora fatica a connettere vertenze che, per essere vincenti, chiedono una unificazione su scala europea.

 Un’Europa impegnata contro la precarizzazione del lavoro e della vita, frutto sistematico della globalizzazione neoliberista, che ha profondamente cambiato la vita della maggioranza delle donne e degli uomini, specie dei giovani, e in cui si manifestano forme inedite di alienazione e di sofferenza.

 Un’Europa dei diritti che contesta coraggiosamente la vergogna dei centri di detenzione per i migranti e pone il tema ineludibile dei diritti di cittadinanza.

 Un’Europa che non dimentica l’orrore scaturito dal suo seno del fascismo e del nazismo, l’olocausto, la Resistenza che è l’origine delle Costituzioni democratiche del dopoguerra e dentro quel solco fecondo intende rinnovare la democrazia e le sue istituzioni.

 Un’Europa della solidarietà e del dialogo, del riconoscimento delle differenze, della loro ricchezza e della loro pari dignità.

 Un’Europa che lotta per difendere la propria ecodiversità, forte di una critica radicale a tutti i modelli sviluppisti che causano danni che possono risultare irreversibili e che propone una società ecologica e solidale

 Un’Europa che, accanto e contro vecchi e nuovi fondamentalismi, anche nella ricerca di nuove spiritualità e in una critica, nel cristianesimo e in altre confessioni religiose, al consumismo sfrenato e all’idolatria del mercato, esprime un moderno anticapitalismo.

 Un’Europa che cerca nuovi percorsi di libertà economica anche nella diffusione delle idee, delle culture, delle opinioni che rompano i monopoli che impediscono una loro circolazione e fruizione senza barriere o filtri.

 Un’Europa che si pone l’obiettivo della ricostruzione del Mediterraneo come sistema unitario, comunità stabile di cooperazione culturale, politica, economica in grado di realizzare un nuovo e sano rapporto tra bisogni e sistemi produttivi e di recuperare pace e dignità per i popoli che lo abitano.

2. PARLIAMO DI SINISTRA. MA QUALE SINISTRA?

 Non la sinistra che, lungo il corso di una stagione politica che dura ormai alcuni lustri, si è illusa di governare la globalizzazione neoliberista e ne ha accettato i paradigmi e l’orizzonte.

 Non la sinistra che ha rinunciato a tenere aperta una riflessione di fondo di critica dell’esistente.

 Non la sinistra che ha ritenuto che la caduta dei regimi del cosiddetto socialismo reale abbia determinato la fine della necessità e possibilità di trasformare il mondo.

 Non la sinistra con la testa rivolta all’indietro e che ancora non recide il legame ideale con quei regimi e la loro cultura politica e ancora si definisce dentro un campo presunto dell’ortodossia.

 Non la sinistra che non ha innovato le sue culture, che ha avuto nei confronti dei nuovi movimenti atteggiamenti aristocratici e spocchiosi e che non si è contaminata con i loro percorsi.

 Non la sinistra che non ha dismesso la pretesa di essere guida dei movimenti.

 Non la sinistra che non è stata in grado di cogliere la radicalità del movimento per la pace e ancora tenta di riproporre una logica di campo, sbagliata ed illusoria.

 Non la sinistra che considera secondarie o subalterne le culture critiche che vengono dal femminismo, dall’ambientalismo, dal pacifismo.

 Non una sinistra sociale e di movimento che si chiude al rinnovamento della politica e ricerca con il potere una mediazione di carattere hobbistico.

PARLIAMO DI UN’ALTRA SINISTRA

 Una sinistra che ha innovato le sue culture politiche di provenienza.

 Una sinistra comunista che coraggiosamente si è messa in discussione che non smette di interrogarsi, che ha compiuto una critica radicale delle esperienze del socialismo reale e che pensa a come oggi possa essere riproposto, dentro un movimento reale, il tema della trasformazione.

 Una sinistra socialista che ha compiuto una critica altrettanto radicale delle culture riformiste e della loro deriva dentro la logica della compatibilità dettata dalla globalizzazione neoliberista.

