Home > Da Milano a Palermo si manifesta ovunque

Da Milano a Palermo si manifesta ovunque

Publie le venerdì 31 ottobre 2008 par Open-Publishing

Da Milano a Palermo si manifesta ovunque

di Claudio Jampaglia

Come cantava De Andrè "Il cuore d’Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta". O se preferite «Il vento non si può fermare» come diceva un cartello a Milano in una delle manifestazioni più partecipate e con più striscioni del decennio (piazza Duomo piena veramente). Difficile fare la somma finale. Forse una giornata storica di ribellione intergenerazionale. Un capolavoro politico. Che mette insieme mamme ed adolescenti che a casa fanno fatica a parlarsi, lavoratrici e professoroni (pochi come sempre) storicamente su opposte barricate. E poi un mare d’insegnanti. Davanti i girotondi di bambini con un camion a pompare i classici under 14 di Crapapelata.

Dietro i sound system, i fumogeni, le kefie. Uno degli unici striscioni tradizionali in plastica e caratteri stampati era quello di apertura: "Scuola e università non pagheranno la vostra crisi". Ovviamente oltre a quelli di partiti (Rifondazione e Pdci) e sindacati (tanta Cgil, Cub-Rdb, Sdl, non pervenuti Cisl e Uil). Il resto è un florilegio di libera creatività e "sovversione" fai da te. Merito delle maestre, dei bambini, dei genitori. L’alleanza è saldissima. E allegra. "La scuola non molla però tra poco crolla". "Non abbiamo tempo pieno da perdere". "Voglio 2 maestre uniche". "Rimedio Enterogelmini attenzione non somministrare in età scolare". Enormi forbici di cartone per tagliare le teste di chi passa e un travestimento da "babau Gelmini che spaventa i bambini" che si aggira tra gli striscioni facendo ridere e scappare i più piccoli. Tanti, tutti strumentalizzati ovviamente. Col loro piccolo striscione e i cori.

La "stella" di nome e di fatto è ovviamente lei: Gelmini. Ci sono un gruppo di Ata con spazzoloni e camici che ne hanno davanti una in carne ed ossa con al braccio "un brunetta". Solo che questa Gelmini ha un po’ di barba cammina male sui tacchi e strepita: «Vi ho contato uno ad uno siete 5mila e maleinformati...». Un cartellone dice: "Gelmini Maria Stella 4 in pagella". Un camion dei medi ha sul tetto una "Gelminator" che divora gli studenti. Un ragazzo delle medie: "Gelmini sei un troll". E poi tanto antigoverno: "Contro il regime dei buffoni", scrivono gli studenti di un artistico con facce e maschere ad hoc. «Miliardi alle banche, miliardi all’Alitalia e per la scuola taglia, taglia, taglia», cantano quelli di Sesto San Giovanni. Un altro liceo porta il famoso affresco leonardesco con scritto "Sarà l’ultima cena?" le facce sono però di Berlusconi, Tremonti e tutto il governo. Un po’ di antipolitica. E tanta voglia di "bloccare tutto". Le parole positive ci sono: tempo, qualità, cultura, rispetto. E una spruzzata di antirazzismo dalla testa alla coda, contro le classi ponti e per ricordare Abba, ammazato in queste strade, 40 giorni fa.