 Una sinistra sociale che ha radici profonde nel mondo del lavoro, dentro le nuove e vecchie contraddizioni prodotte dalla globalizzazione neoliberista e propone la fuoriuscita dalla precarietà che da condizione estremizzata dei rapporti di lavoro, si fa sistema generale che informa a sé i tempi di lavoro della vita sociale e di quella di relazione.

 Una sinistra ambientalista che pratica la critica ai modelli sviluppisti, che riconosce la connessione fra dimensione locale e planetaria delle contraddizioni, che propone, nella critica alle culture antropocentriche, nuovi stili di vita per un nuovo rapporto fra le specie e i diritti del vivente non umano.

 Un pensiero e una pratica che superando ogni “campismo”, prospettano una nuova cultura pacifista, che parla non solo dei conflitti e dei grandi squilibri del mondo, ma anche della solidarietà concreta, del volontariato, della diplomazia dal basso.

 Una cultura femminista che non solo ha innovato il linguaggio, le relazioni tra le persone e le pratiche di movimento, ha scoperto un pensiero, quello della differenza di genere, che è indispensabile per ogni progetto di trasformazione.

 Un pensiero di matrice cristiana e religiosa che dalle proprie forti convinzioni filosofiche e etiche trae la necessità, come fu l’esperienza italiana dopo il Concilio Vaticano II, di un maggior impegno per gli altri e per la società.

 Una cultura laica che parla del superamento delle discriminazioni e del riconoscimento della pari dignità delle scelte personali nella sfera delle affettività delle relazioni e degli stili di vita.

 Una cultura delle libertà che parla dell’abbattimento delle frontiere della libera circolazione delle persone, dei diritti di cittadinanza e anche della rottura degli ostacoli frapposti da poteri oligopolistici e pervasivi dell’informazione, dei media e della rete alla circolazione libera delle idee, delle conoscenze, degli scambi.

Tutte assieme, sinistre che fanno della critica al potere un punto di fondo della proprio riflessione e del proprio orizzonte politico e culturale.
La critica al potere come “presa del Palazzo” o come accesso alla “stanza dei bottoni”, per ripensare un processo più profondo che parta dal cuore della società dalla modificazione delle culture prevalenti dentro un corpo a corpo nelle viscere delle contraddizioni sociali, del confronto tra culture, idee,valori.
Una critica al potere che è critica di ogni idea verticistica del governo, e che è originale pratica e delega della cessione del potere, ai lavoratori e ai cittadini.

La critica del potere parla anche della necessità di una riflessione sulla crisi della politica, sulle caratteristiche specifiche che, dentro quella cornice, assume la crisi profonda della forma partito, della necessità di innovare profondamente il rapporto tra società movimenti, partiti, rappresentanza, che non elude il tema dei costi della politica, del prevalere, anche dentro forme organizzate che si propongono il tema generale del cambiamento, di fenomeni di regressione verso la burocratizzazione dei gruppi dirigenti, di una separatezza dei ruoli istituzionali, di verticismo di delega, che si trasforma in passivizzazione e mortificazione di esperienze reali e originali che pure si manifestano nei conflitti del lavoro, nelle lotte ambientali, nelle vertenze territoriali, nei grandi appuntamenti dei Social Forum e in quelli di movimento.

Elementi di inquinamento e di vera e propria regressione che investono la politica tradizionale ma che non risparmiano anche associazioni e movimenti.

Sinistre che hanno scelto la nonviolenza come scelta di fondo dell’agire politico.

La nonviolenza è strettamente correlata alla critica del potere e assume un carattere rivoluzionario come spostamento del conflitto da una logica militare e di apparati a quello della partecipazione impone una radicalità che parla della coerenza dei mezzi usati con i fini perseguiti, che parla di un processo di liberazione non rinviato ad un futuro indeterminato, ma come pratica che avanza giorno per giorno.

Sinistre che riflettono criticamente sul rapporto tra uguaglianza e libertà, a come esso è stato declinato nel 900 e che parlano della necessità di porre assieme insieme la classe e le persone, i diritti del lavoro e sociali a quelli individuali e di relazione.

Riconosciamo nell’esperienza del Partito della Sinistra Europea un riferimento essenziale ancora nella sua fase iniziale ed embrionale nella prospettiva della nascita di una esperienza di sinistra che sappia affrontare le nuove contraddizioni.

Questa Sinistra Europea è la novità politica dell’Europa attuale. Il suo percorso si incontra con esperienze originali che in Paesi di altri Continenti stanno determinando cambiamenti fino a pochi anni fa inimmaginabili.

Pensiamo in particolare a quello che possiamo definire laboratorio latinoamericano.

Una sinistra europea che si relaziona con una nuova sinistra latino americana, dentro un processo politico reale di fuoriuscita dal neoliberismo, non secondo un modello prefissato ma attraverso esperienze originali.

Esperienze che parlano di lineamenti nascenti del socialismo del XXI secolo.

In Italia Rifondazione Comunista è il partito della sinistra tra i promotori della costruzione del Partito della Sinistra Europea.

Il radicarsi di questa esperienza nel nostro paese attraverso il percorso partecipativo che stiamo cercando di mettere in moto, trova una sponda importante proprio nell’esperienza di radicalità politica e di innovazione che Rifondazione Comunista ha messo in campo.

Ma altri fatti importanti sono accaduti e stanno accadendo. Dentro al campo plurale delle sinistre politiche, sociali e di movimento altre forze si sono spinte nella ricerca comune di una nuova soggettività. Soggettività politiche resesi autonome dal progetto di deriva della sinistra riformista verso l’orizzonte liberale democratico; altre soggettività politiche che vengono da esperienze delle sinistre critiche; rappresentanze del mondo del lavoro che sono impegnate nella ricostruzione di una nuova autonomia del sindacato e della democrazia dei lavoratori; realtà sociali, di movimento, con le quali in questi anni è stato condiviso un cammino e si sono intrecciati percorsi; donne e uomini impegnati nella cultura, nel sociale, nella tutela dell’ambiente e in altre forme.

Tutti assieme abbiamo iniziato un cammino comune, abbiamo svolto incontri e dibattiti impegnativi nel corso dei quali abbiamo elaborato e diffuso una “Dichiarazione di intenti” comune, che costituisce una prima linea condivisa di valori, orientamenti, cultura politica, discriminanti programmatiche.

Su quel percorso intendiamo continuare in modo aperto.

Sappiamo da dove partiamo ma non abbiamo un modello prefissato da applicare meccanicamente. Vogliamo contaminarci con altre culture e con quanti, anche non direttamente coinvolti nel processo che vogliamo aprire, si pongono analoghi interrogativi.

Con questo spirito di apertura e di coinvolgimento, pensiamo che sia finalmente giunto il tempo dell’apertura della fase costituente di una nuova soggettività politica della Sinistra Europea. Entro la prossima primavera ci proponiamo di dare un primo corpo stabile a questo processo con lo svolgimento di una prima tappa di una Assise Nazionale di fondazione della Sinistra Europea, un processo aperto a cui seguiranno, anche nel corso dello stesso 2007 e oltre, altri impegnativi appuntamenti.