E questa è solo, in ultrasintesi, Milano. Perché poi non si sa da dove continuare. A Torino erano altri 100mila. Con magno gaudio della Cgil che però, anche sotto la Mole, non rappresentava la radicalità e la pluralità del corteo. Speriamo se ne rendano conto. Di cosa? Che insieme si è molto forti, ma non è nelle loro mani e piattaforme - e soprattutto in quelle scivolose dell’unità sindacale - la forza di questo movimento. Un corteo delle scuole "Giù le mani dal nostro futuro" e uno degli universitari che si incontrano a metà strada. Anche qui tanta ironia. Fiori di carta sulle giacche con scritto "La scuola pubblica è un fiore all’occhiello". Camice bianco, guanti e un paziente morto su uno stendibiancheria per gli studenti di medicina: "I tagli hanno ucciso anche lui". Le studentesse di Ostetricia sfilano così: "No futuro... no parti". In Piazza Castello, l’orchestra del Teatro Regio suona in solidarietà con gli studenti mentre gli universitari improvvisano un’assemblea in stazione di Porta Nuova.
Prese di mira le stazioni ferroviarie anche a Firenze con un corteo di 4 mila che blocca per mezz’ora Campo di Marte eludendo il blocco della polizia all’entrata principale. Idem alla stazione di Brescia. Occupati a Genova i binari della stazione di Piazza Principe (oltre 10mila in corteo dai Cobas al presidente della regione Martini). A Trieste in stazione hanno fatto lezione docenti e studenti di fisica (il corteo lo fanno oggi). A Catanzaro hanno bloccato anche il viadotto d’accesso al centro città.

Secondo la Cgil siciliana - «e non abbiamo paura di essere smentiti» - oltre 200 mila persone in piazza nell’isola: 20 mila a Catania, 10 mila a Messina, 6 mila a Siracusa, 10 mila a Trapani, 5 mila a Caltanissetta, 2mila a Cefalù. Il resto, un altro 100mila e passa, a Palermo tra scuole e 5mila universitari che si sono aggiunti al corteo sindacale. Oltre 20 mila persone, arrivate da tutta la Sardegna, a Cagliari con in testa genitori e bambini della scuola elementare Corte Piscedda di Capoterra colpita dalla disastrosa alluvione del 22 ottobre. Secondo i sindacati la legge 133 significherà la chiusura del 50% dei 1600 istituti scolastici sardi, creando pendolarismo anche nelle classi di grado inferiore.

E poi Venezia con una manifestazione di 10mila che hanno invaso il Ponte della Libertà che collega la città lagunare alla terra ferma. Ad aprire uno striscione che recita "L’onda anomala travolge la città". Subito dietro, una studentessa porta un cartello che raffigura la ministra nelle vesti di una santa "Beata Ignoranza" (Sinistra Democratica lo distribuiva a modi santino in tante città). 4mila a Belluno, 3mila a Verona (circondati dalla polizia). Ma anche 1500 a Bolzano (scuole di lingua italiana e tedesca), mentre a Trento gli studenti promuovevano un presidio e poi un corteo non autorizzato (li vogliono denunciare perché hanno creato disagio al traffico, sigh). 600 persone a Mantova, 500 ad Aosta, 400 a Piacenza.

1000 ad Ancona e 600 a Jesi in due manifestazioni di collettivi studenteschi e centri sociali. 5mila sotto una pioggia battente e fino sotto alla Prefettura a L’Aquila. Altrettanti a Lecce e Bari in due manifestazioni che hanno sorpreso anche gli organizzatori. A Napoli tre istituti superiori sfilano a Portici, mille studenti ad Arzano. Assemblea all’università Orientale e corteo di 500. A Crotone sit-in al liceo classico Pitagora. Manifestazioni a Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia (quasi tutti gli istituti chiusi) E ancora a a Capri e a Lipari (Eolie). E poi in ordine definitivamente sparso Rovigo, Adria, Perugia, Foligno, Bergamo (qualche migliaio) e decine di altre cittadine...

Alle 15 studenti universitari e collettivi medi di Milano sono ancora a Piazza Affari ("Noi la crisi non la paghiamo", no?) per un’assemblea aperta tra musica e happening, poi si rimettono in marcia. Destinazione Statale per organizzarsi per le mobilitazioni di oggi (lezioni in Duomo, presidi e infopoint). Non prima di aver dovuto fare i conti con una ventina di "compagni" che decidono di alzare un po’ lo scontro con la polizia in via Torino. Petardi e un cavo tirato in mezzo alla strada. Isolati subito. Alle 16.38 a Bologna medi e universitari stanno ancor provando a occupare la stazione ferroviaria. Trattativa di 40 minuti con la polizia. Alcuni si mettono a studiare per terra e poi desistono. Ma continuano sui viali. Staranno ancora girando?