3. UNA SOGGETTIVITA’ POLITICA MOLTEPLICE E PLURALE
Noi proponiamo un esperimento concreto nella direzione di una innovazione delle forme dell’agire politico. Parliamo di un doppio superamento:
 il superamento dell’idea che una soggettività politica si costruisce per scioglimento o scissione delle forze esistenti;
 il superamento della divisione tradizionale dei ruoli per cui ai movimenti spetterebbe la radicalità di un interesse particolare per passare il testimone al partito cui spetterebbe la mediazione dentro l’interesse generale. Non proponiamo un assemblaggio di gruppi dirigenti. Vogliamo aprire un percorso costituente che parta dal riconoscimento dell’autonomia della indipendenza, della diversità di ciascuno. Proponiamo una alleanza un patto tra differenti che si riconoscono uguale dignità. Pensiamo ad una ispirazione di carattere confederale.
Pensiamo a una rete policentrica, alla costruzione di un tessuto secondo una trama di nodi verticali (le reti nazionali) e una trama di nodi orizzontali (le esperienze originali dei territori e delle città).
Per questo proponiamo un processo costituente che consenta di procedere in tutte e due le direzioni. Per questo proponiamo di costruire in ogni città “Case della Sinistra Europea”, come luoghi partecipati da tutte le esperienze aggregative. La partecipazione deve essere l’elemento caratterizzante la costruzione della Sinistra Europea, come alleanza plurale dentro una ispirazione condivisa.
Non abbiamo un modello organizzativo prefissato o studiato a tavolino, dentro ristretti gruppi dirigenti o delegato a centri studi. Abbiamo l’obiettivo di determinare dentro una esperienza concreta, una innovazione nelle forme di aggregazione della politica: una soggettività molteplice non riconducibile alla forma partito in cui possano condividere un comune percorso un partito, altre realtà organizzate ed autonome realtà sociali, rappresentanze ed espressioni del mondo del lavoro.
Vogliamo fare un percorso coinvolgente e aperto. Tutti coloro, organizzati e singoli, che si riconoscono nel nostro appello, nella prima “Carta di Intenti” che abbiamo proposto e si dispongono a continuare o intraprendere il cammino che proponiamo, saranno coinvolti alla pari nell’impegno comune che decidiamo oggi di assumerci: la fase costituente della Sinistra Europea.

Il Circolo della Sinistra Europea “Rosa Luxemburg”
Un soggetto politico, a Como, spazio pubblico aperto, interculturale e mondialista
(letto da Celeste GROSSI)

Sentiamo assai spesso parlare della crisi della politica, ma pensiamo che la sola politica in crisi è quella che non contrasta la fame dando cibo, che non contrasta la sete dando acqua, che non contrasta le violazioni, riconoscendo diritti, la politica che uccide la dignità sociale e individuale di ciascuna e ciascuno di noi.

Sappiamo bene che la costruzione di un altro mondo possibile, di una politica di nonviolenza, di pace e di giustizia, di una società globale inclusiva, improntata all’uguaglianza e all’affermazione di diritti universali è una strada lunga e assai difficile, ma è l’unica possibile. È la nostra, striscia di futuro.

E sappiamo anche che per costruire un mondo che non appartenga ai violenti e ai potenti dobbiamo costruire «un’altra Europa democratica, sociale, ambientalista, femminista e di pace», come si legge nell’Appello che ha dato vita (nel 2004) al Partito della Sinistra Europea.
Siamo convinte, convinti, che la Sinistra Europea saprà essere non eurocentrica, uno "spazio pubblico" aperto all’incontro di laiche identità capaci di convivere, che unisca le nostre memorie culturali con una nuova realtà continentale, interculturale e mondialista.
Dove l’incontro di culture sia possibile, senza che nessuna debba rinunciare alle proprie radici e alla propria identità, ma con momenti forti di "infedeltà" alla propria appartenenza, perché solo così si riescono a evitare avvitamenti identitari di segno fondamentalista.
Siamo convinte, convinti, che un progetto così ambizioso non possa che avere una dimensione internazionale, in grado però di intrecciarsi e contaminarsi con percorsi nazionali e territoriali specifici e originali che producano, dal basso, esperienze di partecipazione e di prassi collettive.

Un processo che anche in Italia è in corso e che a a Como si è avviato nel maggio scorso.
È una sfida che il nostro circolo vuole raccogliere quella di partecipare alla "rifondazione" della Sinistra Europea nella prospettiva non solo di riunire partiti di vari paesi (in particolare Rifondazione Comunista) che sappiano arricchirsi nel confronto, ma anche di accogliere donne e uomini "senza tessere", di lasciarsi attraversare e vivificare dai movimenti che percorrono la società, di farsi investire da nuove domande e da nuovo senso.

Siamo convinte, convinti, che la Sinistra Europea saprà anche trovare nuove forme e nuove pratiche politiche in grado di determinare "spostamenti" e di ricostruire la speranza di un’Italia, di un’Europa e di un mondo di pace, di libertà e di nonviolenza che includa le diversità, rispetti le differenze.
E nella scorsa primavera abbiamo pensato che fossero maturi i tempi per proporre anche nella nostra città, fortemente segnata dall’egemonia di culture e pratiche individualistiche, escludenti e autoritarie (che spesso contaminano negativamente anche la sinistra comasca), un soggetto politico, spazio pubblico aperto, interculturale e mondialista.

L’idea di dar vita a un circolo ci è piaciuta e ci piace: In un circolo tutte, tutti, ci stiamo in modo orizzontale. Un circolo ci fa pensare a uno spazio dove le idee di ciascuna, ciascuno, “circolino” liberamente per diventare poi, trasformate e contaminate, patrimonio collettivo. Le nostre pratiche sono e saranno discusse e condivise.
Lo abbiamo intitolato a Rosa Luxemburg, donna, radicale e pacifista insieme, figura politica di primo piano della sinistra europea e mondiale.
La nostra prima iniziativa pubblica si è tenuta a chiusura della campagna per il referendum sulla Costituzione, il 23 giugno, presso la Festa provinciale di Liberazione.

Per analizzare la Costituzione con gli sguardi di chi, attraverso la Resistenza, l’ha resa possibile e di chi, a partire da quanto è successo a Genova nel 2001, continua a resistere ad ogni tentativo di stravolgimento della democrazia, abbiamo voluto con noi Lidia Menapace (Senatrice, Gruppo PRC/ Sinistra Europea) e Haidi Giuliani (Genova legal forum).

Ora alla ripresa delle attività, dopo l’estate abbiamo deciso di organizzare un’iniziativa su uno dei nodi centrali nel dibattito politico locale e regionale: “possono stare insieme l’universalismo dei diritti e il welfare solidale con il regionalismo asimmetrico e il federalismo differenziato?” E abbiamo messo in cantiere anche un seminario di “autoformazione” sull’impegnativo e appassionante tema di cosa sia oggi il socialismo.

Intervento di Celeste Grossi alla I Assemblea costituente della Sinistra Europea - Sezione italiana, Roma 24 settembre 2006


Intervento di Mario Agostinelli all’assemblea costitutiva di Sinistra Europea
Roma, 24 settembre 2006

Energia: politica e movimenti

Cerco di contestualizzare, nel percorso di costruzione della Sinistra Europea, la svolta politico-culturale in corso sulle questioni dell’energia. Un contributo che il movimento dei movimenti, da Porto Alegre 2005, sta elaborando attraverso campagne articolate nei diversi continenti e originalmente interpretate nel panorama europeo anche dalla sezione italiana del “Contratto mondiale per l’energia e il clima”.
Si tratta di un contesto propositivo, una cornice decisamente alternativa, una prospettiva di conflittualità diffusa, che assume la distruttività del modello di crescita e l’irreversibilità della catastrofe ambientale a essa collegata come punti d’attacco per l’abbandono del paradigma energetico basato sulle risorse fossili ormai in esaurimento. Una traiettoria di costruzione dell’alternativa ancorata alla valorizzazione della vita e caratterizzata dall’ integrazione della fonte solare nell’organizzazione della società. Una strategia di intervento che fornisce ai movimenti di resistenza contro gli insediamenti territoriali di centrali, rigassificatori, bacini idroelettrici, inceneritori, uno sbocco concreto e costruttivo.
C’è una consapevole connessione tra un definitivo consolidamento del Contratto mondiale per l’energia, previsto per il Forum mondiale di Nairobi 2006, e il radicamento territoriale ormai irreversibile del Contratto mondiale per l’acqua. Il richiamo alla vita - così evocativo per l’acqua e così connaturato all’immagine del sole come fonte non inquinante - è la chiave di volta anche di un approccio innovativo al tema dell’energia. Un approccio culturalmente inesplorato, che supera e abbandona l’immagine “muscolare”, potente, concentrata e dissipativa dell’energia tipica della combustione del petrolio e del carbone, per scegliere il percorso di una integrazione territoriale delle fonti energetiche equilibrata, contenuta e diffusa, naturalmente associata alle energie rinnovabili.

Mi interessa qui fare riferimento alla concreta ed effettiva esperienza di costruzione territoriale di un contributo alla Sinistra Europea che un possibile nodo della futura rete confederale - Unaltralombardia - sta sviluppando in una regione ricca e fortemente compromessa sul piano della qualità sociale e ambientale.
La Lombardia è oggi in profonda crisi: il suo apparato industriale è in declino; i servizi messi sul mercato minano alla base i diritti sociali; la precarizzazione del lavoro frammenta la funzione democratica e la capacità di trasformazione storicamente acquisita dall’organizzazione sindacale; la politica di privatizzazione di Formigoni depotenzia l’azione pubblica ancor oggi indispensabile per qualsiasi ipotesi vincente di inclusione, di solidarietà e di giustizia.

La crisi dei territori lombardi è percorsa da grandi mobilitazioni e da una vivacità sociale a cui la politica non sa offrire ancora una sponda adeguata. Il fiorire di piattaforme radicali nelle analisi e nelle proposte che ne conseguono, pone problemi politico-istituzionali inediti, a cui la sinistra moderata non sa offrire soluzioni.
Anzi, sono proprio la formazione incerta e la deriva continuista dell’Ulivo lombardo ad aumentare le distanze tra società e rappresentanza e a cercare nel federalismo competitivo le risorse per alimentare l’illusione di poter perpetrare un modello di sviluppo e di crescita giunto ormai al capolinea.

Gli abitanti dei territori della nostra regione vivono nella loro esperienza l’incongruenza di un modello di mobilità fondato sull’auto privata individuale, mentre il carico di distruzione comportato da un modello di vita, di produzione e di consumo oltremodo energivoro, finisce col bloccarne ogni possibilità di espansione.
Anche in Lombardia, come negli Usa di Bush, la difesa di un way of life comporta esclusione, limitazione della democrazia e un crescente carico di violenza, che i movimenti leghisti e la destra compassionevole di Formigoni hanno assecondato.
Logico quindi che i movimenti di alternativa e la sinistra radicale in Lombardia abbiano già incrociato le questioni del modello energetico in vigore e le contraddizioni poste dal suo mantenimento in vigore e che le basi del contratto mondiale per l’energia abbiano qui un ascolto e una traduzione immediata.
Il conflitto politico in corso sulla privatizzazione delle risorse energetiche; la lotta delle autonomie locali contro l’imposizione della nuova legge regionale sull’acqua tesa a escludere affidamenti “in house”; le battaglie contro l’insediamento di centrali a Offlaga, a Mantova, a Brescia e a Bertonico; i contrasti sui piani industriali e sulle fusioni finanziarie delle grandi ex-municipalizzate (Aem, Asm, Linea Group) finite in Borsa, sono tutti pezzi di un mosaico in composizione e in transito faticoso e conflittuale verso una democratizzazione, un decentramento e una rinnovabilità delle risorse energetiche.

Queste lotte locali hanno bisogno di un quadro organico in cui inserirsi e il modello territoriale, a rete e confederale di Sinistra Europea sembra essere il più produttivo e potenzialmente foriero di successi.
Oggi, semmai, sono proprio il livello nazionale di indirizzo e l’azione di Governo, anche da parte dell’Unione, ad essere più esposti.
Il decreto Bersani sull’energia, lo spostamento del dibattito sui rigassificatori anziché sulla riduzione dei consumi e sul mix di fonti fossili/rinnovabili adatte ad una transizione che escluda da subito carbone e nucleare, fanno arretrare pesantemente l’azione politica e contribuiscono ad una diseducazione dei cittadini e alla riduzione della questione energetica a problema di costi, anziché alla considerazione degli effetti sulla biosfera, sulla qualità della vita, sul clima, sulla espansione o riduzione della democrazia partecipativa.

La tremenda attualità e l’urgenza di un cambio del paradigma energetico è sotto i nostri occhi, ma non sembra avere rappresentanza in politica. Anche qui, a partire dalla concretezza di programmi e contenuti radicali, sta la positiva potenzialità di una innovazione come quella della Sinistra Europea. Perciò occorre rilevare che il documento oggi presentato coglie solo marginalmente le questioni che sto illustrando: perciò andrà integrato e ulteriormente precisato.

Provo a riassumere di seguito alcuni tratti di una necessaria svolta nei contenuti e nei programmi di cui la Sinistra Europea si dovrebbe provare a far carico e che sono conseguenza delle novità che il “contratto” mette in luce:

1. La conclusione dell’epoca della piena disponibilità di fonti di energia accumulate in miliardi di anni nelle viscere della terra dal sole, corrisponde ad una contemporanea restrizione degli spazi di democrazia economica e politica e ad una ulteriore militarizzazione del pianeta. Perciò il superamento dei fossili è un oggettivo contributo alla pace.

2. Il ricorso diretto alla fonte solare corrisponde ad una gigantesca trasformazione sociale e organizzativa dei tempi, della redistribuzione tra relazioni “immateriali” su reti corte e comunicazioni “materiali”su reti lunghe, della progettazione di prodotti socialmente desiderabili, dell’organizzazione della produzione addirittura su scala mondiale, che vanno governate in anticipo, democraticamente, in un contesto locale-globale.

3. Vanno costruite e adottate soluzioni tecnologiche diverse da luogo a luogo, eppure disponibili sul territorio, così da affrontare con successo e con modalità diffuse la soluzione ai cambiamenti climatici e la lotta alle povertà. Ormai siamo al passaggio da considerazioni geopolitiche ad una politica della biosfera: l’energia è vita e relazione; è abitare, ordinare la società,ancor prima che incessante trasformazione “muscolare” della natura, a discapito della sopravvivenza.

4. I processi di privatizzazione vanno bloccati e l’energia, come l’acqua, va considerata un bene comune.
Si tratta quindi di mettere in campo un enorme sforzo culturale, a dimensione europea: l’Unione Europea è in ciò più avanti dei singoli Paesi e la Sinistra Europea se ne deve e può far carico.

Nell’ illusione della crescita, incentivata dall’illusoria disponibilità “infinita” di fonti fossili, è cresciuta anche la separazione tra governanti- professionisti dell’azione di governo - e governati- sempre più identificabili con il territorio, luogo per eccellenza dell’ equilibrio, dell’integrazione delle risorse naturali, della materialità dei processi vitali, della valorizzazione delle reti sociali.

Nel territorio e sul territorio i movimenti vivono il rapporto immediato con i problemi, le rivendicazioni, le trasformazioni e le scelte, nei termini e secondo le modalità di una rappresentanza diretta, mentre portano una critica serrata alla democrazia delegata, che vale solo nel momento elettorale e si separa dai momenti partecipativi appena cala l’attenzione. Fare da spettatori tra un’elezione e l’altra è impraticabile sul territorio e la crisi della democrazia espone qui il suo nervo più scoperto. I problemi di una svolta energetica, così come sono stati qui descritti, sono squisitamente e prevalentemente a dimensione territoriale, anche se vanno coordinati e inseriti in un contesto vasto e in un’ ottica globale. Allora, quella “critica del potere come stanza dei bottoni” contenuta nel documento dell’assemblea odierna, può ricevere da queste considerazioni e dal tema del governo dell’energia un contributo molto concreto.

Ulteriori informazioni all’indirizzo: http://www.sinistraeuropea.it/

http://www.rifocomo.it/index.php?pagina=articolo&idarticolo=49672